AUGURI DON GESUALDO. UN DOCUFILM DI FRANCO BATTIATO SU GESUALDO BUFALINO (DVD+LIBRO)


AUGURI DON GESUALDO. UN DOCUFILM DI FRANCO BATTIATO SU GESUALDO BUFALINO
Con i contributi di Manlio Sgalambro e Antonio di Grado.BOMPIANI – Collana Grandi asSaggi – I edizione Settembre 2010
 
INTRODUZIONE 
di Franco Battiato
Una combinazione di affetto e dovere mi ha spinto ad accettare la realizzazione di questo docufilm su Gesualdo Bufalino” […] (p.5)
DICERIE 
di Manlio Sgalambro p.7
Sgalambro ci illustra brevemente il concetto di “diceria”, concetto portato alla luce da Bufalino nelle sue opere…La diceria è fatta di resti. Appartiene di diritto alla nostra epoca.Bufalino avverte la pesantezza di questo concetto, al responsabilità di averlo estratto da emozioni selvagge e di averlo portato alla luce per darlo in pasto, alla fine, a una massa di disperati che ne vogliono fare soltanto “buon” uso… Ma la diceria non perdona… (p.10)
EGLI DANZA
di Antonio di Grado p.11
Nel testo di Invito al viaggio, canzone di Franco Battiato contenuta in Fleurs, è citato Gesualdo Bufalino.
A distanza di anni, Battiato allarga il ricordo dello scrittore firmando un docufilm.
Ad entrambi ben si adatta la frase “occorre del talento per invecchiare senza diventare adulti“… (p.24)
AUGURI DON GESUALDO 
Le testimonianze del film p.25
Nel libro sono riportati gli interventi dei personaggi intervistati da Battiato nel film.
Nel docufilm, suddetti interventi sono preceduti dalla voce fuori campo di Battiato (che legge passi salienti della vita di Gesuldo Bufalino) e chiusi da Giulio Brogi.
Gesualdo Bufalino p.27
Piero Guccione p.28

Ho sempre avuto l’impressione che fosse un uomo di indole profondamente solitaria. solitario, eppur vivace, quando si entrava in confidenza (al contrario di Sciascia, che era molto silenzioso). Un uomo capace anche di grandi manifestazioni di affetto. (p.28)
Elisabetta Sgarbi p.31
Gesualdo Bufalino p.33
Giovanni Iemulo p.35Ella Imbalzano p.37
Gesualdo Bufalino p.40

“Si può essere scrittori testimoni del mondo e si può essere scrittori testimoni di se stessi. Io appartengo a questa seconda categoria. Non sono un portavoce della collettività come Sciascia, che invidio per questo, perché lui è appunto un testimonio del suo tempo ed è la coscienza della collettività. Io invece sono molto più umilmente e più dolorosamente un testimonio – falso per giunta – di me. (p.40)

 

Manlio Sgalambro p.41Francesca Caputo p.44

Bufalino era un autore che cancellava e modificava molto. Scriveva e riscriveva, correggeva e ricorreggeva di continuo[…] (p.44)

 

Gesualdo Bufalino p.46
Mi consideravo sulla terra una specie di prigioniero politico e mi rifiutavo di parlare. (p.46)
Nunzio Zago p.47

Gesualdo Bufalino è stato uno degli ultimi grandi scrittori del Novecento. Il suo rapporto con la letteratura risaliva all’infanzia. Di certo, è stato un rapporto complesso: quello di chi, prima nella lettura e poi nella scrittura ha cercato una medicina per vivere, per sopravvivere, ma ne ha fatto anche un gioco, in divertimento. Bufalino è stato anche, cioè, un funambolo della scrittura. (p.47)
Bufalino è stato infatti uno degli ultimi scrittori a porsi le domande grandi, fondamentali, sull’esistenza: se sia grazia o disgrazia, se gli uomini siano o no delle semplici comparse… (p.48)

 

Sebastiano Gesù p.49
[…] Bufalino si nutriva letteralmente e costantemente di film. (p.49)
Perché, a differenza di Sciascia, chiedeva al cinema l’evasione, la levità e la leggerezza, non l’impegno sociale e politico. (p.50)
Gesualdo Bufalino p.51
La mia scelta è evidente: io sono rimasto, e non è stata una scelta indolore. Perché la provincia io la considero un ventre protettivo ma anche una prigione. E d’altra parte io verso la Sicilia ho un doppio rapporto. C’è in me una specie di rigetto per tutti quegli aspetti neri che contraddistinguono i nostri comportamenti e che tutti sappiamo: l’intreccio tra la forza e la frode, il fondo facinoroso e levantino che distingue spesso la nostra vita civile. Il mio paradosso comunque è questo: guardo all’Europa come a una terra d’elezione, e non mi voglio scucire, dall’altro lato, la pelle carnale della mia terra. C’è insomma in me un legame carnale profondo con la Sicilia e nello stesso tempo quella resistenza, quel rifiuto di cui parlavo prima. (pp.51-52)
Antonio di Grado p.53
Era un malpensante – è lui stesso a definirsi così -, cioè tanto affettuoso e generoso nell’amicizia, quanto tranchant nei giudizi. (p.54)
Angelo Scandurra p.55
Gesualdo Bufalino p.57
Sarà forse perché c’è troppa luce, da noi. Da noi e in tutto il Mediterraneo, perché il sentimento della morte è intenso in Sicilia, come in Spagna, come in Grecia. E questo io credo si debba riferire, appunto, a quella sorta di binomio fra due parole che si somigliano: luce e lutto. Due parole che si associano insieme, nell’animo siciliano, perché dove c’è più luce, dove c’è più sole, lì il sentimento della morte deve essere necessariamente più intenso, più sentito, più doloroso. Perché io immagino – poniamo – una morte nel nord, nelle nebbie del nord. Ebbene, lì morire dev’essere in qualche modo una cosa naturale: perdersi nel crepuscolo, nell’ovatta grigia del niente. Mentre qui, nella luce, nella forza, sotto la forza del sole, la morte rappresenta uno scandalo, un’infrazione, una trasgressione alla legge della vita, alla forza della vita. (pp.57-58)
Matteo Collura p.59
 
La verità è che gli elzeviri di Bufalino sono frutto di un’esperienza privata davvero unica: l’esperienza di un uomo che ha vissuto in perfetta solitudine, leggendo quanto c’era da leggere. (p.60)
Gesualdo Bufalino p.62
Mario Andreose p.63
Gesualdo Bufalino p.65
 (Nel docufilm questo contributo è letto, con voce fuori campo e schermo nero, da Giulio Brogi)
GESUALDO BUFALINO IN PERSONA p.67

21 foto in bianco e nero.

NOTE BIOGRAFICHE p.111

Note biografiche sugli autori degli intervistati.