ALAIN DE BENOIST – CÉLINE E LA GERMANIA (1933-1945)

ALAIN DE BENOIST – CÉLINE E LA GERMANIA (1933-1945)
ALAIN DE BENOIST – CÉLINE E LA GERMANIA (1933-1945)

ALAIN DE BENOIST – CÉLINE E LA GERMANIA (1933-1945)

L’ARCO E LA CORTE – Collana “Historiae” – 2021

PREFAZIONE

Di Manlio Triggiani p. 7

Le polemiche di carattere politico di cui Céline è stato fato (e continua a essere) oggetto, come le accuse più volte mosse nei suoi confronti, porta a interrogarsi sull’accoglienza che l’autore di Viaggio al termine della notte ricevette in Germania tra il 1933 e il 1945, e sulle relazioni che egli intrattenne con i tedeschi in quel periodo. […]

Sappiamo che Céline, da parte sua, è sempre rimasto fedele alla stessa versione. (p. 11)

Queste parole sono state ovviamente messe in discussione. Già nel 1952, nella sua pubblicazione dedicata a Céline, il Comitato d’azione per la Resistenza assicura che, lungo dall’essere stato censurato e «picchiato», Céline fu al contrario portato all’apice sotto il III Reich[…]. (p. 14)

Sappiamo peraltro che la dichiarazione di Céline, secondo cui, nel 1939, non era più andato in Germania «da trentacinque anni», è falsa. […]

È quindi necessario fare il punto della situazione. (p. 15)

LE PRIME TRADUZIONI p. 17

Secondo una lettera di Céline del 2 settembre 1932, la traduzione tedesca di Viaggio al termine della notte sarebbe stata presa in considerazione ancora prima che il libro fosse pubblicato i Francia, il 5 ottobre 1932. in ogni caso, i diritti furono acquisiti dalla casa editrice Piper, di Monaco, nel corso di quello stesso anno 1932. una pubblicazione a puntate era anche prevista nel Berliner Tagelbatt, grande quotidiano liberale di Berlino, il cui corrispondente da Parigi, il giornalista ebreo austriaco Isak Grunberg, era un fervente ammiratore di Céline. In realtà, è stato lui che, il 15 dicembre 1932, scrisse sul Berliner Tageblatt una delle prime recensioni pubblicate in Germania a favore del Viaggio. Egli si mostrò entusiasta. (p. 17)

Tuttavia, i primi capitoli che ha inviato a Piper, nel gennaio 1933, furono accolti piuttosto male. L’editore trovò la traduzione pessima, cercò di rompere il contratto e poi, poiché Gruberg aveva rifiutata di rinunciare, arrivò al punto di sporgere denuncia contro di lui per incompetenza. Allo stesso tempo, Piper propose al poeta Ferdinand Hardekopf di sostituirlo. Ma nel marzo del 1933, quest’ultimo si ricusò, assicurando che Grunberg era perfettamente qualificato per svolgere l’incarico assegnato.

Nel frattempo, Hitler salì al potere. (p. 18)

Da parte loro, le edizioni Piper decisero, a causa del nuovo clima politico, di abbandonare il progetto di traduzione. Un divieto sembra che fu loro notificato, di cui Céline fu informato nel marzo del 1933[…]. (pp. 18-19)

I diritti del libro furono allora trasferiti da Piper alle edizioni Julius Kittls Nachf, una piccola casa editrice tedesca con sede dal 1928 a Mahrisch-Ostrau (ora Ostrava), in Cecoslovacchia. (p. 19)

L’edizione tedesca del Viaggio è stata pubblicata nel dicembre 1933: Reise ans Ende der Nacht, Julius Kittis Nachf., Lpsia-Mahrisch-Ostrau 1933, 600p. Alcuni estratti erano già stati pubblicati tre mesi prima nella rivista Das Blaue Heft, datata 16 ottobre 1933. Sulla sua fascetta, il volume reca la menzione «Venduto in Francia in 200.000 copie». Ci saranno tre tirature successive, con il nome del traduttore che apparirà solo sulla prima edizione.

Non appena il libro uscì, nacque una nuova polemica che oppose Isak Grunberg all’editore, che non esitò a far revisionare e correggere la traduzione inviatagli da Piper. (p. 20)

In essa affermò che il suo testo era stato totalmente distorto dall’editore, e sostenne che solo quattro pagine della sua traduzione non erano snaturate a seguito delle revisioni subite dal suo manoscritto. A supporto delle sue stesse parole, presentò tre passaggi sostanziali del testo originale confrontandoli con il testo pubblicato, un confronto che, in effetti, lascia non pochi dubbi al lettore: non solo lo stile del traduttore era stato profondamente modificato, ma interi paragrafi erano stati addirittura omessi. (pp. 20-21)

Nel suo articolo sul Sammlung, Grunberg disse anche che fu contattato Céline su questo aspetto, ma che quest’ultimo, dopo aver prima protestato con l’editore, e poi consultatosi con alcuni dei suoi amici più vicini, alla fine non trovò nulla da ridire alla pubblicazione della traduzione nella sua forma definitiva. (pp. 21-22)

L’edizione tedesca del Viaggio sembra aver attirato la maggior parte dell’attenzione dei critici letterari di sinistra e degli emigrati antinazisti. (p. 22)

Mentre la stampa degli esiliati accolse con favore la pubblicazione di Reise ans Ende der Nacht, la critica tedesca all’interno del Reich la vide soprattutto come una testimonianza della «decadenza francese». (p. 23)

L’edizione tedesca del Viaggio non ha ovviamente ricevuto alcun premio letterario, contrariamente a quanto talvolta affermato[…].

In effetti, la maggior parte dei giornali tedeschi sembra averlo puramente e semplicemente ignorato.

Quattro anni dopo, nel 1937, le edizioni Julius Kittls Nachf. Pubblicarono due nuovi libri di Céline in rapida successione. Il primo era una versione tedesca di Morte a credito dal titolo Td auf Borg, 648 p. Nessun nome del traduttore vi apparve. […] La seconda è una traduzione, a cura di Margarete Sten, di Mea Culpa seguita da La vita e l’opera di Semmelweiss: Mea culpa und das Leben und Wirken des Arzies Ph. I. Semmelweiss, 116 p. (p. 25)

Anche queste due pubblicazioni furono ignorate dalla maggior parte della stampa tedesca. Per quanto riguarda le edizioni Julius Kittl Nachf., cessarono ogni attività poco prima dello scoppio della guerra mondiale.

Quindi non si può seriamente contestare che le prime opere di Céline pubblicate in lingua tedesca siano state male accolte oltre-Reno. Se dovesse rimanerci un dubbio in questo momento, sarebbe stato sollevato già nel 1938: a quella data, le traduzioni di Viaggio al termine della notte e di Morte a credito furono espressamente menzionate nell’elenco delle opere di cui era vietata la distribuzione in tutto il territorio del Reich. (pp. 25-26)

“FLEISCHHAUER E IL “WELT-DIENST” p. 29

Pierre Birnbaum, in un suo libro, assicura che nel 1938, «vengono stabiliti contatti ufficiali tra Céline e Fleischhauer, direttore del Servizio mondiale di Propaganda nazista, organismo creato da A. Rosenberg, perché l’autore de La scuola dei cadaveri facilita la diffusione della propaganda nazista in Francia». […]

Cosa è esattamente?

Il Welt-Dienst («Servizio Mondiale») era un’agenzia antisemita, che fu creato nel 1933, a titolo privato, dal tenente colonnello della riserva Ulrich Fleischhauer. Alfred Rosenberg ne prese il controllo nell’autunno del 1937 e lo trasformò in un servizio di informazione che gli permise di diffondere la propaganda nazista, soprattutto antisemita, all’estero. (p. 29)

Il Welt-Dienst pubblicò in diciannove lingue diverse (e non otto) un bollettino che fu pubblicato, dal 1933 al gennaio 1945, prima presso il Bodung-Verlag di Erfrt, poi a partire dal luglio 1939 dal Weltdienst-Verlag, di Francoforte sul Meno. […] Non è quindi corretto affermare che il Welt-Dienst fu «creato da A. Rosenberg», e poco serio presentare questa agenzia di propaganda come un «servizio di spionaggio». (p. 30)

Che Céline abbia consigliato a Fleischhauer, la cui attenzione fu attratta dalla pubblicazione de La scuola dei cadaveri e da Bagatelle per un massacro, da richiedere un abbonamento da parte di Montandon, non basta certo a fare di lui un canale di «propaganda nazista in Francia», e permette ancora meno di scrivere che Hitler accolse i suoi scritti «in accordo con Goebbels e Streicher»[sic]. (p. 30)

Da quanto sopra si evince che in realtà non c’è alcuna indicazione che porterebbe a una seria conclusione di una collaborazione, anche episodica, tra Céline e la Welt-Dienst. Al massimo si può pensare che il bollettino curato da Fleishhauer, che recensiva tutti gli scritti antisemiti pubblicati in tutto il mondo, fece eco alla pubblicazione degli opuscoli céliniani e che inviò una lettera all’autore, che gli rispose. Vale a dire che è vero il contrario, il che sarebbe stato sorprendente.

LA TRADUZIONE DI «BAGATELLE» p. 33

Alla fine del 1938, la casa editrice Zwinger di Dresda pubblicò con il titolo Die Judenverschworung in Frankreich (384 p.) una traduzione di Bagatelle per un massacro, firmato da Willi Fr Konitzer e Arthur S. Pfannstiel. Ci saranno almeno due stampe, con una rilegatura leggermente differente. La pagina di copertina porta la dicitura: «édition allemande» (deutsche Ausgabe). La tiratura è sconosciuta questa traduzione fu fatta evidentemente dopo la prima edizione francese, pubblicata da Denoel nel dicembre 1937. Ma è davvero una traduzione?[…]

I tre «balletti» dell’edizione francese non furono tradotti. Lo stesso per otto delle parti del libro. Le dediche e le epigrafi sparite, insieme a gran parte delle didascalie e delle citazioni. I tagli furono fatti dappertutto, a volte per interi paragrafi, se non su pagine intere,e e termina, secondo i nostri calcoli, con la cancellazione di più di un quarto del testo. Il lavoro, che originariamente era composto da 96 parti, fu ristrutturato in 47 sezioni, che non furono nemmeno pubblicati in ordine. Il testo fu anche attentamente ripulito da qualsiasi termine che potesse essere considerato «osceno» o «maleducato». Gli errori di traduzione e le interpretazioni errate abbondavano. Per quanto riguardo lo stile di Céline, scompare del tutto: niente più formule o espressioni originali, niente più innovazioni lessicali o sintattiche, niente più punti esclamativi e neanche punti di sospensione! (pp. 33-34)

In realtà, è l’insieme dell’opera originale che è stato alterato. […]

[…] ha dimostrato molto benché tutto ciò che non poteva essere strumentalizzato politicamente è scomparso, e che le modifiche e le cancellazioni furono sia di natura letteraria che ideologica. […]

Le diatribe di Céline contro gli «Ariani», contro il loro abbrutimento «da cornuto entusiasta», la loro avidità, la loro stupidità, sono state annacquate o lasciato fuori. (p. 34)

Il libro fu infatti totalmente riscritto per farne una sorta di saggio politico di stile «classico», diviso artificialmente in 47 capitoli con un titolo di circostanza. Il cambio del titolo principale («La cospirazione ebraica in Francia») è di per sé rivelatore: l’obiettivo dell’editore era quello di trasformare Bagatelle in un documento sull’«ebraizzazione della Francia». Non si trattò quindi di una vera e propria traduzione, ma piuttosto di un «adattamento» ai fini della propaganda politico-ideologica evidente[…].

È difficile sapere quale sia stato l’impatto di questa pubblicazione. (p. 35)

Philippe Alméras ha scritto che Bagatelle per un massacro era «l’unico libro di Céline tradotto in tedesco all’epoca nazista e precisamente a cura di Julius Streicher». Niente a nostra conoscenza ci permette di confermare quest’ultima affermazione. (pp. 36-37)

Per quanto riguarda l’affermazione di Bettina L. Knapp secondo cui Julius Streicher sarebbe stato un «amico di Céline», ugualmente priva di qualsiasi fondamento.

Altri autori hanno descritto uno dei due traduttori tedeschi di Bagatelle, Arthur S. Pfannstiel, come «membro delle SS», un «ufficiale delle SS», un «membro della Gestapo», e anche come il «traduttore del Mein Kampf in francese». Niente di tutto questo è vero. (p. 37)

Nato l’11 settembre 1901 nell’Holstein, Arthur S. (Sigmund) Pfannstiel non ha mai aderito alle SS e nemmeno al NSDAP. […]

[…]fece la conoscenza di Céline, verosimilmente attraverso l’intermediazione di Gen Paul. (p. 38)

L’edizione tedesca di Bagatelle è stata approvata da Céline? Nessun documento pubblicato fino ad oggi ci permette di saperlo, è peraltro sicuro che Céline era a conoscenza dell’esistenza di questa edizione, poiché fece diverse richieste, anche a Karl Epting, del pagamento dei diritti d’autore a lui spettanti per la pubblicazione. (p. 41)

L’edizione tedesca di Bagatelle fu a sua volta vietata per le conseguenza della guerra nella zona di occupazione sovietica in Germania. La traduzione di Mea Culpa pubblicata nel 1937 subì la stessa sorte. (p. 42)

SOTTO L’OCCUPAZIONE p. 43

Le accuse secondo cui Céline fosse stipendiato dai nazisti, formulate successivamente da Hanns-Erich Kaminski, Lucien Sampaix (L’Huanité), Bernard Lecache (Le Droit de vivre), e infine Jean-Paul Sartre, oggi non sono più prese in considerazione da nessuno. D’altra parte, sappiamo che Céline era, sotto l’occupazione tedesca, meno «disimpegnato» di quanto avrebbe riconosciuto in seguito. (p. 43)

È così che, contrariamente a quanto affermò nella sua memoria difensiva […], ha frequentato l’ambasciata. (pp. 43-44)

Oltre a Karl Epting e agli altri dirigenti dell’Istituto tedesco, di cui parleremo più tardi, era anche in contatto con altri funzionari tedeschi, come Ernst Achenbach, capo della sezione politica fino all’aprile 1943, e Carl William von Bohse, un avvocato mobilitato come consigliere giuridico all’ambasciata e antinazista convinto, sposato con al figlia di un generale francese[…]. Ha ricevuto nel suo appartamento al 98 di rue Lepic un giovano diplomatico appassionato di letteratura, Peter Klarsen, segretario dell’ambasciata tedesca[…]. Fu infine legato all’ex autonomista alsaziano Hermann Bickler[…] che gli fu presentato da Epting. (p. 44)

I rapporti di Céline con Otto Abetz non furono mai calorosi. […] Nelle sue memorie, Abetz d’altronde non cita una sola volta il nome di Céline.

Tuttavia, alcuni autori hanno presentato Céline come uno dei «consiglieri» di Abetz sulle questioni ebraiche. (p. 50)

Ancora peggiore fu il rapporto di Céline con Ernest Junger. […]

I due uomini si incontrario per la prima volta il 7 dicembre 1941. (p. 52)

Infatti, durante l’Occupazione, da parte tedesca, c’era solo il Dr Karl Epting, direttore dell’Istituto Tedesco, per manifestare a Céline un supporto continuo. (p. 59)

L’AMICIZIA CON KARL EPTING p. 61

Figura chiave della politica culturale tedesca in Francia sotto l’Occupazione, Karl Epting (Karl Johannes Epting-Wanser) nacque il 17 maggio 1905 in Africa Occidentale[…]. Era figlio di una donna svizzera e di un missionario evangelico tedesco. (p. 61)

Otto Abetz disse di lui che «non era abbastanza nazista». Egli in tutti i casi non apparteneva ai circoli interni del partito. (p. 63)

Epting, che stabilì stretti rapporti con un gran numero di personalità durante l’occupazione, era da tempo ammiratore di Céline, di cui aveva letto Viaggio al termine della notte quando era di stanza a Ginevra. Gli fece visita per la prima volta in rue Lepic, poco dopo la pubblicazione di Bagatelle, quando era ancora capo dell’Ente universitario tedesco. […]

Durante la guerra, è a lui che si rivolse Céline per ottenere l’assegnazione della quantità di carta necessaria per la ristampa dei suoi opuscoli, e anche di intervenire in favore del suo amico René Fauchois, vittima della censura. Céline, dirà Epting, è «spesso intervenuto all’Istituto tedesco su questioni letterarie». Nel 1942, Epting pubblicò su Deutschlan-Franlreich un articolo entusiasta su Céline, che poi riprese in un libro, Frankreich im Widerspruch, che fu tradotto due anni dopo (con alcune modifiche di poco conto) in La Chronique de Paris. (pp. 69-70)

In questo testo, […] Epting cercava chiaramente di far capire ai suoi compatrioti il valore e l’interesse dell’opera di Céline, ma non fa nessuna menzione di traduzioni pubblicate nel suo paese. […] Céline accolse con grande piacere la pubblicazione di questo articolo, così come quella del libro che ne seguì. Egli immediatamente suggerì all’autore di pubblicare una traduzione[…]. (p. 70)

L’opera non fu mi tradotta. (p. 71)

GLI ATTACCHI DI BERNHARD PAYR p. 73

Il rapporto redatto da Payr sull’Istituto tedesco era datato 28 gennaio 1942. (p. 76)

Payr affrontò anche la questione delle relazioni intrattenute da Epting a Parigi. […]

Ecco che è appropriato «nominare immediatamente Louis-Ferdinand Céline, con il quale il signor Epting è particolarmente legato.

Céline beneficia da parte dell’Istituto tedesco di forte promozione ed un più forte sostegno. La sua personalità è, tuttavia, totalmente contestata. (p. 77)

Come detto nel suo rapporto, qualche giorno prima, il 18 gennaio 1942, Payr effettivamente pubblicò, nel settimanale Das Reich, un articolo in cui denunciava l’opera di Céline in termini praticamente identici[…]. (p. 78)

In precedenza, nel settembre 1941, in un articolo sulla letteratura francese pubblicato sulla rivista di Rosenberg, Payr aveva già descritto La bella rogna come un libro dagli aspetti principalmente «negativi», scritto in «abominevole» e torrenziale francese[…]. (p. 79)

Il passaggio su Céline appare nel capitolo dedicato alle questioni razziali, il problema ebraico e la massoneria. L’antisemitismo céliniano attira evidentemente l’attenzione di Payr[…].

Payr attacca anche lo stile di Céline, che ancora una volta qualifica come «francese popolare volgare»[…]. (p. 81)

L’opinione di Payr è stata confermata da Gerhard Heller, che ne riprende esattamente i termini[…]. (p. 83)

MARZO 1942: CÉLINE A BERLINO p. 91

Sappiamo che nel 1938 Céline affittò una cassetta di sicurezza alla Banca d’Amsterdam dell’Aia per depositare monete d’oro e che aveva fatto lo stesso in una banca di Copenaghen. Informato nel luglio 1941 che i tedeschi stavano bloccando i conti degli stranieri nei Paesi Bassi e requisivano il contenuto delle loro cassette di sicurezza, un mese dopo si vide confermare l’apertura e il sequestro dei suoi beni. I suoi interventi risultarono vani (in particolare presso Fernand de Brinon e Alphone de Chateubriant, poi presso Karl Epting) e temendo che la stessa cosa potesse accadere in Danimarca, chiese di poter trasferirsi a Copenaghen, ma la richiesta fu rifiutata. Ebbe allora l’idea di farsi invitare a Berlino per dare alla sua amica Karen Marie Jensen la combinazione e la chiave della sua cassetta di sicurezza danese, chiedendole di svuotarla del suo contenuto. […]

Accettata la sua richiesta, Epting gli fece redigere un lasciapassare di «viaggio medico-scientifico» e gli fece pagare una piccola somma di denaro come «onorario». Il suo passaporto fu emesso il 3 marzo 1942. Tre giorni dopo ricevette il visto. (p. 91)

Il suo soggiorno a Berlino durò cinque giorni. Céline fece il viaggio in compagnia di Gen Paul e di due colleghi medici, il dott. Auguste Bécarte e Jean-Charles Rudler. Sul posto incontrò anche il dott. Charles Cloué, che stava facendo un corso di formazione di chirurgia plastica in Germania. Come previsto, incontrò Karen Marie Jense, dopo aver capito che per lui sarebbe stato impossibile arrivare a Copenaghen da Berlino. (pp. 91-92)

A Berlino Céline visitò diversi ospedali e assistette alla proiezione di un film sul tifo organizzata dal Ministero della Salute. Inoltre fu anche ospitato dalla famiglia del dott. Knapp, ce a quel tempo aveva un ufficio a Parigi nei locali dell’Istituto tedesco. Infine, gli fu fatto fare un ampio giro del centro di chirurgia ricostruttiva di Hohenlychen, guidato dal dott. Karl Gebhardt. (p. 92)

Il 2 giugno 1950, pochi giorni prima dell’apertura del processo Céline, L’Humanité pubblicò un articolo dal titolo: «Louis-Ferdinand Céline era un agente della Gestapo». L’autore di questo articolo, Pierre Hervé, accusava Céline di essere stato un «importante agente della SD tedesca» con il pretesto che nel 1943, durante il suo soggiorno a Saint-Malo, avrebbe intrattenuto dei rapporti con un certo Oberscharfuhrer Hans Grimm, che dirigeva a Rennes un’unità della SD. (p. 95)

In realtà, Céline[…] si era semplicemente rivolto a Grimm per farsi rilasciare un lasciapassare. (p. 96)

BADEN-BADEN, BERLINO, SIGMARINGEN p. 97

Nel 1944, l’Istituto tedesco aiutò molte personalità francesi compromesse nella Collaborazione a raggiungere la Germania. Epting stesso creò a Sigmaringen un effimero comitato per la difesa dello spirito francese, al quale appartenevano Céline e Rebat.

Accompagnato da Lucette e Bébert, e dotato di un «Fremdenpass» che gli avevano procurato Epting e Bickler, Céline lascia Parigi il 17 giugno 1944. […]

In Germiania, Céline soggiornò per a prima volta a Baden-Baden. Era alloggiato al Brenner’s Park Hotel[…]. (p. 97)

Céline arrivò a Berlino in compagnia di Karl Epting[…].

Grazie al dott. Hauboldt, Céline riuscì a ottenere un alloggio al castello della famiglia Scherz a Krantzlin[…]. (p. 99)

Insoddisfatto delle condizioni in cui è alloggiato, chiede in seguito di unirsi agli emigrati francesi che furono poi raggruppati a Sigmaringen. […]

Ma l’idea di raggiungere la Danimarca non l’ha lasciato. Nel febbraio 1945, Hermann Bickler, i cui uffici sono nascosti nella Foresta Nera, riesce a fargli ottenere un lasciapassare grazie al sostegno di Werner Best, ex responsabile dell’amministrazione militare tedesca a Parigi divenuto ambasciatore in Germania a Copenaghen. Céline, Lucette e Bébert lasciarono Sigmaringen il 22 Marzo. In tre giorni, in una Germania martoriata dalle bombe alleate, guadagnarono a tappe Ulm, Augsburg, Norimberga, Hannover, Amburgo e Flensburg. Entrarono in Danimarca il 27 marzo. (p. 100)

Riprese contatto con Céline nel luglio 1960, e andò a trovarlo a Meudon all’inizio dell’anno successivo[…]. (p. 102)

CONCLUSIONI p. 103

Per quanto riguarda le sue relazioni con la Germania tra il 1933 e il 1945, Céline mentì su alcune cose. Tuttavia, se non disse tutta la verità, non era andato molto lontano. Il suo lavoro a quel tempo rimase in gran parte ignorato al di là del Reno.

Il solo apprezzamento “ufficiale” che si conosce sui suoi scritti, gu quello di Bernhard Payr, che gli era ostile. O soli segni di interesse che gli furono tributati nella Germania nazista riguardavano il suo antisemitismo sulla base di una traduzione “rivista”, se non addirittura “falsificata” di Bagatelle. (p. 103)

Durante l’occupazione, Céline ebbe contatti personali con un certo numero di tedeschi, ma «i rappresentanti del partito e dello Stato nazionalsoscialisti non lo hanno mai tenuto in considerazione». (pp. 104-105)

Per quanto riguarda la messa al bando dei romanzi di Céline durante il Terzo Reich, questa non risulterebbe contestabile. (p. 104)

Alla fine degli anni Ottanta, Céline era ancora, per la stragrande maggioranza del pubblico tedesco, un autore quasi sconosciuto – una situazione che sembrava essersi evoluta solo di recente (la maggior parte dei principali quotidiani ha dedicato un articolo a Céline all’epoca del suo centenario). Per quanto riguarda gli studi céliniani, sono embrionali. (p. 107)

Gli ambienti politico-letterari classificati a destra solo molto occasionalmente si sono interessati a Céline. E praticamente nessuno dei tanti libri su Céline pubblicati in francese o in inglese sono stati tradotti. (p. 108)

DOCUMENTI p. 109

LETTERE INEDITE DI CÉLINE A ARTHUR S PFANNSTIEL p. 111

LA TESTIMONIANZA DELLA MOGLIE DI KARL EPTING SU CÉLINE p. 115

[…]

Anche in società non si tratteneva in alcun modo, in uno spirito di provocazione, presentava in modo eccessivo tutto ciò che voleva dire. Ricordo un pranzo all’Istituto tedesco, dove diversi ospiti che ascoltavano le sue esagerazioni lo guardavano con stupore, preferendo rispondere ai suoi scoppi d’ira con un imbarazzato silenzio. (p. 116)

Le abitudini della buona società lo lasciavano totalmente indifferente. (p. 117)

***Un po’ troppi refusi