DINO BUZZATI – DINO BUZZATI AL GIRO D’ITALIA

DINO BUZZATI – DINO BUZZATI AL GIRO D’ITALIA
DINO BUZZATI – DINO BUZZATI AL GIRO D’ITALIA

DINO BUZZATI – DINO BUZZATI AL GIRO D’ITALIA
MONDADORI – Collana OSCAR MODERNI n. 219– I Ed Giugno 2018
MONDADORI – Collana OSCAR SCRITTORI MODERNI n. 1637 – 2012

PREFAZIONE
Di Claudio Maragini p. V

NOTA p. XIII

BIBLIOGRAFIA p. XV

DINO BUZZATI AL GIRO D’ITALIA p. 1

NOTTE SUL TRANSATLANTICO DEL “TRAVET” DELLE ALPI p. 3

Domani ci saranno gli ordini spietati di scuderia, bisognerà adattarsi a tirare il “capitano” che non se la sente, a trascinarlo su per le salite come un sacco, buttando via così senza alcun frutto il meglio delle proprie forze, proprio oggi che lui, gregario, meditava una fuga solitaria. Ma stanotte non ci sono ordini di scuderia, ne disciplina di squadra, né sudditanze. Anche l’infimo dei poulains stanotte è come un Napoleone. E sogna. Sogna il piccolo fantaccino delle strade che mai ha udito le folle urlare il proprio nome e mai è stato sollevato sulle spalle da una turba frenetica per il trionfo. (p. 5)
[…] lui, il gregario, l’ignoto, il cui nome mai è stato scritto dai bambini col gesso bianco, né per abbasso né per viva, sui muri della periferia. (p. 6)
Arrovesciato sulla cuccetta, sorride, vittorioso è vendicato, colui che mai arriverà per primo, il “travet” delle strade, lo schiavo fedele, l’umilissimo. Ma può darsi che no. Può darsi che anche queste fantasie gli siano proibite; e anche nel sonno resti povero gregario; che egli semplicemente dorma, può darsi, con l’abbandono di una bestia, stanco della lunga strada fatta, stanchissimo di quella ancor da fare. Perché egli sa di non avere speranze. E allora è meglio che semplicemente dorma, dormire e basta: e che non sogni niente. (p. 7)

CORRERE È MERAVIGLIOSO p. 12

Per un complesso di circostanze probabilmente legate ai capricci del destino e che sarebbe ormai vano recriminare, colui che scrive oggi, cronista al seguito del Giro d’Italia, non ha mai visto una corsa ciclistica su strada. (p. 12)

Ho visto correre il tempo, ahimè, quanti anni e mesi e giorni, in mezzo a noi uomini, cambiandoci la faccia a poco a poco, e la sua velocità spaventosa, benché non cronometrata, presumo sia molto più alta di qualsiasi media totalizzata da qualsiasi corridore in bicicletta, in auto o in aeroplano-razzo da che mondo è mondo. (p. 13)

Brontola, sogghigna, vede tutto nero, si affanna correndo da una parte all’altra, come se qualcosa stesse sempre per precipitare. Suda, impreca e fuma fino a tarda notte. Si manterrà così, presumo, finché sarà terminato il Giro. Uno spostato, vien fatto di pensare a prima vista, uno costretto a lavorare a contraggenio in un ambiente a lui odioso. Tale, a prima vista. Ma poi ho cambiato idea. Lo osservo adesso, quando mugugna e se ne va intorno con quel suo fare da imbronciato bulldog, lo osservo con grandissimo piacere e mi domando: da quanto tempo non vedevo un uomo così felice? (p. 16)

SCATTANO CENTO CORRIDORI SULLA STRADA DI GARIBALDI p. 17

Pronte sono le biciclette lustrate come nobili cavalli alla vigilia del torneo. (p. 17)

E poi le “bombe”, i dinamici intrugli, capaci di far balzare una salma dal cataltto come un saltimbanco. (pp. 18-19)

I “GRANDI” NON FIATANO SE FUGGONO I “MINORI” p. 86

[…]i corridori, sciame multicolore che da lontano luccica e scintilla come una fiera campionaria. (p. 87)

NON TRAMONTERÀ MAI LA FIABA DELLA BICICLETTA p. 121

Serve dunque una faccenda stramba e assurda come il Giro d’Italia in bicicletta’ Certo che serve e una delle ultime città della fantasia, un caposaldo del romanticismo, assediato dalle squallide forze del progresso, e che rifiuta cli arrendersi.
Guardateli, mentre pedalano, pedalano tra campi, colline e selve Essi sono pellegrini in cammino verso una città lontanissima che non raggiungeranno mai simboleggiando in carne ed ossa, come in un quadro di pittore antico, la incomprensibile avventura della vita. E questo è romanticismo puro.
Sono dei cavalieri erranti che partono a una guerra senza terre da conquistare e i giganti loro nemici assomigliano ai famosi molini a vento di Don Chisciotte, non hanno membra e volti umani, si chiamano distanza, gradi di inclinazione, sofferenza, pioggia, paura, lacrime e piaghe.
E anche questo è romantico abbastanza. (pp. 122-123)

Sono dei pazzi. Perché potrebbero fare la stessa strada senza fatica e invece faticano da bestie, potrebbero andare adagio e invece sfacchinano per correre presto, potrebbero quasi tutti guadagnare gli stessi soldi senza soffrire e invece preferiscono il supplizio. Sì, pure qui romanticismo.
E sono anche dei monaci di una speciale confratermta che ha le sue dure leggi. Ciascuno spera nella grazia, ma a pochissimi, uno o due per decennio, la grazia viene concessa Tuttavia continuano, perché sanno che nei pochi eletti il mondo riconoscerà, senza neppure immaginarlo, una specie di investitura sacra E allora splenderà la gloria Candida favola anche questa, degna dei vecchi tempi andati.
Ma adesso la favola e finita I cavalieri erranti, i pellegrini, i pazzi, i monaci sono rientrati nelle loro case uomini qualunque tra le mamme, le mogli e i bimbi, liberi, e un poco tristi. (p. 123)

Pareva non dovesse finire mai ed è già cosa del passato. […]
No, non mollare, bicicletta. […]
Se tu capitolassi, non solo un periodo dello sport, un capitolo dei costume umano sarà finito, ma si restrmgera ancor più il superstile dominio della illusione, dove trovano respiro i cuori i semplici. (p. 124)

Vola, tu, con le tue piccole energie, per monti e valli, suda, fatica e soffri. Dalla sperduta baita scenderà ancora il taglialegna a gridarti evviva, i pescatori saliranno dalla spiaggia, i contabili abbandoneranno i libri mastri, il fabbro lascerà spegnere il fuoco per venire a farti festa, i poeti, i sognatori, le creature umili e buone ancora si assieperanno ai bordi delle strade, dimenticando per merito tuo miserie e stenti. E le ragazze ti copriran di fiori. (p. 125)

APPENDICE p. 127

TRE TAPPE NARRATE DA CIRO VERRATTI p. 129

ORDINI D’ARRIVO E CLASSIFICHE DEL 32° GIRO CICLISTICO D’ITALIA (1949) p. 149