INDRO MONTANELLI – QUI NON RIPOSANO

INDRO MONTANELLI – QUI NON RIPOSANO
RIZZOLI – Collana BUR SCRITTORI CONTEMPORANEI – III ED Febbraio 2005

LE TRE CROCI p. 7

Il 17 settembre 1944, nel paesino di T, in Val d’Ossola, alcuni boscaioli s’imbattono nei cadaveri di tre uomini, uccisi a distanza di tempo l’uno dall’altro da una sentinella appostata poco distante… Il parroco, accorso su loro chiamata, svolge le esequie dei defunti, portandone via il bagaglio per poterne rintracciare i nomi da incidere su di una lapide. Dopo tre giorni commissiona giustappunto una lapide per i tre, seppelliti assieme con installazione di tre distinte croci, indicandone i nomi: Edoardo Candura, Antonio Bianchi e Folco Ferrasco… Tempo dopo, una pattuglia di repubblichini in transito scorge la lapide. Il comandante interroga il parroco che tace su quanto sa sui tre sepolti, finendo poi deportato in Germania. Prima della partenza, il prelato riesce però a lasciare i testamenti rinvenuti sui cadaveri a Montanelli, recluso nello stesso carcere, con la promessa di farne buon uso, “qualcosa che potrà far del bene agli uomini vivi”. (p. 13)
Scampato alla deportazione e all’uccisione, liberata la Val d’Ossola Montanelli si reca a T, constatando la presenza della lapide ripristinata dai paesani. Lì apprende che è in progetto la sostituzione della lapide, da parte dei comunisti, per far passare i morti come patrioti antifascisti pur non conoscendone la storia. Si presenta alla Giunta chiedendo di lasciare com’è la lapide, edotto dal prete sulla vita dei morti… Tempo dopo, rioccupata la Valle dai fascisti, articoli di giornale tirano in ballo Montanelli come al soldo dei fascisti che vuol negare l’eroismo dei tre defunti. Decide così di pubblicare i tre testamenti per amore della verità…

2 – HO TIRATO A CAMPARE (TESTAMENTO DI EDOARDO CANDURA)
Edoardo Candura si professa nel testamento né fascista né antifascista. Ha solamente provato a tirare a campare, come insegnatogli dal padre, il barone Salvatore Candura morto povero ed esule nel 1924 a Rio de Janeiro… Per anni maestro di scherma nel sudamerica, Edoardo è tornato raramente a Napoli, ospite dello zio Antonio. Alla morte del padre e dello zio, eredita una modesta somma, si è stabilito nel quartiere del Vomero con il nome di Scognamiglio affibbiatogli, chissà perché, dagli altri inquilini del palazzo… Ma ecco che, nel 1938, è costretto a riprendere il vero nome dopo la visita del notaio Peppino Sciosciammocca, curatore degli affari dei Nissim-Levi, famiglia che ha ereditato il palazzo fu Candura. Gli si chiede di salvare la carriera del federale Fofi Nissim-Levi, dichiarando di essere il padre biologico del ragazzo. Sono pronte anche false lettere da firmare in caso d’accettazione che gli frutterebbe il ritorno in un’ala del palazzo, un impiego di prestigio e un conto in banca…
Dopo averci rimuginato per tutta la notte, accetta, ritrovando al cospetto di Rodolfo. Dopo un attrito iniziale con il giovane, poste le condizioni di divenire il capo famiglia come la forma richiede e di rientrare in possesso di tutto il palazzo, Edoardo informa l’interlocutore di essere barone Candura, mandandolo in visibilio… Da ebreo a nobile con una sola menzogna…

III p. 40
Edoardo racconta sinteticamente le principali vicende biografiche di Fofi fino alla sua naturalizzazione dopo gli attacchi subiti alla promulgazione delle leggi razziali, lui che stava forse per ottenere un sottosegretariato alla cultura…

IV p. 52

Gli accusatori sono quegli stessi fascisti ante marcia che ha sempre difeso e con i quali si è sempre schierato… A seguito di uno scontro aereo in Spagna, rimasto leggermente ferito, Fofi conosce un’infermiera di famiglia benestante, Lolita, con la quale si sposa… La donna si rivela ben presto lasciva ma a Fofi torna utile per ottenere la promozione a Consigliere Nazionale… Il giovane si lega a un gruppo di intellettuali grazie a una casa di produzione cinematografica finanziata da lui e dallo stesso stato. Un soggetto di uno di questi intellettuali antifascisti con la tessera, O Roma o Orte, rischia di metterlo nei guai, ma Ciano insabbia la faccenda apprezzando l’opera…
Altra questione che Edoardo convince a insabbiare è la presenza di Mario, alias Ivanoe, fuoriuscito rientrato dalla Francia nel 1924, agente comunista. Il favore gli potrà essere ricambiato…

V p. 67
Dall’ingresso in guerra dell’Italia per Fofi inizia una parabola discendente che lo porta al limite del disfattismo, con rapporti sulle ridicole condizioni dell’esercito, e all’eroica morte contro gli inglesi appena sbarcati in Sicilia…

VI p. 78

Lolita eredita quasi tutto, tranne un conto in banca e una villetta di campagna che Edoardo decide di tenere rifiutando di accettare l’invito della nuora a trasferirsi con lei in Spagna. Non essendosi mai occupato di politica, si riteneva al sicuro, ritrovandosi però, dopo il 25 luglio, bersaglio di lettere anonime, tacciato come profittatore delle leggi razziali a danno dell’ebreo Fofi Nassim-Levi, da lui plagiato e privato di parte dei beni. Il dossier con le carte che ne attestano la falsità in atto pubblico in merito alla paternità del defunto gerarca, sono fatte reperire da Mario!, invischiandolo in una causa penale. Contrariamente al consiglio dell’avvocato, Edoardo confessa, evitando l’arresto previsto per l’8 settembre. Approfittando della confusione fugge in auto fino a Milano. Lì ritrova un commissario conosciuto a Napoli che, un giorno, lo avvisa di un mandato di cattura a suo carico per aver favorito l’ebreo Fofi!… Edoardo si dà così alla macchia dove un sicario inevitabilmente lo uccide. Non saprà mai se ad ucciderlo sia stato un partigiano o un nazifascista…

3 – HA DETTO MALE DI GARIBALDI (TESTAMENTO DI ANTONIO BIANCHI) p. 87

I p. 89
Antonio Bianchi racconta la propria storia e il legame con il fascismo, incontrato allora dodicenne per la prima volta con la presa del potere dopo la Marica su Roma… I primi ammiccamenti dopo l’ingresso nella redazione di un giornale di provincia…

II p. 95

Tiepida adesione nel periodo universitario, iscrizione al GUF e ingresso in redazione di una rivista studentesca. Caduta in disgrazia a seguito di un romanzetto, Primo Tempo, ritenuto lesivo dell’onore di un gerarca dal ministro Alfieri e, per questo, incluso tra i “frondisti”… Dopo un periodo di giornalismo all’estero, eccolo arruolato volontario nella guerra d’Abissinia… La delusione per il volto decadente del Fascismo… “Quando rientrai in patria, ero seriamente ammalato. Credo sinceramente che parte di questa malattia la dovevo alla delusione. Addio Kipling. Addio, impero. (p. 113)
IV p. 113

In Spagna come corrispondente… Per via di articoli veritieri ma avversi alla retorica di Regime, viene rimpatriato per “denigrazione delle forze armate”…

V p. 120

Dimessosi dal giornale e non rinnovata la tessera, decide di rimanere estraneo alle vicende di Regime, osservando con attenzione i fenomeni di “frondismo” cui i giovani intellettuali prendevano parte, per critica morale a un sistema ormai decadente, che porteranno poi alla caduta del Fascismo dall’interno…

VI p. 125
Eccolo in Estonia come docente d’italiano…
“Morivano di fame e sognavano l’impero”. (p. 130)

VII p. 131

Rientrato in Italia, viene assunto al Corriere dove, tranne il direttore, tutti i redattori sono antifascisti. Tra i primi incarichi, quello di corrispondente in Albania, oggetto di tragicomica occupazione da parte degli italiani…

VIII p. 137

Di lì in avanti Bianchi si ritrova in teatri di guerra: a Berlino al momento dell’inizio della seconda guerra mondiale, in Finlandia al momento dell’invasione sovietica, deludendo costantemente per i propri obiettivi articoli…

IX p. 147

In Norvegia, dal lato anglo-francese dopo esser stato scacciato dai nazisti, a testimoniare la disfatta delle truppe inglesi…

X p. 152

Tra la decadenza da fine impero, l’Italia entra infine in guerra…
“Si andava alla catastrofe. […] Ma ci si andava ridendo. (pp. 154- 155)

XI p. 156

Nei Balcani come corrispondente per una guerra mai combattuta…
Poi in Romania e Ungheria, testimone dei massacri sovietici e nazisti…

XII p. 162

Testimone della sciagurata campagna di Grecia… Nei Balcani, assistendo a una farsesca proclamazione d’indipendenza del Montenegro…
Stanco di tante menzogne, decide di abbandonare l’attività di corrispondente di guerra…

XIII p. 172
Il 5 febbraio 1944 fui arrestato dai tedeschi e condannato a morte il 20. (p. 172)

XIV p. 182
Da Gallarate viene trasferito a San Vittore, ignaro del motivo per cui dovesse morire…

XV p. 185

In carcere si accorge che le varie fazioni politiche vogliono semplicemente la morte di chi, come lui, non è dei loro…
Io non sono dei loro. Ma chi non è con loro, è contro di loro. (p. 186)…
Forse grazie all’intercessione del cardinale Schuster, la sua esecuzione non ha luogo e potrà fuggire dal carcere riparando in Svizzera…

XVI p. 190

Accusato da tutti gli esuli (ebrei, fascisti, nazisti, comunisti, Alleati) per non esser mai stato dei loro, si ritrova isolato e ben presto da quelli denunciato come spia tedesca…

XVII p. 194

Deciso ad affrontare il proprio destino tornando in Italia, lascia la Svizzera certo di essere assassinato da un fascista, un nazista o un partigiano…

4 – FORSE UN ATTORE (TESTAMENTO DI FOLCO FERRASCO) p. 197

Il giovane Folco Ferrasco ha vissuto una vita egoista e di menzogne, melodrammatica, che racconta in parte pubblicando lettere indirizzategli da alcune amanti…
La prima, datata 1917, è di Giulia, la sua prima donna, innamorata del suo coraggio e del suo essere soldato scampato miracolosamente alla morte nel corso della prima guerra mondiale…
Nel 1922 siede tra i banchi del Parlamento…
Nel 1923, in Francia, a tessere trame alle spalle del Fascismo con l’amante Jeanne Leroux…
Nel 1924, dopo l’omicidio Matteotti, lascia il Fascismo per passare tra le fila democratiche…
Nel 1928, esule a Parigi, ha la relazione con la danese Brita, oltre che con Jeanne e la di lei nipote americana Mary, dimostrandosi un maestro di trasformismo…
Nel 1930 rifiuta l’invito a tornare in Italia, intrecciando una relazione con un’amica di Jeanne, Luisa, continuando quella con Brita (che conosce Giulia)…
Nel 1932 rifiuta ancora incarichi per il Governo Fascista, proseguendo la relazione con Luisa e riallacciando dei contatti con Giulia che, odiandolo, lo informa della morte della sensibile Brita che lo credeva il suo “Principe Misterioso”. La sua prima donna ha scoperto peraltro la sua impostura sul Podgora in guerra. Si è finto scampato per poi ottenere un successo incredibile come sopravvissuto… Ma anche la relazione con Luisa ha fine…
Nel 1936 ha ripreso contatto con il Governo Fascista…
Nel 1940 torna in Francia come esponente Fascista…
Il 10 settembre 1944 Giulia lo denuncia al GAP come collaboratore nazista sotto il nome di Rodriguez, vendicandosi così del tentativo di far assassinare il marito, Claudio, loro ex compagno di liceo…
Il 12 settembre Luisa lo informa che i fascisti lo stanno cercando per giustiziarlo, ritenendolo colpevole dell’evasione di Claudio…
Il 13 settembre riceve la notizia della morte di Jeanne, arresta e reclusa in un carcere francese per collaborazionismo con ufficiali italiani…
Non si saprà mai se, ad ucciderlo, siano stati i fascisti, i nazisti o i partigiani…