ALDA MERINI – L’UOMO CHE MANGIAVA I POETI

ALDA MERINI – L’UOMO CHE MANGIAVA I POETI
ACQUAVIVA – OTTOBRE 2003
ALDA E IL MISTERO DEL MATTINO
Di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo p. 5
NIENTE
Niente costa così caro come essere poveri. (p. 10)

NELLE STRADE NEVROTICHE DELLA CITTÀ

Nelle strade nevrotiche della città gli uomini si rincorrono mangiandosi l’un l’altro. Triste osservare le zanne saettare dietro il loro prossimo, la precisione meccanica dei loro egoismi. E anch’io giro per il quartiere come una tigre inferocita, una gigantesca aquila nera che cerca la sua casetta. Anch’io ringhio e minaccio ma non sono capace di fare del male a nessuno. (p. 25)

L’UOMO CHE AMAVA I LIBRI (PERCHÉ NON SI SENTIVA AMATO)

Un uomo che non credeva nell’amore aveva preso ad amare i libri e a costruirli e a toccarli, e aveva fatto dei libri degli evangeli. […]
Era stato un uomo solo e non credeva affatto che gli uomini potevano amare il proprio simile. (p. 51)
L’uomo di cui abbiamo parlato invece incontrò un amore e erroneamente credette che l’amore terreno bastasse all’uomo. Ma a volte l’amore testimonia l’avarizia e il male. Così il sant’uomo che amava i libri si perse nel dolore. (p. 52)

I POETI
Ogni poeta è sconfitto, ogni poeta è bugiardo rispetto agli altri perché mangia la mela aspra della menzogna. E la sua menzogna è il canto di un’ultima verità. (p. 57)

LA SCRITTURA

Coloro che vivono in assemblaggio pieni di lacrime degli altri, dei sonni caotici della confessione non scrivono mai.
Scrivere vuol dire piacere di meditare sempre. Il poeta è un sacerdote del silenzio di un’anima che di lontano e assolutamente solo piange il segreto della sua eternità. (p. 62)