GIUSEPPE POLLICELLI E MARIO TANI – TEMPORARY ROAD. (UNA) VITA DI FRANCO BATTIATO



GIUSEPPE POLLICELLI E MARIO TANI – TEMPORARY ROAD. (UNA) VITA DI FRANCO BATTIATO
LA NAVE DI TESEO – I ed DICEMBRE 2018

FILM – SETUP – CAPITOLI – EXTRA (Conversando con Franco 12 luglio 2012, Intervista ai registi Pollicelli e Tani, Intervista a Cattini e Pischetola)

Sulle note di Sulle Corde di Aries inizia il docufilm… I titoli di testa si alternano a immagini del mare, di Battiato che si appresta a cantare o al lavoro in studio per Apriti Sesamo…
Battiato parla delle fasi della propria vita: l’addio alla Sicilia e l’arrivo a Milano… La musica e gli esordi nella canzonetta… La sperimentazione degli anni ‘70… Spezzoni da concerti del periodo e quelli da Joe Patti’s… La ricerca musicale e quella interiore dopo la lettura di un libro di Gurdjieff nel 1975… La svolta “pop” con l’Era del Cinghiale Bianco… È l’inizio della terza fase, quella della “comunicazione”… Esibizioni live recenti si alternano a spezzoni video dei successi degli anni ‘80 post voce del padrone (incluso video di No Time No Space)… La possibilità dell’esistenza di altri mondi ed altre razze… Infinitesimale la conoscenza umana… Maestri spirituali… Spezzoni da Perduto amore… La quiete della casa di Milo… Immagini dal Telesio… L’indipendenza e la libertà personale… La reincarnazione… La comprensione e il perdone… Ancora spezzoni di recenti live e prove degli stessi… Noi esseri umani non siamo all’altezza del compito assegnatoci dal cosmo… Esistiamo per evolverci non certo per andare avanti a produrre simili copie… Se uno sceglie di fare l’assassassino lo sceglie lui… Tutti abbiamo le stesse possibilità… Lode all’inviolato Live… Il Kybalion… La pittura il cui esercizio è stato fonte di sofferenza e poi di benessere… La Cura Live… Ancora spezzoni dai film e dal backstage degli stessi… La materialità, gli amori, le pulsioni contro le quali lottare per ottenere la “liberazione”…
Sulle note di L’ombrello e la macchina da cucire scorrono i titoli di coda…

LIBRO

DIALOGO CON GIUSEPPE POLLICELLI
LA NAVE DI TESEO

NON ERO ANCORA NATO CHE GIÀ SENTIVO IL CUORE p. 9

PUBBLICO E PRIVATO p. 19

Ma a te piace essere famoso?
Sicuramente un tempo ne ero gratificato, la cosa mi inorgogliva. Da diversi anni a questa parte, dveo dire, è il contrario: a volte è veramente fastidioso che ti vengano a chiedere un autografo, magari in aeroporto, mentre stai leggendo o sei mentalmente concentrato su qalcosa che ti riguarda. Tuttavia so bene che si tratta di piccoli disagi temporanei, circostritti a contesti ben precisi. Di spazi totalmente miei continuano ad averne tanti. L’unica cosa a cui non sono mai riuscito ad abituarmi sono i saluti che mi vengono rivolti per strada, mi resta sempore il dubbio se quello che mi ha appena salutato lo conosca davvero oppure se sia la prima volta che lo incrocio.

Di te Fabrizio De André ha detto che l’essere diventato famoso ti è servito per proteggere e affinare ulteriormente la vera essenza della tua persona.
È una considerazione giustissima, veramente acuta. Essere famoso ti può costringere a dedicarti con la massima attenzione ai tuoi spazi privati e alla valorizzazione della tua interiorità, ed è quanto è successo a me. L’importante, naturalmente è che uno stia bene con se stesso, che non tema la solitudine, altrimenti è meglio fare altro. (pp. 18-19)

GLI ANNI SPERIMENTALI p. 21

IL GRANDE SUCCESSO p. 29

[…]ritenevo di avere già toccato il mio apice di popolarità come musicista. Non avevo idea di cosa fosse la fama. L’ho capito, con gli interessi, dopo il successo inaudito de La voce del padrone.

Come hai vissuto quel momento?

Non bene. Volevo mollare tutto, è stato Giusto Pio a farmi desistere. […]

Dovunque andassi trovavo centinaia di persone ad attendermi. Un incubo. (p. 31)

In che modo ne sei venuto fuori?
Facendo l’album L’Arca di Noè, che andava in tutt’altra direzione rispetto a La voce del padrone e ha quindi disatteso le aspettative del pubblico. Vendette comunque molto, ma lo apprezzarono in pochi. (pp. 31-32)

COLLABORAZIONI E TRADUZIONI p. 35

PUBBLICI DIVERSI p. 39

Dopo oltre quarant’anni di carriera non sei stanco di esibizioni live?
È un aspetto del mio lavoro che non mi ha mai entusiasmato, mi sento più portato per la composizione e per lo studio. Però è un aspetto importante, quindi l’ho sempre coltivato.

Forse l’emozione e l’adrenalina, un tempo, erano superiori a quelle di adesso.
Non ho mai provato emozioni particolari a cantare dal vivo, anche perché con il pubblico ho avuto sempre un buon rapporto. (p. 39)

LA FORMA CANZONE p. 45

All’inizio mi sono dedicato alla canzone essenzialmente per ragioni finanziarie, perché volevo arricchirmi, ma a un certo punto ho capito che il mio destino è quello di fare da ponte, proprio per mezzo delle canzoni, tr ail mondo superiore e quello ordinario. (p. 46)

Ho vissuto alcuni anni molto bui nei quali, però, ho scoperto sia la meditazione che la musica elettronica. (pp. 46-47)

Lì però, il mio ruolo era quello di arrangiatore. Comunque è vero, l’amore per la canzone non mi ha mai lasciato. Del resto, a un certo punto della mia carriera mi sono reso conto di essere venuto al mondo soprattutto per uno scopo: far conoscere alla gente argomenti ardui grazie a una musica fornita di una forte capacità comunicativa. (p. 47)

No so rispondere con sicurezza. Di certo, oggi, il livello medio della musica pop mi appare benissimo. Ciò che si ascolta e si vede in certi talent show è patetico. Per foruno ci si può sempre rifugiare in certi geni del passato i quali, ogni volta che si ascolta qualche loro composizione, ci ricordano che la musica è un ponte tra la nostra realtà apparente e il divino. (p. 48)

IL CINEMA p. 53

In sintesi, che cos’è per te il cinema?
È un linguaggio con cui esprimere quello che mi interessa e ritengo importante, non diversamente dalla musica o dalla pittura, che pratico anch’essa da molti anni. […]
La tecnica, cioè, è l’uso corretto di un certo strumento, e non la si può far diventare prevalente sull’espressione artistica. Anzi, la tecnica dev’essere al servizio dell’arte, dev’essere un mezzo attraverso cui esprimersi. (p. 53)

Chi sono coloro che, a tuo avviso, hanno raggiunto le vette più alte del misticismo?
I buddisti tibetani, il loro livello è il più elevato in cui io mi sia mai imabattuto. […]

Liberarsi dalle catene della materia è fondamentale. Anche il nostro corpo è spesso un fatto che ci lega. (p. 58)

IL DESTINO, LA SOLITUDINE, I NEMICI p. 67

Tu che spiegazione ti dai del fatto che spesso uomini e donne di grandi capacità non riescono ad affermarsi e magari si trovano costretti a svolgere, nella vita, un’attività di ripiego?
Ritengo che c’entri molto il carattere di una persona. Purtroppo ci sono indivudi che hanno un approccio non positivo verso la vita e tendono al vittimismo o all’autocommiserazione. Costoro percepiscono la realtà come pregiudizialmente ostile e, così facendo, attirano su di sé energie negative, è come se si autoconfinassero. (p. 67)
Quando hai un’ossessione per una cosa, questa accade, nel bene come nel male.

Ritieni di avere fatto qualche errore, nella tua carriera?
Certamente, com’è inevitabile ho commesso non pochi errori. Ma sono proprio gli sbagli ad aggiustarti il tiro. La cosa affascinante della nostra presenza su questo pianeta, per quanto illusoria essa sia, è la possibilità di effettuare delle comparazioni. È decisivo imparare a capire se una persona sia per te positiva oppure no: se sotto questo aspetto non sei “svezzato”, puoi finire in balìa di qualsiasi cialtrone. (p. 68)

Sono il chiasso e la confusione a fare male, non la solitudine. (p. 69)

Sei sempre convinto della tua scelta di vivere senza qualcuno accanto?
La mia strada è quella. Io penso che l’unione di coppia, potenzialmente, sia la condizione ideale per gli esseri umani: sono lo yin e lo yang che si fondono. Ma le combinazioni perfette sono rarissime, quasi inesistenti. Nella maggior parte dei casi si traducono in autentiche condanne. Per me è stato così: forse perché, banalmente, non ho mai incontrato la “persona giusta”. (pp. 69-70)

Il mio modello rimane un mistico secondo cui l’ideale sarebbe attraversare il pianeta senza farsi vedere da nessuno, quindi senza avere né amici né nemici. (p. 70)

TELESIO p. 75

APRITI SESAMO p. 79

Ciò che sopravvive al corpo è la coscienza, se l’abbiamo risvegliata in tempo, e dopo la morte ci rapporteremo ad anime il cui livello di evoluzione è simile a quello raggiunto da noi. Magari in attesa di na nuova incarnazione. (pp. 79-80)

Semopre in Testamento c’è un verso che celebra “la libertà reciproca di non avere legami”.
È una ricetta di vita. Amo stare con le persone con cui mi trovo bene, ma non voglio avere vincoli né imporli. (p. 80)

Al periodo giovanile appartengono aspetti negativi che ognuno di noi, in seguito, è chiamato a modificare e a correggere, penso sia un dovere degli uomini e delle donne degni di tale nome. (p. 81)

Ma questo tipo di scenario, quello della “toccata e fuga”, non ha mai esercitato un ascendente su di me.

Avresti voluto relazioni più profonde?
La verità è che ero in cerca di altro. E già a ventiquattro anni, benché non avessi ancora chiaro in mente cosa avrei fatto della mia vita e se sarei diventato un musicista a tempo pieno, ebbi il primo bagliore di consapevolezza: percepii che dovevo mirare a ciò che supera la pura e semplice esperienza sensibile. (p. 82)

POLITICA E REINCARNAZIONE p. 87

[…]io credo che in certi frangenti una guida autoritaria, se illuminata, non sia per forza un male. (p. 89)

Bisogna considerare un ounto fondamentale. Io credo nella reincarnazione. Diciamo pure che la considero una scienza, così come il karma. Un individuo che va incontroa un precoce destino di mote sconta probabilmente le consenguenze di quanto da lui compiuto in un’altra vita. Bisogna liberarsi dall’idea che i bambini siano puri e immacolati: ognugno di loro ha alle spalle migliaia di vite. Quella che non tiene conto di simili evidenze è una visione consolatoria, ed è questa visione che io critico.

A volte si ha bisogno di consolazioni.
Come diceva il mistico indiano Aurobindo: ci sono momenti in cui Dio ti abbandona e tu precipiti nel nulla.
Io, negli anni, ho imparato a gestire questi momenti, a guardarli dall’esterno anziché farmene dominare. È il frutto di un esercizio costante che ha contrassegnato tutta la mia esistenza e che mi ha fatto capire come le fasi di oscurità non siano sciagure, ma doni utili per elevarsi.
La vita è una faccenda serissima. (pp. 91-92)

Libro e docufilm molto interessanti consigliati non ai soli fan dell’artista ma a chiunque voglia allargare i proprie orizzonti culturali…