ANDREA CAPACCIONI – LE BIBLIOTECHE DELL’UNIVERSITÀ. STORIA, MODELLI, TENDENZE. NUOVA EDIZIONE

ANDREA CAPACCIONI – LE BIBLIOTECHE DELL’UNIVERSITÀ. STORIA, MODELLI, TENDENZE. NUOVA EDIZIONE
ANDREA CAPACCIONI – LE BIBLIOTECHE DELL’UNIVERSITÀ. STORIA, MODELLI, TENDENZE. NUOVA EDIZIONE

ANDREA CAPACCIONI – LE BIBLIOTECHE DELL’UNIVERSITÀ. STORIA, MODELLI, TENDENZE. NUOVA EDIZIONE

MAGGIOLI EDITORE/APOGEO EDUCATION – 2018

INTRODUZIONE p. 5

Dall’analisi emerge con chiarezza come i tratti di una biblioteca universitaria, intesa come una raccolta di libri e di attività al servizio dei docenti e degli studenti, comincino a manifestarsi tra il XVIII e il XIV secolo. (p. 5)

Negli ultimi anni il peso della cultura e della conoscenza è notevolmente cresciuto in molti ambiti fino a diventare una componente essenziale dello sviluppo economico. (p. 6)

Internet[…] ha introdotto alcune novità importanti nell’ambito dei processi della comunicazione scientifica. Tra le più significative c’è senza dubbio il fenomeno dell’“accesso aperto” alla letteratura scientifica (Open Access o OA), ovvero la diffusione gratuita e online di articoli e di libri scientifici in formato digitale. […] Anche la didattica è messa in discussione.

[…] la digital scholarship (il processo di creazione, pubblicazione e conservazione dei prodotti della ricerca scientifica in ambiente digitale)[…]. (p. 7)

CAPITOLO PRIMO

LE BIBLIOTECHE DELL’UNIVERSITÀ p. 9

1. Che cosa è una biblioteca universitaria p. 9

[…] possiamo dire che si tratta di una biblioteca che agisce nell’università e per conto di questa e il cui tratto fondamentale è il carattere strumentale. (p. 10)

Le biblioteche sono dunque al servizio degli atenei che le utilizzano per il raggiungimento de propri fini scientifici e didattici. […]

La biblioteca più importante ha il compito di “biblioteca centrale”; sono di solito designate sotto l’etichetta di “biblioteche universitarie” le biblioteche di dipartimento, facoltà, istituto, college e scuole”. (p. 11)

2 Università e biblioteche p. 12

C’è un forte legame tra la biblioteca, l’insegnamento e la ricerca, tanto che una studiosa ha definito le biblioteche dell’università “specchio” dell’educazione superiore. (p. 12)

Un altro aspetto importante da valutare è il carattere pubblico delle biblioteche. Oggi con l’espressione “biblioteca pubblica” intendiamo un istituto aperto a tutti i cittadini, ma nel passato il rapporto tra privato e pubblico presentava molte sfumature. (p. 15)

3. Nascita di una professione p. 47

[…] il ruolo del bibliotecario si consolida a partire dalla fine del XIX secolo; la nuova figura professionale entra subito in conflitto con il corpo docente. Le biblioteche dell’università erano state per lungo tempo gestite dai professori, mentre al personale tecnico venivano assegnate mansioni secondarie[…]. Gli acquisti, la catalogazione, spesso anche l’accesso alle biblioteche venivano gestiti dai docenti. (p. 47)

In Italia[…] il ruolo di bibliotecario universitario viene riconosciuto in ritardo rispetto ad altri paesi europei. A partire dal dopoguerra è stato importante il contributo dell’Associazione italiana biblioteche (AIB)[…]. Si dovrà attendere però il 1961 per il riconoscimento formale del ruolo di bibliotecario universitario da parte dello stato italiano. (p. 49)

CAPITOLO SECONDO

LE SEDIE DI HARVARD

UNIVERSITÀ E COMUNICAZIONE SCIENTIFICA IN ETÀ DIGITALE p. 51

1. INTERCONNESSIONI p. 51

A partire dall’Ottocento in Europa e negli Stati Uniti le biblioteche universitarie cominciarono ad assumere la fisionomia che oggi conosciamo e a trasformarsi in un importante strumento della didattica e della ricerca. (p. 51)

[…] lifelong learning. Con questa espressione si intende definire la propensione da parte dei cittadini da apprendere lungo l’intero arco della vita. […]

2. COME CAMBIA LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA p. 55

[…] diffusione della tecnologia digitale e di internet. (p. 56)

Tra le principali novità che riguardano l’ambito della comunicazione scientifica va segnalata la sempre più ampia diffusione di articoli e di libri scientifici online in formato digitale e gratuiti. Il fenomeno è noto come “accesso aperto” alla letteratura scientifica o OpenAccess (OA). (p. 57)

I canali privilegiati attraverso i quali sono resi disponibili i contributi sono due, conosciuti rispettivamente come green road e gold road: il self-archiving cioè il deposito degli articoli effettuati personalmente dagli autori in “archivi” online, chiamati institutional recovery (IR), accessibili a tutti e gestiti dalle università e dai centri di ricerca; la pubblicazione su riviste scientifiche ad accesso aperto (OA journal). (pp. 58-59)

Essa elimina le barriere dei prezzi, ma non quella dei permessi. […]

La qualità della ricerca scientifica viene garantita attraverso al realizzazione di accurati controlli. […]

Per valutare le pubblicazioni scientifiche si utilizzano diverse tecniche che, per semplificare, possiamo suddividere in due gruppi: i metodi di valutazione qualitativa e quelli di valutazione quantitativa conosciuti anche come bibliometrici. La valutazione qualitativa prevede il ricorso a specialisti della materia. Il metodo più noto è la revisione dei pari o peer review. (p. 59)

Le tecniche bibliometriche si basano su un esame oggettivo dei contributi, per esempio, attraverso l’analisi delle citazioni. […] Il più noto fattore di impatto o Impact factor (IF), ideato negli anni Cinquanta del secolo scorso negli Stati Uniti da Eugene Garfield, che ha come obiettivo la valutazione della rivista. […]

Negli ultimi anni si è diffusa la webometrica (comprensiva delle alternative metrics o altmetrica) “che applica strumenti, metodi e obiettivi bibliometrici all’analisi dei contenuti e dei flussi informativi e documentari (non necessariamente scientifici) del web e delle altre articolazioni di internet (posta elettronica, social network, reti peer to peer). (p. 60)

[…] lo scopo principale dell’OA è quello di rimuovere le barriere d’accesso alla letteratura scientifica, non di evitare i controlli qualitativi. […]

Nel mondo OA attualmente prevale l’orientamento a raccomandare l’uso delle licenze Creative Commons (CC). (p. 61)

La sostenibilità economica dell’OA è il terzo aspetto. (p. 62)

Risorse come Web of Science (Clarivate Analytics) o ScienceDirect (Elsevier) forniscono oltre alla consultazione di informazioni bibliografiche e articoli full text una serie di servizi di ambito bibliografico (strumenti di ricerca potenziati, gestione delle citazioni bibliografiche, segnalazione delle novità editoriali, ecc) e valutativo (strumenti di calcolo automatico basati sulle tecniche bibliometriche più diffuse). […]

Si è venuta così a creare una condizione di monopolio che ha favorito il predominio di alcuni editori rispetto alle altre componenti del circuito della comunicazione (autori, lettori, università, biblioteche, ecc) e acuito i contrasti tra gli editori scientifici e le università. (p. 67)

Oggi la green road (archivi istituzionali o disciplinari) e la gold road (riviste OA) sono considerate un’alternativa rispetto alle strategie commerciali. (p. 68)

Il rilancio dell’accesso aperto dovrà passare dunque per il potenziamento della gold road, le riviste tornano così protagoniste sulla scena dell’accesso aperto. (p. 69)

3. Resistenze e trasformazioni p. 70

L’evoluzione dei media di tutti i tempi è dunque regolata da due fattori principali: la trasmissibilità e la conservazione. […]

L’ebook, ancora in una fase iniziale, ha accresciuto le capacità di trasmissibilità e di “memorizzazione” del libro tradizionale. (p. 70)

[…] le monografie di ambito universitario sono rimaste in larga parte legate alla versione a stampa[…]. (p. 71)

All’interno della comunità scientifica i social media possono svolgere un ruolo importante in quanto favoriscono la creazione di una rete di relazioni e facilitano la condivisione delle informazioni. (p. 74)

4. Lavori in corso: le monografie ad accesso aperto p. 76

Agli autori di monografie scientifiche spettano invece i compensi derivanti dalle vendite dell’opera: la pubblicazione ad accesso aperto dell’opera potrebbe danneggiarli privandoli dei compensi. (p. 77)

Tra le iniziative più recenti nell’ambito del libro ad accesso aperto segnaliamo DOAB Direcory of Open Access books […] promossa dalla OAPEN Foundation[…]. DOAB si presenta come un discovery tool dedicato esclusivamente alle monografie scientifiche ad accesso aperto pubblicate in tutto il mondo; la ricerca può essere effettuata per titolo, argomento e casa editrice.

Un’altra interessante iniziativa indipendente è l’Open Access Dorectory (OAD), un “compendium” di wiki dedicati a vari aspetti del mondo OA[…]. (p. 80)

Nell’ambito delle licenze anche per i libri OA si preferisce ricorrere a quelle approntate da Creative Commons, in particolare il tipo CC BY. (p. 81)

Il numero degli editori che hanno accettato la scommessa di produrre e distribuire libri ad accesso aperto (OA book publishing) è in lenta ma costante crescita. […]

È, per esempio, cresciuta la consapevolezza che proporre versioni gratuite delle proprie pubblicazioni può contribuire ad incrementare le vendite attirando l’interesse di autori e lettori. (p. 82)

Un altro motivo che spinge gli editori a investire negli ebook sono i costi di produzione più contenuti. (p. 83)

Nella prima fase l’editore riceve per ogni libro pubblicato un finanziamento generalmente pubblico destinato a coprire i costi fissi. (p. 85)

La seconda fase prevede che l’editore, in cambio del contributo si impegni a rendere disponibile il libro attraverso uno dei canali di comunicazione dell’OA[…]. (pp. 85-86)

Nella terza l’editore accetta di vendere a prezzi scontati alle biblioteche universitarie che hanno aderito all’accordo le copie a stampa o digitale dello stesso volume. Nell’ultima fase l’editore è libero di vendere, secondo la propria politica commerciale, le copie residue. (p. 86)

5. Apprendimento p. 87

[…] l’approccio multimediale coinvolge in modo più completo lo studente. L’avvento di Internet ha amplificato l’effetto multimediale e arricchito il livello di condivisione e di scambio delle informazioni. (p. 88)

Gli atenei di tutto il mondo stanno sperimentando nuove modalità di insegnamento e di apprendimento. Sempre più ampio è il ricorso a “piattaforme di elearning”. (pp. 88-89)

Le piattaforme di elearning utilizzano software open source, cioè programmi non protetti da copyright il cui uso è regolato da specifiche licenze, definiti in vari modi: course management system (CMS), learning management system (LMS), virtual learning environment (VLE).

Moodle (Modular object-oriented dynamic learning enviroment[…]) è tra i più noti software di elearning[…]. (p. 89)

Un’altra modalità è proposta dal canale EDU di Youtube[…] attraverso il quale gli atenei caricano i video di lezioni, seminari, conferenze. […]

Nel corso dei primi anni di questo nuovo secolo si è diffuso il termine MOOC (Massive Open Online Course) per definire quei corsi (anche universitari) che offrono, attraverso la rete (prevalentemente sotto forma di video) e in modo gratuito, percorsi formativi ben definiti ad un alto numero di persone. […]

Per l’Italia ricordiamo il progetto EduOpen, nato all’interno di un network di università italiane e finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ed EMMA (European Multiple MOOC Aggregator) un progetto pilota supportato dall’Unione Europea che coinvolge istituzioni di paesi diversi. (p. 90)

In alcuni atenei le biblioteche sono state individuate come luogo ideale per la formazione di soggetti coinvolti nei progetti di elearning o di lifelong learning […] in quanto da tempo impegnate in attività di information literacy. (pp. 90-91)

A molte biblioteche universitarie è stato affidato il compito di predisporre approfondimenti, per esempio, sull’uso dei cataloghi online, sulla consultazione delle banche dati bibliografiche, sul prestito interbibliotecario, sull’uso di software utilizzato nelle attività universitarie (programmi di scrittura, id calcolo, di raccolta dati) e di applicazioni web (uso dei browser per navigare in Internet, formati di documenti digitali, consultazione e uso di risorse come Wikipedia, Twitter). (p. 91)

CAPITOLO TERZO

COSTRUIRE IL FUTURO p. 93

1. Il “valore” della biblioteca dell’università p. 93

La biblioteca contemporanea ricorre sempre più spesso all’adozione di metodologie e di strumenti di gestione manageriale in quanto sente la necessità di organizzare in modo efficiente i servizi per gli utenti (docenti, studenti). Questo approccio, tra le altre cose, responsabilizza e al tempo stesso valorizza la figura del bibliotecario al quale viene affidato il delicato compito di coordinare sia la fase della progettazione e della produzione dei servizi sia quella della valutazione dei risultati per realizzare un adeguato controllo della gestione non mancano gli aspetti critici. (p. 94)

Gli studenti costituiscono l’“altra metà” degli utenti delle biblioteche universitarie e quando si pensa a loro in genere si fa riferimento, per esempio, ai servizi di reference o alla predisposizione di sale lettura accoglienti e attrezzate. (p. 97)

I bibliotecari, ai quali è chiesta una sempre maggiore sintonia con gli obiettivi degli atenei, vedono crescere il ruolo di consulenti della ricerca, di esperti in banche dati e discovery tool (particolari tipi di cataloghi online ricchi di informazioni), di project managar in ambiti che vanno dall’archiviazione e conservazione dei documenti alla progettazione di repository Open Access. […]

Negli ultimi anni è molto cresciuta l’attenzione verso il valore sociale delle università. […] In anni recenti si è cominciato a parlare di terza missione e di public engagement, ovvero di un’apertura “verso il contesto socio-economico mediante la valorizzazione e il trasferimento delle conoscenze”[…].

[…] si sta affermando un nuovo tipo di ateneo: la civic university. (p. 98)

Il modello della civic university favorisce l’impegno pubblico attraverso la realizzazione di progetti di collaborazione con enti, istituzioni, associazioni. (p. 99)

2. Dai documenti alle informazioni p. 100

[…] attività formativa. (p. 101)

[…] information literacy[…]. (p. 105)

3. Digital scholarship p. 107

Con l’espressione digital scholarship si intende tutto ciò che riguarda la creazione, la produzione, la pubblicazione, la diffusione e la conservazione dei prodotti della ricerca scientifica (articoli, libri, brevetti, ecc.) tramite l’uso di tecnologie digitali. […]

[…] si stanno trasformando in veri e propri gateway dell’informazione in grado di fornire supporto agli studenti e ai docenti. […]

[…] publishing libraries, ovvero le biblioteche che gestiscono attività editoriali[…]. (p. 107)

Molte biblioteche universitarie sono poi coinvolte nella gestione dei repository (depositi) istituzionali di pubblicazioni ad accesso aperto. (pp. 108-109)

A fianco dei compiti più strettamente bibliografici le biblioteche possono occuparsi anche di organizzare corsi di formazione sul corretto uso della banca dati sia per quanto riguarda il caricamento sia per la ricerca di dati, sui principi di base del diritto d’autore e delle licenze più diffuse[…], sulla gestione delle pubblicazioni OA[…], sull’identità digitale degli autori e l’identificazione permanente dei loro prodotti[…]. (p. 109)

4. Biblioteche di dati p. 111

La ricerca scientifica sta affrontando una nuova sfida prodotta dall’incontro tra l’informatica e la scienza. […]

Sta nascendo un nuovo paradigma[…]; quello attuale o computazionale basato sulla simulazione dei fenomeni complessi. […]

I research data si presentano sotto forma di numeri, testi, immagini, suoni, e vengono utilizzati come fonti primarie per le nuove ricerche. (p. 111)

Questo “dataverso” è ancora in gran parte da esplorare sia per quanto riguarda le caratteristiche interne sia per i rapporti che può avere con il più noto docuverso ovvero l’insieme dei documenti digitali tra loro interconnessi. Sappiamo che esso è popolato da tre tipi di risorse: i dati grezzi (raw data), i dati derivati e ricombinati (derived and recombined data) e la letteratura scientifica (articoli, monografie, ecc.); disposte in una struttura piramidale alla cui base (più ampia) troviamo i dati grezzi e al vertice (più stretto) la letteratura. In questa fase secondo gli studiosi si dovrebbe esigere una maggiore fruibilità e interoperabilità tra i diversi tipi di dati in modo tale da garantire ai ricercatori di passare con facilità dalla letteratura specialistica ai dati grezzi e viceversa[…]. (p. 112)

Negli ultimi anni si parla in modo sempre più insistente di research data management (RDM). […] Le biblioteche possono contribuire a individuare le modalità più adeguate per raccogliere, analizzare, far fruire e conservare i dati della ricerca. L’insieme di queste nuove competenze viene definito digital o data curation. (pp. 113-114)

5. Ebook p. 116

6. Il futuro della professione bibliotecaria p. 120

[…] la professione bibliotecaria si sta trasformando e i bibliotecari risultano sempre più coinvolti in ambiti come: la partecipazione ala gestione dell’intero ciclo di vita dei prodotti della ricerca, la digital curation (ovvero la selezione, manutenzione e conservazione delle risorse digitali), l’information literacy, la consulenza su questioni legate alla proprietà intellettuale, il supporto alla didattica, la bibliometria ( per monitorare le performance scientifiche degli atenei), i metadati, la gestione dei dati e dei repository ad accesso aperto. (p. 121)

[…] integrazione di un gruppo con un altro: nel nostro caso i bibliotecari con il corpo docente dell’università. (p. 122)

Il bibliotecario può diventare un consulente della valutazione affiancando il singolo docente nella gestione di alcuni ambiti[…] del suo profilo scientifico oppure entrando a far parte di gruppi di ricerca in qualità di esperto di metriche convenzionali o web based. […]

[…] far risaltare l’importanza del lavoro di advocacy svolto dalle biblioteche nei confronti dell’accesso aperto. (p. 123)

Non è difficile intuire lo stretto legame che c’è tra OA e terza missione. L’accesso aperto favorisce la disseminazione dei prodotti della ricerca non solo tra gli studiosi ma anche tra i cittadini dando vita a fenomeni come la citizen science, termine con il quale si è soliti descrivere sia il tentativo di divulgazione messo in atto dagli scienziati sia la possibilità di coinvolgimento dei cittadini in progetti scientifici. […]

Tra le questioni che i bibliotecari dell’università sono chiamati ad affrontare c’è anche l’evoluzione dello spazio bibliotecario. (p. 125)

La compresenza di collezioni fisiche e digitali, di servizi reali e virtuali, richiede nuovi spazi o la ristrutturazione di quelli esistenti in base alle esigenze che derivano dalle diverse funzioni. (p. 127)

7. “Come l’impronta di una moneta” p. 127

BIBLIOGRAFIA p. 131