HERMAN MELVILLE – BENITO CERENO + DANIEL ORME

HERMAN MELVILLE – BENITO CERENO + DANIEL ORME
HERMAN MELVILLE – BENITO CERENO + DANIEL ORME

HERMAN MELVILLE – BENITO CERENO + DANIEL ORME
MONDADORI – Collana Oscar Classici Mondadori n. 445 – Luglio 1998

TRADUZIONE: Massimo Bacigalupo

INTRODUZIONE – IL GIUDIZIO DEL CAPITANO
Di Massimo Bacigalupo p. V

VITA DI MELVILLE p. XVII

BIBLIOGRAFIA p. XXIII

BENITO CERENO p. 3

1799. Il capitano Amasa Delano si ferma, per rifornirsi d’acqua, nel porto cileno di S. Maria con un prezioso carico a bordo. Lì, il secondo giorno, vede arrivare una nave che naviga senza bandiera… Che siano corsari? Ma il natante sembra quasi alla deriva, prossimo a incagliarsi in una secca. Ordina quindi il calo di una lancia per guidarla in salvo, accorgendosi essere quella la Santo Domingo, nave trascurata e apparentemente fin lì utilizzata per un trasporto di schiavi negri. A bordo trovano pochi bianchi e tanti negri affamati e assetati, molti debilitati da febbre e scorbuto. Il capitano è inerte, Benito Cereno il suo nome, assistito dal negro Babo… Nevrotico, scheletrico, Cereno appare distaccato, incapace di mantenere il controllo sui sottoposti e di mostrarsi grato verso Delano… Questi insiste per conoscere cosa sia capitato durante la navigazione e il capitano, seppur spossato e saltuariamente vittima di delirio e mancamenti, fedelmente soccorso da Babo, narra quanto accaduto…
Centonovanta giorni prima la nave era salpata da Buenos Aires, con merci e circa trecento schiavi negri, diretta a Lima… Giunti nei pressi di Capo Horn, sono stati investiti da bufere che hanno spezzato la vela principale e costretto l’equipaggio a gettare in mare i barili d’acqua per alleggerire il natante… Rimasti in balia dei venti, hanno subito numerose morti per scorbuto e poi per febbre, oltre che per fame e sete… Invano hanno tentato di raggiungere Valdivia, in Cile, fallendo per l’assenza di vele… Grazie a Babo, il capitano è tuttavia riuscito a placare gli schiavi e a utilizzarli come aiuto marinai dopo la morte di quasi tutti gli spagnoli presenti a bordo alla partenza… Delano conferma il proprio totale supporto al giovane capitano, evidentemente inesperto e aristocratico uscito d’accademia, osservando tuttavia esterrefatto l’indisciplina di alcuni negri, capaci perfino di usare il coltello contro i compagni bianchi… Il rintocco di una campanella annuncia poi l’arrivo, in catene, del gigantesco Atufal, un tempo re, che, per l’ennesima volta, rifiuta di chiedere perdono a Benito… Delano prova a chiederne il motivo all’ospite, avanzando anche la proposta di liberarlo, dati gli effettivi natali regali dell’incatenato. Ma Benito si rabbuia e Babo risponde che non può… Piccato forse dalle proposte di Delano, Benito si fa silente per poi appartarsi a confabulare con il servitore… Lo statunitense inizia allora a rimuginare sul suo conto: è un pazzo malato oppure un potenziale truffatore che si sta spacciando per cadetto?… I lineamenti e le mani delicate lo fanno però propendere per i nobili natali… Ma ecco, terminato il conciliabolo, Benito e Babo gli si avvicinano chiedendogli informazioni sul carico trasportato, la quantità di valori e armi, il numero di uomini e la loro presenza a bordo… Si allontanano poi nuovamente, scambiando un cenno d’intesa con un marinaio che si aggira sulle sartie, lo stesso che poi Delano vede nascondere qualcosa di luminoso nel petto… Delano non può far altro che prospettarsi il peggio… Ma ogni sua facile congettura, viene ugualmente agevolmente fugata con un ragionamento opposto…
Quando la lancia della sua nave torna in vista, Delano prende ancora coraggio, ma la visione di due negri sotto coperta con fare di tramare, lo riporta nel dubbio… Decide allora d’interrogare un marinaio spagnolo, individuandone uno intento a mettere pece su dei barili… Ci ripensa, chiedendo a un vecchio che, con l’ausilio di due negri, nel sistemare le corde, a stento risponde confermando la versione di Benito… Delano si rassicura, ma la vista di un marinaio che sembra fargli un cenno, lo sospinge nuovamente nel mondo dei sospetti. Ed ecco che, nel perlustrare la nave, una parte del pavimento cede rischiando di farlo finire in mare… La lancia è sempre lontana, accrescendo la sua inquietudine… Troppo strana la nave e il suo equipaggio… Ma ecco che infine la “Vagabonda” attracca con il suo prezioso carico di acqua e qualche vegetale… La spartizione avviene equamente sotto le direttive di Delano che ordina poi ai suoi di tornare a prelevare ulteriore acqua, mentre lui resterà a bordo durante la notte pronto a pilotare la nave in caso di aumento del vento…
Allontanatasi la lancia, Delano riprende a interrogare Benito che si rimangia il particolare di aver subito la perdita di uomini e scialuppe a Capo Horn. L’ora della rasatura lo toglie d’impiccio, con Babo a invitare Delano a unirsi loro… L’ospite è di fatto così costretto ad accettare, assistendo all’impietoso rituale di vedere Benito tremare per il timore di essere tagliato da Babo. Accidentalmente quello lo graffia, provocandone un’atterrita reazione. La scena fa sì che Delano si auto biasimi per aver ritenuto il pusillanime Benito capace di ordire il suo omicidio… Ma l’inquietudine lo riassale quando, obtorto collo, indotto da Babo, Benito riprende il discorso sul naufragio. Strana la risposta che dà sul perché ad ammalarsi di scorbuto siano stati più i bianchi che i negri… Successivamente, durante il pranzo, quasi con indifferenza e con l’immancabile presenza di Babo, lo spagnolo tratta l’acquisto di quanto occorrente per riparare la nave…
Quando, sul far della sera, una leggera brezza finalmente si leva, Delano si reca sul ponte per impartire gli ordini ai marinai. A ripeterli e supportarlo, Babo… La nave può così muoversi, pilotata peraltro dal vecchio marinaio spagnolo in precedenza incontrato… Benito resta invece nella sua cabina, dove invano Delano spera di potergli parlare da solo. Babo lo precede ovunque… A vegliare all’esterno, peraltro, il gigantesco Ataful…
Quando Benito rifiuta l’invito a salire sulla nave di Delano, ormai in vista, quest’ultimo s’offende non comprendendo il motivo di tale scortesia… Al momento dell’attracco, Benito esce sorretto da Babo. Quando la lancia sta per staccarsi dopo un ultimo saluto, lo spagnolo vi si getta a bordo, seguito dal servo e da tre marinai spagnoli. Delano pensa inizialmente a un tentativo di pirateria, scoprendo poi, dopo aver schivato un primo assalto di Babo, che Benito era in realtà ostaggio dei negri che, ammutinatisi, hanno tenuto in scacco la San Domenico… Arrivati al peschereccio, vi pone in salvo Benito e issa legato Babo, pronto a ripartire all’inseguimento della nave per salvare i marinai rimastivi a bordo, peraltro contro il parere dello spagnolo… I marinai convincono però Delano a rimanere e il suo posto viene assunto dal secondo, ex corsaro…
Non senza feriti, i bianchi riescono a riprendere la nave e a condurla in porto. Riparata, la pilotano fino a Lima dove si tiene anche il processo, con Benito ricoverato in un centro religioso e la cui testimonianza viene inserita a fine libro…
Salpati da Valparaiso, dopo sette giorni di navigazione, hanno subito l’ammutinamento da parte dei negri, di proprietà dell’amico Aranda, che li aveva dichiarati innocui, motivo per il quale erano stati tenuti a bordo non legati… Babo e Atufal i promotori della rivolta… Per evitare ulteriori uccisioni, Benito si è dunque dichiarato pronto ad accettare le loro condizioni. Babo gli aveva intimato di far rotta sul Senegal e Benito aveva eseguito, navigando lungo la costa con la scusa di rifornirsi d’acqua con la speranza d’imbattersi in qualche galeone straniero… La nave aveva dunque fatto rotta verso l’isola di Santa Maria, con Babo a perpetrare ulteriori uccisioni, tra cui quella di Aranda, il cui scheletro era stato sostituito alla polena per indurre gli spagnoli superstiti ad obbedire agli ordini…
Dopo settantatré giorni di navigazione impossibile in balia della bonaccia, erano infine giunti a Santa Maria dove si trovava ancorata la nave di Capitan Delano che li aveva poi soccorsi… Prima del suo arrivo, Babo s’era imposto su Atufal, organizzando una “recita” per dissimulare l’ammutinamento, indottrinando Benito su cosa riferire… Aveva perfino progettato di assaltare la nave americana…
Dopo il riuscito arrembaggio, Babo e gli altri negri sono condannati a morte…
Ristabilitosi fisicamente, ringraziato Delano, Benito ha dismesso i gradi di capitano per dedicarsi a una vita religiosa…

DANIEL – ORME p. 107

TRADUZIONE: Massimo Bacigalupo

“Il nome posto in testa a questo scritto fu per lungo tempo attribuito a un vecchio marinaio di nave da guerra delle cui vicende antecedenti si può in effetti affermare che nessuno sapeva niente tranne lio”…

Il misterioso vecchio marinaio Daniel Orme, del cui passato nessuno sapeva nulla e che lui, schivo e riservato, mai ha riferito niente, all’età di settanta anni viene congedato dall’equipaggio… Da molti era considerato peraltro un ex corsaro della banda di Lafitte… Sul petto aveva inciso un tatuaggio a forma di crocifisso, sul quale campeggiava la cicatrice di una ferita inflittagli con arma bianca… Tatuaggio e crocifisso che, sovente, a bordo si soffermava a fissare…
In un giorno di Pasqua è stato trovato morto nei pressi di uno dei cannoni posti a protezione di una fortezza ormai abbandonata, placidamente intento a fumare e osservare il mare… Chissà se le dicerie sul suo conto fossero vere e cos’abbia pensato nel momento della morte…