GIAMPIERO MUGHINI – E LA DONNA CREÒ L’UOMO. LETTERA D’AMORE A BB

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MONDADORI – I ED 2006

QUEL BRONCIO DIVINO E IMPUDENTE p. 3

Et Dieu… crèa la femme, il film che portava la firma del ventottenne regista francese Roger Vadim e che aveva come protagonista una Brigitte Bardot incendiata dai suoi 22 anni, debuttò sullo schermo di un cinema parigino degli Champs-Elysées alla sera del 4 dicembre 1956. (p. 4)

Un sogno erotico che a cinquant’anni di distanza continua a incarnare come nessun’altra diva cinematografica prima e dopo di lei, un sogno che mai più sarà altrettanto rovente. Al punto che nel 1958, nel suo stand all’Esposizione universale di Bruxelles, il Vaticano scelse proprio una foto di Brigitte che sta ballando il mambo quale prototipo di una creatura terrena che incarnasse il Male, che rappresentasse la lussuria la più infernale. […]

«Les années Bardot», gli anni dell’Europa giovane che ci apprestiamo a raccontarvi. (p. 6)

Il successo del film di Vadim esplose a tutta prima negli Usa[…].

Dagli States il successo dilagò ovunque nel mondo[…]. (p. 12)

Era nata l’era moderna e portava il marchio Bardot, l’era da cui sono venute tutte le rose e tutte le spine della nostra vita sentimentale e affettiva. (p. 14)

Era stato un rinomato stilista parigino, Louis Réard, a inventare il costume da bagno femminile a due pezzi e a chiamarlo «bikini», dal nome di un’isola del Pacifico dove gli americani avevano fatto dei test nucleari in quei mesi dell’immediato dopoguerra; ed era stata una ballerina del Casino de Paris, Micheline Bernardni, a indossarlo e promuoverlo il 5 luglio 1946. (p. 19)

Così come non poteva non essere stato ideato, scritto e pubblicato a Parigi un altro dei romanzi che contrassegneranno un’epoca e che apriranno una pista inedita della fantasia erotica moderna, quelle prime seicento copie dell’Histoire d’O pubblicate da Jean-Jacques Pauvert nel giugno 1954. […]

L’autrice vera?[…] Si chiamava Dominique Aury, aveva 47 anni, anche lei na dello stato maggiore editoriale della Gallimard[…]. (p. 20)

In nessun’altra città al mondo, tra anni Cinquanta e primi Sessanta, le donne rispondevano agli sguardi degli uomini, o più spesso li anticipavano, come a Parigi. […]

Né poteva non essere concepita e pubblicata nella Parigi degli anni Cinquanta una collana di libri dedicati all’erotismo cinematografico, libriche diverranno feticci di studiosi e collezionisti dell’argomento. (p. 21)

Figlia di un piccolo imprenditore cui gli affari andavano mica male, la Bardot era nata nel 1934. maggiore di due sorelle, era una borghese parigina educata all’antica[…]. (p. 28)

Colette aveva già 69 anni nel 1942 quando pubblicò per la prima volta, su cinque numero di un settimanale letterario che usciva a Lione, Gigi. Un racconto di 70 pagine che resta tra le gemme della letteratura francese del Novecento. […] lei aveva inventato non il nome, ma il personaggio della lolita. (p. 29)

La Bardot era la creatura per antonomasia della strada moderna e del suo tumultuante teatro che ogni giorno si rinnova. E difatti i redattori di una rivista di moda l’avevano scoperta me che quindicenne mentre camminava per strada accanto alla madre. Le prime delle decine di migliaia di foto di Brigitte che avrebbe scandito un trentennio, apparvero su «Le jardin des modes junior». Le vide una che se ne intendeva, la regina dell’editoria al femminile, Hélène Lazareff, e subito giudicò che quella ragazzina seppure acerba, una che non portava ancora calze e reggiseno, ce l’aveva impresso addosso lo spirito del tempo. […]

Gli anni Cinquanta cominciavano, e dunque decollava la «dolce vita» del Novecento. (p. 32)

Fra i tanti che videro quella copertina ci fu uno dei più noti registi francesi, Marc Allégret. […]

Lo sceneggiatore del film era il figlio di un immigrato russo, Roger Vadim Plemiannikov, uno che aveva cominciato a masticare il cinema già a 17 anni. […]

Allegret non decise né sì né no[…], ma l’incontro lasciò egualmente una traccia nella storia del cinema e del costume moderno. (p. 33)

Nato a Parigi nel 1928, […] Roger Vadim era di sei anni più grande di Brigitte. (p. 34)

E finché, lei finalmente diciottenne, i due innamorati si sposarono il 20 dicembre 1952 nel municipio de XVI arrondissement e, il giorno dopo, in chiesa. […]

Al Vadim che aveva inventato la Bardot e il suo mito cinematografico, toccò di girare il suo «tradimento» in tempo reale. Chi di cinema ferisce, di cinema perisce. Il film non era neppure finito quando lei e Vadim si separarono. A metà del 1957 erano bell’e divorziati.

Sarebbe stato, quello che Brigitte e Trintignant vissero nell’appartamento al terzo piano senza ascensore al numero 79 di rue Chardon Lagache[…], l’amore più pieno e intenso della sua vita. (p. 36)

Comincia di lì il suo continuo trasloco da un amante all’altro e da un letto all’altro, traslochi talmente repentini che le vittime li apprendono talvolta dai giornali. Per mollare Bob Zaguri, uno di questi amanti che per un momento erano sembrati intangibili, e volare a Las Vegas a sposare Gunter Sachs, le ci vollero in tutto un paio di giorni. (p. 37)

Era tale il suo bisogno di una spalla machile su cui appoggiare la testa la notte prima di prender sonno, che non sempre Brigitte distingueva se chi era entrato nel suo letto era un pappone o un poeta. (p. 38)

BUONGIORNO, LOLITE p. 41

Senza il lolitismo, senza il mito della ninfetta sturbante da quanto è sapiente nell’accendere la cupidigia del maschio già maturo, senza il mito della ragazza acerba e tentatrice, sessualmente esordiente ma già esperta, capisci poco e male di Brigitte Bardot e del suo trionfo. (p. 41)

Il lolitismo non definisce un’età quanto uno stato dell’anima femminile,quello della ragazza cerba ma già spregiudicata e pronta a entrare nell’agone sessuale e sentimentale. (p. 42)

Uno dopo l’altro, gli editori americani ai quali lo offrì gli risposero con un no sonante. (p. 47)

Le prime mille copie del libro, due diversi tomi per complessive 400 pagine, uscirono a Parigi il 15 settembre del 1955. […]

Così come ci vollero un paio d’anni perché gli editori americani si accorgessero del granchio che avevano rpeso, e pubblicassero finalmente il romanzo. Destinato a uno strepitoso successo di pubblico in tutto il mondo, nel settembre del 1958 Lolita era in testa alla classifica dei libri venduti in America. La prima edizione italiana la pubblicò Mondadori nel maggio 1959, nella traduzione di Bruno Oddera. (p. 49)

Era successo che dopo lo straripante successo commerciale di Et Dieu… crèa la femme, le offerte di nuovi film cadessero a pioggia sul capo dorato di Brigitte. Nello spazio di un anno ne aveva già girati quattro o cinque prima che Claudea Autant-Lara, nel 1957, le offrisse la parte di Yvette Maudet nel film tratto dal romanzo di Simenon e che ne conservava il titolo. (p. 54)

Meno di quattro mesi dopo il parto, il 2 magio 1960, la Bardot comincia le riprese de La Vérité[…]. (p. 70)

Nel 1966 era intanto arrivato il terzo marito, lo stramiliardario Gunter Sachs di cui abbiamo parlato. (p. 76)

Il fatto nudo e crudo che la Bardot trentenne, pur strainfischiandosene della politica, fosse di destra. Odiava «il merdaio burocratico», l’arroganza con cui i «mediocri» accampano i loro diritti. «Odio le ferie pagate», aveva detto e ripetuto mille volte. […]

[…] la democrazia di massa non la digeriva proprio. […]

Mai aveva smesso di essere una borghese calzata e svestita. Era una seguace devota e ardente di Charles De Gaulle, punto e basta.[…]

A solo sentire la parola «comunismo» le veniva l’orticaria, non che su questo punto sia facile deriderla. (p. 77)

Ma torniamo indietro negli anni. E dunque che succede quando irruppe il Sessantotto parigino, e lei avva in quel momento 34 anni? Riconobbe almeno quelli, e soprattutto quelle, che erano come suoi figli? Niente affatto. Tutto al contrario, li diseredò. (p. 78)

Abbiamo perdonato a uno scrittore come Louis-Ferdinand Céline il suo antisemitismo, o a Honoré de Balza di essere così cocciutamente dalla parte della monarchia franese ottocentesca, figuriamoci se ci può fare caldo o freddo il racconto tanto sprezzante quanto grottesco che la Bardot fa del Sessantotto parigino. Solo che è un racconto del tutto immaginario, oltre che autocaricaturale se pensi a quali labbra lo stanno pronunciando. (pp. 78-79)

No, noi che nel Sessantotto eravamo nei nostri vent’anni non eravamo capaci di alcun prono dell’immaginazione o dell’azione. (p. 79)

«JE T’AIME, MOI NON PLUS» p. 81

Nel settembre 1967, quando ricevette la telefonata di Serge Gainsbourg che le annunciava di avere pronte due canzoni pensate per lei e tagliate a sua misura, Brigitte Bardot aveva 33 anni, gli anni di Cristo. (p. 81)

Pochi giorni dopo i due registrarono la Harley Davidson in uno studio parigino. (p. 87)

[…] lui ci mette una sola notte a scrivere una delle più belle canzoni di tutti i tempi, Je t’aime, moi non plus. (p. 88)

Senonché si fa improvvisamente vivo il marito lontano della Bardot, Gunter Sachs. […]

Detto altrimenti, chiederà immediatamente il divorzio. Dinanzi a una tale minaccia, la Bardot si fa per una volta piccola e vile. A Gainsbourg manda un foglietto scritto a mano: «Serge, ti supplico, blocca l’uscita del disco». (p. 89)

Fato è che la Bardot si tira indietro, e dalla canzone e dall’uomo al quale non la finiva mai di togliere la camicia durante le poche settimane che era durato il colpo di fulmine. (p. 90)

Era intanto uscito il 2 gennaio 1968, e seppur amputato della canzone regina, quel loro album che prende il nome della strepitosa canzone d’avvio, Bonnie and Clyde[…]. (p. 92)

Si rivedranno 17 anni dopo, una sera del 1985, poco prima che la Brdot autorizzasse l’uscita del 45 giri con la loro esecuzione di Je t’aime, moi non plus. […]

E comunque in un modo o in un altro la Bardot del gennaio 1968 è tornata a vivere da mogie di Gunter Sachs. Non per molto. Nel giugno di quello stesso anno il suo letto alla Madrague viene occupato per qualche mese da gigi Rizzi, e questa volta Sachs non minaccia sconquassi legali. (p. 93)

Rizzi incontrò per la prima volta Brigitte una sera di fine giugno del 1968, in un locale notturno di Saint-Tropez. (p. 94)

La loro liaison durò tre mesi, il tempo di una liaison da spiaggia, e fino a quando il posto di Rizzi nel letto di Brigitte venne preso da un gigolo francese anche lui svettante e affilato, Patrick Gilles. (p. 95)

Nella sventura sentimentale Gainsbourg aveva avuto tuttavia una sua ventura. Era trascorso solo un anno dalla catastrofe Bardot quando nella sua vita entra una dei quelle ragazze che valgono una vita. […]

Jane Birkin è un’inglese diciannovenne, già sposata e separata[…].

E difatti la Birkin sarà la madre di sua figlia Charlotte, la sposa, l’amante, la musa, la modella[…]. (p. 96)

Duttile, intelligente, moderna sarà lei a cantare Je t’aime, moi non plus in un disco che appare in Francia nella primavera del 1969, e quando la Bardot lo seppe ne avve un colpo al cuore. La sua versione, quella che era stata stoppata nel dicembre 1967, apparirà solo molti anni dopo, in un 45 giri edito nell’estate del 1986 a scopo di beneficenza. […]

la terza delle donne cruciali della sua vita nonché sua futura moglie, l’affascinante eurasiatica Bambou[…]. (p. 97)

In quel momento, i primi mesi del 1980, Bambou aveva 21 anni […]. (p. 98)

Brigitte Bardot […] qundo lei annunciò di tirarsi via dal cinema lo fece per sempre. Lo fece nel 1973, a 39 anni[…]. (p. 99)

Due cose sapeva fare, danzare e sedurre; per il resto il cinema lo aveva sempre odiato. (p. 100)

Nel frattempo, e dopo la rottura del matrimonio con Sachs, la Bardot aveva cambiato e ricambiato amanti, scegliendoli sempre più giovani. Di dieci o anche 15 anni più giovani di lei. […]

E mentre diventava sempre più totalizzante la sua debozione per una religione bella e importante, la religione degli animali.

Alla quale da un certo punto in poi della sua vita s’è completamente dedicata[…]. (p. 102)

Né scriveremo una sola riga degli altri aspetti che in questi ultimi anni hanno fatto notizia quanto alla donna chiamata Brigitte Bardot. Non delle sue lacrime di quando esce dai tribunali francesi dove l’hanno condannata più volte a pagare ammende in denaro a causa delle sue incitazioni all’odio interrazziale e interreligioso, magri perché aveva denunciato come barbarica la festa che i musulmani francesi celebrano sgozzando a migliaia dei montoni, e di queste sue contese anstislamiche l’ha elogiata di recente nientemeno che Oriana Fallaci; non delle sue dichiarazioni contro gli omosessuali, seppure da lei sempre smentite o attenuate; non delle sue intemerate talmente maldestre contro la democrazia di massa. (p. 103)

L’ergastolo che da tanti anni sta espiando una donna un tempo bellissima e desideratissima, e che vede ogni giorno e ogni ora avanzare la vecchiaia, al punto da dvoer andare in giro appoggiata a un «bastone da pellegrino» a causa di una gamba vulnerata dall’artrite. (p. 104)

UNA LUNGA DITTATURA BIONDA p. 105

Per venti o trent’anni non c’è stato scampo alla dittatura di quell’immagine, di quella silhouette, di quell’«atteggiamento». Attricette, modelle,e studentesse dei licei, commesse di supermercato copiavano la sua treccia, i suoi hotpants, il suo broncio. (p. 108)

BIBLIOGRAFIA E FILMOGRAFIA p. 113

FONTI ICONOGRAFIE p. 119

INDICE DEI NOMI p. 121