VITA DI UN UOMO. Tutte le poesie
GRANDI CLASSICI – 2014
l’edizione “Meridiani” 2009
p.VII
MAGGIORE
p.IX
DELLA POESIA DI UNGARETTI
Robertis p. LI
«SENTIMENTO DEL TEMPO»
p.LXVII
«TERRA PROMESSA» p.LXXI
«MONOLOGHETTO»
p.CIX
p.CXXXIX
Ungaretti p.5
L’ALLEGRIA
1914-1919
ULTIME
Milano 1914-1915
ETERNO p.43
Tra un fiore colto e l’altro donato
l’inesprimibile nulla
NOIA p.44
LEVANTE p.45
TAPPETO p.46
Ogni colore si espande e si adagia
negli altri colori
Per essere più solo se lo guardi
NASCE FORSE p.47
AGONIA p.48
RICORDO D’AFFRICA p.49
CASA MIA p.50
NOTTE DI MAGGIO p.51
IN GALLERIA p.52
CHIAROSCURO p.53
Anche
le tombe sono scomparse
Spazio
nero infinito calato
da
questo balcone
al
cimitero
Mi
é venuto a ritrovare
il
mio compagno arabo
che
s’é ucciso l’altra sera
Rifà
giorno
Tornano
le tombe
appiattate
nel verde tetro
delle
ultime oscurità
nel
verde torbido
del
primo chiaro
POPOLO p.54
IL PORTO SEPOLTO p.57
IN MEMORIA p.59
IL PORTO SEPOLTO p.61
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d’inesauribile segreto
LINDORO DI DESERTO p.62
[…]
Allibisco all’alba
Mi si travasa la vita
in un ghirigoro di nostalgie
VEGLIA p.63
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore.
Non sono mai stato
tanto
attaccato
alla vita.
A RIPOSO p.64
Chi mi accompagnerà pei
campi
Il sole si semina in
diamanti
di gocciole d’acqua
sull’erba flessuosa
Resto docile
all’inclinazione
dell’universo sereno
Si dilatano le montagne
in sorsi d’ombra lilla
e vogano col cielo
Su alla volta lieve
l’incanto si è troncato
E piombo in me
E
m’oscuro in un mio nido
FASE D’ORIENTE p.65
[…]
Ci rinveniamo a marcare la
terra
con questo corpo
che
ora troppo ci pesa
TRAMONTO p.66
ANNIENTAMENTO p.67
STASERA p.69
FASE p.70
SILENZIO p.71
PESO p.72
DANNAZIONE p.73
Chiuso fra cose mortali
(Anche il cielo stellato
finirà)
Perchè
bramo Dio?
RISVEGLI p.74
Ogni mio momento
io l’ho vissuto
un’altra volta
in un’epoca fonda
fuori di me
Sono lontano colla mia
memoria
dietro a quelle vite perse
Mi desto in un bagno
di care cose consuete
sorpreso
e raddolcito
Rincorro le nuvole
che si sciolgono
dolcemente
cogli occhi attenti
e mi rammento
di qualche amico
morto
Ma Dio cos’è?
E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
e accoglie
gocciole di stelle
e la pianura muta
E si sente
riavere
MALINCONIA p.75
DESTINO p.76
FRATELLI p.77
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla
sua
fragilità
Fratelli
C’ERA UNA VOLTA p.78
SONO UNA CREATURA p.79
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
cos’ totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
IN DORMIVEGLIA p.80
I FIUMI p.81
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere dell’inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
PELLEGRINAGGIO p.84
MONOTONIA p.85
LA NOTTE BELLA p.86
UNIVERSO p.87
Col
mare
mi sono fatto
una bara
di
freschezza
SONNOLENZA p.88
SAN MARTINO DEL CARSO p.89
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non m’è rimasto
neppure tanto
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato
ATTRITO p.90
Con
la mia fame di lupo
ammaino
il mio corpo di pecorella
Sono come
la misera barca
e
come l’oceano libidinoso
DISTACCO p.91
NOSTALGIA p.97
PERCHÉ? p.93
ITALIA p.95
COMMIATO p.96
NAUFRAGI p.97
ALLEGRIA DI NAUFRAGI p.99
E
subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo
di mare
NATALE p.100
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
DOLINA NOTTURNA p.101
SOLITUDINE p.102
MATTINA p.103
M’illumino
d’immenso
DORMIRE p.104
INIZIO DI SERA p.105
LONTANO p.106
Lontano
lontano
come un cieco
m’hanno
portato per mano
TRASFIGURAZIONE p.107
GODIMENTO p.108
SEMPRE NOTTE p.109
La mia squallida
vita si estende
più spaventata di sé
In un
infinito
che mi calca e mi
preme col suo
fievole tatto
UN’ALTRA NOTTE p.110
In
quest’oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso
Mi vedo
abbandonato
nell’infinito
GIUGNO p.111
SOGNO p.114
ROSE IN FIAMME p.115
VANITÀ p.116
D’improvviso
è alto
sulle macerie
il limpido
stupore
dell’immensità
E l’uomo
curvato
sull’acqua
sorpresa
dal sole
si rinviene
un’ombra
Cullata e
piano
franta
DAL VIALE DI VALLE p.117
GIROVAGO p.119
PRATO p.121
SI PORTA p.122
GIROVAGO p.123
In
nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare
A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto
E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale
Cerco un paese
innocente
SERENO p. 124
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Persa in un giro
Immortale
SOLDATI p.125
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
PRIME
Parigi-Milano 1919 p.127
RITORNO p.129
L’AFFRICANO A PARIGI p.130
[…]
.Chi dall’esultanza di mari inabissati in cieli scenda a questa città, trova una terra opaca e una fuligine feroce.
.Lo spazio è finito.
[…]
L’uomo lunatico che ora s’incontra, per innumerevoli strade disperso deve inquietarsi a mutare stupori dall’abbaglio fatuo che lo circonda e tutte le volte gli rinveniranno nell’animo la derisione tutt’al più, e le ferite della sua impazienza.
…Non saprebbe più mettergli paura, snaturato, la morte, ma senza scampo scelto a preda dall’assiduo terrore del futuro, tornerà sempre a lusingarsi de potersi conciliare
l’eterno se a furia di noiosi scrupoli un giorno indovinata nel brevissimo soffio la grazia fortuita d’un istante raro, vagheggi che in mente gliene possa a volte restare un
qualche emblema non offensivo.
[…]
Dopo tutto tendono al caos.
Ah, vivre libre ou mourir!
IRONIA p.131
Odo la primavera nei rami neri indolenziti. Si può seguire solo a quest’ora, passando tra le case soli con i propri pensieri.
E l’ora delle finestre chiuse, ma
questa tristezza di ritorni m’ha tolto il sonno.
Un velo di verde intenerirà domattina da questi alberi,
poco fa quando è sopraggiunta la notte, ancora secchi.
Iddio non si dà pace.
Solo a quest’ora è dato, a qualche raro sognatore,
il martirio di seguirne l’opera.
Stanotte, benchè sia d’aprile, nevica sulla città.
Nessuna violenza supera quella che ha aspetti silenziosi e freddi.
UN SOGNO SOLITO p.132
LUCCA p.133
[…]
In queste mura non ci si sta che di passaggio.
Qui la meta è partire.
[…]
Ho goduto di tutto, e sofferto.
Non mi rimane che rassegnarmi a morire.
Alleverò dunque tranquillamente una prole.
Quando un appetito maligno mi spingeva negli amori mortali, lodavo
la vita.
Ora che considero, anch’io, l’amore come una garanzia della specie,
ho in vista la morte.
SCOPERTA DELLA DONNA p.134
PREGHIERA p.135
SENTIMENTO DEL TEMPO
1919-1935 p.137
PRIME p.139
O NOTTE p.141
Dall’ampia ansia dell’alba
Svelata alberatura.
Dolorosi risvegli.
Foglie, sorelle foglie,
Vi ascolto nel lamento.
Autunni,
Moribonde dolcezze.
O gioventù,
Passata è appena l’ora del distacco.
Cieli alti della gioventù,
Libero slancio.
E già sono deserto.
Preso in questa curva malinconia.
Ma la notte sperde le lontananze.
Oceanici silenzi,
Astrali nidi d’illusione,
O notte.
PAESAGGIO p.142
[…]
Quel moto di vergogna delle cose svela per un momento, dando ragione dell’umana malinconia, il consumarsi senza fine di tutto.
NOTTE
Tutto si è esteso, si è attenuato, si è confuso.
Fischi di treni partiti.
Ecco appare, non essendoci più testimoni,
anche il mio vero viso, stanco e deluso.
LE STAGIONI p.143
SILENZIO IN LIGURIA p.145
ALLA NOIA p.146
SIRENE p.148
RICORDO D’AFFRICA p.149
LA FINE DI CRONO p.151
UNA COLOMBA p.153
L’ISOLA p.154
LAGO LUNA ALBA NOTTE p.155
Gracili arbusti ciglia
Di celato bisbiglio …
Impallidito livore rovina …
Un uomo, solo, passa
Col suo sgomento muto…
Conca lucente,
Trasporti alla foce del sole.
Torni ricolma di riflessi, anima,
E ritrovi ridente
L’oscuro…
Tempo, fuggitivo tremito…
APOLLO p.156
INNO ALLA MORTE p.157
NOTTE DI MARZO p.159
APRILE p.160
NASCITA D’AURORA p.161
DI LUGLIO p.162
GIUNONE p.163
D’AGOSTO p.164
UN LEMBO D’ARIA p.165
OGNI GRIGIO p.166
TI SVELERÀ p.167
FINE DI CRONO p.168
CON FUOCO p.169
Con fuoco d’occhi un nostalgico lupo Scorre la quiete nuda. Non trova che ombre di cielo sul ghiaccio, Fondono serpi fatue e brevi viole.
LIDO p.170
LEDA p.171
FINE p.172
PARI A SÉ p.173
Va la nave, sola
Nella quiete della sera.
Qualche luce appare
Di lontano, dalle case.
Nell’estrema notte
Va in fumo a fondo il mare.
Resta solo, pari a sé,
Uno scroscio che si perde…
Si rinnova…
SOGNI E ACCORDI p.175
ECO p.177
ULTIMO QUARTO p.178
STATUA p.179
OMBRA p.180
Uomo che speri senza pace
Stanca ombra nella luce polverosa
L’ultimo caldo se ne andrà a momenti
E vagherai indistinto…
AURA p.181
udendo il cielo
spada mattutina,
ed il monte che gli sale in grembo,
torno all’usato accordo.
ai piedi stringe la salita
un albereto stanco.
dalla grata dei rami
rivedo voli nascere..
STELLE p.182
Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.
SOGNO p.183
FONTE p.184
DUE NOTE p.185
Inanella erbe un rivolo,
Un lago torvo il cielo glauco offende
DI SERA p.186
ROSSO E AZZURRO p.187
Ho atteso che vi alzaste,
Colori dell’amore,
E ora svelate un’infanzia di cielo.
Porge la rosa più bella sognata.
GRIDO p.188
QUIETE p.189
L’uva è matura, il campo arato.
Si stacca il monte dalle nuvole.
Sui polverosi specchi dell’estate
caduta è l’ombra.
Tra le dita incerte
il loro lume è chiaro
e lontano.
Colle rondini fugge
l’ultimo strazio.
SERENO p.190
SERA p.191
Appiè dei passi della sera
Va un’acqua chiara
Colore dell’uliva,
E giunge al breve fuoco smemorato.
Nel fumo ora odo grilli e rane,
Dove tenere tremano erbe.
LEGGENDE p.193
IL CAPITANO p.195
Fui pronto a tutte le partenze.
Quando hai segreti, notte hai pietà.
Se bimbo mi svegliavo
Di soprassalto, mi calmavo udendo
Urlanti nell’assente via,
Cani randagi. Mi parevano
Più del lumino alla Madonna
Che ardeva sempre in quella stanza,
Mistica compagnia.
E non ad un rincorrere
Echi d’innanzi nascita,
Mi sorpresi con cuore, uomo?
Ma quando, notte, il tuo viso fu nudo
E buttato sul sasso
Non fui che fibra d’elementi,
Pazza, palese in ogni oggetto,
Era schiacciante l’umiltà.
Il Capitano era sereno.
(Venne in cielo la luna)
Era alto e mai non si chinava.
(Andava su una nube)
Nessuno lo vide cadere,
Nessuno l’udì rantolare,
Riapparve adagiato in un solco,
Teneva la mani sul petto.
Gli chiusi gli occhi.
(La luna é un velo.)
Parve di piume.
PRIMO AMORE p.197
LA MADRE p.198
E il cuore quando d’un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d’ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all’eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m’avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d’avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
DOVE LA LUCE p.199
Come allodola ondosa Nel vento lieto sui giovani prati,Le braccia ti sanno leggera, vieni.Ci scorderemo di quaggiù,E del mare e del cielo,E del mio sangue rapido alla guerra,Di passi d’ombre memoriEntro rossori di mattine nuove. Dove non muove foglia più la luce,Sogni e crucci passati ad altre rive,Dov’è posata sera,Vieni ti porteròAlle colline d’oro. L’ora costante, liberi d’età,Nel suo perduto nimboSarà nostro lenzuolo
MEMORIE D’OFELIA D’ALBA p.200
1914-1915 p.201
EPIGRAFE
PER UN CADUTO DELLA RIVOLUZIONE p.203
INNI p.205
DANNI CON FANTASIA p.207
Perchè le apparenze non durano?
Se ti tocco, leggiadra, geli orrenda,
Nudi l’idea e, molto più crudele,
Nello stesso momento
Mi leghi non deluso ad altra pena.
Perché crei, mente, corrompendo?
Perchè t’ascolto?
Quale segreto eterno
Mi farà sempre gola in te?
T’inseguo, ti ricerco,
Rinnovo la salita, non riposo,
E ancora, non mai stanca, in tempesta
O a illanguidire scogli,
Danni con fantasia.
Silenzi trepidi, infiniti slanci,
Corsa, gelose arsure, titubanze,
E strazi, risa, inquiete labbra, fremito,
E delirio clamante
E abbandono schiumante
E gloria intollerante
E numerosa solitudine,
La vostra, lo so, non è vera luce,
Ma avremmo vita senza il tuo variare,
Felice colpa?
LA PIETÀ p.208
1
Sono un uomo ferito.
E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, dove si ascolta
L’uomo che è solo con sé.
Non ho che superbia e bontà.
E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.
Ma per essi sto in pena.
Non sarei degno di tornare in me?
Ho popolato di nomi il silenzio.
Ho fatto a pezzi cuore e mente
Per cadere in servitù di parole?
Regno sopra fantasmi.
O foglie secche,
anima portata qua e là…
No, odio il vento e la sua voce
Di bestia immemorabile.
Dio, coloro che t’implorano
Non ti conoscono più che di nome?
M’hai discacciato dalla vita.
Mi discaccerai dalla morte?
Forse l’uomo è anche indegno di sperare.
Anche la fonte del rimorso è secca?
Il peccato che importa,
se alla purezza non conduce più.
La carne si ricorda appena
Che una volta fu forte.
È folle e usata, l’anima.
Dio guarda la nostra debolezza.
Vorremmo una certezza.
Di noi nemmeno più ridi?
E compiangici dunque, crudeltà.
Non ne posso più di stare murato
Nel desiderio senza amore.
Una traccia mostraci di giustizia.
La tua legge qual è?
Fulmina le mie povere emozioni,
liberami dall’inquietudine.
Sono stanco di urlare senza voce.
2
Malinconiosa carne
dove una volta pullulò la gioia,
occhi socchiusi del risveglio stanco,
tu vedi, anima troppo matura,
quel che sarò, caduto nella terra?
È nei vivi la strada dei defunti,
siamo noi la fiumana d’ombre,
sono esse il grano che ci scoppia in sogno,
loro è la lontananza che ci resta,
e loro è l’ombra che dà peso ai nomi,
la speranza d’un mucchio d’ombra
e null’altro è la nostra sorte?
E tu non saresti che un sogno, Dio?
Almeno un sogno, temerari,
vogliamo ti somigli.
È parto della demenza più chiara.
Non trema in nuvole di rami
Come passeri di mattina
Al filo delle palpebre.
In noi sta e langue, piaga misteriosa.
3
La luce che ci punge
È un filo sempre più sottile.
Più non abbagli tu, se non uccidi?
Dammi questa gioia suprema.
4
L’uomo, monotono universo,
crede allargarsi i beni
e dalle sue mani febbrili
non escono senza fine che limiti.
Attaccato sul vuoto
Al suo filo di ragno,
non teme e non seduce
se non il proprio grido.
Ripara il logorio alzando tombe,
e per pensarti, Eterno,
non ha che le bestemmie.
CAINO p.212
LA PREGIERA p.214
Come dolce prima dell’uomo
Doveva andare il mondo.
L’uomo ne cavò beffe di demòni,
La sua lussuria disse cielo,
La sua illusione decretò creatice,
Suppose immortale il momento.
La vita gli è di peso enorme
Come liggiù quell’ale d’ape morta
Alla formicola che la trascina.
Da ciò che dura a ciò che passa,
Signore, sogno fermo,
Fa’ che torni a correre un patto.
[…]
DANNAZIONE p.216
[…]
E non cerco se non oblio
Nella cecità della carne.
LA PIETÀ ROMANA p.217
SENTIMENTO DEL TEMPO p.218
LA MORTE MEDITATA p.219
CANTO PRIMO p.221
O sorella dell’ombra,
Notturna quanto più la luce ha forza,
M’insegui, morte.
In un giardino puro
Alla luce ti diè l’ingenua brama
e la pace fu persa,
Pensosa morte,
Sulla tua bocca.
Da quel momento
Ti odo nel fliure della mente
Approfondire lontananze,
Emula sofferente dell’eterno.
Madre velenosa degli evi
Nella paura del palpito
E della solitudine,
Bellezza punita e ridente,
Nell’assopirsi della carne
Sognatrice fuggente,
Atleta senza sonno
Della nostra grandezza,
Quando m’avrai domato, dimmi:
Nella malinconia dei vivi
Volerà a lungo la mia ombra?
CANTO SECONDO p.222
CANTO TERZO p.223
CANTO QUARTO p.224
Mi presero per mano nuvole.
Brucio sul colle spazio e tempo,
Come un tuo messaggero,
Come il sogno, divina morte.
CANTO QUINTO p.225
Hai chiuso gli occhi
Nasce una notte
Piena di finte buche,
Di suoni morti
Come di sugheri
Di reti calate nell’acqua.
Le tue mani si fanno come un soffio
D’inviolabili lontananze,
Inafferrabili come le idee,
E l’equivoco della luna
E il dondolio, dolcissimi,
Se vuoi posarmele sugli occhi,
Toccano l’anima.
Sei la donna che passa
Come una foglia.
E lasci agli alberi un fuoco d’autunno.
CANTO SESTO p.226
O bella preda,
Voce notturna,
Le tue movenze
Fomentano la febbre.
Solo tu, memoria demente,
La libertà potevi catturare.
Sulla tua carne inafferrabile
E vacillante dentro specchi torbidi,
Quali delitti, sogno,
Non m’insegnasti a consumare?
Con voi fantasmi, non ho mai ritegno,
E dei vostri rimorsi ho pieno il cuore
Quando fa giorno.
L’AMORE p.227
CANTO BEDUINO p.229
CANTO p.230
[…]
E la crudele solitudine
Che in sè ciascuno scopre, se ama,
Ora tomba infinita,
Da te mi divide per sempre.
Cara, lontana come in uno specchio…
1932 p.231
Quando ogni luce è spenta
E non vedo che i miei pensieri,
Un’Eva mi mette sugli occhi
La tela dei paradisi perduti
PRELUDIO p.232
QUALE GRIDO p.233
AUGURI
PER IL PROPRIO COMPLEANNO p.234
[…]
Non mi lasciare, resta, sofferenza!
SENZA PIÙ PESO p.235
SILENZIO STELLATO p.236
IL DOLORE
1937-1946 p.237
TUTTO HO PERDUTO p.239
TUTTO HO PERDUTO p.241
Tutto ho perduto dell’infanzia
E non potrò mai più
Smemorarmi in un grido.
L’infanzia ho sotterrato
Nel fondo delle notti
E ora, spada invisibile,
Mi separa da tutto.
Di me rammento che esultavo amandoti,
Ed eccomi perduto
In infinito delle notti.
Disperazione che incessante aumenta
La vita non mi è più,
Arrestata in fondo alla gola,
Che una roccia di gridi.
SE TU MIO FRATELLO p.242
Se tu mi rivenissi incontro vivo,
con la mano tesa,
ancora potrei,
di nuovo in uno slancio d’oblio, stringere,
fratello, una mano.
Ma di te, di te più non mi circondano
che sogni, barlumi,
i fuochi senza fuoco del passato.
La memoria non svolge che le immagini
e a me stesso, io stesso
non sono già più
che l’annientante nulla del pensiero.
GIORNO PER GIORNO
1940-1946 P.243
1
“Nessuno, mamma, ha mai sofferto tanto…”
E il volto già scomparso
Ma gli occhi ancora vivi
Dal guanciale volgeva alla finestra,
E riempivano passeri la stanza
Verso le briciole dal babbo sparse
Per distrarre il suo bimbo…
[…]
3
Mi porteranno gli anni
Chissà quali altri orrori,
Ma ti sentivo accanto,
M’avresti consolato…
4
Mai, non saprete mai come m’illumina
L’ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più…
[…]
6
Ogni altra voce è un’eco che si spegne
Ora che una mi chiama
Dalle vette immortali….
7
In cielo cerco il tuo felice volto,
Ed i miei occhi in me null’altro vedano
Quando anch’essi vorrà chiudere Iddio…
[…]
10
Sono tornato ai colli, ai pini amati
E del ritmo dell’aria il patrio accento
Che non riudrò con te,
Mi spezza ad ogni soffio…
11.
Passa la rondine e con essa estate,
E anch’io, mi dico, passerò…
Ma resti dell’amore che mi strazia
Non solo segno un breve appannamento
Se dall’inferno arrivo a qualche quiete…
[…]
14
Già m’è nelle ossa scesa
L’autunnale secchezza,
Ma, protratto dalle ombre,
Sopravviene infinito
Un demone fulgore:
La tortura segreta del crepuscolo
Inabissato…
15
Rievocherò senza rimorso sempre
Un’incantevole agonia di sensi?
Ascolta, cieco: “Un’anima è partita
Dal comune castigo ancora illesa…”
[…]
Lo slancio muto della tua speranza.
Sono per te l’aurora e intatto giorno”
IL TEMPO È MUTO
1940-1945 p.251
IL TEMPO È MUTO p.253
[…]
Ogni terrena voce fa naufragio.
AMARO ACCORDO p.254
TU TI SPEZZASTI p.255
INCONTRO A UN PINO
1943 p.257
INCONTRO A UN PINO p.259
ROMA OCCUPATA
1943-1944 p.261
FOLLI I MIEI PASSI p.263
Le usate strade
Folli i miei passi come d’un automa
Che una volta d’incanto si muovevano
Con la mia corsa,
Ora più svolgersi non sanno in grazie
Piene di tempo
Svelando, a ogni mio umore rimutate,
I segni vani che le fanno vive
Se ci misurano.
E quando squillano al tramonto i vetri,
Ma le case più non ne hanno allegria
Per abitudine se alfine sosto
Disilluso cercando almeno quiete,
Nelle penombre caute
Delle stanze raccolte
Quantunque ne sia tenera la voce
Non uno dei presenti sparsi oggetti,
Invecchiato con me,
O a residui d’immagini legato
Di una qualche vicenda che mi occorse,
Può inatteso tornare a circondarrni
Sciogiiendomi dal cuore le parole.
[…]
NELLE VENE p.265
Nelle vene già quasi vuote tombe
L’ancora galoppante brama,
Nelle mie ossa che si gelano il sasso,
Nell’anima il rimpianto sordo,
L’indomabile nequizia, dissolvi;
Dal rimorso, latrato sterminato,
Nel buio inenarrabile
Terribile clausura,
Riscattami, e le tue ciglia pietose
Dal lungo tuo sonno, sommuovi;
Il roseo improvviso tuo segno,
Genitrice mente, risalga
E riprenda a sorprendermi;
Insperata risùscitati,
Misura incredibile, pace;
Fa, nel librato paesaggio, ch’io possa
Risillabare le parole ingenue.
DEFUNTI SU MOTNAGNE p.266
MIO FIUME ANCHE TU p.268
[…]
Ora che già sconvolta scorre notte,
E quanto un uomo può patire imparo;
Ora ora, mentre schiavo
Il mondo d’abissale pena soffoca;
Ora che insopportabile il tormento
Si sfrena tra i fratelli in ira a morte;
Ora che osano dire
Le mie blasfeme labbra:
“Cristo, pensoso palpito,
Perchè la Tua bontà
S’è tanto allontanata?”
2
Ora che pecorelle cogli agnelli
Si sbandano stupite e, per le strade
Che già furono urbane, si desolano;
Ora che prova un popolo
Dopo gli strappi dell’emigrazione,
La stolta iniquità
Delle deportazioni;
Ora che nelle fosse
Con fantasia ritorta
E mani spudorate
Dalle fattezze umane l’uomo lacera
L’immagine divina
E pietà in grido si contrae di pietra;
Ora che l’innocenza
Reclama almeno un eco,
E geme anche nel cuore più indurito;
Ora che sono vani gli altri gridi;
Vedo ora chiaro nella notte triste.
Vedo ora nella notte triste, imparo,
So che l’inferno s’apre sulla terra
Su misura di quanto
L’uomo si sottrae, folle,
Alla purezza della Tua passione.
3
Fa piaga nel Tuo cuore
La somma del dolore
Che va spargendo sulla terra l’uomo;
Il Tuo cuore è la sede appassionata
Dell’amore non vano.
ACCADRÀ? p.271
I RICORDI
1942-1946 p.273
L’ANGELO DEL POVERO p.275
NON GRIDATE PIÙ p.276
Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.
I RICORDI p.277
I ricordi, un inutile infinito,
ma soli e uniti contro il mare, intatto
in mezzo a rantoli infiniti..
Il mare,
voce d’una grandezza libera,
ma innocenza nemica nei ricordi,
rapido a cancellare le orme dolci
d’un pensiero fedele…
Il mare, le sue blandizie accidiose
quanto feroci e quanto,. quanto attese,
e alla loro agonia,
presente sempre, rinnovata sempre,
nel vigile pensiero l’agonia…
I ricordi,
il riversarsi vano
di sabbia che si muove
senza pesare sulla sabbia,
echi brevi protratti,
senza voce echi degli addii
a minuti che parvero felici…
TERRA p.278
LA TERRA PROMESSA
Frammenti 1935-1953 p.279
CANZONE p.281
[…]
Nulla è muto più della strana strada
Dove foglia non nasce o cade o sverna,
Dove nessuna cosa pena o aggrada,
Dove la veglia mai, mai il sonno alterna.
[…]
DI PERSONA MORTA
DIVENUTAMI CARA
SENTENDONE PARLARE p.283
CORI DESCRITTIVI
DI STATI D’ANIMO DI DIDONE p.284
[…]
Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.
IV
Solo ho nell’anima coperti schianti,
Equatori selvosi, su paduli
Brumali grumi di vapori dove
Delira il desiderio,
Nel sonno, di non essere mai nati.
V
Non divezzati ancora, ma pupilli
Cui troppo in fretta crescano impazienze,
L’ansia ci trasportava lungo il sonno
Verso quale altro altrove?
[…]
E, in se stesso mutato,
Concede il fiele dei rimorsi a gocce.
VII
Nella tenebra, muta
Cammini in campi vuoti d’ogni grano:
Altero al lato tuo più niuno aspetti.
XIX
Deposto hai la superbia negli orrori,
Nei desolati errori.
RECITATIVO DI PALINURO p.290
VARIAZIONI SU NULLA p.292
SEGRETO DEL POETA p.293
FINALE p.294
Più non muggisce, non sussurra il mare,
Il mare.
Senza i sogni, incolore campo è il mare,
Il mare.
Fa pietà anche il mare,
Il mare.
Muovono nuvole irriflesse il mare,
Il mare.
A fumi tristi cedé il letto il mare,
Il mare.
Morto è anche lui, vedi, il mare.
Il mare.
UN GRIDO E PAESAGGIO
1939-1952 p.295
MONOLOGHETTO p.297
[…]
Non c’è, altro non c’è su questa terra
Che un barlume di vero
E il nulla della polvere,
Anche se, matto incorreggibile,
Incontro al lampo dei miraggi
Nell’intimo e nei gesti, il vivo
Tendersi sembra sempre.
GRIDASTI: SOFFOCO p.303
[…]
Sempre era stato timido,
Ribelle, torbido; ma puro, libero,
Felice rinascevo nel tuo sguardo…
[…]
Ti vado a prendere il vestito a casa,
Poi nella cassa ti verranno a chiudere
Per sempre. No, per sempre
Sei animo della mia anima, e la liberi.
Ora meglio la liberi
Che non sapesse il tuo sorriso vivo:
Provala ancora, accrescile la forza,
Se vuoi – sino a te, caro! – che m’innalzi
Dove il vivere è calma, è senza morte.
Sconto, sopravvivendoti, l’orrore
Degli anni che t’usurpo,
E che ai tuoi anni aggiungo,
Demente di rimorso,
Come se, ancora tra di noi mortale,
Tu continuassi a crescere;
Ma cresce solo, vuota,
La mia vecchiaia odiosa…
[…]
SVAGHI p.305
SEMANTICA p.309
IL TACCUINO DEL VECCHIO
1952-1960 p.311
ULTIMI CORI PER LA TERRA PROMESSA
Roma, 1952-1960 p.313
Agglutinati all’oggi
I giorni del passato
E gli altri che verranno,
Per anni e lungo secoli
Ogni mattino sorpresa
Nel sapere che ancora siamo in vita,
Che scorre sempre come sempre il vivere,
Dono e pena inattesi
Nel turbinio continuo
Dei vani mutamenti.
Tale per nostra sorte
Il viaggio che proseguo,
In un battibaleno
Esumando, inventando
Da capo a fondo il tempo,
Profugo come gli altri
Che furono, che sono, che saranno.
Se nell’incastro d’un giorno nei giorni
Ancora intento mi rinvengo a cogliermi
E scelgo quel momento,
Mi tornerà nell’animo per sempre.
La persona, l’oggetto o la vicenda
O gl’inconsueti luoghi o i non insoliti
Che mossero il delirio, o quell’angoscia,
O il fatuo rapimento
Od un affetto saldo,
Sono, immutabili, me divenuti.
Ma alla mia vita, ad altro non più dedita
Che ad impaurirsi cresca,
Aumentandone il vuoto, ressa di ombre
Rimaste a darle estremi
Desideri di palpito,
Accadrà di vedere
Espandersi il deserto
Sino a farle mancare
Anche la carità feroce del ricordo?
Ma alla mia vita, ad altro non più dedita
Che ad impaurirsi cresca,
Aumentandone il vuoto, ressa di ombre
Rimaste a darle estremi
desideri do palpito,
Accadrà di vedere
Espandersi il deserto
Sino a farle mancare
Anche la carità eroce del ricordo?
Quando un giorno ti lascia,
Pensi all’altro che spunta.
È sempre pieno di promesse il nascere
Sebbene sia straziante
E l’esperienza di ogni giorno insegni
Che nel legarsi, sciogliersi e durare
Non sono i giorni se non vago fumo.
Verso meta si fugge:
Chi la conoscerà?
Non d’Itaca si sogna
Smarriti in vario mare,
Ma va la mira al Sinai sopra sabbie
Che novera monotone giornate.
Si percorre il deserto con residui
Di qualche immagine di prima in mente,
Della Terra Promessa
Nient’altro un vivo sa.
All’infinito se durasse il viaggio,
Non durerebbe un attimo, e la morte
E’ già qui, poco prima.
Un attimo interrotto,
Oltre non dura un vivere terreno:
Se s’interrompe sulla cima a un Sinai,
La legge a chi rimane si rinnova,
Riprende a incrudelire l’illusione.
Se una tua mano schiva la sventura,
Con l’altra mano scopri
Che non è il tutto se non di macerie.
E’sopravvivere alla morte, vivere?
Si oppone alla tua sorte una tua mano,
Ma l’altra, vedi, subito t’accerta
Che solo puoi afferrare
Bricioli di ricordi.
Sovente mi domando
Come eri ed ero prima.
Vagammo forse vittime del sonno?
[…]
Le ansie che mi hai nascoste dentro gli occhi,
Per cui non vedo che irrequiete muoversi
Nel tuo notturno riposare, sola
Le tue memori membra,
Tenebra aggiungono al mio buio solito,
Mi fanno più non essere che notte,
Nell’urlo muto,notte.
[…]
Rilucere inveduto d’abbagliati
Spazi ove immemorabile
Vita passano gli astri
Dal peso pazzi della solitudine.
[…]
Veglia e sonno finiscano, si assenti
Dalla mia carne stanca,
D’un tuo ristoro, senza tregua spasimo.[…]
Soffocata da rantoli scompare,
Torna, ritorna, fuori di sé torna,
E sempre l’odo più addentro di me
Farsi sempre più viva,
Chiara, affettuosa, più amata, terribile,
La tua parola spenta.[…]
CANTETTO SENZA PAROLE
Roma, Ottobre 1957 p.322
CANTO A DUE VOCI p.324
ALTRA VOCE p.325
PER SEMPRE p.326
Roma, il 24 Maggio 1959 p.326
APOCALISSI
Roma, 3 gennaio-23 giugno 1961 p.327
1
Da una finestra trapelando, luce
Il fastigio dell’albero segnala
Privo di foglie.
2
Se unico subitaneo l’urlo squarcia
L’alba, riapparso il nostro specchio solito,
Sarà perchè del vivere trascorse
Un’altra notte all’uomo
Che d’ignorarlo supplica
Mentre l’addenta di saperlo l’ansia?
3
Di continuo ti muovono pensieri,
Palpito, cui, struggendoli, dai moto.
4
La verità, per crescita di buio
Più a volare vicino s’alza l’uomo,
Si va facendo la frattura fonda
PROVERBI
Roma, 1966-1969 p.331
DIALOGO
1966-1968 p.335
UNGÀ p.337
12 SETTEMBRE 1966 p.339
STELLA p.340
Stella,
mia unica stella.
Nella povertà della notte,sola,
Per me, solo, rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi,
Ma, per me, Stella
Che mai non finirai d’illuminare
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce Che la disperazione in me Non fa che acuire.
È ORA FAMELICA p.341
È ora famelica, l’ora tua, matto.
Strappati il cuore.
Sa il suo sangue di sale
E sa d’agro, è dolciastro essendo sangue.
Lo fanno, tanti pianti,
Sempre più saporito, il tuo cuore.
Frutto di tanti pianti, quel tuo cuore,
Strappatelo, mangiatelo, saziati.
DONO p.342
HAI VISTO SPEGNERSI p.343
LA CONCHIGLIA p.344
LA TUA LUCE p.346
La tua luceScompare a poco a poco, amore, il sole
Ora che sopraggiunge la lunga sera.
Con uguale lentezza dello strazio
Farsi lontana vidi la tua luce
Per un non breve nostro separarci.
IL LAMPO DELLA BOCCA p.347
SUPERSTITE INFANZIA p.348
1
Un abbandono mi afferra alla gola
Dove mi è ancora rimasta l’infanzia.
Segno della sventura da placare.
Quel chiamare paziente
Da un accanito soffrire strozzato
E’ la sorte dell’esule.
2
Ancora mi rimane qualche infanzia.
Di abbandonarmi ad essa è il modo mio
Quel fuori di me correre
Stretto alla gola.
Sorte sarà dell’esule?
E’ per la mia sventura da placare
Il correre da cieco,
L’irrompente chiarmarti di continuo
Strozzato dal soffrire
REPLICHE DI BRUNA p.349
13 SETTEMBRE 1966 p.351
SAO PAULO p.352
Drusiaca città, celandoti notturna,
Amorevole accogli l’inquieto mio vagare.
Con la fuggita luce, morirono i colori
E più non appartiene il vivere
Che a rincorse di spettri.
Il pensiero nei ricordi s’affoga
E il passo mi accompagna solo l’ombra.
VARIAZIONI
SUL TEMA DELLA ROSA p.353
SOLITUDINE p.356
COLORE D’OMBRA p.357
NUOVE
1968-1970 p.359
PER I MORTI DELLQA RESISTENZA p.361
SOLILOQUIO p.362
CROAZIA SEGRETA p.364
LE BOCCHE DI CATTARO p.364
DUNJA p.365
L’IMPIETRITO E IL VELLUTO p.366
DERNIERS JOURS
1919 p.367
LA GUERRE p.369
POUR GUILLAUME APOLLINAIRE p.371
NOCTURNE p.372
MÉLANCOLIE p.373
HIVER p.374
PRÉLUDE p.375
PRAIRIE p.376
LA ROSÉE ILLUMINÉE p.377
VOYAGE p.378
VIE p.379
LA SÉRÉNITÉ DE CE SOIR p.380
MILITAIRES p.381
NOSTALGIE p.382
HORIZON p.383
DE L’AUBE ET NOCTURNE p.385
FIN MARS p.386
NUIT D’ÉTÉ P.387
ÉBLOUISSEMENT p.388
CONCLUSION p.389
P-L-M
1914-1919 p.391
PERFECTIONS DU NOIR p.393
ROMAIN CINÉMA p.400
CALUMET p.403
POESIE DISPERSE p.405
IL PAESAGGIO D’ALESSANDRIA D’EGITTO p.407
CRESIMA p.408
INEFFABILE p.409
VISO p.410
VIAREGGIO p.411
BISBIGLI DI SINGHIOZZI p.412
Mi tornano
transitando
per i canneti titubanti
lungo la strada
scorticata
sul dorso della solitudine
le parole
delle anime perse
e finiscono di smorzarsi
in quelle ondate
di masso
alleggerito dal buio
che accovacciato
all’orlo del cielo
viscido
come una maiolica
incide
una bocca affilata
di baratro.
POESIA p.413
I giorni e le notti
suonano
in questi miei versi
di arpa
vivo di questa gioia
malata di universo
e soffro
di non saperla
accendere
nelle mie
parole
L’ILLUMINATA RUGIADA p.414
MATTUTINO E NOTTURNO p.415
CONVALESCENZA
IN GITA IN LEGNO p.416
MELODIA
DELLE GOLE DELL’ORCO p.417
TIEPIDA VAGA MATTINA p.418
ALBA p.419
… p.420
SONO MALATO p.421
La malinconia
mi macera
Il corpo dissanguato
mi dissangua
la poesia
MANDOLINATA p.422
MUGHETTO p.423
BABELE p.424
IMBONIMENTO p.425
NOIA p.426
NEBBIA p.427
TRAME LUNARI p.429
il suono attutito di perse
memorie riverbera
affiorano brividi d’ombra
da uno spiraglio repentino è desto
un corso d’acqua calmo e chiaro
svela ammutoliti giardini
e questo crucciato profugo è
riflesso in quel vago balocco
o gote rosee o tempie azzurrine
o dolcezza d’occhi senza pensieri
SOGNO p.430
ALTRE POESIE RITROVATE p.431
VIAVAI p.433
SOLDATO p.434
NOTTE p.435
(SENZA TITOLO) p.436
Lettera a Prezzolini e Soffici p.437
Pensavo oggi, guardando questo cielo piovigginoso, che se, per un’improbabile grazia, si fosse d’improvviso alzato l’azzurro, non sarei stato colto da stupore nè da speranza. Anche la nostalgia ha finito di persuadermi. Ho varcato tutti gli stadi dove l’uomo può ancora trovarsi una ragione di vivere. Gli alti cieli delle notti chiare, se mai ancora dovessero scoprirsi per me, avrebbero un significato di commiato. Non sai -e chi saprà? – quest’infelicità di sentirsi abbandonato? abbandonato anche dalle cose, anche dalla terra, anche dal mistero delle stagioni.
Non avere prossimo; si potrebbe popolare il mondo di confidenti immaginari, ma non essere cresciuto in alcuna terra; ma non portare in nessun luogo l’aria familiare dell’origine, ma vagare sempre in esilio.
Mi sono creato un paese di cristallo, perchè fatalmente dovessi accorgermi, da qualsiasi. punto, che non era naturale.
E non si può vivere a lungo di queste allucinazioni ideali.
La vita è una dura disputa mossa da guai concreti, e ci vuole un terreno nel quale attecchire, e ci vuole il caldo che maturi e odori, e ci vuole la sera, che inondi di malinconia e la mattina che rinfreschi e rassereni.
Non ho che strade, strade e strade: il grigio perfido di questo cammino senza conclusione.
PRIMAVERA p.438
PREDA SUA p.439
NUOVE RITROVATE p.441
TESTI A STAMPA p.443
Rammento, amico antico, l’antica nenia dell’ anima mia:
Quanto ho pianto, mamma?
Tu hai contato le lagrime;
le lacrime non ho contato:
dagli occhi è scaturito un fiume,
e inonda le città; …
danzano sirene nel fiume, mamma!!
E tutto ho riveduto, e tutto ho rivissuto: le cose consuetudinarie
di mia prima esistenza monotona, rifurono, monotonamente
. . . Ricordi il vecchio bambino, dodicenne poeta, assorto in
visione: il bambino silente fra il giuoco romoroso? E i versi, lenti
di Giacomo Leopardi, il poeta noto al vecchio bambino, ricordi?
E non sono passati molti anni, e rincorro ancora i sogni, con
anima stanca: e l’altra notte ho aperto il libro che voglio laudare,
mentre fantasimi lugubri accrescevano cordoglio all’ anima stanca.
MILANO DI VIA SAN DAMIANO p.446
PARIGI DELLE TRE DOPO MEZZANOTTE p.447
INFANZIA p.448
DINDIRINDINO LUCCHESE p.449
VIAGGIO p.450
Non mi posso accasare.
Ad ogni nuovo clima, mi ritrovo di avene già saputo.
In quali tempi andati?
Sempre me ne stacco forestiero.
Tornato nascendo da epoche troppo vissute.
Cerco un paese innocente.
SENTIMENT DE LA NUIT p.451
ACQUAFORTE p.452
GRECIA 1970 p.453
ABBOZZI MANOSCRITTI EDITI POST MORTEM p.455
LUSINGA p.457
(SENZA TITOLO) p.458
Rifluire di ricordi nell’aria d’un sogno
–
–
–
Leggermi
trasecolato
– la vita
in questo vuoto
–
–
–
PRIMAVERA 1916 p.459
CORO LATINO p.460
INNO DI GUERRA p.462
SILENZIO p.464
PER NON RAMMARICARSI D’ESSER NATI p.465
NOTTE p.466
OGGI p.467
Oggi tutto mi pare valicato
Il mio cuore
oggi
non è altro
che un battito di nostalgia
RIMORSO p.468
La mia vita
è già
così colma
di morte
Da ogni attimo
che mi sorge
m’irride
quella scia
di bene
andato
Ogni attimo
che mi sorge
mi si corrompe
in delusione
Vorrei essere
piccolo e ignaro
avere
i sensi vergini
godere
senz’apprensione
di quest’abisso
che mi crescere
nel cuore
PRODIGIO IN TRE TEMPI p.469
PAESAGGIO DI GUERRA p.471
POESIA p.472
LE POÈTE ASSASSINÉ p.475
QUADERNO DI GUERRA p.476
ACQUA p.477
NINNANANNA p.478
AMORE p.480
NUOVI TESTIMONI MANOSCRITTI DAL FONDO UNGARETTI p.480
APPENDICI:
«CICLI» STORICI E AUTOTRADUZIONI p.485
1 – «APPUNTI PER UNA POESIA». TRE «FASI» p.487
2 – DAGLI «HYMNES» (1928)
A «VIE D’UN HOMME» (1939) p.509
3 – PICCOLA ROMA 1944 p.523
4 – PRIME PROSE E PROSE LIRICHE RITROVATE p.529
BIZZARRIE. HALIL p.531
BIZZARRIE. FIFINA A TITINA p.536
LUCIFERO p.540
CORPORALE p.545
APPUNTI PER UN’AUTOPSIA DEL MALE E DEL BENE p.546
DIECI ANNI p.551
NOTE
A cura dell’Autore
e di Ariodante Marianni p.557
NOTA INTRODUTTIVA p.559
L’ALLEGRIA p.579
SENTIMENTO DEL TEMPO p.591
IL DOLORE p.604
LA TERRA PROMESSA p.605
UN GRIDO E PAESAGGI p.627
IL TACCUINO DEL VECCHIO p.630
DIALOGO p.631
NUOVE p.632
DERNIERS JOURS p.633
POESIE DISPERSE p.635
ALTRE POESIE RITROVATE p.636
BIBLIOGRAFIA p.639
OPERE DI GIUSEPPE UNGARETTI p.641
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DELLA CRITICA p.647
INDICI p.657
INDICE DEI TITOLI p.659
INDICE DEI CAPOVERSI p.669
INDICE GENERALE p.683