GIOVANNI GRIMALDI – LE BELVE

GIOVANNI GRIMALDI – LE BELVE
GIOVANNI GRIMALDI – LE BELVE

GIOVANNI GRIMALDI – LE BELVE

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Il salvatore

Un pacato automobilista di passaggio, fermatosi per via di un assembramento, decide di tentare di far desistere un uomo dall’intenzione di suicidarsi gettandosi da un tetto, motivo del trambusto. Già presenti al piano, la di lui moglie e il prete…

L’uomo, cornuto e di moglie brutta, sembra ribattere a tutte le argomentazioni dell’automobilista che lo convince a rimanere solo a riflettere e fare un bilancio della propria vita per dieci minuti, prima di gettarsi… Scende poi al bar per telefonare… non ai soccorsi, ma al suo assistente, intimandogli di fare presto… Il giovane arriva con una cinepresa, riprendendo la folla e il piano, pronto a immortalare la morte in diretta dell’uomo… L’automobilista, in realtà un giornalista, chiude così il suo ipocrita e toccante servizio… “E le belve stanno a guardare”…

La voce del sangue

Il cinico imprenditore Dario Borsetti fa di tutto per riuscire a ottenere dal ministro dei lavori pubblici l’appalto della costruzione di un ponte… Il politico gli dà appuntamento per le dodici, nel suo studio, con Dario a chiedere alla moglie, Clara, di sedurlo. Questa viene però respinta, sostituita… dalla figlia Luisella!, ben più gradita in quanto giovane… Dario apprende, peraltro, che la ragazza non è sua figlia, bensì del “primo appalto”, tranquillizzandosi dopo un’iniziale inalberatura… Mi avevi messo una paura, vieni, andiamo a brindare, taglia corto…

Il fachiro

Innanzi a un pubblico scarno ma composto, accompagnato dal fido barbuto assistente, il fachiro Raimondo, dall’eloquio francese maccheronico, strappa applausi con giochi di coltelli e spade, levitando infine sotto ipnosi…

La sera, a cena con la famiglia, protesta giacché a lui spetta unicamente una tisana mentre gli altri s’ingozzano con abbondanti piatti di pasta e carne… Dopo un vano tentativo di furto di cibo, viene placato con una iniezione. Lui deve mantenerli tutti e non può certo ingrassare…

Una bella famiglia

Marito e moglie salutano i figli, affidati alle cure di una bambinaia, affinché siano condotti a scuola, da lui ritenuta forse poco propensa a lavarsi… Poco dopo, lei scende dall’auto… per prostituirsi in strada!…

Il caso Apposito

Alla CNAP, al seguito di accuse di nepotismo ritenute inaccettabili, Giovanni Apposito decide di rassegnare le proprie dimissioni… A sette colonne sui giornali sinistroidi, le denunce di arricchirsi con sovvenzioni e corruzione… Mentre arringa i collaboratori, nel nominarli li svela tutti come effettivamente parenti… Alla fine si lascia convincere a ritirare le dimissioni, rammentando ai presenti il fondamento della società: la corruzione… essi vengono corrotti soprattutto… L’indomani i giornali rincarano la dose, annunciando verifiche fiscali sull’azienda… Giovanni corrompe allora uno dei fiscalisti inquirenti, Giulio Bianchi, che, per il rimorso, finirà per suicidarsi dopo aver redatto una relazione in suo favore… L’ipocrita terrà un discorso durante le esequie al cimitero!, prima di recarsi a mignotte con l’auto della società…

Il cincillà

Al ristorante il rampollo Lanfranco fa infuriare il padre, Placido, patron di un’azienda di uova di gallina, in quanto la fidanzata, Judy, si presenta con una pelliccia di cincillà. L’uomo ritiene, infatti, che sfruttino i suoi soldi, insultando in ogni modo la ragazza e il figlio, vicepresidente…

L’indomani Placido intima a Lanfranco di lasciare Judy che, però, rifiuta… Si reca allora di nascosto a casa di Lanfranco, offrendo venti milioni alla ragazza prima di minacciare di interdirlo se non diventerà la sua amante, nonché colei che mantiene il rampollo… La donna accetta, raggiunta da Lanfranco che aveva organizzato tutto proprio per provocare Placido… Continueranno a fare il doppio gioco, con Lanfranco a mostrarsi un cinico interessato solo ai soldi. Sono i soldi che contano, Judy, e gliene devi levare tanti, perché mi servono, taglia corto lui… I giorni dispari ci sarà lui, i pari Placido e la domenica ti riposi…

Il chirurgo

Un chirurgo allude alla possibilità di morte accidentale di un suo paziente, riconosciuto quale nemico, pur dovendolo sottoporre a un intervento di appendicite di routine…

Processo a porte chiuse

Francesco Sparapaoli, campagnolo lento di mente, si ritrova a processo con l’accusa di incesto e abusi sessuali sulle tre sorelle, ora incinte… Con le parti offese iniziano scambi di reciproche accuse, con lui a dichiararsi da loro violentato! Concetta è la prima a testimoniare, descrivendo di come l’abbia presa dopo un bagno al fiume… Lui nega: tornava dopo aver fatto sesso con la capra, accorrendo in soccorso della sorella che stava annegando. Ma, in acqua, è lui ad essere svenuto e poi abusato… Carmela è stata invece abusata dentro il fienile, dopo essere stata stordita… Lui, ovviamente, dichiara di essere stato violentato dopo essere svenuto… A Filomena si era invece presentato nei panni di un distinto straniero, Mandrake, abusandola dopo averla legata… Lui nega ancora: lei aveva simulato un malore con la scusa di indurla a massaggiarla per poi approfittare di lui… Francesco insiste: è colpa loro che lo hanno provocato, lui senza malizia e incredibilmente in grado di metterle incinta con un solo rapporto? Non se la facevano anche con altri? I concittadini gli danno ragione: erano malefemmine… L’arringa dell’avvocato non lo convince e così si difende da solo: è solo un poveruomo vittima di povertà, ignoranza e di una difficile infanzia…

La sentenza gli è favorevole e le tre donne sono condotte in carcere, mentre l’avvocato d’ufficio tenta invano di estorcere denaro allo scaltro campagnolo…