FRANCO BATTIATO. TECNICA MISTA SU TAPPETO. CONVERSAZIONI AUTOBIOGRAFICHE CON FRANCO PULCINI

FRANCO BATTIATO. TECNICA MISTA SU TAPPETO. CONVERSAZIONI AUTOBIOGRAFICHE CON FRANCO PULCINI
FRANCO BATTIATO. TECNICA MISTA SU TAPPETO. CONVERSAZIONI AUTOBIOGRAFICHE CON FRANCO PULCINI
FRANCO BATTIATO. TECNICA MISTA SU TAPPETO. CONVERSAZIONI AUTOBIOGRAFICHE CON FRANCO PULCINI
FRANCO BATTIATO. TECNICA MISTA SU TAPPETO. CONVERSAZIONI AUTOBIOGRAFICHE CON FRANCO PULCINI

FRANCO BATTIATO. TECNICA MISTA SU TAPPETO. CONVERSAZIONI AUTOBIOGRAFICHE CON FRANCO PULCINI

È questo uno dei migliori libri concernenti Franco Battiato. Franco Pulcini conversa infatti con

l’artista spaziando dalla musica all’arte, dalla filosofia all’esoterismo.

A fine libro sono riproposti i testi dei dischi usciti fino al 1992, anno di prima pubblicazione del libro, discografia e bibliografia…

INTRODUZIONE p. VII

1 – IL MUSICO p. 1

Io sono enormemente grato al successo. Però, anche quando facevo ricerca, avevo le mie soddisfazioni. Ma che spigolosità, che asperità c’erano dentro di me. Comunque, sono sicuro che avrei potuto vivere benissimo anche senza il successo. Tuttavia il successo ha contribuito a formare una corrente di energia tra me e le persone che mi ascoltavano, una corrente tale da farmi sentire “utile”. […]

È impagabile il rapporto che s’instaura tra chi crea e chi ama ciò che tu hai creato. Un filo sottile e invisibile. (p. 2)

Sono stato un autodidatta. (p. 6)

No. L’indigenza non è di stimolo alla creazione artistica. […]

Però l’essere poveri è un momento di verifica determinante del proprio essere, perché in quei momenti difficili viene fuori una parte importante di te: diciamo che l’essenza domina la personalità esteriore. Si ha così la possibilità di verificare che tipo di persona sei. Capisci, per esempio, se hai un istinto di sopraffazione o se puoi diventare un ladro. (p. 11)

Io, personalmente, ne ho fatto uso, ma con un criterio che definirei sperimentale o conoscitivo. Se ho iniziato con qualche sostanza ne ho interrotto l’uso così come avevo stabilito. Ho fatto un’esperienza per ogni tipo di droga. La mescalina è stata la più sensazionale, con visioni eccezionali! […]

In generale sono contrario a queste sostanze a causa della loro non controllabilità. […]

Era un’illusione momentanea. Insomma: non c’è niente da fare, ognuno è quello che è, e non sono certo gli stupefacenti a fargli produrre capolavori visionari. Questa è la bellezza della natura. (p. 15)

La meditazione è uno studio simile a quello di uno strumento. Bisogna arrivare a una conoscenza pragmatica e progressiva delle parti del proprio corpo. […]

[…] essere coscienti di essere, di quello che si dice, dei gesti che accompagnano le azioni. Tutto questo è puro addestramento, un piccolo gioco rispetto alla conoscenza di sé: sono piccoli esercizi che portano a giocare con il corpo, come succede con uno strumento. Questa preparazione serve alla meditazione. (p. 16)

È invece importante allontanarsi dal circolo meccanico dei pensieri: esserne fuori, osservarli come si osserva un fiume senza farsi trascinare dalla corrente. (p. 17)

Questo periodo, il cosiddetto periodo sperimentale, è di gran lunga qualitativamente inferiore a quello che viene definito ingiustamente commerciale, con una sfumatura di disprezzo. […] Non basta “non essere commerciali” per fare buona musica. (p. 21)

2 – IL CANTAUTORE p. 31

L’alba è la gioventù, la capacità di cambiare, di evolvere, e l’imbrunire è la vecchiaia. (p. 37)

Ho sempre pensato, da quando ho cominciato ad avere coscienza di me stesso, che l’evoluzione passa attraverso il cambiamento di sé. Si parte dall’analisi, e dall’accettazione o meno, di certi aspetti del carattere. Se uno trova che alcune cose non vanno bene e lo fanno star male, bisogna cambiare. (pp. 40-41)

Ognuno pensa che l’universo giri intorno a lui. Ma noi non siamo niente. L’ho anche scritto in una canzone. […]

Se non distruggiamo quest’idea di sentirci importanti, la morte ci terrorizzerà sempre. (p. 44)

«L’animale che c’è in me non mi fa vivere felice mai» è come io vedo le persone schiave di certe passioni. (p. 54)

Per me la musica è uno stato superiore di armonia pura. (p. 57)

3 – DISCEPOLO E ARTISTA p. 58

Gurdjieff aveva la caratteristica di provocare per vedere le reazioni degli altri. Si divertiva. Capiva qual era il punto debole di una persona e batteva su quel punto per distruggere la sua debolezza.[…]

[I:] Gurdjieff per spiegare la natura umana usava il simbolo della carrozza. La carrozza rappresenta il corpo carnale. Il cavallo rappresenta il corpo naturale, l’istinto, i sentimenti, le pulsioni. Il cocchiere rappresenta il pensiero, il primo corpo spirituale. E il padrone, infine, rappresenta il corpo divino, la conoscenza di sé, la volontà.

[B.] Gurdjieff diceva che il cavallo – ovvero l’animalità nell’uomo – prende delle decisioni che spetterebbero al cocchiere. (p. 63)

Lui chiamava “shock addizionale” la possibilità di non cambiare. Sosteneva che la divulgazione dell’energia dell’universo, regolata dalla legge dell’ottava, ha dei semitoni, che corrispondono al Mi-Fa e Si-Do della scala musicale. Durante questi semitoni, l’uomo che sta cominciando a fare una cosa viene disturbato e ne fa un’altra. Questo può sembrare un po’ bizzarro, ma se poi si studia la realtà della vita, si scopre che è esattissimo quello che dice. (p. 64)

[I:] Un altro dei temi prediletti da Gurdjieff era quello di lottare contro l’espressione delle emozioni sgradevoli, che lui chiama emozioni negative. A volte ci carichiamo di emozioni sgradevoli, per rovinarci la giornata, se non la vita.

[B.]: È così. Lui diceva di osservare almeno le emozioni negative: già con l’osservazione sei a metà dell’opera di risanamento. Addirittura, se si ha la fortuna di osservare le emozioni negative in tempo reale, se ne vedono di belle! Correggersi man mano che ci si arrabbia, o almeno osservarsi. (p. 67)

Un vero maestro non dovrebbe fare proseliti; non nella maniera a cui siamo abituati. Un vero maestro è lontano dall’utilizzo del suo potere. È legato a cose ben superiori e insegna solo l’emancipazione. Mentre certi maestri portano alla prigionia tramite la dipendenza. Un vero maestro libera, non lega. (p. 68)

Il mio compito è quello di stimolare e creare un interesse verso una certa ricerca. […]

Con l’opera combatto anche una moda del mio tempo; combatto la mia stessa vita. (p. 69)

L’orgoglio è una bella qualità, ma fino a un certo punto; poi diventa ottusità. C’è un momento in cui dall’orgoglio si passa alla presa di posizione, all’impuntarsi stupidamente. E non deve essere così uno deve rinunciare all’orgoglio se capisce di avere sbagliato. (p. 82)

[…] molti confondono la tristezza con la malinconia, e la solitudine con l’angoscia. Il mondo che descrivo io è un mondo di gioia. […]

La socialità spesso viene scambiata per divertimento, invece può essere sofferenza pura. La solitudine viene interpretata come sofferenza, invece a volte può essere gioia. Stare con se stessi, studiare, l’ho sempre visto come un fatto molto positivo, non come prigione. Mi sembra una prigione quello che molti altri considerano libertà. Stare in mezzo alla gente ammucchiata in qualche ritrovo è assolutamente mortale! Per non parlare del silenzio. Questo almeno è considerato da tutti un bene, anche se tutti lo credono difficilissimo da raggiungere. Il silenzio è una tecnica, ed quindi facile da raggiungere. (p. 83)

Il mio nome di pittore è Suphan Barzani. Ci tengo a non mischiare le attività. (p. 90)

Amo la pittura in generale, come la musica. (p. 91)

4 – EVOLUZIONE p. 99

Le persone che mi scrivono sono come fiori delicati, sono giovani estremamente emotivi, particolarmente sensibili e vulnerabili. (p. 109)

Nella bellezza confluiscono tute quelle caratteristiche che vengono chiamate finezza, delicatezza, garbo, rispetto, e tutti quei fattori che stanno alla base del libello evolutivo raggiunto. L’apice di un’evoluzione porta con sé necessariamente la bellezza.[…]

La volgarità è la mancanza di rispetto, di raffinatezza, di garbo; è il pensare di essere sinceri nel dire qualcosa che offende una persona. La sincerità è un’altra qualità. Sincerità è anche non dire quello che si pensa. (p. 112)

Tensione e frustrazione spesso non esistono. Molte cose apparentemente enormi sono autentiche stupidaggini. Una volta che ne conosci la causa, evaporano. Se le butti fuori, queste si autorigenerano, se invece le compresi, o meglio ne comprendi l’inconsistenza, si annullano. […]

Se ci si lascia prendere dall’ira, dal fiele della violenza e della volgarità, una qualunque sciocchezza della vita quotidiana può diventare cosmica. […]

È vero. Volgarità è anche pensare di essere liberi, e vestirsi in modo tale da offendere la grazia e l’estetica. (p. 113)

Il brutto del dolore fisico è che, quando si soffre, non si riesce ad apprezzare nulla della vita, né il profumo di un fiore, né la bellezza di una giornata primaverile o estiva. Si perde il contatto con la bellezza del vivere, ed è terribile. (p. 114)

5 – LE CANZONI p. 131

Testi dei brani dei dischi da Fetus a Come un cammello in una grondaia.

6 – DISCOGRAFIA p. 178

7 – BIBLIOGRAFIA p. 179

8 – INDICE DEI NOMI p. 180