DALAI LAMA (TENZIN GYATSO) – LA COMPASSIONE E L’INDIVIDUO

DALAI LAMA (TENZIN GYATSO) – LA COMPASSIONE E L’INDIVIDUO
DALAI LAMA (TENZIN GYATSO) – LA COMPASSIONE E L’INDIVIDUO

DALAI LAMA (TENZIN GYATSO) – LA COMPASSIONE E L’INDIVIDUO

LE LETTERE – 2004

LO SCOPO DELLA VITA p. 5

[…] quale è lo scopo della vita?

[…] Credo che lo scopo della vita sia di essere felici.

Fin dalla nascita ogni essere vivente aspira alla felicità e tende a evitare la sofferenza. (p. 5)

Dal più profondo del nostro essere desideriamo, in tutta semplicità, la gioia. […]

Perciò è importante scoprire che cosa determina il grado più elevato della felicità. (p. 6)

COME RAGGIUNGERE LA FELICITÀ p. 7

Tanto la felicità quanto la sofferenza sono suddivisibili in due categorie principali. Una dipende dal nostro spirito, l’altra dal nostro corpo. […]

Per questa ragione dovremmo fare ogni sforzo per raggiungere la pace dello spirito. (p. 7)

La mia esperienza personale, certamente limitata, mi ha consentito di scoprire che si giunge al grado più elevato di pace interiore sviluppando l’amore e la compassione.

Più ci prendiamo cura della felicità degli altri e più cresce il nostro benessere personale. (p. 8)

In questo modo possiamo fare gradualmente lo sforzo di divenire più compassionevoli, in grado cioè di sviluppare un’autentica partecipazione alla sofferenza degli altri insieme alla volontà di aiutarli a dissipare le loro pene. Il risultato sarà la crescita della nostra serenità e della nostra forza interiore. (p. 9)

IL NOSTRO BISOGNO D’AMORE p. 10

Se l’amore e la compassione ci danno la gioia più grande è perché la natura del nostro essere li considera al di sopra di ogni altra cosa. Infatti il bisogno d’amore è all’origine di ogni forma di esistenza umana. […]

Per quanto forti e autonomi possiamo sentirci nel periodo più favorevole della nostra vita, quando siamo malati, o molto giovani o molto vecchi, dipendiamo dell’aiuto altrui. (p. 10)

[…] abbiamo bisogno di un sentimento autentico di responsabilità e di una cura sincera del benessere altrui. (p. 11)

[…] ognuno di noi il prodotto di chi l’ha generato. (p. 12)

Secondo gli scienziati lo stato mentale di una donna incinta, calmo o agitato, ha un effetto diretto sullo stato fisico del feto.

Le manifestazioni d’amore sono ugualmente importanti al momento della nascita. (p. 13)

Se il bambino non viene tenuto, sorretto, stretto tra le braccia, baciato, insomma se non viene amato, il suo sviluppo starà ostacolato e la sua psiche non sarà in grado di maturare correttamente.

Poiché un bambino non può sopravvivere senza le cure altrui, l’amore costituisce il suo nutrimento fondamentale. Rendere un bambino felice, sedare le sue numerose paure e consentirgli di sviluppare una sana fiducia in se stesso, tutto questo dipendente direttamente dall’amore. (p. 14)

La stessa cosa avviene con la malattia.

Se una persona si ammala e viene curata in ospedale da un medico che la manifesta calore umano, si sente subito meglio. (pp. 15-16)

Nella vita di tutti i giorni, quando conversiamo, anche in modo insignificante[…]. (p. 16)

Se invece le argomentazioni di una persona si tingono di durezza e di freddezza ci sentiamo immediatamente a disagio e mettiamo subito fine alla conservazione. Così, dal più piccolo avvenimento al più importante, l’affetto e il rispetto prodigati agli altri sono vitali per la nostra felicità. (p. 17)

[…] il bisogno di affetto è inscritto nel nostro sangue dal giorno della nostra nascita. Poiché sia da bambini che da adulti non cessiamo per natura di tendere all’amore, accettiamo anche l’affetto che saremmo portati a considerare nemica. (pp. 17-18)

SVILUPPARE LA COMPASSIONE p. 19

[…] nel mondo predominano l’amore e la compassione. Se sono gli eventi spiacevoli a occupare le prime pagine dei giornali è perché le manifestazioni della compassione sono parte integrante della vita quotidiana. Vanno da sé, perciò vengono in larga parte ignorate. […]

[…] So per esperienza personale che l’equilibrio mentale e il benessere fisico sono in rapporto diretto. Non c’è alcun dubbio che la collera e l’agitazione ci rendano più vulnerabili alla malattia. (p. 20)

Ma è ugualmente innegabile che siamo tutti afflitti da un egocentrismo che ci impedisce di amare gli altri. (p. 21)

La vera compassione non è semplicemente una risposta emotiva ma un solido impegno fondato sulla ragione. Perciò un vero atteggiamento di compassione nei riguardi degli altri non muta, nemmeno se si comportano negativamente. (pp. 22-23)

Per quanto le persone che incontriamo siano belle, amabili, brutte o sgradevoli, restano comunque esseri umani come noi. Come noi sperano nella felicità e non vogliono soffrire, hanno diritto esattamente come noi a superare le sofferenze ed ad essere felici. (p. 23)

Ma questo desiderio di aiutare gli altri non deve in nessun caso essere selettivo: esso si applica a tutti allo stesso modo.

[…]

Naturalmente il nostro egocentrismo, il nostro attaccamento al sentimento di un “io” indipendente ci impediscono di sviluppare la compassione. È certo che la vera compassione può esprimersi soltanto quando questa avidità dell’io viene eliminata. (p. 24)

COME INIZIARE p. 25

Dovremmo iniziare eliminando gli ostacoli maggiori allo sviluppo della compassione, vale a dire la collera e l’odio. Sappiamo tutti che si tratta di potenti emozioni perfettamente in grado di invadere tutto il nostro spirito. (p. 25)

Per quanto sia vero che la collera provoca un sovrappiù di energia, se ne esaminiamo la natura scopriamo che si tratta di energia cieca: non possiamo sapere con certezza se ci porterà risultati positivo o negativi. Perché la collera occulta la parte migliore del nostro cervello: la facoltà di ragionare. […] Può essere causa di numerosi comportamenti distruttivi e nefasti. […]

Sotto il dominio della collera possiamo nuocere a noi stessi e agli altri. (p. 26)

La natura della compassione è la gentilezza, la pace, la dolcezza. Ma è ugualmente potenza. Coloro che perdono facilmente il controllo sono insicuri e instabili. Perciò, ai miei occhi, l’esplosione della collera è un segnale di debolezza.

Di conseguenza, quando si presenta un problema, cerchiamo di restare umili, di mantenere un atteggiamento sincero e di avere fiducia in un esito positivo. (p. 27)

E se avrete necessità di esprimere il vostro punto di vista e di affrontare i vostri avversari, fatelo senza collera e senza cattive intenzioni. […]

Se baserete la vostra risposta sull’energia cieca della collera, otterrete dirado il vostro scopo. (p. 28)

AMICI E NEMICI p. 29

È quando sopraggiungeranno delle difficoltà che avremo occasione di metterle in pratica.

E chi crea queste occasioni: Non sono certo i nostri amici, bensì i nostri nemici. Sono loro che ci causano i maggiori problemi. Ma se vogliamo fare dei progressi, dovremo considerare i nostri nemici come i nostri migliori maestri!

Per coloro che hanno a cuore la compassione e l’amore, la pratica della tolleranza è essenziale, e per questo è indispensabile un nemico. Perciò dovremmo provare gratitudine nei confronti dei nostri nemici. (pp. 29-30)

La collera e l’odio fanno sempre del male. (p. 30)

Dovrete prendervi cura degli altri, preoccuparvi del loro benessere, aiutarli, servirli, farvi più amici, fare più sorrisi… Quale sarà il risultato? Quando avrete bisogno di aiuto, troverete moltissime persone disposte a darvelo. […]

Nella nostra attuale società materialista chi ha denaro e potere dà l’impressione di aver molti amici. Ma questi non sono i vostri amici. Ma questi non sono i vostri amici. Sono gli amici del vostro denaro e del vostro potere. Nel momento in cui perdere i vostri beni e la vostra influenza, vedrete sparire tutte quelle persone.

Il guaio è che quanto le cose vanno bene siamo convinti di poter fare tutto da soli e che gli amici siano superflui. (p. 31)

LA COMPASSIONE E IL MONDO p. 35

Dato che tutti condividiamo un bisogno analogo di amore, è possibile riconoscere nell’individuo che incontriamo, chiunque sia e qualunque siano le circostanze di questo incontro, un fratello o una sorella. (p. 35)

[…] coltivare la compassione costituisca la chiave per aprire la porta su un mondo più felice, fatto di successo e di gioia. Non abbiamo bisogno di diventare religiosi. Non abbiamo bisogno di ideologie. Abbiamo invece bisogno di sviluppare le qualità umane.

Quanto a me, mi impegno semplicemente a trattare quelli che incontro come vecchi amici. Questo mi procura un vero sentimento di gioia. Questa è la pratica della compassione. (pp. 36-37)