J.R.R. TOLKIEN – LO HOBBIT

J.R.R. TOLKIEN – LO HOBBIT
J.R.R. TOLKIEN – LO HOBBIT

J.R.R. TOLKIEN – LO HOBBIT
BOMPIANI – Collana TASCABILI BOMPIANI n. 1210 – X ed Novembre 2014

TRADUZIONE: Caterina Ciuferri e Paolo Paron
TITOLO ORIGINALE: The Hobbit or There and Back Again
ILLUSTRAZIONI (anche a colori): Alan Lee

Quella che si racconta è una storia di tanto tempo fa, tramandata in lingua runica all’epoca utilizzata prevalentemente dai nani…

I – UNA FESTA INATTESA

La storia concerne uno hobbit che dimora pacificamente nella sua tana in collina, dimora invero agiata essendo della benestante famiglia dei Baggins, rispettata e mai coinvolta in avventura alcuna…
Ma, un giorno, proprio lui è protagonista di un’avventura straordinaria…

“In un buco nella terra viveva uno hobbit”. (p. 1)
“Lo hobbit di cui parliamo era uno hobbit alquanto agiato, e il suo nome era Baggins”. […]
Questa è la storia di come un Baggins ebbe un’avventura e si trovò a fare cose del tutto imprevedibili.[…]
Gli hobbito sono (o erano) gente piccola, alta all’incirca la metà di noi, e più bassa dei barbuti nani. (p. 2)

Bilbo il suo nome, figlio di Bungo e di Belladonna Tuc. I Tuc erano una ricchissima famiglia forse imparentata con una fata, i cui membri, di tanto i tanto, sparivano per misteriose avventure…

“Come dicevo, la madre di questo hobbit – cioè di Bilbo Baggins – era la famosa Belladonna Tuc, una delle tre notevoli figlie del Vecchio Tuc, capo degli hobbit che vivevano di là dall’Acqua, ossai il piccolo fiume che correva ai piedi della Collina. Si diceva spesso (in altre famiglie) che in tempi remoti uno degli antenati dei Tuc dovesse avere preso in moglie una fata. Ovviamente era un’idea assurda, ma c’era nondimeno qualcosa di non del tutto hobbit in loro, e di tanto in tanto qualche membro del clan Tuc si metteva in cammino e andava a caccia di avventure. (p. 3)

Ormai cinquantenne, un mattino, mentre fuma fuori della porta di casa l’amata pipa, a colazione conclusa, si presenta il Mago Gandalf, da anni non visto in Collina, ma un tempo grande amico di Vecchio Tuc…

“[…]Bilbo Baggins indugiava sulla soglia dopo colazione fumando un’enorme pipa[…], ecco arrivare Gandalf. […] Storie e avventure spuntavano da ogni lato ovunque egli andasse, e del tipo più straordinario. Era da tantissimo tempo che Gandalf non si addentrava sotto la Collina, per l’esattezza da quando era morto il suo amico Vecchio Tuc, e gli hobbit avevano quasi dimenticato il suo aspetto. (p. 4)

All’apparire del Mago, Bilbo non immagina ancora cosa lo aspetti, limitandosi ad augurare buon giorno e finendo seccato dalla di lui invadente presenza, giunto per di più in cerca di qualcuno che condivida una missione…

“Cerco qualcuno con cui condividere un’avventura che sto organizzando, ed è molto difficile trovarlo”. (p. 6)
“Aveva deciso che non era proprio il suo tipo, e voleva che se ne andasse. Ma il vecchio non si mosse”. (p. 7)

Il Mago si presenta: è il vecchio amico di famiglia, Gandalf, di cui Bilbo si ricorda, salvo congedarlo con l’invito a ritornare l’indomani a prendere il tè… Gandalf riparte dopo aver tracciato un segno sulla porta…

“Dopo un po’ si mosse e con la punta del bastone tracciò uno strano segno sul bel portoncino verde dello hobbit”. (p. 9)

Il giorno seguente, dimentico di quanto capitato, Bilbo ode suonare furiosamente il campanello. Aprendo si accorge trattarsi non di Gandalf ma di un invadente nano che si precipita all’interno… Dwalin il suo nome… Poco dopo ne arriva un altro, Balin, poi due altri ancora: Fili e Kili… Ma i timori dell’ignaro Bilbo, preoccupato di rimanere senza torte e cibo, si rivelano reali ben presto all’arrivo di altri cinque nani: Dori, Nori, Ori, Oin e Gloin… Ma non è finita, giacché, trascorso poco tempo, un deciso bussare alla porta annuncia la venuta di Gandalf e di altri quattro nani (Bifur, Bofur, Bombur e Thorin Scudodiquercia)…

“Ancora nani, altri quattro! E dietro c’era Gandalf, che rideva appoggiato al bastone. Aveva fatto una bella ammaccatura sulla porta; e in realtà aveva anche cancellato il segno segreto che vi aveva tracciato il mattino precedente”. (p. 14)

Il Mago è lieto di constatare la presenza in loco dell’intero gruppo ivi convocato grazie al segno tracciato sulla porta: tredici nani e uno hobbit, mentre Bilbo, nel reperire il cibo richiestogli dagli ospiti, inizia a mostrarsi seccato…

“Adesso ci siamo tutti”! Disse Gandalf, osservando la fila di tredici cappucci (i migliori cappucci da festa rimovibili) appesi all’attaccapanni insieme al suo cappello. […]
il signor Baggins che si sentiva completamente a terra e cominciava a chiedersi se la più sciagurata delle avventure non gli fosse piombata addirittura in casa. (p. 15)

A capotavola siede Gandalf e al termine del lauto pasto, sparecchiata la tavola dai nani, quelli cominciano a suonare e cantare. I loro brani, di avventura e gesta incredibili, destano per un attimo il sopito spirito avventuriero dei Tuc che alberga in Bilbo, il quale ritorna inquieto non appena Thorin prende la parola parlando di lui come di un audace cospiratore lor compagno…

Gandalf sedeva a capotavola coi tredici nani tutt’intorno; e Bilbo sedeva su una seggiolina vicino al caminetto[…].
I nani mangiavano e mangiavano, parlavano e parlavano, e il tempo passava. (p. 16)
E adesso un po’ di musica disse Thorin.[…]
E d’un tratto, mentre suonavano, presero a cantare, prima uno, poi un altro, poi tutti insieme: un roco canto di nani[…]. (pp. 18-19)
Allora qualcosa che gli veniva dai Tuc si ridestò in lui, e desiderò andare a vedere le grandi montagne, udire i pini e le cascate, esplorare le grottee impugnare la spada invece del bastone da passeggio. (p. 20)
Ssst disse Gandalf, Che Thorin parli. E Thorin cominciò così:
Gandalf, nani, signor Baggins! C siamo riuniti nella casa del nostro amico e compagno cospiratore, questo eccellentissimo e audace hobbit[…]. (p. 21)

Thorin viene al dunque: si sono riuniti per i dettagli della spedizione che intraprenderanno all’alba, impresa dalla quale potrebbero non far più ritorno… Le parole precipitano nel terrore Bilbo che, gridando, costringe Gandalf a colpirlo con un scossa per farlo tacere. È stato infatti lui a sceglierlo come “scassinatore”, “Esperto cacciatore di Tesori”, dichiarato dal Mago, che ha tracciato il simbolo-annuncio sulla porta, ben più feroce di quanto possa apparire. Ripresi i sensi, lo hobbit torna a sedere al tavolo assieme agli altri…

Ci siamo riuniti per discutere i nostri piani, i modi, i mezzi, le tecniche e i trucchi. Tra poco, prima che spunto l’alba, intraprenderemo il nostro lungo viaggi, un viaggio da cui qualcuno di noi, o forse ognuno di noi (eccetto il nostro amico e consigliere, l’ingegnoso stregone Gandalf), potrebbe non fare ritorno. […]
il povero piccolo hobbit inginocchiato sul tappeto davanti al focolare, tremante come una gelatina squagliata. (p. 22)
Se preferisci, puoi dire Esperto Cacciatore di Tesori invece di Scassinatore. […]
Mi avevate chiesto di trovare un quattordicesimo uomo per la vostra spedizione, e io ho scelto il signor Baggins. […]
Se dico che è uno Scassinatore, Scassinatore è, o lo sarà al momento opportuno. È più in gamba di quanto possiate immaginare, e assai più di quanto creda lui stesso. (p. 25)

Alla luce di una grossa lampada il Mago dispiega una grossa mappa-pergamena che mostra il covo del drago Smaug dove si trova l’oro da recuperare. Ha optato per il metodo dello scassinatore, in assenza di eroi, anche per via di una chiave che consegna a Thorin. Bilbo, spaventato ma incuriosito, chiede che gli si spieghi nel dettaglio tutto riguardo l’oro, i draghi e l’impresa da compiere…

“Alla luce di una grossa lampada schermata di rosso, spiegò sulla tavola una pergamena che somigliava molto a una mappa”. […]
È una mappa della Montagna. (p. 26)
Ecco perché ho optato per lo scassinamento, soprattutto quando mi sono ricordato dell’esistenza di una Porta Laterale. Ed ecco qui il nostro piccolo Bilbo Baggins, lo scassinatore, il prescelto tra gli scassinatori. Perciò andiamo avanti e facciamo qualche piano. […]
Voglio dire riguardo all’oro e al drago e compagnia bella, e come ci è arrivato e a chi appartiene e cose del genere. (p. 29)

Thorin racconta di come suo nonno e i suoi familiari raggiunsero fama e prosperità una volta trasferiti nella Montagna a Sud, dove poi gli uomini fondarono Conca. I draghi, avidi di bottini che vegliano in eterno, scarseggiandone al Nord, iniziano a spostarsi verso Sud. Uno di essi, il feroce Smaug, arriva presso la Montagna, la rade al suolo devastando anche Conca, impadronendosi infine dei tesori dei nani sterminati. Dal massacro si salvano tuttavia il nonno e il padre di Thorin, che dei luoghi han tracciato una mappa, grazie a una porta laterale. Gandalf ha ricevuto la mappa da Throin e la consegna ora al legittimo proprietario: suo figlio Thorin, assieme alla chiave della porta laterale…

“La sola cosa che tuo padre desiderava era che suo figlio leggesse la mappa e usasse la chiave”. (pp. 34-35)

Bilbo tenta di trarsi d’impiccio proponendo di andare a dormire e di preparare per loro un’abbondante colazione prima della partenza. Ma Thorin gli ricorda che lo Scassinatore è lui… Con nelle orecchie il canto sommesso di Thorin dalla camera vicina, Bilbo dorme un sonno inquieto risvegliandosi l’indomani a mattino già inoltrato…

“Bilbo si addormentò con nelle orecchie quelle parole, che gli provocarono sogni molto agitati. Era mattino inoltrato quando si svegliò”. (p. 36)

2 – MONTE ARROSTO p. 37

Aggirandosi per la casa si accorge della partenza dei nani, usciti dopo aver fatto colazione e lasciato la cucina a soqquadro… Bilbo ne è sollevato, sebbene “non riusciva a fare a meno di provare una certa delusione. Questa sensazione lo sorprese.” (p. 37)

In procinto di far colazione, previo lavaggio dei piatti e sistemazione della cucina, Bilbo si ritrova in casa Gandalf che lo sprona a partire indicandogli il messaggio lasciatogli dai nani: appuntamento alle 11 alla Locanda del Drago Verde, a Lungacque… Di corsa lo hobbit raggiunge il luogo dell’appuntamento dal quale la compagnia dei quattordici si pone in marcia in sella ad altrettanti pony, presto raggiunti strada facendo da Gandalf sul suo cavallo bianco…

“E fu così che si misero in viaggio, caracollando via dalla locanda in un bel mattino di fine aprile[…].
Cavalcavano da poco, quando arrivò Gandalf, veramente superbo su un cavallo bianco”. (p. 40)

La compagnia avanza veloce fino a inoltrarsi nelle tetre Terre Solitarie. Accampandosi per la notte nell’inospitale terra, si accorgono della scomparsa di Gandalf, mentre neanche il fuoco gli riesce d’accendere… La pioggia peggiora le cose, mentre in lontananza un bagliore rossastro attira la loro attenzione: un fuoco di bivacco? Dopo lunga e accesa discussione, decidono di avanzare verso la fonte luminosa, incaricando Bilbo d’informarsi sulla di lei natura una volta approssimativisi…

E Bilbo dovette andare, prima di poter spiegare che non era capace di far neanche una volta sola il verso di un qualsiasi uccello, più di quanto non fosse capace di volare come un pipistrello. […]

Grazie all’agilità e alla silenziosità nello spostarsi nel bosco degli hobbit, Bilbo raggiunge senza essere visto il bivacco, indivuandovi la presenza di tre troll intenti a mangiare del montone: Guglielmo, Berto e Maso…

Così, naturalmente, arrivò proprio accanto al fuoco – poiché di un fuoco si trattava – senza disturbare nessuno. E questo è ciò che vide.
Tre individui grandi e grossi stavano seduti attorno a un gran fuoco di ceppi di faggio. Stavano arrostendo del montone su lunghi spiedi di legno e si leccavano il sugo dalle dita. […]
Ma erano troll. Senza possibilità d’errore. (p. 46)

Bilbo ha paura, sentendo discorsi inerenti la carne umana di cui cibarsi, ma per essere all’altezza dei nani decide di tentare un furto ai danni dei troll… Ma, scoperto, viene catturato, riuscendo tuttavia a fuggire approfittando di una zuffa tra i mostri e dell’arrivo di Balin a precedere gli altri nani richiamati dal fragore della cattura…

Dei vari tipi di furto di cui aveva sentito parlare, svuotare le tasche ai troll sembrava di gran lunga il meno difficile, così alla fine strisciò dietro un albero proprio alle spalle di Guglielmo. (p. 48)
“Ehi, tu chi sei?” squittì, mentre usciva dalla tasca; e Guglielmo si girò immediatamente e acchiappò Bilbo per il collo, prima che potesse acquattarsi dietro l’albero. (pp. 48-49)

Proprio nel mezzo della lotta arrivò Balin. I nani avevano udito dei rumori in lontananza e dopo avere atteso per un po’ che Bilbo ritornassa e dopo avere atteso per un po’ che Bilbo ritornasse o facesse il verso del gufo, cominciarono uno a uno a strisciare verso la luce il più silenziosamente possibile. (p. 51)

Ma Balin viene catturato e messo in un sacco, presto seguito dagli altri nani, tranne Thorin che, ultimo ad arrivare, si accorge della minaccia. Assieme a Bilbo tenta un attacco che si rivela vano e porta anche alla sua cattura mentre l’hobbit, ricevuto un calcio, finisce nella fronda di un albero dalla quale si guarda bene dallo scendere…
Man mano che un nano arrivava, e guardava sorpreso il fuoco, i boccali ricolmi, e il montone rosicchiato, pop!, un sacco puzzolente gli piombava sulla testa ed egli era giù per terra. (p. 52)
Adesso erano tutti in un bell’imbroglio: tutti ben legati nei sacchi, con tre troll arrabbiati (due con bruciature e colpi di cui ricordarsi) seduti accanto a loro, che discutevano se dovessero arrostirli lentamente, o tritarli finemente e bollirli, o semplicemente sedersi su di loro e schiacciarli uno per uno, riducendoli in gelatina; e Bilbo su un cespuglio, con i vestiti e la pelle laceri, che non osava muoversi per paura che lo potessero udire. (p. 53)

Poco dopo ecco arrivare in loco Gandalf, senza farsi notare, prima che i troll inizino ad uccidere i nani…

Fu proprio allora che Gandalf tornò. Ma nessuno lo vide. (p. 53)

Astutamente il mago provoca continui litigi tra i troll imitandone la voce, fino all’inevitabile sopraggiungere dell’alba la cui luce provoca la pietrificazione dei tre mostri. I nani possono così essere liberati… Su consiglio di Gandalf si pongono in cerca della grotta dei troll, riuscendo a penetrarvi grazie a una chiave raccolta proprio da Bilbo. Accaparrate monete, che seppelliscono l’indomani pomeriggio prima della ripartenza, cibo e vestiti, i compagni d’avventura riprendono il viaggio…

3 – UN BREVE RIPOSO p. 61

Per giorni la compagnia avanza, sempre più affamata e affaticata, fino a giungere in vista delle prime cime delle Montagne Nebbiose che dovranno attraversare, per l’ansia di Bilbo, per poter raggiungere le Terre Selvagge e la Montagna Solitaria di Smaug… A far strada è Gandalf che dichiara come prossima tappa la dimora di Elrond, dove sono attesi per un necessario riposo e rifornimento di cibo prima d’intraprendere l’attraversamento delle Montagne… Ma l’impresa non è semplice e solo a tarda sera un canto d’elfi li accoglie nei pressi di una radura… Uno di essi si palesa, proponendogli di fermarsi a riposare e cantare o a raggiungere a piedi la casa di Elrond. I nani decidono di proseguire…

Alla fine un giovane alto venne fuori dagli alberi e si inchinò di fronte a Gandalf e Thorin. (p. 66)
E così finalmente arrivarono tutti all’Ultima Casa Accogliente e la trovarono con le porte spalancate. (p. 68)

Da Elrond, il re degli Eroi alleati degli elfi, restano a rifocillarsi per due settimane…

Rimasero per un bel po’ in quella casa confortevole, almeno quattordici giorni, e per loro fu duro andarsene. (p. 69)

Recuperate le forze e caricatisi di provviste, gli avventurieri ripartono all’alba di Mezza Estate, non prima che Elrond abbia letto loro le rune lunari incise sulla mappa da Durin, il capostipite dei nani, con indicazioni su come superare la porta nel “giorno di Durin”… Il momento della partenza giunge infine…

I loro piani furono migliorati grazie a eccellenti consigli.
Così si arrivò a Mezza Estate, ed essi dovevano rimettersi in cammino proprio la mattina di Mezza Estate, al sorgere del sole. (p. 70)
Partirono accompagnati da canzoni d’addio e di buona fortuna, con il cuore pronto per nuove avventure e conosecndo la strada che dovevano seguire sulle Montagne Nebbiose fino alla terra al di là di esse. (p. 73)

4 – PRIMA SU E POI GIÙ p. 75

Grazie ai consigli di Elrond e alla guida di Gandalf, il viaggio prosegue con relativa tranquillità. Una notte, però, una tempesta si abbatte su di loro. Individuata una grotta, vi si sistemano per la notte. Tutti dormono, tranne Bilbo che, oppresso da incubi, si sveglia di soprassalto scorgendo l’ultimo dei pony portato via da qualcuno. Il suo grido acutissimo risveglia Gandalf, mentre lui e gli altri nani cadono nelle mani degli orchi. Il passaggio da quelli aperto si richiude e così il mago resta separato dagli altri che gli orchi rapiscono…

I nani e lo hobbit, aiutati dai saggi consigli di Elrond e dalla sapiente memoria di Gandalf, presero la strada giusta per il passo giusto.
Molti giorni dopo essere usciti dalla valle, lascita a molte miglia di distanza l’Ultima casa Accogiente, ecco che ancora salivano, salivano, e salivano. Era un sentiero difficile e insidio, un cammino tortuos, solitario e lungo. (p. 75)
La fessura si chiuso con uno scatto, e Bilbo e i nani si trovarono dall’altra parte, quella sbagliata! dov’era Gandalf? […]
Acciuffarono Bilbo e i nani e li spinsero avanti in gran fretta. (p. 81)

Tra risa, percosse e frustate, i prigionieri raggiungono una grotta dove si trovano il capo e tutti gli altri orchi…

Gli orchi li incatenarono con le mani dietro la schiena e li legarono tutti insieme, uno dopo l’altro, e poi li strattonarono verso l’estremità più lontana della caverna, col piccolo Bilbo che si trascinava in fondo, ultimo della fila. (p. 83)

Il Grande Orco interroga i nani, esplodendo in una collera furiosa nel notare la spada degli elfi in passato usata dagli avi di Thoin per combattere gli orchi. Per i nani e Bilbo sembra giunta la fine, ma ecco irrompere Gandalf con le altre spade magiche sottratte ai troll che trae in salvo i prigionieri. L’avanzata nel cuor della montagna è rapida e rocambolesca, doverosa per l’inseguimento dei furiosi mostri… Dato il ridursi delle distanze, Gandalf decide di affrontare gli orchi assieme a Thorin con l’ausilio delle spade magiche. La sortita riesce, ma gli orchi ne approfittano per raggiungere i nani e Bilbo nel mentre avvantaggiatisi, catturandoli nuovamente… Lo hobbit sviene per un colpo ricevuto al capo…

Tutto a un tratto, Dori, che adesso era di nuovo in retroguardia, venne afferrato nel buio, alle spalle. Gridò e cadde; e lo hobbit rotolò giù dalla sua schiena nella tenebra più fitta; batté la testa sulla dura roccia e perse i sensi. (p. 91)

5 – INDOVINELLI NELL’OSCURITÀ p. 93

Quando Bilbo riprende i sensi si ritrova con la testa ancora indolenzita avvolto nel buio più totale. Avanzando carponi s’imbatte in un anello che raccoglie e mette in tasca, fino a ricordarsi della piccola spada sottratta ai troll. Questa, fabbricata dagli elfi, emette una lieve luminescenza che gli consente di anvanzare nelle anguste caverne degli orchi… Dopo un po’ eccolo raggiungere il lago dove vive un’ignota creatura che si nutre di pesci ed orchi… Questi, sedicente Gollum, lo avvicina proponendogli una gara d’indovinelli: se vincerà gli indicherà l’uscita, se perderà lo mangerà..

Qui, nel profondo, presso l’acqua scura, viveva il vecchio Gollum, un essere piccolo e viscido. Non so da dove venisse, né chi o cosa fosse. (p. 97)
Gollum viveva, per la precisione, su un isolotto roccioso e sdrucciolevole in mezzo al lago. […]
Improvvisamente ecco arrivare Gollum, sussurrando e sibilando. (p. 98)

A lungo i due si sfidano, fino a che, alle strette, Bilbo propone all’altro d’indovinare cos’abbia in tasca. Gollum fallisce e così è costretto ad adempiere alla promessa. In mente ha tuttavia di assassinare Bilbo sfruttando il potere di un misteriose anello, il suo “tesoro”, che lo rende invisibile. Ma dell’anello non v’è più traccia, rendendolo estremamente inquieto e disperato. Bilbo lo pressa tuttavia affinché, come da promessa, lo conduca all’esterno, ingaro di cosa il mostro sia ora privo… Ma Gollum insiste, roso dal dubbio che l’altro possa aver trovato l’anello. Furioso, si lancia così precipitosamente lungo il cunicolo dal quale l’hobbit è giunto al fine di poter ritrovare l’anello qualora non da quello effettivamente raccolto… Ascoltando Gollum parlare tra sé, Bilbo apprende così che l’anello ha il potere di donare l’invisibilità a chi lo indossi… Dopo un lungo e tortuoso cammino Gollum si ferma, ma proprio di fronte all’apertura di un cunicolo che conduce all’uscita. Bilbo non ha scelta e, dopo un moto di pietà per quell’essere sfortunato, riesce a trovare il coraggio si saltare e proseguire la sua fuga nel cunicolo dove l’altro ha il terrore di avanzare senza l’anello… Bilbo s’incammina fino a scorge un raggio di sole penetrare da una fessura della porta d’uscita sorvegliata dagli orchi che, scortolo, gli s’avventano repente contro… Grazie all’anello, che infine indossa, Bilbo si rende invisibile riuscendo poi a fuggire rocambolescamente attraverso la porta, dov’era rimasto incastrato, tra gli alberi del vicino bosco…

Non riuscirono a trovare Bilbo, che con l’anello al dito sgusciava dentro e fuori l’ombra degli alberi, correndo veloce e silenzioso, evitando la luce diretta del sole; così, ben presto tornarono indietro a sorvegliare la porta brontolando e imprecando. Bilbo era scappato. (p. 122)

6 – DALLA PADELLA ALLA BRACE p. 123

Bilbo si ritrova in un vicino bosco, solo e preoccupato. Con ancora l’anello al dito pensa di dover tornare indietro a salvare gli altri, quand’ecco che alcune voci lo attirano. Poco distante, infatti, lungo un sentiero, si trovano fermi Gandalf e i nani intenti a dibattere se tornare indietro a salvarlo o meno! Gandalf si sente responsabile, mentre ai nani non sfugge un commento cattivo sulla presunta inutilità dell’hobbit…

Bilbo era scappato agli orchi, ma non sapeva dove si trovava. […]
Vorrei solo sapere dove sono andati a finire Gandalf e i nani! (p. 123)
Aveva appena deciso che questo era il suo dovere, che doveva tornare indietro – sentendosi assai infelice – quando udì alcune voci. […]
Gandalf stava litigando con i nani. Discutevano di quello che era successo nelle gallerie e si domandavano e dibattevano cosa dovessero fare. I nani brontolavano, e Gandalf diceva che non potevano certo continuare il viaggio abbandonando il signor Baggins nelle mani degli orchi[…]. (p. 124)
“Finora ci ha dato più fastidi che altro”, disse uno. (p. 125)

Ma ecco che, toltosi l’anello, lo hobbit si palesa loro destando stupore e meraviglia, finalmente riconosciuto come l’abile scassinatore descritto da Gandalf. Bilbo racconta quanto narratogli, omettendo di aver trovato e indossato l’anello, ascoltando poi il resoconto degli altri…

“Ed ecco lo scassinatore!” disse Bilbo scivolando giù in mezzo a loro e togliendosi l’anello.[…]
Sta di fatto che dopo quell’episodio la reputazione di Bilbo presso i nani crebbe considerevolmente. Se, nonostante le parole di Gandalf, dubitavano ancora che fosse uno scassinatore di prim’ordine, non ne dubitarono più. […]
[…]non disse niente dell’anello. (p. 126)

Gandalf esorta il gruppo a ripartire in fretta per evitare la cattura da parte dei furiosi orchi, essendo peraltro finiti in parte fuori rotta. Dopo aver attraversato con pericolo un costone franoso, sceso ormai il crepuscolo, eccoli inoltrarsi all’interno di un fitto bosco… Calata ormai la notte, sono obbligati a fermarsi nei pressi di una inquietante radura. Gli ululati dei lupi li obbligano a repente fuga sui vicini alberi, con Bilbo a salire per ultimo grazie al provvidenziale intervento di Dori…
I lupi si fermano nella radura arringati dal capo che dichiara sospetta la presenza dei nani e di Gandalf. Loro erano infatti giunti per incontrarsi con gli orchi e sferrare un decisivo attacco ai danni di villaggi di boscaioli creatisi nei dintorni. Ascoltati i piani degli animali, Gandalf decide d’intervenire scagliando contro di loro pigne incendiarie. I lupi, con i mantelli in fiamme, iniziano a fuggire provocando un incendio nella foresta, ma molti di loro, non lambiti dalle fiamme, continuano l’assedio agli alberi… Da lontano, intanto, attirati dai barlumi delle fiamme e dai latrati dei lupi, si avvicinano le aquile, nemiche degli orchi… Quando gli orchi raggiungono la radura, spegnono le fiamme tranne quelle attorno agli alberi, con l’intento così di costringere i nani alla resa… Ammassatevi foglie e rametti, fanno sì, intonando una lugubre canzone, che gli alberi dove sono nani e stregone s’incendino. Gandalf, ormai spacciato, scaglia un’abbagliante saetta apprestandosi a gettarsi tra gli orchi, ma “proprio in quell’attimo, il Signore delle Aquile piombò giù dall’alto, lo afferrò coi suoi artigli e sparì”. (p. 144) Al richiamo di quello, numerose aquile accorrono in loco, aggredendo gli inermi orchi e traendo in salvo nani e hobbit. Ancora una volta Bilbo riesce così a salvarsi per miracolo… Dopo una sosta nel nido dell’aquila salvatrice, Bilbo e gli altri si ritrovano presso l’inaccessibile Gran Ripiano dove Gandalf e il Signore delle Aquile discutono un piano per essere condotti lontano, ma in luoghi abitati dagli umani che attaccherebbero i volatili… Poco dopo eccoli addormentarsi con la pancia piena. Bilbo dorme tuttavia un sonno inquieto, sognando di aggirarsi per casa in cerca di qualcosa “che non riusciva né a trovare né a rammentare che aspetto avesse”. (p. 149)

7 – STRANI ALLOGGI p. 151

Al mattino, dopo fugace colazione, le aquile trasportano in volo Gandalf e gli altri fino a un picco torreggiante su un bosco. In quella zona vive Beorn, l’unico che, secondo lo stregone, potrà aiutarli a proseguire il viaggio indirizzandoli sulla giusta via e rifornendoli di cibo e animali da soma. Sarà l’ultimo aiuto che fornirà loro, deciso a ripartire per altri urgenti affari, spiega infine il mago alla compagnia…
Beorn è un uomo-orso trasformista che vive di panna e miele prodotto dalle sue gigantesche api. Gli si presenteranno due alla volta per non irritarlo, e i primi a farlo sono Gandalf e Bilbo. Il gigante li ascolta, chiedendogli di riferirgli quanto capitatogli per poi eventualmene decidere di aiutarli…
Gandalf inizia il proprio racconto e, nonostante l’arrivo scaglionato dei nani, incuriosito Beorn non li caccia, dandogli anzi cibo e ospitalità per la notte con l’avviso di non uscire per nessun motivo fino a giorno inoltrato. Trasformandosi in orso, rischierebbe infatti di sbranarli…
Per due giorni di Beorn non si hanno tracce e perfino Gandalf ha provato a rintracciarlo invano. Il gigante, al suo ritorno, dichiara di aver appurato la veridicità dei racconti uditi per bocca degli ospiti, avvisandoli che orchi, mannari e lupi stanno apprestandosi ad attaccare i nani e gli umani che ritengono ospitarli… Decide così di aiutarli rifornendoli di cibo e prestandogli un cavallo e dei pony da restituirgli non appena raggiunto il limitare di Boscotetro, indicandogli la via da seguire e le azioni da evitare (come bere e mangiare quanto presente nella tetra foresta)…
Dopo cinque giorni di lesto avanzare, la foresta è raggiunta e i quadrupedi lasciati come promesso seppur a malincuore: di notte Beorn li ha seguiti per sorvergliarsi come accortisi Gandalf e Bilbo… Lo stregone li informa che l’indomani si separeranno: loro inizieranno l’attraversamento di Boscotetro, lui tornerà indietro… Affranti gli altri protestano, costretti tuttavia ad accettare la di lui decisione… Al mattino, lasciati i cavalli e caricatisi in spalla le scorte di acqua e cibo, Bilbo e gli altri si mettono in cammino prendendo commiato da Gandalf che si allontana nella direzione opposta rammentandogli di non lasciare mai il sentiero…

8 – MOSCHE E RAGNI p. 187

Per giorni Bilbo e i nani avanzano nel fitto e buio bosco, pieno di ragnatele, di falene giganti e di strani occhi che li osservano… Dopo un periodo imprecisato, raggiungono un fiume incantato che attraversano grazie a una barca ormeggiata che solo Bilbo riesce a vedere nel buio. Giunti sull’altra riva, Bombur finisce in acqua dopo l’attacco di un cervo che fugge via. Di lì in avanti resta beatamente addormentato… I nani sprecano inoltre le ultime frecce contro sopraggiunti cervi bianchi, ignari esssere quelli sintomo dell’avvicinamento alle terre orientali e al ritorno alla luce…
A sei giorni dall’attraversamento del fiume la marcia del gruppo prosegue, rallentata da Bombur addormentato e dalla sempre più impellente scarsità di cibo. I nani decidono di far salire in cima a un’altra quercia Bilbo affinché controlli se il termine ne sia in vista. Ma, ignaro di trovarsi nel punto più basso di un avvallamento, lo hobbit reca notizie negative… Ormai terminati i viveri, ecco che Bombur si risveglia, dimentico di quanto capitatogli fin lì, a partire dalla partenza da casa di Bilbo… Disperarsi per l’assenza di cibo e la conseguente debolezza a nulla gli vale… Più tardi avvistano alcune luci che si rivelano di bivacco di elfi banchettanti. Ma irrompendo nella radura sede delle libagioni, tutto svanisce. L’avvistamento si ripete ancora e alla terza Bilbo, mandato avanti e in precedenza caduto nel sonno, si smarrisce… Reputando inutile il cercare gli altri con il buio, si assopisce ai piedi di un albero, risvegliato dal sentirsi toccare. Scopre con raccapriccio di esser finito nelle grinfie di un ragno che si sta prodigando per conservarlo in un bozzolo. Con coraggio estrae la spadina elfica, che ribattezza “Pungolo”, uccidendolo… Al mattino avanza fino a una radura, invisibile per l’anello indossato, ascoltando alcuni ragni parlare dei nani. Questi sono stati catturati e, racchiusi in bozzoli, appesi alle chiome. Bilbo è così costretto a uscire allo scoperto e ad attirare gli insetti lontano. Poi torna indietro e, ucciso il guardiano, a liberare i nani. Furiosi i ragni ritornano e solo utilizzando ancora l’anello lo hobbit e i malconci nani riescono a sfuggire all’agguato trovando riposo in una radura che reca le tracce di un banchetto elfico. Troppo stanchi per proseguire, si fermano, accorgendosi della scomparsa di Thorin. Bilbo ha peraltro dovuto spiegare il potere dell’anello sottratto a Gollum che lo rende invisibile una volta indossato…
Thorin è stato nel mentre catturato dagli Elfi Silvani, che reputano nemici i nani, il cui re lo interroga invano sui motivi che li hanno spinti ad attraversare la foresta…

9 – BARILI IN LIBERTÀ p. 229

Per un altro giorno il gruppo avanza invano in cerca del sentiero giusto che gli consenta di uscire dalla foresta. Giunta la notte si ritrovano attorniati da torce: gli elfi li catturano, conducendoli dal Re nella loro caverna attraverso il Portale. Unico a rimanere in libertà è Bilbo che, indossato repente l’anello, si cela all’altrui sguardo. Il re degli elfi interroga ai nani, ma nessuno parla, proprio come Thorin. Sono così imprigionati in celle separate…
Per oltre due settimane Bilbo tenta invano di escogitare una via di fuga dal bosco, ma invano. Una sera scopre tuttavia che, dai sotterranei, gli elfi gettano delle botti vuote che, attraverso un torrentello, arrivano lungo il Fiume Selva fino alla città degli uomini (Città del Lago) sul Lago Lungo. Con loro intessono rapporti commerciali…
Per la notte è prevista una festa e l’addetto ai depositi e il capoguardie, prima di gettare i barili vuoti nel torrente, si ubriacano. Bilbo ne approfitta per impossessarsi delle chiavi delle celle e liberare i nani che, pur protestando, accettano di tentare la fuga dentro i barili. Il piano funziona, con Bilbo, che nessuno ha messo in un barile, costretto ad aggrapparsi all’ultimo di essi prima della chiusura della botola. Nell’acqua gelida soffre, ma si salva, rubando cibo non appena toccata riva. L’indomani alcuni elfi legano in una zattera i tini, alcuni dei quali invero per loro pesanti, allontanandoli dalla riva affinché riprendano la navigazione verso il Lago. Bilbo vi sale ancora, non visto…

“Erano evasi dalle segrete del re e avevano attraversato il bosco, ma se fossero vivi o morti restava ancora da vedere”. (p. 252)

10 – UN’ACCOGLIENZA CALOROSA p. 253

Raggiunto l’approdo della Città sul Lago del Lago Grande, gli zatterieri e gli scaricatori umani si allontanano per andare a festeggiare. Bilbo, stupefatto della vastità del lago, ne approfitta per liberare i malconci e brontolanti nani che tuttavia lo ringraziano… Thorin decide di recarsi subito in città assieme a Balin, Fili, Kili e Bilbo per riprendere il trono che gli appartiene, come dalle canzoni che si odono intonate dagli abitanti, lui discendente del Re sotto la Montagna che riporterà l’oro… Fattisi condurre al cospetto del Governatore, intento a banchettare con gli elfi, sono accusati da quelli di essere degli evasi. Ma la notizia del ritorno del Re, diffusasi rapidamente, fa sì che gli abitanti osannino i nani costringengo il Governatore, che li ritiene impostori, a far buon viso a cattiva sorte… Gli elfi tornano dal Re che, non fidandosi, sistema sentinelle lungo il sentiero… Dopo quindici giorni, tuttavia, Thorin mantiene la promessa partendo assieme agli altri alla volta della Montagna Solitaria per affrontare Smaug… L’unico infelice è Bilbo, timoroso di perdere la vita nell’ardua impresa, ignaro che Gandalf ha appreso della loro situazione e si sta affrettando per raggiungerli…

11 – SULLA SOGLIA p. 269

Il gruppo di umani si congeda l’indomani al raggiungimento di un guado dopo circa tre chilometri di risaluta, troppo grande la paura del drago…
Sconfortati dal desolato deserto creato dal mostro, dopo tre giorni il gruppo si accampa a Collecorvo, pendio occidentale della Montagna Solitaria. Con varie sortite, riescono a individuare dapprima la porta Principale, dalla quale costantemente fuoriescono i fumi dei miasmi del drago, sorvoltati da neri corvi, poi la porta segreta che, però, non riescono ad aprire!… I nani e Bilbo si accampano fuori della porta, tentando con ogni mezzo di aprirla. Un giorno Bilbo ha l’intuizione giusta, scorgendo un forellino illuminato dal sole al tramonto. Richiama gli altri, il buco s’allarga e consente l’inserimento della chiave che trae seco Thorin. La porta si apre e il gruppo può così inoltrarsi all’interno della nebbiosa caverna…

12 – NOTIZIE DALL’INTERNO p. 283

Bilbo viene incaricato di perlustrare la caverna, accompagnato per un tratto da Balin… Avanzando, si ritrova infine nella vecchia stanza del tesoro dove scorge il vecchio drago Smaug addormentato…
Basito nel trovarsi di fronte a un tesoro inimmaginabile, Bilbo s’impossessa di una grossa coppa tornando dagli altri che lo festeggiano senza fine. Ma, destatosi, quello s’avvede del furto andando su tutte le furie uscendo in fretta dalla Porta Principale per cercare in volo il ladro… I nani e lo hobbit riescono per un soffio a rifugiarsi all’interno della grotta, con pochi viveri salvati e i pony ormai uccisi o fuggiti… Bilbo si difende dall’accusa di aver scatenato l’ira del drago con il furto della coppa, poi, dimostrando sicurezza, consiglia di cercare di recuperare altre provviste durante il sonno del rientrato drago. Verso mezzogiorno tornerà nella sala del tesoro… E così, più tardi, torna da Smaug che finge solamente di dormire, percependone la presenza dall’odore, invero a lui ignota, e cercando di plagiarlo con la propria forza psichica. Bilbo resiste, senza rivelare il proprio nome ma lasciando intuire al drago trattarsi di un alleato degli uomini per via dell’appellativo di “Cavalcabarile”. Lo hobbit lo lusigna, quasi sopraffatto dall’insinuazione che i nani lo stiano sfruttando e che non avrà mai il compenso pattuito, impossibile da trasportare a piedi… Ma non cede, riuscendo ad allontanarsi non senza rischi per un’ultima provocazione. Bilbo è comunque soddisfatto: ha avuto la conferma che sulla sinistra, all’altezza del petto, la corazza di brillanti del drago presenta un punto scoperto… Allo stremo delle forze e un po’ bruciacchiato per le fiamme scagliategli contro dal mostro, Bilbo raggiunge gli altri stramazzando al suolo… I nani lo rincuorano, ma l’ansia assale lo hobbit, convinto di aver parlato troppo e di aver messo in pericolo gli Uomini del Lago. I nani insistono: è stato coraggioso e ha scoperto il punto debole del drago. Ricordano poi il tesoro dei nani e l’Arkengemma, stupenda bianca gemma… L’inquetudine assale vieppiù Bilbo che implora a notte sopraggiunta la chiusura della porta. Appena in tempo i nani eseguono, con il drago a distruggere dall’esterno quel costone di montagna prima di volare verso la città del Lago per dimostrare la propria forza agli umani, giacché se anche il ladro non è uno di loro, senza dubbio lo hanno aiutato… Bilbo e gli altri, avanzano nel mentre verso il cuore del covo…

13 – NESSUNO IN CASA p. 313

Oppressi da buio e dalla mancanza d’aria, i nani provano a tornare alla porta ormai però irraggiungibile per i crolli provocati da Smaug. I nani si disperano, ma Bilbo si mostra deciso nel voler tornare nella tana del drago. Si fa così preparare una torcia, iniziando ad aggirarsi nelle stanza incustodita. In cima ai tesori trova l’Arkengemma, sublime, prendendola senza farne parola con gli altri che lo raggiungono accorrendo alle sue grida provocate dall’incontro con un pipistrello e lo spegnimento della torcia. I nani iniziano a prelevare un po’ d’oro, d’armi e armature, rivestendo anche Bilbo. Estasiati non pensano al problema principale: uscire all’esterno, portare via il tesoro e uccidere il drago…
Terminata l’estasi del ritrovamento dell’oro, Thorin rompe gli indugi e guida gli altri fino all’uscita, memore di ogni singola stanza dell’antica reggia… All’esterno è giorno pieno e il gruppo decide di dirigersi verso l’antico posto di guardia, raggiungendolo a sera ormai giunta. Di Smaug non c’è più traccia e tutti si chiedono dove sia andato…

14 – FUOCO E ACQUA p. 331

Dell’arrivo in volo di Smaug s’avvedono alcuni cittadini, fin lì intenti a osannare i nani, avvertiti da Bard, discendente di Girion, signore di Conca. La popolazione cerca scampo nel lago, mentre arcieri tentano un’impossibile difesa… Quando la città è ormai in fiamme e Bard è rimasto solo con un’unica ultima freccia a disposizione, il tordo che aveva illuminato Bilbo si posa sulla sua spalla rivelandogli quanto accaduto sulla montagna e invitandolo a colpire il drago nel suo unico punto privo di difese. Bard esegue e così il terribile drago viene abbattuto…
La popolazione, impaurita, non esulta, piangendo quanto perso e l’inverno alle porte, prendendosela con il Governatore. Questi si difende, accusano i nani di quanto accaduto e rifiutandosi di nominare Re Bard come da quelli richiesto. Che regni su Conca, su cui è discendente…
Bard accetta di coordinare i soccorsi, inviando messaggeri agli elfi, pronto a partire poi per la Montagna ad impossessarsi dei tesori… Avvisato dalle proprie sentinelle e dai messaggeri di Bard, il Re degli Elfi dopo soli cinque giorni raggiunge la Città del Lago, lasciandovi falegnami e ingegneri per costruire capanne e progettare una nuova città più a nord. Dopo undici giorni dalla fine di Smaug, assieme a Bard e ad alcuni soldati parte alla volta della Montagna Desolata per prendere l’oro ammassatovi…
La notizia della morte del drago si è nel mentre diffusa, giungendo anche alle orecchie di Beorn e degli orchi…

15 – LE NUBI SI ADDENSANO p. 345

Al risveglio nel punto di guardia, i nani e Bilbo osservano sempre più uccelli provenire dal sud. Tra di essi anche il vecchio tordo che sembra quasi volergli comunicare qualcosa. Thorin fa riferimento ai vecchi corvi imperiali amici dei nani e poco dopo il volatile torna assieme a uno di essi, Roac, a informarlo della morte di Smaug e dell’avanzata di Elfi e Umani per raggiungere il Castello. Gli consiglia di trattare con Bard, l’uccisore del drago, e di diffidare del governatore, ma il nano rifiuta di cedere il proprio oro incaricandolo di comunicare la notizia ai nani dispersi e d’informarlo quotidianamente su chi in avvicinamento…
Raggiunto il castello, i nani fortificano la porta principale allagandone poi lo spazio antistante. Quando, alcuni giorni dopo, gli eserciti di Bard e degli elfi arrivano, trovano così a sorpresa il castello occupato. Bard si fa avanti, invitando Thorin a pensare a una spartizione del tesoro. Ma il nano, ormai in preda alla febbre dell’oro, rifiuta di parlamentare con chi è in armi giunto. L’indomani scaccia in malo modo un’ambasciata ufficiale a richiedere un solo dodicesimo di tesoro come ricompensa per l’uccisione del drago, costringendo così umani ed elfi a cingere l’assedio… Bilbo non apprezza affatto la piega assunta dalla vicenda…

16 – UN LADRO NELLA NOTTE p. 359

L’indomani Thorin e i nani iniziano a sistemare i tesori, ricercando con frenesia l’Arkengemma per la quale il re darebbe e farebbe di tutto… Bilbo non dice nulla, partorendo un piano d’azione nella propria mente… I corvi annunciano intanto l’approssimarsi di circa cinquecento nani in armi, in arrivo di lì a due giorni… Consigliano di trattare, evitando inutili spargimenti di sangue, ma Thorin è inamovibile…
Bilbo, scesa la notte, decide allora di entrare in azione e, indossato l’anello e scambiato il turno di guardia di Bombour, si cala oltre le mura facendosi condurre dalle sentinelle al cospetto del Re degli Elfi e di Bard. A questi cede l’Arkengemma e preannuncia l’arrivo dei nani, invitandoli a concludere un accordo. Poi, nel tornare verso la fortezza, si vede avvicinato da un vecchio che si rivela essere Gandalf! Questi si complimenta, preannunciandogli a breve l’arrivo di una “tempesta”, eventi ben peggiori di quanto fin qui affrontati…

17 – SCOPPIA LA TEMPESTA p. 369

Il mattino seguente una nuova ambasciata si presenta a Thorin che accetta di riceverla. Sono in venti e tra di essi Bard, il Re degli Elfi e Gandalf. Questi mostrano di essere in possesso dell’Arkengemma, chiedendo un riscatto per essa. Furibondo, Thorin chiede come l’abbiano presa e così Bilbo confessa. Il nano si scaglia su di lui, fermato per tempo da Gandalf. Pagherà l’Arkengemma con il quattordicesimo promesso alla partenza, cacciando lo Hobbit e dichiarando di far trovare il riscatto per l’indomani… Manda al contempo messaggeri affinché i nani di Dain affrettino l’avanzata…
Al mattino le sentinelle avvistano i nani, cui Bard impedisce il transito. Seguono preparativi alla battaglia, con la speranza che si arrivi a un accordo, ma ecco che il cielo si fa tempesta e s’oscura per l’avanzata dei pipistrelli che seguono l’avanzata degli orchi, condotti da Bolg, in sella ai mannari. Dopo la morte del Signore, si sono infatti radunati, giunti per impossessarsi del tesoro e delle terre del nord…
Dain accetta di allearsi con Bard e gli Elfi, dando così il via con essi alla Battaglia dei Cinque Eserciti… Gli orchi sono inizialmente presi sui due fianchi, ma Bolg e gli altri contrattaccano dalla montagna. Thorin e gli altri, finalmente decisi a uscire dal castello, li travolgono, fino a ritrovarsi a loro volta accerchiati… Quando ormai tutto sembra perduto, ecco il provvidenziale arrivo delle Aquile alleate di Gandalf…
Bilbo sviene per un colpo in testa, lui che fin lì è stato celato dall’altrui sguardi grazie al potere dell’anello nell’annunciare il sopraggiungere dei volatili…

18 – IL VIAGGIO DI RITORNO p. 387

Bilbo riprende i sensi ritrovandosi completamente solo… Guardandosi attorno vede alcuni elfi e nani intenti a rimuovere le pietre della fortificazione dell’ingresso del castello… Poi un uomo avanza verso di lui. Lo chiama, ma quello non lo scorge. Bilbo si ricorda infine dell’anello, sfilato il quale torna visibile. La battaglia è finita, sebbene dal triste aspetto la vittoria… “L’aria sembrava intrisa di dolore”. (p. 388) Era stato dato tra i dispersi…
Riportato al campo, Bilbo fa in tempo a salutare il ferito Gandalf che lo invita a recarsi al capezzale di Thorin, il quale, ferito a morte da numerosi colpi, spira dopo avergli chiesto scusa… Commosso, Bilbo si ritira in disparte…
Più tardi viene reso edotto di quanto accaduto durante il suo stordimento. Le aquile, accorso dopo aver scorto i movimenti degli orchi, hanno avuto il supporto decisivo di Beorn che, trasformatosi in orso, ha massacrato orchi e mannari, recuperando il corpo martoriato di Thorin e uccidendo Bolg… Gli orchi sono poi stati ricacciati indietro e tre quarti di loro hanno trovato la morte durante la battaglia e la successiva fuga… Dopo il funerale di Thorin, Dain è divenuto re, lasciando un quattordicesimo del tesoro, come promesso dal predecessore in cambio dell’Arkengemma, a Bard che ne ha a sua volta devoluta una parte alla Città del Lago, nonché le gemme di Girion al Re degli Elfi… Morti Fili e Kili, gli altri nani sono rimasti con Doin… Bilbo accetta unicamente una cassa d’oro e una d’argento prima di accommiatarsi dagli amici…
Il percorso sulla via del ritorno vede Bilbo e Gandalf viaggiare assieme a Beorn e agli elfi dai quali si separano al limitare di Boscotetro. Per ricambiare il cibo e il vino rubato, Bilbo dona al Re degli Elfi una collana ricevuta da Doin, nominato dall’altro “amico e benefattore degli Elfi”…
Agli inizi dell’anno raggiungono la dimora di Beorn dove si fermano fino all’inizio della primavera…
“La parte Tuc stava diventando stanchissima, e quella Baggins ogni giorno più forte. Adesso vorrei solo starmene nella mia poltrona!, soggiunse”. (p. 398)

19 – L’ULTIMA TAPPA p. 399

La sera del primo maggio i due viaggiatori raggiungono la dimora di Elrond che nuovamente li ospita. Bilbo, spossato, accetta di fermrarsi per riposarsi… Lì apprende dal racconto di Gandalf della riunione dei maghi bianchi e della sconfitta del Negromante… Dopo una settimana riprendono il cammino, l’ultima tappa del viaggi di ritorno… Bilbo ricorda, strada facendo, quanto occorsogli un anno prima in quegli stessi luoghi, come l’oro sottratto ai troll che ora recupera e spartisce con il mago…
Il 21 giugno Bilbo fa ritorno a casa, ritrovandosi nel bel mezzo di un’asta conseguente alla dichiarazione di morte a suo carico emessa… Sarà così costretto a ricomprare quasi tutto, nonché a ritrovarsi con la reputazione rovinata, considerato ora come uno “strano”, senza tuttavia far mai menzione alcuna dell’anello magico…
In pochi crederanno alle sue storie, che scriverà in un memoriale, nonsotante le soventi visite di maghi, nani ed elfi…