EMILY BRONTE – STELLE E ALTRE POESIE

EMILY BRONTE - STELLE E ALTRE POESIE
EMILY BRONTE – STELLE E ALTRE POESIE

EMILY BRONTE – STELLE E ALTRE POESIE
VIA DEL VENTO EDIZIONI – Collana ACQUAMARINA n. 26 – 2005

Copia n. 1902 di 2000

Cura e Traduzione: Piera Mattei

Sono l’unico essere sul cui destino
nessuna lingua s’interroga, nessuno sguardo s’attrista
mai ho causato un pensiero doloroso
un sorriso di gioia, da quando nacqui.
In gioia segreta e segrete lacrime
questa instabile vita è fuggita via,
senza legami dopo diciotto anni
com’ero sola il giorno che nacqui.
Non posso nasconderlo ci furono tempi
tempi ci furono che ciò fu terribile,
l’anima triste dimenticò l’orgoglio
desiderai qualcuno che qui m’amasse.
Quei tempi furono al primo avvampare
dei sentimenti che il dolore ha estinto
e sono morti da così lungo tempo
che quasi credo mai esistettero.
Per prima dileguò la speranza di gioventù
poi l’arcobaleno della fantasia rapido svanì
quindi l’esperienza mi rivelò che mai
in cuori mortali è cresciuta la verità.
Era già molto triste pensare gli uomini
tutti insinceri, sterili, servili
peggio fu confidare nel mio spirito
e lì trovare la stessa corruzione. (p. 4)

La battaglia aveva superato l’altura
e ancora la sera stava calando
mentre il cielo con le schiere della notte
tutto avvolgeva maestosamente.
Intorno dormivano i morti
sull’erica e il grigio granito,
per i moribondi era l’ultima veglia
mentre il giorno era alla fine. (p. 5)

Svezzato dalla vita, strappato via
nel mattino del tuo giorno
destinato a dolore senza fine
sepolto in una tomba senza speranza
inginocchiato tuttavia ringrazia
il potere che ti ha bandito
la catena, le sbarre, i muri della cella
che ti salvano da più completa schiavitù
ringrazia il potere che ti ha allontanato
prima che la separazione spezzasse il tuo cuore.
Correva indomito il torrente montano
dalla sorgente di felce e d’erica
invincibile il suo strepito
se le acque avessero raggiunto il litorale. (p. 11)

Più sono felice quanto più lontana
porto l’anima mia dalla susa casa di creta
dentro note di vento quando la luna è chiara
e gli occhi vagano tra mondi di luce
quando io non sono e nessuno è accanto
né terra, né mare, né limpido cielo
solo spirito che vaga senza confini
nell’immenso infinito. (p. 12)

Restava immobile presso l’acqua cupa
sotto il freddo raggio della luna
meditando sull’evento del massacro
che sul cuore s’abbatteva con tenebra.
Spezzò il fantasticare un sussurro
furtivo attraversò l’aria silente
ancora prima del grido del corvo
senza notarlo lì l’aveva udito.
Una volta pronunciò il suo nome dolcemente
poi l’eco ne morì lontano,
solo ciascun battito pulsava
con orrore mentre la vita se ne andava. (p. 17)

NOTE AL TESTO
Di Piera Mattei p. 27