DARIO BELLEZZA – RICORDO DI PASOLINI

DARIO BELLEZZA – RICORDO DI PASOLINI
DARIO BELLEZZA – RICORDO DI PASOLINI

DARIO BELLEZZA – RICORDO DI PASOLINI

VIA DEL VENTO EDIZIONI – Collana I QUADERNI DI VIA DEL VENTO n. 57 – 2009

*Copia n. 1810 di 2000

4 ill. b/n

A cura di Roberto Mosena

[…] vorrei parlare di lui, dire com’era, dato che io sono stato suo amico negli ultimi dieci anni di vita[…]. (p. 3)

Pasolini se l’era scritto da solo il suo coccodrillo. (p. 4)

Dicevo che è importante questa poesia perché lui stesso ci dà un ritratto del suo rapporto edipico con la madre e il padre. […]

E, invece, lui ci ha dato delle spie per capire che forse voleva più bene al padre[…]. (p. 6)

A questo poi si aggiunga la tragedia della morte del fratello, Guido, che è morto partigiano nel 1945, alla fine della guerra, ucciso per ironia della sorte dai partigiani comunisti titini, per aumentare il dramma famiglia di Pasolini. (p. 7)

[…] si capisce, dicevo, che Pasolini si accusava, si colpevolizzava per la morte del fratello più giovane; perché in tanto lui era stato il maestro del fratello, per cui il fratello era passato all’azione[…]. (pp. 7-8)

Ecco, io direi che lui era perfetto e nello stesso tempo Era cieco, perché non andava, diciamo così, al di là della nevrosi che lo consumava, che lo divorava.

Sembrerà strano, ma io preferisco l’opera cinematografica: ha scritto delle poesie bellissime[…]. (p. 9)

MA l’insieme, così come tutte le ultime poesie di Pasolini, sono delle poesie che hanno più dell’articolo di giornale, dell’invettiva, dello sfogo privato e quasi mai hanno invece una dimensione veramente poetica, pur essendo poeta chi le scriveva. (pp. 11-12)

Ecco perché dico che delle ultime poesie di Pasolini poco resta. (p. 12)

[…] Pasolini come scrittore veramente straordinario finisce nel ‘60-’61 – , il momento del cinema, il cinema, forse Pasolini lo ha affrontato perché si sentiva esaurito come scrittore, pensava di non aver più niente da dire, aveva esaurito il mondo delle borgate, aveva esaurito un certo tipo di poesia civile, e allora lui si è buttato nel cinema perché era un uomo che voleva rinnovarsi, però questo cinema lo ha assorbito completamente. Se noi guardiamo quello che ha scritto subito dopo, vediamo che quasi tutto, quasi tutta la sua produzione è una produzione polemica, non prende mai una forma conclusa. (p. 13)

Ma dopo il ‘60 io credo che il Pasolini migliore sia da rintracciare, da cercare nel cinema, perché tutta la sua attività letteraria è un’attività costantemente polemica contro il suo tempo[…].

Dunque aveva un atteggiamento paradossalmente reazionario, era un uomo profondamente reazionario; lui giustificava questa sua reazionarietà dicendo che si può essere comunisti e reazionari contemporaneamente quando si vuole conservare quel passato quello che il passato ha dato di meglio. […]

Lui amava il mondo contadino soprattutto per un fatto erotico, perché appunto la omosessualità, come ha giustamente anche scritto una volta Moravia, nel mondo contadino aveva una costante creaturale e non legata alla nevrosi del mondo industriale. (p. 14)

[…]per cui ha fatto delle battaglie negli anni Settanta contro il divorzio e contro l’aborto. […]

[..] per esempio se pensiamo anche alla mistificazione che ha fatto il partito comunista nei suoi confronti, dimenticandosi di averlo cacciato via nel 1949 per indegnità morale[…].

Perché in un certo senso anche il Partito comunista lui lo vedeva intrallazzare con quello che chiamava il Palazzo. (p. 15)

Gli anni Cinquanta sono il momento più creativo del Pasolini scrittore, del Pasolini poeta, perché in quegli anni ha dato i suoi libri più belli.

Per me i libri più belli degli anni Cinquanta di Pasolini sono Ragazzi di vita e Le ceneri di Gramsci. (p. 16)

NOTE p. 18

NOTA AL TESTO

Di Roberto Mosena p. 23

BIOGRAFIA p. 27

CENNI BIOGRAFICI SU PIER PAOLO PASOLINI p. 30