ANDRÉE MÉGARD* A LOUIS DESTOUCHES [Prima di maggio 1915]

[banner][banner][banner size=”300X250″][banner size=”120X600″]ANDRÉE MÉGARD*
A LOUIS DESTOUCHES[Prima di maggio 1915]

TRADUZIONE

Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux

Avete fatto bene, caro Signore, a ricordarmi della mia promessa.
Non ho potuto rispondervi prima ma sono molto felice di
inviarvi due biglietti. Potreste venire venerdì sera o sabato in
mattinata perché gli altri giorni rischiereste di essere mal
piazzato e persino di non aver posto. E capitato a miei amici
domenica, sono stati costretti ad andarsene.
Quando vi ho visto al Val de Grâce ero con la mia vecchia amica
Maria Samary. Non so se vi ricordate di qualche parola
scambiata con lei e della fiera risposta che gli avete dato?…
Ha riportato la vostra frase a suo figlio Charles Esquier** della
Comédie-Française. Se n’è servito per fare un monologo che è
stato ripetuto in queste mattinate.
Lo allego alla mia lettera, vi divertirà, penso.
I miei migliori sentimenti.
Andrée Mégard

UN MOT DE SOLDAT

È in un ospedale militare francese.
È in settembre, dopo il nostro primo successo
Sulla Marna. Sdraiati sul loro letto di sofferenza,
Nella stanza, ci sono alcuni soldati di Francia.
Feriti di ieri; sanguinanti. I loro visi impalliditi
Sembrano di cera nel candore dei loro letti;
Ma le granate e la mitragliatrice che gronda
Hanno lasciato nei loro occhi riflessi di scintilla,
E per aver messo in fuga, il giorno prima, davanti a loro
Questi massacratori di bambini, i cui ignobili misfatti
Superando in orrore tutto quel che si può descrivere,
Hanno la gloria in fronte, sulle labbra il sorriso…
Ma, una signora in nero con fasce grigie
È la, a render visita ai gloriosi straziati
E a distribuir frutta, sigarette
E piccoli bouquet di pallide violette,
Con parole di conforto, parole incantevoli
Di quelle parole commosse che inventano le mamme.
I suoi due figli, anche loro, son partiti in guerra,
E di tutti i soldati lei è un po’ la madre.
Pietosa, lei va di ferito in ferito.
Uno di loro, poco più che ventenne
E che un’infermiera d’ambulanza medica con destrezza,
Sembra soffrire atrocemente… ma in silenzio.
Ha quell’aria furba dei monelli di Parigi
Che, sfidando il pericolo, sanno morire senza gridare.
La sua ferita è al polso destro. Un colpo di lancia
Ne ha tagliato i tendini con violenza
E il Maggiore, prima, ha detto al povero ragazzo
Che la sua mano destra, ahimè, non servirà più
In effetti, la mano penzola, pietosa, rotta
Come un fiore morente dal gambo schiacciato.
La visitatrice, messa al corrente, compatisce.
«- È terribile! ma, dice lei, almeno, povero ragazzo,
«Voi non andrete più al fronte. Madonna! Questo compensa!
«E vostra madre apprezza questo, credo?»
Ma lui, pavoneggiando e con aria di superiorità:
«- Al fronte! Spero di tornarci presto.
«Sono un dragone. La mia arma è la sciabola che falcia…»
«Posso ancora tenere la mia sciabola con la mano sinistra…»

Charles ESQUIER
*Marie Adélaide Chamonal (Andrée Mégard-Gémier, 1869-1952). Attrice
francese moglie di Firmin Gémier allora direttore del teatro Antoine.

** Charles Esquier (1871-1931). Poeta, romanziere, scrittore di testi per il teatro, entrò nella Comédie-Française nel 1894.