DANIEL PENNAC – STORIA DI UN CORPO

[banner]

DANIEL PENNAC – STORIA DI UN CORPO

(Journal d’un corps)FELTRINELLI – Collana “I Narratori” – 1° edizione Ottobre 2012

TRADUZIONE
Yasmina Melaouah
—-

Libro ricevuto in dono da Giulia D’Amico il 29/04/2014.

 

—-

 

C’è un’incongruenza nelle date. Nella terza di copertina si legge “3 agosto 2010. Tornata a casa dopo il funerale del padre“… Ma il padre di Lison scrive fino al 29 ottobre 2010, quindi possibile errore della Feltrinelli che ha inserito nella terza di copertina la data inserita nell’inizio della lettera scritta a Lison dal padre (datata appunto 3 agosto. Lasciata al notaio che la fa pervenire alla donna assieme ai quaderni dopo il funerale).
….

Tanti, troppi i refusi per un libro da 18 euro. Ma, a quanto pare, è una costante della Feltrinelli (almeno con i libri di Pennac)…

STORIA DI UN CORPO p.5
AVVERTENZA p.7

Pennac afferma di aver ricevuto i quaderni del padre della sua amica Lison…
Lison ritira dal notaio un pacco, regalo post mortem del padre. In esso, i diari tenuti dal genitore sul proprio corpo dai dodici agli ottantasette anni…

1
Il primo giorno
(settembre 1936) p.13

28 dicembre 1987. Uno scherzo subito dalla nipotina Fanny (che se la fa sotto quando pensa di finir bruciata sul rogo come Giovanna D’Arco), lo fanno tornare indietro con la memoria a quando, nel settembre 1936, iniziò a scrivere il diario del suo corpo dopo che, legato a un albero da altri scout, preso dall’irrazionale panico di finire divorato dalle formiche, urla e se la fa sotto…

2

12-14 anni

(1936-1938) p.21

Il diario inizia con un elenco di propositi e paure…

È un ragazzo fragile, la cui severa madre lo spaventa, a differenza del ricordo del cordiale padre o della buona governante Violette, cui resterà legato per tutta la vita…

A poco a poco supera la paura degli specchi guardandosi in esso. In effetti ha ragione la madre, è insignificante con la sua magrezza ed assenza di muscoli. Promette quindi di rinforzare il proprio corpo di cui terrà il diario…

Il mio diario […] sarà il traduttore delle mie sensazioni” (p.29)

Ed eccolo annotare il gioco degli svenimenti (tornato di moda tra gli adolescenti di oggi); le istruzioni al fratello (immaginario!) Dodo; la piacevole arte dell’addormentarsi insegnatagli dall’amatissimo padre; l’odore di Violette che è quello di casa; lo zio Georges; la prima polluzione notturna; l’inizio degli allenamenti (addominali e flessioni) per sviluppare i muscoli e migliorare l’immagine di sé; i lavori e il divertimento alla fattoria di Manès (fratello di Violette) durante le vacanze estive…

Il padre, reduce malato della Grande Guerra, scrive l’uomo a Lison, si era sempre occupato di lui istruendolo al meglio dato che la madre, che lo aveva voluto per cercare di risollevare il marito, fallito il tentativo, se ne era disinteressata. Alla sua morte lei butta tutto ed è da allora che è nata in lui la paura degli specchi e la sua apatia ad immagine del padre. Sarà Violette con il suo supporto morale a farlo sbocciare…

Nel 1938 alla fattoria, Manès gli consiglia di dedicarsi al pugilato e il ragazzo lo fa con ottimi risultati…

Ma ecco che il 7 settembre 1938 Violette muore soffocando tra le sue braccia mentre erano intenti a pescare al fiume. Reagisce riempiendo le pagine di un quaderno con “Violette è morta”, poi inizia uno sciopero della fame per costringere la madre a mandarlo in collegio. Dopo dieci giorni di digiuno cade in bagno facendosi male. Lo zio Georges lo manderà nello stesso collegio frequentato da suo figlio Etienne…


 

3

15-19 anni

(1939-1943) p.64


In collegio continua a monitorare e studiare il proprio corpo tra esperimenti pericolosi (come il risveglio sotto stimolazione contemporanea di tutti i sensi); allenamenti di pugilato (compreso il primo KO); masturbazioni con le foto sottratte a frate Delaroué (solito toccarsi con esse durante l’ora di studio libero); feticismo per il seno, lo scoppio della guerra (che per loro studenti è solo una lontana eco), le estati di lavoro e divertimento da Manès; il primo fallimento sessuale con la bellissima Violaine, il 29 dicembre 1942, che gli fa capire che pur avendo un corpo forte e robusto c’è ancora qualcosa di incompleto in sé (e la ragazza che pensava esser stata respinta perché non sufficientemente attraente); l’espulsione dal collegio per una rissa dopo la scomparsa del compagno ebreo Zafran (19 aprile 1943); il rifiuto di arruolarsi nella Milizia come propostogli da Fermantin (26 aprile 1943)…
 

4

21-36 anni

(1945-1960)




Ricercato da Fermantin fin nella fattoria di Manès, decide allora di entrare nella resistenza… Dopo la decorazione per la Resistenza, ricevuta il 14 luglio 1945, riprende gli studi riadattandosi lentamente alla vita civile…

Il 10 ottobre 1946, ventitreesimo compleanno, alla vigilia di un importante colloquio al ministero, viene sverginato da Suzanne, amica canadese della resistente Fanche, con cui inizia una relazione (che si interrompe il 21 gennaio 1947 con la partenza della ragazza). Sparita lei cade nell’ipocondria temendo di aver sviluppato un tumore allo stomaco, ma gli esiti degli esami sono tutti negativi…

Passa da una relazione amorosa (insoddisfacente) all’altra, da un disagio fisico all’altro (polipi nasali, rottura del frenulo, carie), fino a che incontra l’amore della sua vita, Mona. Con lei è amore a prima vista, colpo di fulmine…

Marzo 1951: viaggio di nozze a Venezia; 27 dicembre 1951: nasce il primogenito Bruno; 23 marzo 1953: nasce Lison; la crescita dei bambini (il loro scrivere e disegnare lo fa tornare indietro con la memoria); la morte di Manès (28 novembre 1958) che lo porta inevitabilmente a ripensare alla madre (scomparsa il 27 maggio 1944 durante un bombardamento aereo degli Alleati)…


 

5

37-49 anni

(1960-1972) p.159

Avanti con altri esperimenti fisici (contagiosità di uno sbadiglio, mimesi facciale) ed annotazioni (testicoli che si strizzando anche per il dolore di altri, l’importanza del riposo dopo periodi di stress con le energie che vengono meno, l’ansia, emorragie alla narice sinistra – epistassi che gli costa un’operazione -, depressione post-operatoria, herpes zoster, gli anni che passano, i problemi di comunicazione con i figli adolescenti, l’acufene – cui si abitua solo dopo esser stato a colloquio con una psichiatra)…
 

6

50-64 anni

(1974-1988) p.197



Il tempo passa e il corpo lentamente invecchia…

Il 10 maggio 1977 diventa nonno di Grégoire, figlio di Bruno e Sylvie…

1980: ancora nonno per via Lison che partorisce due gemelle: Fanny e Marguerite…

Il disagio crescente per piccoli e fastidiosi vuoti di memoria; i movimenti che con gli anni si fan sempre più lenti mentre la cataratta inizia a calare e i valori delle analisi a salire…


7
65-72 anni
(1989-1996) p.237

Passano gli anni ma il ricordo di Violette, dei suoi insegnamenti e del suo supporto restano vivissimi nella sua mente…

Aumentano invece amnesie e dimenticanze, affaticamento e inappetenza sessuale…

Tutto si degrada, ma perdura la costante gioia di esistere. (p.251)

Almeno lo spauracchio dell’Alzheimer sembra lontano…


73-79 anni
(1996-2003) p.269



I problemi di salute aumentano e la paura del dolore resta sempre intatta (cistografia per problemi di prostata e susseguente operazione; i disagi dei sacchetti della sonda vescicale)…

Ma ecco che, quando ormai pensa di essere impotente da anni, a 74 anni suonati tradisce Mona facendo sesso con la venticinquenne di colore Nazarè, sua interprete di conferenze…

Il 27 novembre 1998 muore Tijo…

L’infantile gioia per il proiettore ricevuto per il settantottesimo compleanno…

Il 12 novembre 2002 muore il prediletto nipote Grégoire. Il lutto dell’adorato nipote lo scuote profondamente tanto da spingere Mona a portarlo a Venezia, nel tentativo di distrarlo rievocando le sensazioni provate durante il viaggio di nozze…


 

9

Agonia

(2010) p.307



Mia cara Lison,
eccoti adesso di fronte a un’interruzione di sette anni. dopo la morte di Grégoire, l’osservazione del mio corpo ha perso ogni interesse. Avevo il cuore altrove. I miei morti hanno cominciato a mancarmi tutti insieme! In fondo, mi dicevo, non mi sono mai ripreso dalla morte di papà, dalla morte di Violette, dalla morte di Tijo, e non mi riprenderò  dalla morte di Grégoire. Ormai il lutto era la mia unica cultura, e da essa ho sviluppato un magone solitario e collerico.  È difficile capire cosa ci portano via, morendo, coloro che abbiamo amato. […] Quanto mi è mancata, improvvisamente, la loro presenza fisica! (p.309)
Per mesi mi sono lasciato trasportare da queste ondate di dolore. tua madre non poteva farci niente, e doveva sentirsi più sola di me. […] Ma non c’ero più per nessuno. Assente e di cattivo umore.
(p.310)

Nei mesi successivi ho trascinato i miei morti al Jardin du Luxembourg. […] Lasciavo che lo sguardo vagasse al di sopra del giornale, fra i passanti che per me non significavano nulla. (p.312)

Ma dall’apatia lo risveglia, un pomeriggio di primavera… Fanche! Invecchiata anch’ella nel fisico, ma con un’energia spirituale tale da riportarlo a nuova vita con il suo attivismo politico…

Diventa bisnonno di Stefano e Louis, figli rispettivamente di Marguerite e Fanny…

Poi muore Fanche…

A 86 anni gli acciacchi sono ormai tanti e le analisi preannunciano la fine. E così, a sette anni dalla morte di Grégoire riprende a scrivere il diario narrando gli ultimi mesi di vita. Il mielogramma cui si sottopone non lascia speranza alcuna: sei messi al massimo con le sole trasfusioni (rifiuta la chemio), che gli danno brevi e temporanei momenti di vigore dopo l’esecuzione. In quel breve periodo ha modo di osservare gli altri, notando quando tutti invecchino…

Il 29 ottobre scrive l’ultima pagina…

Adesso, mio piccolo Dopo, è ora di morire. Non aver paura, ti faccio vedere io come si fa. (p.333)


————–






Prima parte scorrevolissima. Soprattutto un uomo ci trova molte delle sensazioni che ha inevitabilmente provato. La parte centrale, dal dopoguerra in poi, diviene monotona con alcuni pensieri degni di nota ma nulla più. Il libro torna avvincente nella parte finale. Buona lettura che però, a parte alcuni pensieri profondi, inevitabili identiche sensazioni provate, lascia poco a fine libro. Un voto? 6½, non di più.Tra le varie citazioni, si segnala un episodio da Cent’anni di solitudine (padre di Fernanda spedito a casa nella bara) e… Il deserto dei Tartari di Buzzati! 🙂

 

 

[banner]