DINO BUZZATI – IL COLOMBRE E ALTRI CINQUANTA RACCONTI

DINO BUZZATI – IL COLOMBRE E ALTRI CINQUANTA RACCONTI
DINO BUZZATI – IL COLOMBRE E ALTRI CINQUANTA RACCONTI

DINO BUZZATI – IL COLOMBRE E ALTRI CINQUANTA RACCONTI

MONDADORI – Collana OSCAR SCRITTORI MODERNI n. 1235 – 2013

INTRODUZIONE

Di Claudio Toscani p. V

CRONOLOGIA

A cura di Giulio Carnazzi p. XV

BIBLIOGRAFIA

A cura di Lorenzo Viganò p. XXXIII

IL COLOMBRE p. 1

Stefano Roi, compiuti i dodici anni, ottiene dal padre in regalo il permesso di essere caricato a bordo del veliero, che quello possiede e comanda, per la prima esperienza in mare al fine di abituarsi a un’avventurosa vita che vuol intraprendere a suo esempio…

Quando Stefano Roi compì i dodici anni, chiese in regalo a suo padre, capitano di mare e padrone di un bel veliero, che lo portasse con sé a bordo. (p. 3)

Stefano è felice e curioso per la nuova esperienza. Giunto a poppa, osservando la scia del veliero, si accorge della presenza di un’ombra che appare e scompare, attraendolo irresistibilmente…

E, sebbene egli non ne comprendesse la natura, aveva qualcosa di indefinibile, che lo attraeva intensamente. (p. 3)

Al padre rivela la scoperta, ma quello, munitosi di cannocchiale, realizza trattarsi del funesto squalo Colombre che adocchia una vittima seguendola fino a che non riesce a divorarlo. L’animale è visibile solamente al morituro e ai di lui parenti…

Quello è un colombre. […] È uno squalo tremendo e misterioso, più astuto dell’uomo. Per motivi che forse nessuno saprà mai, sceglie la sua vittima, e quando l’ha scelta la insegue per anni e anni, per una intera vita, finché è riuscito a divorarla. E lo strano è questo: che nessuno riesce a scorgerlo se non la vittima stessa e le persone del suo stesso sangue. […]

Stefano, non c’è dubbio, purtroppo, il colombre ha scelto te e fin che tu andrai per mare non ti darà pace. (p. 4)

L’uomo decide così di riportare Stefano in porto per fargli salva la vita, con l’intimazione di non tentare mai più di avventurarsi il mare… Dalla banchina il giovane nota il Colombre pattugliare il mare in attesa di poterlo sbranare…

Con il tempo la sua diviene una vera ossessione crescente, pur, trascorsi gli anni, vivendo ormai in una città dell’entroterra assieme alla moglie…

Così, l’idea di quella creatura nemica che lo aspettava giorno e notte divenne per Stefano una segreta ossessione. […]

Stefano si era ormai fatto la sua vita, ciononostante il pensiero del Colombre lo assillava come un funesto e insieme affascinante miraggio; e, passando i giorni, anziché svanire, sembrava farsi più insistente. (pp. 5-6)

A ventidue anni il giovane non resiste e, lasciata la città, torna in quella natale annunciando alla felicissima madre di voler riprendere il mestiere paterno…

Grandi sono le soddisfazioni di una vita laboriosa, agiata e tranquilla, ma ancora piú grande è l’attrazione dell’abisso. Aveva appena ventidue anni Stefano, quando, salutati gli amici della città e licenziatosi dall’impiego, tornò alla città natale e comunicò alla mamma la ferma intenzione di seguire il mestiere paterno. (p. 6)

Affronta così la propria maledizione, la propria condanna e ossessione…

Egli sapeva che quella era la sua maledizione e la sua condanna, ma proprio per questo, forse, non trovava la forza di staccarsene. (p. 6)

Gli anni trascorrono veloci e, nonostante la fortuna accumulata, Stefano non abbandona l’incessante peregrinare per i mari, sempre seguito dallo squalo, più fedele di qualsiasi migliore amico…

Navigare, navigare, era il suo unico pensiero. Non appena, dopo lunghi tragitti, metteva piede a terra in qualche porto, subito lo pungeva l’impazienza di ripartire. Sapeva che fuori c’era il colombre ad aspettarlo, e che il colombre era sinonimo di rovina. Niente. Un indomabile impulso lo traeva senza requie, da un oceano all’altro. (p.7)

Anche per Stefano giunge infine la vecchiaia e, una sera, realizzato di essere in punto di morte, dopo cinquant’anni decide di affrontare il proprio destino e raggiungere lo squalo…

Finché, all’improvviso, Stefano un giorno si accorse di essere diventato vecchio, vecchissimo; […]Anche lui, ormai, sarà terribilmente vecchio e stanco. Non posso tradirlo. (p. 7)

Fattosi calare su una scialuppa, avanza faticosamente a remi verso il mostro, armato di un solo arpione. Ma la sorpresa è immane e dolorosa nell’apprendere che il Colombre lo ha seguito per così tanti anni unicamente per consegnargli una Perla del Mare, per conto del Re del Mare, che dona al possessore fortuna, potenza, amore e pace dell’animo… Una vita di angosce per un’infondata credenza…

Due mesi dopo, il barchino si arena nei pressi di una scogliera con a bordo lo scheletro di Stefano che tiene in mano un sasso rotondo…

« Eccomi a te, finalmente » disse Stefano. « Adesso, a noi due! » E, raccogliendo le superstiti energie, alzò l’arpione per colpire. « Uh » mugolò con voce supplichevole il colombre « che lunga strada per trovarti. Anch’io sono distrutto dalla fatica. Quanto mi hai fatto nuotare. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente. » « Perché? » fece Stefano, punto sul vivo. « Perché non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti, come pensavi. Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo. » E lo squalo trasse fuori la lingua, porgendo al vecchio capitano una piccola sfera fosforescente. Stefano la prese fra le dita e guardò. Era una perla di grandezza spropositata. E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore, e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi. « Ahimè! » disse scuotendo tristemente il capo. «Come è tutto sbagliato. Io sono riuscito a dannare la mia esistenza: e ho rovinato la tua.» « Addio, pover’uomo » rispose il colombre. E sprofondò nelle acque nere per sempre. Due mesi dopo, spinto dalla risacca, un barchino approdò a una dirupata scogliera. Fu avvistato da alcuni pescatori che, incuriositi, si avvicinarono. Sul barchino, ancora seduto, stava un bianco scheletro: e fra le ossicine delle dita stringeva un piccolo sasso rotondo. (p. 8)

LA CREAZIONE p. 9

Dopo aver costruito l’Universo, all’Onnipente viene sottoposto il progetto di un nuovo pianeta ideato dall’angelo Odnom…

Approvata la proposta, vengono presentati i modelli dei vari animali, virus e piante con cui popolare tale pianeta che sarà destinato ad ospitare la vita… Alcune idee vengono scartate e, tra queste, quelle di un animale intelligente: l’uomo. Dio non vuole infatti problemi… Ma, il giorno della creazione, svegliato dall’inventore dell’uomo, accetta infine di firmarne la creazione…

LA LEZIONE DEL 1980 p. 15

Stufo finalmente di tante beghe, il Padre Eterno decise di dare agli uomini una salutare lezione. (p. 15)

A partire dall’alba del 1980, ogni martedì la persona più potente sul pianeta si ritrova a morire per cause naturali e, tra i primi, i leaders sovietici e statunitensi fin lì in lotta da ultimo per il predominio sul cratere lunare Copernico…

E gli osservatori più acuti credettero di aver decifrato il meccanismo dello spaventoso fenomeno: per un decreto superiore, la morte portava via, ogni settimana, colui che in quel momento era, fra gli uomini, il più potente di tutti. (p. 17)

La vanagloria di pochi, che arrivano a suicidarsi o sono felici di morire in quanto giudicati preminenti, e la paura di molti, fa sì la pace e la giustizia alberghino ora sul pianeta…

Nel giro di pochi giorni di giunse a un accordo per il disarmo totale. Le vecchie scorte di bombe furono fatte esplodere nelle vicinanze di Saturno, che ne ebbe rotti un paio d anelli.

Dopo neanche sei mesi, ogni pericolo di conflitto anche locale era svanito. Che dico conflitto? Neppure controversie, odi, litigi, polemiche, animosità, sussistevano più. Cessati l’assalto al potere e la smania del predominio, si vide che dovunque si stabilivano automaticamente la giustizia e la pace. (p. 20)

GENERALE IGNOTO p. 21

In un terreno sottoposto a indagini geologiche, viene rinvenuto lo scheletro di un generale in quello che nel passato è stato un campo di battaglia… Il vento fa sbriciolare le vesti, mentre gli operai e il geologo non trovano nulla che possa identificarlo. Tra battute e indifferenza, prima di andar via, uno degli operai fa franare nuovamente la sabbia a ricoprire lo scheletro…

L’ERRONEO FU p. 25

Il mattino del 21 febbraio il quarantaseienne pittore Lucio Predonzani, ritiratosi con la moglie a Vimercate, legge sul giornale un articolo relativo alla propria morte. Recatosi al giornale per protestare, viene convinto dal direttore a fingersi morto per ottenere un successo postumo in grado di portargli lauti guadagni. Tornato a casa, si chiude in un a stanza per farsi crescere la barba e assomigliare al fratello per il quale spacciarsi di lì in avanti, mentre la moglie veste il lutto…

Il successo, come previsto, arriva e Lucio realizza anche quadri che retrodata… Dopo una mostra postuma di successo, l’oblio scende tuttavia sulla di lui figura…

Un giorno, rincasando in anticipo, si accorge del rapporto in corso tra la moglie e il suo amico pittore Oscar Pradelli che fin dalla sua morte aveva cominciato a sedurre la donna… Senza più un obiettivo nella vita, Lucio decide di raggiungere il mausoleo di famiglia e, aperta la bara a lui destinata, vi si sistema. Trovatala confortevole, decide di chiudere il pesante coperchio…

L’UMILTÀ p. 31

Un frate eremita di nome Celestino decide di andare “a vivere nel cuore della metropoli dove massima è la solitudine dei cuori e più forte è la tentazione di Dio”. (p. 31)

Sistematosi nei pressi di un capannone industriale dismesso, riceve anche numerosi fedeli nella cabina di una motrice abbandonata. Un giorno arriva un giovanissimo prete a confessare il proprio peccato: provare piacere nell’esser chiamato reverendo. Celestino lo congeda ma, dopo tre anni circa, se lo vede ricomparire a confessare analogo peccato, stavolt appellato monsignore. Ritenendolo vittima degli scherzi dei parrocchiani di un qualche paesino di montagna, lo assolve tra il divertito e l’impietosito. Ma gli anni passano e quello torna denunciando il piacere provato per essere chiamato con appellativi sempre più altisonanti, fino a Santo Padre…

Giunto ormai in punto di morte, il vecchissimo Celestino chiede di poter vedere Roma e il Papa. Questi lo riceve, rivelando essere quel giovane frate tante volte assolto. I due si abbracciano in lacrime…

E SE? p. 37

Un uomo, a seguito di una vita retta e laboriosa, viene nominato, a quarantacinque anni, Dittatore della Terra…

E non vi era giunto con la violenza, secondo l’uso, bensì col lavoro, la fedeltà, l’austerità, il sacrificio degli svaghi, delle risate, delle gioie fisiche e delle sirene mondane. Era pallido e portava gli occhiali, tuttavia nessuno era al disopra di lui. Si sentiva anche un poco stanco. Ma felice. (p. 37)

La felicità della posizione raggiunta grazie ai sacrifici profusi, viene un mattino rotta nell’attraversare il giardino dell’Ammiragliato. Ai suoi si palesa infatti una giovane e attraente ragazza, annoiata su un balcone, che sembra ricambiare i suoi sguardi. Pur ignorandone l’identità e lo stato, il Dittatore ne resta turbato, perdendo la spensieratezza e la gioia della gloria… E se avesse sprecato la propria vita, evitando l’amore?…

Ma allora – egli stava attraversando i giardini dell’Ammiragliato, – i suoi occhi, per caso, di sfuggita, si posarono su una giovane donna.[…]

Bellissima. (p. 39)

Non l’avrebbe rivista mai più. […]

Si accorse con spavento che la felicità di prima, quel senso di appagamento e di vittoria, aveva cessato di esistere. (p. 40)

Eppure là dove, pochi istanti prima, vibrava una sfrenata contentezza, ora un arido deserto si stendeva.

Non l’avrebbe rivista mai più. Non l’avrebbe mai conosciuta. Non le avrebbe mai parlato. Né lei né quelle simili a lei. Sarebbe invacchiato senza nemmeno rivolgere loro una parola. […]

E se tutto, senza saperlo, egli lo avesse fatto per lei^ Per lei e le donne come lei, le sconosciute, le pericolose creature che non aveva mai toccato? Se gli anni eterni di clausura, di stenti, di rigore, di povertà, di disciplina, di rinunce, avessero avbuto unicamente quello scopo, se ne le profondo delle sue nude macerazioni ci fosse stato in agguato quel tremendo desiderio? Se dietro l’ansia di celebritàè e di potenza, sotto queste miserabili parvenze, lo avesse sospinto soltanto l’amore?

Ma lui non lo aveva mai capito, non lo aveva mai sospettato, neppure come scherzo. Solo il pensiero gli sarebbe parso una scandalosa follia.

Così gli anni erano passati inutilmente. E oggi, oramai, era tardi. (p. 41)

RISERVATISSIMA AL SIGNOR DIRETTORE p. 42

Buzzati scrive un’accorata lettera al direttore svelando un’impostura che lo vede protagonista e che va avanti ormai da trent’anni… Assunto come cronista, si è sempre rivelato volenteroso ma di scarsa valenza letteraria, vedendosi costantemente modificati gli articoli presentati. Romanzi, racconti e altre opere le ha sempre dovute abortire sul nascere per mancanza di talento… Ma ecco che un giorno si presenta in redazione un amico dello zio, il cinquantenne Ileano Bissàt che gli chiede di aiutarlo a piazzare alcuni suoi racconti e romanzi. Buzzati spiega di essere un semplice cronista, promettendo tuttavia di leggere il materiale… Trascorsi un paio di mesi, una notte insonne Buzzati si ritrova a leggere i racconti dell’uomo che si rivelano essere belli, o, quantomeno, in simbiosi con quanto da lui invano voluto sempre realizzare… Rabbia e gelosia ne colmano ora il cuore…

Fui preso da una selvaggia gelosia che dopo trent’anni non si è ancora quietata. Boia d’un mondo, che roba. Era strana, era nuova, era bellissima. […]

Erano una per una le cose che avrei voluto scrivere e invece non ero capace. Il mio mondo, i miei gusti, i miei oddi. Mi paiceva da morire. Ammirazione? No. Rabbia, ma fortissima[…]. (p. 44)

Dopo circa un mese Ileano torna a trovarlo, proponendogli un patto: la cessione di tutto il materiale e di futuri inediti in cambio dell’80% dei guadagni… Per coltivare la propria ambizione Buzzati accetta…

I termini dell’accordo erano semplici. Ileano Bissàt si impegnava a scrivere per me ciò che avrei voluto, lasciandomi il diritto di firmare; a seguirmi e assistermi in caso di viaggi e servizi giornalistici; a mantenere il più rigoroso segreto; a non scrivere nulla per proprio conto o per conto di terzi. Io, in compenso, gli cedevo l’80 per cento dei guadagni. E così avvenne. (p. 46)

E così Buzzati, racconto dopo racconto, romanzo dopo romanzo, ottiene un successo strepitoso lasciando basiti colleghi e conoscenti…

Ma, dopo trent’anni, a seguito delle richieste sempre più esose dell’avido Ileano, Buzzati litiga con lo scrittore ombra. Questi entra così in “sciopero”, costringendo l’altro a scrivere una lettera al diretto con la quale confessa l’impostura, che molta fama ha comunque portato al giornale, chiedendo un aumento per poter accontentare Ileano e farlo così tornare a scrivere…

L’ARMA SEGRETA p. 49

A causa del controllo delle misteriosa Terra di Whipping scoppia la Terza Guerra Mondiale tra URSS e Stati Uniti. Entrambi vantavano da tempo il possesso di armi invincibili… I sovietici lanciano un ultimatum per lo sgombero delle terre, lanciando i propri missili ancor prima della scadenza del termine. Gli statunitensi replicano facendo partire i propri… Le popolazioni si apprestano alla morte, ma, a sorpresa, il gas che si sprigiona dagli ordigni non provoca la morte. Tuttavia chi lo ha inalato sembra convertirsi all’ideologia opposta… Tutto merito delle “armi segrete”, il gas suasivo, sviluppato contemporaneamente dai due contendenti…

E, invertite le parti, ricominciò la guerra fredda. (p. 53)

UN TORBIDO AMORE p. 54

Ubaldo Resera, commerciante di legname quarantunenne, una sera d’estate, rincasando, decide di modificare il solito tragitto girando per le ignote strade del quartiere. Giunto nei pressi di un quadrivio, è attratto, come da una donna incantevole, da una casa che fa angolo. Si allontana, tornando indietro come innamorato… Scoprirà essere quella in vendita…

Solo allora il Resera, per la priva volta, si rese conto: si era innamorato di una casa. (p. 57)

Si trasferisce così con l’attonita moglie nella nuova abitazione. Ma l’amore si fa presto torbido, viziato dalla gelosia. Sentendosi trascurato, decide una notte d’incendiare l’amata abitazione e di porre fine a quell’angosciosa e tormentata relazione…

Eppure, nel fondo, un inquietante presentimento lo rodeva, ch’egli non riusciva a decifrare.

Cominciò a notare – non era passato neanche un mese – che la casa non gli badava più. […]

Gelosia, lungo supplizio. Specialmente di notte, si accavallavano i sospetti più mostruosi. (p. 58)

Fu lui stesso, in una notte d’agosto, a troncare l’intollerabile. (pp. 58-59)

Bruciò come una scatola di fiammiferi. (p. 59)

POVERO BAMBINO! p. 60

Clara è una donna che conduce al parco ogni pomeriggio suo figlio Dolfi. Il piccolo è gracile e anemico, diverso dagli altri bambini biondi e forti dai quali viene escluso. Un giorno, con un fucile da basso costo, Dolfi, detto Lattuga dagli altri, viene invitato a giocare alla guerra. Si ritrova però igannato, bersagliato con fango e pestato, il fucile distrutto… Tornato dalla madre, questa lo tratta duramente, prefigurando per lui un futuro da “grigio uomo d’ordine. Sarebbe stato sempre un meschino, un vinto della vita”. (p. 64) Solo una fugace carezza di una di lei amica a dargli un minimo di conforto…

Il bambino alzò gli occhi, riconoscente, cercò di sorridere. E una specie di luce, per un attimo, passò sul pallido volto. C’era tutta l’amara solitudine di una creature fragile, innocente, umiliata e indifesa; il desiderio disperato di un po’ di consolazione, un sentimento puro, doloroso e bellissimo, che era impossibile definire. Per un istante – ed era l’ultima volta – egli fu un mite, tenero e tribolato bambino, che non capiva il perché e chiedeva al mondo intorno un po’ di bene. (p. 64)

Arrivederci, signora Hitler!, li saluta l’amica…

IL SECCATORE p. 65

Il viscido e untuoso Ernesto Lemora va in cerca di dirigenti di vari uffici al fine d’ottenere, istupidendoli con un fiume di parole, denaro. Riuscirà a plagiare anche San Gerolamo in una Chiesa…

IL CONTO p. 71

Il poeta Joseph de Zintra viene premiato nella capitale per la sua opera. Estasiato, ma al contempo anche un po’ deluso, infelice, si aggira per le strade circondato dalla gente. Tra i presenti riconosce anche uno scialbo individuo che lo chiama costantemente sventolando qualcosa… Rientrato in albergo, a sera ormai giunta, se lo ritrova di fronte: è giunto per portargli il conto della fama ottenuta sfruttando le disgrazie altrui…

“Ma c’era insieme la nausea della grande cosa sperata e ottenuta, che di colpo si sgonfia come un cartoccio pieno d’aria, e tra le dita non resta più nulla. (p. 72)

Lui non riesce a capire eppure dalla testa ai piedi è infelice. […]

L’uomo di prima, agitante con la destra un cartellino, un opuscolo, chissà, vestito di scuro, insignificante d’aspetto. (p. 74)

La tua miniera si chiama dolore, e ne hai cavato celebrità e ricchezza, oggi finalmente il trionfo. Ma quel dolore non ti apparteneva. Erano gli altri. Tu li guardavi e poi scrivevi. […]

Credvi di poter avere tutto per niente? Tu devi pagare. E adesso, amico, è l’ora.(p. 75)

WEEK-END p. 77

La solitudine degli uomini illustri, degli industriali, dimenticati dai propri cari nel Cimitero Monumenale dove sono stati seppelliti, in un’afosa giornata di agosto…

“E di chi è questa voce? Chi borbotta preghiere? C’è dunque qualche creatura memore e pia nonostante la desolazione di agoso?

Nessuno. È la fontanella”. (p. 81)

IL SEGRETO DELLO SCRITTORE p. 82

Un vecchio scrittore ormai in sentore di morte, decide di redigere una lettera con la quale confessa di aver voluto allontanarsi dalla gloria raggiunta con i propri capolavori per veder tornare a sorridere gli amici ora invidiosi… Poco a poco, a partire dai quarantuno anni, ha iniziato a scrivere opere sempre più scadenti, riappropriandosi della propria vita normale. Nello scritto comunica di aver tuttavia redatto dodici capolavori assoluti, che potranno essere pubblicati alla sua morte… Ma la morte lo coglie prima della conclusione della lettera. Nel baule indicato, gli eredi troveranno però unicamente bianche risme…

STORIELLE DELLA SERA p. 87

Compleanno

Un cinquantenne, nel giorno del suo compleanno, riflette sulla vita trascorsa e sulla morte…

La Cornacchia

Un grande industriale decaduto, isolato da tutti, finisce per trasformarsi in una cornacchia…

La casa

In un condominio tutti amici “malelingue”…

Il cane

Un cane osserva il cielo, a passeggio…

La chiromante

Un condannato a morte ha salva la vita grazie alla previsione (sbagliata) di una chiromante, la preferita del re, la cui fama non avrebbe potuto essere scalfita…

La Battaglia

Battaglia all’arma bianca. I pochi vincitori superstiti non hanno di che gioire, morti quasi tutti i compagni.

CACCIATORI DI VECCHI p. 92

Roberto Saggini, quarantaseienne amministratore di una cartiera, si ferma alle due di notte in una tabaccheria ancora aperta. Viaggia in compagnia di una giovane ragazza, Silvia… In breve si sente assediato da una delle bande dei giovani che negli ultimi tempi picchiano o uccidono i “vecchi”, ossia chiunque abbia superato i quarant’anni. Percepito il pericolo, fa in tempo ad avvisare Silvia che fugge così via in auto… Lui tenta di entrare nella tabaccheria la cui serranda viene però chiusa… Si dirige allora verso un vicino luna park dove nessuno gli consente di entrare nelle roulottes… Tra gli inseguitori c’è anche il figlio Ettore che è il primo a ritrovarlo beccandosi un pugno sul mento. Con una mazza di ferro Roberto viene ferito a una gancia, riuscendo tuttavia a raggiungere un vicino parco… Lì, nei pressi di un precipizio, è affrontato dal capobanda, il temibile Sergio Regora. Con un passo indietro Roberto finisce per cadere nel vuoto… I giovani si allontanano, accorgendosi tuttavia di essere a loro volta diventati vecchi, per le energie spese quella notte, e in procinto di essere cacciati da un gruppo di giovani in avvicinamento…

L’UOVO p. 100

Gilda Soso, umile governante di una famiglia benestante, appreso di una caccia all’uovo organizzata dalla Croce Viola Internazionale nel parco della Villa Reale, decide di portarvi la figlioletta Antonella… Abbigliandosi da colf di lusso, riesce, profittando di un momento di confusione, a far entrare gratis la piccola che, però, di soli quattro anni e intimidita dagli altri bambini ricchi, rimane a mani vuote. Una bambina, Ignazia, carica di uova, impietosita, gliene dona una. Ma alla sopraggiunta madre dichiara che Antonella gli ha rubato il piccolo ovetto che quella ha avuto il coraggio di chiederle. Sopraggiunge una delle organizzatrici che chiede ad Antonella dove sia la madre. Gilda viene così smascherata e, assistendo alla brutalità e al cinismo con il quale la donna sottrae il misero uovo alla figlioletta, ora umiliata, accecata dalla rabbia dà in escandescenze profferendo frasi e parole ingiuriose… Viene arrestata, ma la rabbia le ha fatto dono del potere di far morire le persone. Può così allontanarsi con la piccola, ben presto assediata e vanamente bombardata dall’esercito. Passa il tempo e alla fine al segretario generale dell’ONU, giunto a trattare le condizioni per la pace, chiede un uovo per Antonella. La piccola si accontenta di uno piccolo, lo stesso che la patronessa le aveva sottratto…

DICIOTTESIMA BUCA p. 107

Stefano Merizzi, cinquantaquatrenne obeso industriale, gioca una partita a golf con l’amico Introvisi, la figlia Lucia e il conte Giunchi prossimo secondo sposo della ragazza… Da sempre pessimo giocatore, a sorpresa Merizzi inizia a giocare meglio di un professionista, pur denotando un affanno sempre crescente. Quando Introvisi gli chiede cosa lo faccia star male, lui risponde di vedere mosche innanzi agli occhi che gli succhiano la linfa, metafora di parenti e operai… Sono alla diciassettesima buca… Alla diciottesima e ultima, la pallina non si trova e Merizzi scompare… Al suo posto un gigantesco rospo divorato lentamente dalle mosche… Sono dopo lungo tempo i presenti comprendono trattarsi dell’industriale…

LA GIACCA STREGATA p. 112

Un uomo resta affascinato, durante una cena di gala, dalla bellezza del vestito di un coinvitato a lui ignoto. Questi rivela essergli stato preparato su misura dal sarto Alfonso Corticella di via Ferrara 17… L’indomani vi si reca, accolto da melliflui sorrisi e con la promessa di avere un abito magnifico di lì a tre settimane. Invero una sensazione di malessere e turbamento lo coglie, per via di quei sorrisi e del mancato riferimento al pagamento…

Per settimane il vestito non viene indossato, poi ecco che l’uomo lo fa. In ufficio si accorge di qualcosa nella tasca, non il conto ma un biglietto da diecimila lire… Uno ne toglie un altro si pone… La sera, a casa, si ritrova con oltre cinquantotto milioni di lire… L’indomani sul giornale apprende di una sanguinosa rapina dello stesso ammontare. Seppur in balia di vaghi sensi di colpa, nel tempo che segue persiste ad accumulare soldi e beni pur sapendoli legati a disgrazie e crimini…

Quando, per aver perso trentamila lire, un’umile donna delle pulizie del suo stesso palazzo si suicida, decide di disfarsi della giacca, certo di aver stretto un patto con il diavolo..

Tutto dunque congiurava a dimostrarmi che, senza saperlo, io avevo stretto un patto con il demonio.

Recatosi nei pressi di una villa di montagna acquistata, dà fuoco nel bosco alla giacca, ma, dalle ultime fiamme, ode una voce che dichiara “troppo tardi ormai”… Tornato alla macchina, non ce la trova, così come svaniti sono tutti i beni acquistati con il denaro sporco… Riprende così una vita umile e piena di sensi di colpa…

IL CANE VUOTO p. 118

Nora è una donna rimasta sola e in forte depressione alla vigilia di Natale… Quando si accorge che il cane Glub, ultimo ricordo del compagno, sembra esser diventato cieco, è colta da sconforto. Decide di chiamare l’oculista Cleri che, a sorpresa, la riceve… Uscita dalla clinica, la donna, seduta su una panchina nella vana attesa di un taxi, osservando l’altrui felicità, si rende conto che il cane non potrà sostituire il compagno perduto, destinata così a un’atroce solitudine…

Il Natale era solitudine, era disperazione, era un demonio che con denti di foco le masticava il cuore, qui sopra la bocca dello stomaco. (p. 123)

DOLCE NOTTE p. 124

Una coppia raggiunge per le vacanze la casa di campagna. Lì la donna si sveglia in preda a un’angoscioso sogno. Chiede quindi al marito se in giardino ci sia qualcuno… Ma l’uomo scorge solo l’amenità di un giardino illuminato da una splendida luna piena… Lontano dagli occhi umani, tuttavia, un massacro è in atto, con gli insetti e gli animali a cacciarsi e mangiarsi a vicenda… La donna insiste poco dopo, ricevendo analoga rassicurante ma risposta…

E per l’intera superficie del mondo è lo stesso dovunque, appena scende la notte: sterminio, annientamento e carnaio. E quando la notte dilegua e il sole compare, un’altra carneficina comincia, con altri assassini di strada, con uguale ferocia. Così è stato dal tempo dei tempi e così ssarà per i secoli dei secoli, fino alla consumazione del mondo. (p. 127)

Dormi tranquilla, cara, non c’è anima viva, non ho mai visto tanta pace. (p. 128)

L’ASCENSORE p. 129

Dino, trentenne perido industriale, sale in ascensore per giungere al pianterreno del grattacielo dove abita. Al piano n. 27 sale una diciassettenne che gli piace molto, Ester Perosi, poi, al n. 24, un uomo misterioso, tale Schiassi… A sorpresa l’ascensore discendente lentissimamente fino a proseguire nel sottosuolo. La ragazza è sempre più impaurita, rincuorata dal Perosi e da Dino che arriva a dichiararle il proprio interesse e a richiederle di sposarlo. Lei risponde di sì, per farlo tacere, e quando lui la bacia sulla fronte l’ascensore riprende a salire. Ma di Schiassi non c’è più traccia… Ester respinge Dino, allontanandosi in fretta non appena il pianterreno viene raggiunto…

I SORPASSI p. 135

Un giovane osserva dal balcone lo scorrere dei veicoli. Vorrebbe tanto poter guidare anche lui e cimentarsi nei sorpassi… Passano gli anni e ora anche lui è in viaggio con Maria. Fino a che è in rodaggio, viene da tutti sopravanzato, poi, per trent’anni è lui a sorpassare tutti fino a imprecare per un sorpasso dopo decenni nuovamente subito… La parabola della vita…

L’UBIQUO p. 141

Dino Buzzati confida in una pagina di giornale di avere un segreto che non può rivelare al proprio direttore. Una sera, infatti, leggendo un formulario magico, ha scoperto di aver acquisito il dono del treletrasporto. Dopo l’esaltazione iniziale per la possibilità di essere ubiquo, ha deciso tuttavia di non utilizzare più quel potere per evitare di essere ucciso dai potenti del mondo…

IL VENTO p. 147

Un giovane aspetta al fidanzata, solita ritardataria. È sicuro sia il giorno in cui si lasceranno, lei sicuro tradirlo con altri uomini. La ragazza confessa di aver ballato la sera precedente con un conoscente. Lui, in balia del vento, finisce per soffocarla…

TEDDY BOYS p. 152

1686. Il conte Lionetto Antelani e alcuni suoi amici nobili, iniziano la notte ad aggirarsi per le strade del centro storico a sfidare e uccidere i borghesi che arrogantemente vi si addentrano. Uno strano e inquitante giovane, però, riesce sempre a evitare lo scontro che, alla fine, avviene. L’uomo si rivela però un ragno che uccide Lionetto…

IL PALLONCINO p. 158

Una domenica mattina i santi Oneto e Segretario osservano gli esseri umani. Oneto ritiene che forse sulla Terra si possa trovare la felicità, evento impossibile secondo Segratario che, infatti, in vita non l’ha mai raggiunta… Fanno tuttavia una scommessa e Oneto si pone così alla ricerca di un barlume di felicità. Si concentra allora su una bambina, Noretta, storpietta di quattro anni, che con la povera madre esce dalla chiesa. Pur nella bisogna, la donna, mossa a pietà, le compra un palloncino… Oneto ritiene di aver vinto, ma, poco dopo, le grida disperate della bambina giungono fino in cielo. Sul muretto fuori casa, infatti, balordi di passaggio hanno bucato il palloncino alla piccola… “Che schifo d’un mondo”, dichiara Oneto prima di gettare la sigaretta che sta fumando sulla Terra, dagli umani scambiata per un disco volante…

SUICIDIO AL PARCO p. 163

Il narratore racconta la storia capitata all’amico Stefano. Questi, nove anni prima, si era appassionato alle auto di lusso pur senza potersele permettere, arrivando a litigare diuturnamente con la moglie, Faustina, di lui follemente innamorata…

Un giorno Stefano si presenta con una magnifica e inedita auto, dichiarando tuttavia l’allontanamento di Faustina per ignota destinazione… Passano gli anni e, nove anni dopo, un trafiletto di cronaca incuriosisce il narratore: un’auto si è schiantata da sola nei pressi di un parco. Il proprietario: Stefano. Raggiunto l’amico, ha la conferma che la vettura era in realtà Faustina che, per amore, si era trasformata. Per evitare che l’insensibile marito la vendesse per via della sopraggiunta vetustà, si è così suicidata…

IL CROLLO DEL SANTO p. 169

Ermogene è un vecchio santo che una sera, osservando per un attimo la terra, scorgendo alcuni giovani discorrere animosamente e con speranza sui progetti futuri, è colto da smarrimento e senso d’infelicità, nostalgia per la giovinezza. Dio, accortosi del turbamento, gli chiede allora se voglia tornare umano, accontentandolo. Felice, torna così a rivivere la giovinezza pur con il rischio del fallimento e della brevità della vita…

SCHIAVO p. 174

Furtivo e silente, l’innamorato Luigi rincasa osservando l’amata Clara preparare i suoi dolcetti preferiti. Ma la donna sembra inserire una sorta di polverina sotto le ciliegie… Luigi va in paranoia: in effetti, perché stanno insieme? Non potrebbe volerlo avvelenare? Controlla: il testamento è stato aperto e lei è l’erede designata di tutto… Ma Luigi è completamente succube della donna e quando l’affronta denunciandone l’intento omicida, quella lo induce a mangiare i biscotti avvelenati minacciando di buttarli e di andarsene… “Era un paradiso, la morte, perché veniva da lei”…

LA TORRE EIFFEL p. 180

Parigi. Durante la cerimonia d’inaugurazione della Torre Eiffel, un operaio, André Lejeune, ricorda con commozione la propria giovinezza e l’opera prestata alla realizzazione di quell’opera che, attualmente, è in realtà mutila rispetto al progetto originario. Avvicinato dall’ingegnere Eiffel, aveva accettato con migliaia di altri di lavorare alla costruzione della Torre, ufficialmente di 300 metri d’altezza. Ma, raggiunta la cifra stabilita, Eiffel propose ad alcuni volontari di proseguire. Per anni gli operai s’innalzano sempre più verso il cielo, fino a che la forza pubblica, allertata dal figlio del defunto Eiffel, li obbliga ad arrendersi e scendere…

RAGAZZA CHE PRECIPITA p. 186

Sul terrazzo di un altissimo grattacielo, la diciannovenne Marta, dopo aver osservato la vita frenetica e lussuosa della città, decide di lanciarsi nel vuoto per arrivare a prender parte all’agognata festa… La discesa è lunga, dapprima gioiosa, poi triste, infine paurosa. Non è la sola ad averla intrapresa, altre e più belle di lei, stanno precipitando… Giunta ormai quasi al suolo, è scorta come una vecchia impaurita… Metafora della vita…

IL MAGO p. 191

Un sera, rincasando tristemente, Dino s’imbatte in quel che chiama il professor Schiassi, d’ignota professione, per alcuni addirittura mago, che dichiara di esser stato suo compagno di liceo… Insinuante, l’uomo inizia a criticare il lavoro degli artisti e degli scrittori che, prima o poi, si troveranno privi di pubblico, loro che guadagnano tanto sul nulla… Sarete soppiantanti dal consumismo e dalle nuove icone del cinema e della musica popolare… è un gioco il vostro… Irato, alla fine Dino sbotta in uno sfogo a difesa delle arti “quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie”… L’altro, alla fine, gli dà una pacca sulla spalla, felice di averlo scosso da quel senso di depressione che emanava, dileguandosi come un fantasma…

LA BARATTOLA p. 196

Una studentessa, Luisella, viene avvicinata in un locale dall’operaio Alfredo che le mostra come far funzionare il juke-box. Lei sceglie il brano il barattolo e, alla lunga, cede alla corte del giovane. Ma il tempo passa e si ritrova tradita e poi abbandonata. Come il barattolo di latta preso a calci della canzone, ora il suo corpo addolorato emitte analogo metallico rumore…

L’ALTARE p. 202

Padre Stefano Armandi, in missione da Roma negli Stati Uniti, decide di aggirarsi per le vie di New York per visionare i famigerati grattacieli. Trovandosi nei pressi della cattedrale di St Patrick, decide di addentrarvisi, sperduto nella maestosa grandezza dell’edificio al cui interno trova una statua di cera di grandezza natural di Pio XII. Smarrito per non aver trovato Dio nella cattedrale, esce di fretta, smarrendosi nelle vie che lo conducono tra gli altissimi vertiginosi grattacieli. Nel formicare delle frettolose persone crede di ritrovare Dio…

LE GOBBE NEL GIARDINO p. 208

Camminando nottetempo nell’amato semplice giardino ad osservare le stelle e riflettere, una notte Dino Buzzati si accorge della presenza di una gobba che apprende essere il ricordo di un amico morto in un incidente di montagna…

Con il passare degli anni le gobbe aumenteranno di numero e dimensioni, risultando più grandi quelle degli amici più cari… Un giorno, anche se morirà solo, nel giardino di qualcuno dovrà pur essere anche lui una lieve gobba…

Può darsi che, per colpa del mio dannato carattere, io muoia solo come un cane in fondo a un vecchio e deserto corridoio. Eppure una persona quella sera inciamperà nella gobbetta cresciuta nel giardino e inciamperà anche la notte successiva e ogni volta penserà, perdonate la mia speranza, con un filo di rimpianto penserà a un certo tipo che si chiamava Dino Buzzati.

PICCOLA CIRCE p. 213

Umberto Scandri, tipografo e pittore, muta il proprio carattere allontanandosi da moglie e amici per via di una donna. Dino ha modo di conoscerla: una giovanissima cinica ragazza che lo ha ormai sottomesso… Passa del tempo e di Umberto non si hanno più notizie. Dino va a cercarlo da Lunella, la ragazza di cui l’amico era diventato succube, scoprendolo trasformato in un cane boxer…

IL LOGORIO p. 219

Il logorio di una mente incessantemente all’opera dalla mattina alla sera nello stressante mondo contemporaneo…

QUIZ ALL’ERGASTOLO p. 224

In un penitenziario agli ergastolani è consentito tenere un discorso alla folla che, in caso di applauso, li porterà alla liberazione. Uno di essi, dopo nove anni, è chiamato a parlare e, grazie alla sua strategia, quella di dichiararsi felici e d’invitare per questo la folla a fischiare, ottiene la libertà…

JAGO p. 229

Lo spirito della gelosia, che tanti danni provoca agli umani assieme ai colleghi ansia, rabbia, infelicità etc, decide di dare una dimostrazione facendo scegliere ai suoi interlocutori un giovane da far impazzire. Eccolo quindi il malcapitato rodersi in breve dalla gelosia…

PROGRESSIONI p. 235

Un concorso letterario per dimostrare che la prolissità può essere superata…

I DUE AUTISTI p. 241

A distanza di anni Dino si chiede ancora di cosa parlassero i due autisti del carro funebre incaricati di trasportare la salma della madre fino a Milano in una lenta marcia sui 70-75 km/h…

Dino, dai rimorsi colto per quel suo restare a lavoro mentre la morente donna sarebbe stata felice di saperlo semplicemente presente in casa durante i pasti, lei immobile al letto… Di lei non c’è più nulla, ma, talvolta, sente per alcune ore dentro di sé una presenza rassicurante…

“Ma l’incantesimo dura poco, un’ora e mezzo, non di più. Poi la giornata ricomincia a macinarmi con le sue aride ruote”. (p. 245)

VIAGGIO AGLI INFERNI DEL SECOLO p. 247

I – UN SERVIZIO DIFFICILE p. 249

Buzzati si ritrova convocato in ufficio dal direttore che, tuttavia, non rivela il vero motivo per cui ha convocato tutti i redattori. Lo fa poi richiamare: un operaio ai lavori della metropolitana avrebbe scoperto una porta che consente l’accesso all’Inferno. Un suo collega vi è entrato senza più farvi ritorno. Buzzati è incuriosito ma anche interessato, ricevendo dal direttore l’indirizzo dell’operaio per parlarci…

II – SEGRETI DELLA “MM” p. 255

Buzzati si reca così a casa di Furio Torriani che, dopo aver inizialmente smentito, racconta quanto capitatogli conducendo poi in loco il giornalista. La porta esiste davvero e, contro il volere dell’ingegnere che li ha accompagnati, i due vi si addentrano…

III – LE DIAVOLESSE p. 261

L’altro mondo sembra un inedito quartiere di Milano, con Buzzati accolto da alcune diavolesse…

IV – LE ACCELERAZIONI p. 267

Buzzati assiste esterrefatto alle cattiverie che diavolesse infliggono agli stressati uomini di tutto il mondo. Gli lasciano tuttavia il diritto di perlustrare l’inferno…

V – LE SOLITUDINI p. 272

Buzzati osserva i vicini, tutti fondamentalmente soli e in balia dell’ineluttabile morte…

VI – L’ENTRUMPELUNG p. 276

All’inferno si festeggia annualmente l’entrumpelung, la festa di primavera durante la quale si gettano dalla finestra gli oggetti vecchi e anche gli anziani non più autosufficienti…

VII – BELVA AL VOLANTE p. 283

Tutto sembra identico alla vita di qui, all’Inferno. Solo sulle auto, sembra tuttavia essere presente una sostanza che rende furiosi e litigiosi gli automobilisti…

VIII – IL GIARDINO p. 289

All’Inferno, un magnifico giardino viene in parte espropriato e distrutto, poi acquistato e ridotto a discarica… Forse l’Inferno è tutto qui, nelle nostre città contemporanee, si chiede Buzzati…

E poi, a me stesso che ci sono stato, non è ben chiaro se l’Inferno sia proprio di là, o se non sia invece ripartito fra l’altro mondo e il nostro. Considerando ciò che ho potuto udire e vedere, mi domando anzi se per caso l’Inferno non sia tutto di qui, e io mi ci trovi ancora, e che non sia solamente punizione, che non sia castigo, ma semplicemente il nostro misterioso destino. (p. 293)