ERNESTO CHE GUEVARA – LA STORIA STA PER COMINCIARE. UNA BIOGRAFIA PER IMMAGINI

 

ERNESTO CHE GUEVARA – LA STORIA STA PER COMINCIARE. UNA BIOGRAFIA PER IMMAGINI

MONDADORI – Collana PICCOLA BIBLIOTECA OSCAR MONDADORI n. 445 – I ED AGOSTO 2005

A cura di Victor Casaus
Traduzione di Lucia Taddeo

Biografia per immagini e testi (pagine di diario, interviste, articoli, lettere) di Ernesto Che Guevara…

INTRODUZIONE
PER COMINCIARE PER CONTINUARE
Di Victor Casaus p. 6

1 – LE ORIGINI p. 8

Non credo che siamo parenti stretti, tuttavia, se lei è capace di fremere di indignazione ogni volta che nel mondo viene commessa un’ingiustizia, siamo compagni, cosa più importante. (p. 11)

2 – L’ARGENTINA PROFONDA p. 24

3 – PRIMO SGUARDO ALL’AMERICA LATINA p. 40

Quel vagare senza meta per la nostra “Maiuscola America” mi ha cambiato più di quanto credessi. (p. 42)

è in caso come quello, negli ultimi istanti di eprsone per le quali l’orizzonte più lontano non è mai stato altro che arrivare al giorno dopo, che si coglie la profonda tragedia che attanaglia la vita del proletariato del mondo intero; in quegli occhi moribondi si scorge una sommessa richiesta di perdono e molte volte anche un disperato bisogno di consilazione che si perde nel vuoto, allo stesso modo in cui si perderà il suo corpo nell’ampiezza del mistero che ci circonda. Fino a quando durerà questo ordine di cose basato su un assurdo senso di casta è una domanda a cui non so rispondere, però è ora che i governanti dedichino meno tempo a propagandare la bontà dei loro governi e più soldi, moltissimi soldi, alla costruzione di opere di utilità pubblica. (p. 49)

4 – SECONDO SGUARDO ALL’AMERICA LATINA p. 66

Sono fortunato a trovare un posto senza pubblicità della Coca-Cola. (p. 74)

A El Paso ho avuto l’opportunità di attraversare i domini della United Fruit e mi sono convinto una volta di più di quanto tremende siano queste piovre capitaliste. Ho giurato davanti a un ritratto del vecchio e compianto compagno Stalin che non mi fermerò fino al giorno in cui vedrò annientate queste piovre capitaliste. (p. 89)

In Guatemala potrei diventare molto ricco, ma dovrei affrontare la spiacevole procedura di far convalidare il mio titolo, aprire una clinicae dedicarmi all’allergia (qui è pieno di colleghi con il mantice).
Farlo sarebbe stato il tradimento più terribile ai due io che litigano dentro di me, il socialistoide e il viaggiatore. (p. 90)

I giorni sono trascorsi con al solita routine di speranze e delusioni che caratterizzano la mia vita proletaria. (p. 102)

Un avvenimento politico è aver conosciuto Fidel Castro, il rivoluzionario cubano, un ragazzo giovane, intelligente, molto sicuro di sé e straordinariamente audace; credo che la simpatia sia stata reciproca. (p. 103)

Non solo non sono un moderato, ma cercherò di non diventarlo mai e nel momento in cui mi renderò conto che dentro di me la fiamma sacra ha lasciato il posto a una timida candela votiva, il minimo che potrà fare sarà vomitare sulla mia stessa merda. (p. 106)

Om èiù è sicuro che dopo aver raddrizzato i torti a Cuba me ne andrò da un’altra parte ed è altrettanto certo che chiuso in un ufficio di burocrati o in una clinica per malattie allergiche sarei fregato. E tuttavia mi sembra che questo dolore, un dolore di madre che sta diventando anziana e che desidera suo figlio vivo, sia una cosa degna di rispetto, ciò che mi sento obbligato a curare e soprattutto voglio curare, e vorrei vederti non solo per consolarti, ma anche per conolare me delle mia sporadiche e inconfessabili nostalgie. (p. 107)

5 – LA GUERRA: CRONISTORIA SULLA SIERRA MAESTRA p. 112

Come ci sembra cubano il mondo. Dappertutto succede lo stesso: viene assassinato un gruppo di patrioti, armati oppure no, ribelli oppure no, e il fatto viene attribuito alle armi degli oppressori “dopo una dura battaglia”.
Si uccidono tutti i testimoni, per questo non ci sono prigionieri.
[…]
Infine la comoda accusa di sempre: “comunisti”. Comunisti sono tuttiu coloro che impugnano le armi stanchi di tanta miseria, qualunque sia il luogo della terra in cui si verifichi il fatto; democratici sono quelli che assassinano il popolo indignato, uomini, donne o bambini. (p. 118)

Sono qui semplicemente perché ritengo che l’unico modo di liberare l’America dai dittatori sia rovesciarli. Contribuire in tutti i modo alla loro caduta. E quanto più direttamente, tanto meglio. (pp. 123-124)

Fidel non è comunista. Se lo fosse, quantomno avrebbe un po’ più di armi. Questa rivoluzione, invece, è esclusivamente cubana. O, per meglio dire, latinoamericana. Si potrebbe qualificare politicamente Fidel e il suo movimento come “nazionalista rivoluzionario”. (p. 124)

Bisogna agire, combattere, fare cose concrete. Smettere di lamentarsi e combattere. (p. 127)

6 – L’ALBUM PERSONALE p. 132

7 – LE INTERVISTA p. 162

Non bevo; fumo. Non sarei un uomo se non mi piacessero le donne; non sarei un rivoluzionario se per questa o un’altra ragione non compissi fino in fondo i miei doveri di rivoluzionario. Lavoro dalle sedici alle diciotto ore al giorno; quando posso, dormo sei ore al giorno, se no, meno. Credo di avere una missione da compiere nel mondo, sull’altare della quale devo sacrificare tutto, i piaceri quotidiani, la famiglia, la sicurezza personale eforse la vita stessa. Questo è il mio pimpegno, da cui non posso esimermi per tutta la vita. (p. 164)

8 – ALL’AMICO FRATERNO p. 180

[…]vivo con uno spirito anarchico che mi fa sognare sempre nuovi orizzonti[…]. (p. 189)

RICORDO DI TITA INFANTE A UN ANNO DALLA MORTE DEL CHE p. 190

Non era quasi mai contro qualcosa, piuttosto a favore di qualcosa. Forse era per questo che non serbava mai neppure una sfumatura di rancore.
Dato che sfruttava ogni istante utile, persino sui mezzi di trasporto, lo si vedeva spesso con un libro in mano. (p. 191)
Ma se dava la sua parola doveva mantenerla a ogni costo[…].
[…]
Per Ernesto la lontananza non significava assenza; durante ogni viaggio le sue lettere, più o meno regolarmente a seconda delle vicissitudini del cammino o della sua situazione finanziaria, proseguivano il dialogo con gli amici. Amante della fotografia, qualche volta le lettere contenevano suoi ritratti nelle circostanze più diverse[…].
[…]
Conservava le lettere dei suoi amici e non ne lasciava mai una senza risposta.[…] (p. 195)

9 – LETTERE DA VICINO p. 200

10 – UN DIALOGO TRA POETI p. 220

11 – LETTERE AI FIGLI p. 226

12 – VENTI DALL’OVEST, BREZZE DALL’EST p. 230

13 – UN LETTORE (INSAZIABILE) DI NORME ERNESTO p. 244

14 – LANCIA IN RESTA, PIENO DI SOGNI p. 260

15 – L’IMMAGINE DELLA MEMORIA p. 268