DELFINA PROVENZALI – INCONTRO CON MADAME DESTOUCHES

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DELFINA PROVENZALI – INCONTRO CON MADAME DESTOUCHES
VANNI SCHEIWILLER – All’insegna del Pesce D’Oro – 1997
Con un ritratto di Louis-Ferdinand Céline inciso a puntasecca da Silvano Scheiwiller
A fine volume si indica la tiratura in 300 copie ma, almeno in quella in nostro possesso, non v’è alcun numero stampato o battuto a macchina.
Peccato per i refusi, troppi, legati alla punteggiatura…
INCONTRO CON MADAME DESTOUCHES p.7

 

Nel libriccino Delfina Provenzali ricorda l’incontro avuto con Lucelle Almanzor il 5 ottobre 1973…
 A Meudon l’accompagna un amico, Michel Voos, che la lascia in Route des Gardes. Dopo una breve sosta al Cafè Céline Delfina avanza sul lungo viottolo fino a raggiungere il cancello della villa al civico 25/A, la casa dei Destouches difesa dai cani in perenne abbaiare…
Dopo aver lasciato alle spalle due ville, giungo al 25/A e, attraverso il cancello e un roseto dai colori ancora accesi, scorgo la Maison per antonomasia, in perfetto stile Luigi Filippo.
Il cancello è arrugginito e altrettanto corrosa dal tempo è un’insegna:
Lucette Destouches Almansor
Danseuse
(p.9)
 
Le si fa incontro Agnès, la governante polacca, cui racconta di esser giunta per ricevere lezioni di danza. Quella la fa entrare ed accomodare in attesa in un’anticamera adiacente alla sala di danza. Terminata la lezione ecco che Lucette le si fa incontro rivolgendole alcune domande. Le dichiara di volersi rimetter in forma ma l’altra, che non le crede, le dice che le iscrizioni sono chiuse. Delfina si incammina ma Lucette le chiede di tornare a pranzo l’indomani…

 

La prima impressione è di trovarmi davanti a una donna di gran classe, dotata di una forte presenza: non la si direbbe francese, ma russa, romena o comunque dell’Est. Ha fronte assai spaziosa, zigomi alti, sporgenti, occhi azzurri, viso che potrebbe definirsi triangolare. I capelli sono rosso tiziano, sollevati e legati a crocchia, come usano le danzatrici, sull’alto della nuca. Il collo è da cigno, perfetto, il profilo ricorda la Dama del Pollaiolo. Snella, minuta, con un potere di concentrazione tale da saperlo infondere alle  allieve che, quasi ipnotizzate ne seguono i movimenti. (pp.13-14)
 E l’indomani eccole a pranzo insieme. Alla fine Delfina le confessa il motivo della sua visita: ottenere il si alla pubblicazione di Mea Culpa da lei tradotto per Vanni Scheiwiller. Lucette le dice che non si può, poi riparte per le lezioni mentre l’italiana riceve informazioni su casa e animali da Agnès…
Quando torna Lucette le dice che se Gibault le darà l’assenso il libro potrà essere pubblicato. Se vuole, le propone poi, potrà parlare direttamente con l’avvocato il giovedì successivo, dormendo da lei la sera del mercoledì… Il mercoledì cenano e Lucette le svela alcuni segreti sulla poetica del marito…
 Le “difficultés” non possono essere poche e a ogni mio tentativo di approfondimento, risponde sostenendo come “Il” non scirvesse in argot, l’argot dei clochards, degli scaricatori delle peniches sulla Senna o dei postriboli. Il suo non era argot, era una valanga, un inseguirsi e accavallarsi di invettive, difficilmente spiegabili, in quanto nate dal più profondo del suo io, dall’impulso del momento. (p.22)
Poi Delfina sale nella stanza riservatale. L’indomani l’incontro con Gibault non ha esito positivo e così Delfina si accommiata. Lucette le fa un dono…
A fine anno una telefonata giunge inaspettata: deve recarsi alla Gallimard! Stampato il libro Delfina ne spedisce una copia a Lucette, copia che però non arriverà mai a destinazione…
Nel maggio del 1995 Delfina torna in Francia in cerca di Lucette. Suona, ma la signora Tedesco le dice che Lucette non riceve nessuno per via delle sue precarie condizioni di salute. Mentre l’altra è dentro a chiedere un eventuale presunto permesso al medico, Delfina ne approfitta per fotografare la collina-cimitero dei cani e il luogo dov’è sepolto Bébert…
Bébert è il primo ai piedi della montagnola, ha il nome scritto su un cartellino cellophanato bianco, confuso tra le foglie di un cedro in miniatura. (p.31)
 
Nel febbraio del 1996 Delfina, nuovamente in Francia per lavoro, ne approfitta per tornare da Lucette. Scopre così che la donna sta benissimo e addirittura potrà essere ricevuta a cena! Doverosa una visita alla tomba dello scrittore… L’incontro avviene il 22 febbraio allorché Delfina e il marito cenano assieme a Lucette e ai suoi numerosi ospiti. Delfina le lascia una copia di Mea Culpa, mentre l’anziana signora racconta al marito ogni minimo particolare di quel loro lontano incontro e di come ne fosse rimasta colpita. Giunge infine il momento del commiato…
APPENDICE:
facsimile dell’edizione 1975
Preceduta dalla lettera di Lucette ad Anne Chevallier con l’accordo per l’edizione di Mea Culpa tradotto dalla Provenzali…
 
ALBUM FOTOGRAFICO 
6 foto in bianco e nero (Lucette, La villa, La collina di Bébert, La tomba di Céline – 2 foto, il dono ricevuto da Lucette)
INDICE
STRENNA PER GLI AMICI
di Delfina e Piero Provenzali