WIM WENDERS – IL CIELO SOPRA BERLINO

 

WIM WENDERS – IL CIELO SOPRA BERLINO
RHV – 02777 – 2003

 

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Sui titoli di testa una mano scrive con una penna stilografica parte del testo della poesia di Peter Handke Quando il bambino era bambino, letta contemporaneamte da una voce maschile fuori campo…
Un occhio che si apre… visuale di Berlino dall’alto… tutto in bianco e nero… Anni ’80… un angelo sul tetto di un palazzo… invisibile agli umani… ascolta i pensieri dei passanti… dei passeggeri di un bus… di quelli di un aereo (tra di essi l’attore Peter Falk)… poi la voce fuori campo riprende a recitare la seconda parte della poesia… L’angelo fin qui visto aggirarsi tra gli umani è Damiel, ora seduto in un’auto con un secondo angelo, Cassiel… che dall’agendina che ha con sé, dopo aver riassunto alcuni fatti a caso capitati a Berlino nel passato, rendiconta quelli annotati durante il giorno… Il loro compito è infatti quello di monitorare, osservare e preservare la realtà… Poi è Damiel a raccontare un paio di episodi cui ha assistito, finendo per confessare all’amico che “a volte la mia eterna esistenza spirituale mi pesa, e allora non vorrei più fluttuare così, vorrei sentire un peso dentro di me che mi levi quest’infinitezza legandomi in qualche modo alla Terra”… Vorrebbe insomma diventare umano, perdersi nelle numerose e a volte inutili attività cui essi sono soliti dedicarsi… ammalarsi… avere le dita nere dopo aver letto il giornale… non entusiasmarsi solo per lo spirito ma finalmente anche per un pranzo… supporre, invece di sapere sempre tutto… Sì, sarebbe bello, ma il loro compito, replica Cassiel, è restare spiriti, rimanere a distanza, stare alla parola… Osservatori non interagenti…
In biblioteca le voci delle menti dei presenti si mescolano nelle orecchie dei due angeli…
In metropolitana ancora voci, tutte preoccupate da questioni materiali, è ciò che ascolta Damiel… due bambini cercano monete nei tombini con una calamita, altri giocano in strada… ed ecco in lontananza un circo… Damiel vi si reca… all’interno una bella trapezista, Marion, si esercita sotto lo sguardo attento e critico dell’impresario, che vorrebbe vederla abile da poter sembrare un angelo… in basso, sulla pista, giocolieri ugualmente in esercizio… ma ecco che la musica s’interrompe e un uomo annuncia il fallimento della compagnia e la fine degli spettacoli… Marion inizia un lungo monologo… ancora una delusione.. il suo sogno del circo, nuovamente infranto, da quando era bambina… dovrà tornare a fare la cameriera, annuncia agli altri, delusa… poi riprende il suo triste monologo… spesso parlo da sola, solo per imbarazzo, in momenti come questi, come adesso… il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia? Come se qualche volta ci si dovesse chinare per vivere ancora. Vivere. Basta uno sguardo. Il circo mi mancherà. È buffo, non sento niente. È la fine e non sento niente…
intanto è scesa e imbocca
l’uscita, affiancata da Damiel…
Sul cofano di un’auto prosegue: chi sono io? Chi sono diventata? La maggior parte del tempo sono troppo cosciente per essere triste. Ho aspettato un’eternità che qualcuno mi dicesse una parola affettuosa. Poi sono andata all’estero. Qualcuno che dicesse: “Oggi ti amo tanto”…
 Damiel le poggia una mano sulla spalla e si china per ascoltarla meglio…
 come sarebbe bello…
 un musicista con la fisarmonica arriva sedendosi sulle scalette di una casetta prefabbricata lì vicina. Inizia a suonare una triste melodia…
 è tutto così vuoto. Slegato. Il vuoto. L’angoscia. Angoscia, angoscia, angoscia…
si toglie le ali e le appende alle spalle dell’uomo…
 come un animaletto che si è perso nel bosco. Chi sei tu? Non lo so più. So solo che non farò più la trapezista…
si toglie il soprabito, fa un ultimo passo di danza con l’impresario, poi rientra nella sua roulotte pensando: ma non piangere, l’ultima cosa da fare è mettersi a piangere. Succede così. Non va sempre come si vuole. Così vuoto. È tutto così vuoto. Seduta sul letto mette su un disco… Damiel la osserva… che devo fare? Non pensare a niente, semplicemente esserci… Damiel si siede sul letto, al suo fianco… Ho paura di questa sera. È idiota. L’angoscia mi fa male. Perché solo una parte di me ha l’angoscia e l’altra non ci crede. Come devo vivere? Forse non è per niente questo il problema. Come devo pensare? So così poco. Forse perché sono sempre curiosa. Talvolta penso in modo così sbagliato. Perché penso come se parlassi contemporaneamente a qualcun altro. All’interno degli occhi chiusi. Chiudere un’altra volta gli occhi. Allora anche le pietre sono vive…
 Damiel, sempre più interessato, gira per la stanza…
 stare in mezzo ai colori. I colori…
 la ragazza si spoglia…
Nostalgia. Nostalgia di un’onda d’amore che salga dentro di me. È questo che mi rende sempre così incapace, l’assenza di piaceri. Il piacere d’amare. Il piacere d’amare…
 la scena prende i colori per l’uscita di Damiel…
Marion indossa una vestaglia, poi fa la giocoliera con tre mele…
Incidente
a un incrocio… un uomo sente la vita andar via da sé… Damiel gli recita una poesia che a poco a poco anche quello inizia a ripetere… poi riparte, Damiel, sempre più interessato alla natura umana… Cassiel intanto è in biblioteca con uno studioso, Homer, vecchio poeta alla ricerca di piazza Potsdamer Platz, fino a prima della prima guerra mondiale una delle più belle d’Europa… Arriva anche Damiel… Cassiel segue il vecchio che raggiunge un luogo isolato dove ora c’è il muro a dividere in due la città… è lì? I ricordi sono a colori… Crede di sì, sebbene ora non ci sia più nulla… il vecchio si siede su un divano abbandonato e si chiede… dove sono i miei eroi? Dove siete voi, figli miei? Dove stanno i miei? Gli ottusi, quelli delle origini? Chiamami, o musa, il povero immortale cantore, che, abbandonato dai mortali suoi uditori, perse la voce. Lui che, angelo del racconto, è diventato un suonatore di organetto là fuori, [la scena cambia location, il vecchio suona un carillon] ignorato o deriso, alle soglie della terra di
nessuno…
Confini… voce recitante fuori campo… Germania divisa in tanti staterelli… Immagini del passato… in taxi Damiel arriva sul set di un film su Hitler e sul nazismo che Peter Falk sta interpretando… Damiel lo ha già visto in aereo… Si prova dei cappelli, l’attore, ma nessuno sembra andargli a genio… Damiel lo segue attento e divertito… Lo trova infine il cappello, Damiel lo segue, lui ne percepisce la presenza pur non potendolo vedere… Tante le voci delle menti degli attori sul set… a colori i ricordi di una vecchia ebrea rimembrante le rovine del maggio-giugno 1945… Falk le fa un ritratto compiacendosi della pazienza delle comparse, sebbene il risultato non lo soddisfi poi molto… anche Cassiel è nel frattempo giunto sul set… Damiel lo porta via, ad assistere ad uno spettacolo circense… Damiel si diverte molto… [la voce fuori campo recita ancora la poesia Quando il bambino era bambino…] come un bambino è preso dallo spettacolo, a differenza del distaccato Cassiel… Vestita da topolina, a volteggiare con le corde in aria, c’è Marion…
I due angeli ricordano il loro arrivo a Berlino, millenni prima che la città attuale nascesse… che l’uomo facesse la sua comparsa…. una lunga storia… l’evoluzione… camminano per la città i due… le guerre… il muro alle loro spalle… sempre distaccati i due… vuole diventare umano Damiel…
Ancora sul set… Falk osserva gli altri attori facendone ritratti sulla sua agendina… anche lui sa leggere i pensieri…
Cassiel è ancora con Omero, che sogna un mondo di pace… Poi con un giovane malinconico che vorrebbe da tempo suicidarsi e, finalmente, ci riesce tra le grida della gente che vorrebbe fermarlo…
A colori… Falk rivede una sua intervista sul film in ripresa…
  Cassiel gira nella notte, osservando la violenza e la distruzione che caratterizzano da sempre il cammino dell’uomo…
Al circo, nella roulotte, Damiel ascolta ancora i pensieri di Marion… la morte. Ancora una volta è come se facesse buio dentro di me. La morte? Perché no? Talvolta l’unica cosa essenziale è essere belli. Guardarsi allo specchio è come guardarsi pensare… Ha paura, è l’ultima volta sui trapezi…
Dopo lo spettacolo Damiel osserva ancora musicisti, impresario, Marion e gli altri del circo intenti a cenare e a divertirsi. La ragazza dichiara di essere felice, ora che sta insieme ad uno dei musicisti. La notizia rende un po’ triste l’angelo, che di lei si è ormai innamorato…
Cassiel è ancora in biblioteca…
In un locale, dove Damiel l’ha seguita, Marion si diverte ad un concerto dei Crime&The city solution… Compare anche Cassiel…
È notte e Marion, recitando passi della poesia Perché io sono bambino, sogna di vedere un angelo che la prende per mano… Damiel è nella stanza con lei…
Falk vaga per la città con il suo taccuino fino a che, percepito ancora Damiel, l’attore gli rivolge la parola spiegandogli i pregi di essere un umano. Sì, anche lui è stato un angelo e diventare umani si può…
 Preoccupato per l’amico, Cassiel vaga invece a bordo di un tram vuoto… Più tardi eccoli riuniti. Damiel annuncia la decisione di farsi umano una volta per tutte. Gli elenca le azioni che farà non appena diventatolo. Il suo volto prende colore e sul terreno Cassiel ne nota le impronte… Prenderà Marion tra le sue braccia, gli annuncia l’altro… Cassiel ne prende poi in braccio il corpo esanime, lasciandolo poco lontano…
 Tutto a colori ora… La caduta dallo stato angelico fa sì che una vecchia corazza finisca sulla testa del dormiente Damiel che… fa così la felice conoscenza con il suo nuovo corpo, capace di perdere sangue… un uomo gli insegna i colori lasciandogli i soldi per potersi finalmente bere il primo caffè… fa freddo, ma è felice Damiel nell’aggirarsi per le strade…
Torna la voce fuori campo a declinare la poesia…
 Damiel vende a un rigattiere la corazza, comprandosi abiti e orologio con il ricavato… un bambino gli chiede informazioni stradali, poi arriva sul set del film di Falk che,
riconoscendolo, va a salutarlo. L’attore gli lascia dei soldi, confermandogli di esser stato un angelo che ha voluto esser umano. E non è l’unico, non sono gli unici… gli lascia anche una sigaretta, poi se ne va per tornare alle riprese…
Il circo smobilita e per Marion è la fine del lavoro e della sua avventura amorosa…
Cassiel, ormai solo, continua ad osservaer il mondo sottostante… i colori sono sempre grigi con la visione angelica… Ascolta da vicino anche Marion pensare… Sono libera. Sto qui. Posso immaginarmi tutto. Tutto è possibile. Non ho che da alzare gli occhi e ridivento il mondo. Ora, su questa piazza, ho una sensazione di felicità che potrei avere sempre… La ragazza si alza e le riprese tornano a colori…
Correndo per le strade, Damiel impara anche a fischiare ma, giunto dov’era il circo, vi trova lo spiazzo vuoto. Niente Marion allora… Triste si siede in terra. Soffre di mancanza, spiega a due sopraggiunti bambini… Ecco Cassiel raggiungerlo a sera… le immagini tornano in bianco e nero… La cercherà ancora, gli dice il da poco tempo umano… Torna il colore… Marion cammina… Damiel la cerca… A un bar Falk parla con Marion che gli rivela di star cercando qualcuno pur non sapendo nulla di costui. I due si salutano, osservati da Cassiel, cui l’attore si rivolge… Ma Cassiel non è come Damiel…
Scorto un manifesto di un’esibizione di Nick Cave, memore di aver visto il giorno prima Marion ad un concerto nello stesso posto, Damiel entra nel locale… E Marion è infatti lì, dov’è anche già Cassiel… Damiel si aggira tra gli spettatori in cerca dell’amata, poi si reca ad ordinare qualcosa da bere… Ed è lì che giunge poco dopo anche Marion!… Damiel le porge da bere e lei le racconta della sua vita trascorsa in cui si è sentita sola pur non essendo mai stata sola né legata a persone, cose e luoghi. Lo invita a decidersi. Lei è pronta… adesso o mai più… è lui quello che ha sognato qualche sera prima… Damiel la bacia…
Ora aiuta Marion nei suoi esercizi… “Io ora so ciò che nessun angelo sa”, afferma infine…
Cassiel continua a  seguire Omero, fedele nei secoli al suo triste e solitario compito…
EXTRA
TRAILER ORIGINALE
TRAILER ITALIANO
PRESENTAZIONE DI WIM WENDERS E CURT BOIS
COMMENTO AL FILM DI WIM WENDERS E PETER FALK

CIAK E SCENE TAGLIATE COMMENTATE DA WIM WNDERS

 

 

 

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A Valentina P.