RICHARD BACH – IL GABBAINO JONATHAN LIVINGSTON

RICHARD BACH - IL GABBAINO JONATHAN LIVINGSTON
RICHARD BACH – IL GABBAINO JONATHAN LIVINGSTON

RICHARD BACH – IL GABBAINO JONATHAN LIVINGSTON
RIZZOLI – Collana BUR – II ed. BUR Novembre 2016

TRADUZIONE: Beatrice Masini
ILLUSTRAZIONI: Ashley Crowley

PRIMA PARTE p. 9

I membri dello stormo di gabbiani Bonappetito passano le giornate a procacciarsi il cibo, tutti tranne uno, Jonathan Livingston, impegnato in difficili e perigliose prove di volo… Solitario e taciturno, Jon ama volare e sperimentare la libertà, ricercare il senso della vita che rifiuta essere il mero procacciarsi il cibo, per questo dagli altri, genitori compreso, isolato, denigrato e rimproverato, tarpato nelle sue aspirazioni giudicate futili e deleterie…

“Per un gabbiano importante non è volare, è mangiare.
Per quel gabbiano però l’importante non era mangiare, ma volare. Più di ogni altra cosa, il Gabbiano Jonathna Livingston amava volare”. (pp. 14-15)
“Perché è tanto difficile essere come il resto dello Stormo, Jon?”. (p. 15)

Eccolo quindi sperimentare metodi per volare in velocità e imparare sempre più… Non mancano i momenti di sconforto che lo portano a pronunciare promesse poi “disattese” da quel profondo amore per il volo e la libertà…
Padroneggiata la velocità, con voli oltre le duecento miglia, (“Ma la velocità era potenza, era gioia, era pura bellezza”), apprende anche le tecniche di planata, virata e acrobazie di ogni sorta. Crede così d’aver trovato un senso alla propria vita, di poter far elevare il gruppo dalla mera ricerca del cibo, ma, un giorno, sfrecciando a folle velocità tra il gruppo, si ritrova convocato dall’assemblea che lo condanna all’esilio come Reietto…

“Quando sapranno del Primato, pensò, saranno pazzi di gioia. Ora la vita ha davvero un senso! (p. 27)
Possiamo elevarci dall’ignoranza, possiamo scoprirci creature straordinarie, intelligenti e capaci. Possiamo essere liberi! Possiamo imparare a volare! Il futuro vibrava e risplendeva di promesse.” (pp. 27-28)
“Essere condotto al Centro con Onta voleva dire essere allontanato dalla società gabbiana, bandito, costretto a una vita solitaria sulle Scogliere Remote”. (p. 29)

Invano Jonathan prova a spiegare le proprie ragioni, a convertire anche gli altri alla sua rivoluzionaria scoperta sul volo e alla possibilità di raggiungere uno scopo superiore nella vita, rassegnandosi così a volare lontano, imparando, in solitudine, ad affinare ancor di più le proprie capacità…
Una sera si ritrova affiancato da due magnifici splendenti gabbiani bianchi che gli chiedono di seguirlo verso il cielo. Lui protesta, non può farcela, ma, spronato da quelli, si accorge di poterli seguire superando i propri limiti, autoimposti dalla mente, raggiungendo così quello che crede il Paradiso…

“Una scuola è finita, ed è venuto il tempo che ne cominci un’altra” (p. 35), dichiarano i due nell’introdurlo nella sua vera “casa”, dove si trovano altri abili gabbiani volanti…

SECONDA PARTE p. 37

Jonathan si sorprende nel veder mutare le proprie ali come quelle dei due accompagnatori, capace fin da subito di volare meglio di quanto fin lì fatto…
“[…]vide il proprio corpo diventare splendente come il loro. Sì, era il giovane Gabbiano Jonathan he aveva sempre abitato dietro i suoi occhi dorati, ma la forma esteriore era cambiata.
Dava sempre la sensazione di essere un corpo di gabbiano, ma volava già meglio di quanto il suo vecchio corpo non avesse mai volato”. (p. 39)

Con il passare dei giorni Jon capisce che ha molto da apprendere, circondato però da altri simili che hanno la sua stessa mentalità…
“Nei giorni seguenti Jonathan capì che in quel luogo c’era tanto da imparare sul volo quanto nella vita che si era lasciato alle spalle. Ma con una differenza. Lì c’erano gabbiani che la pensavano come lui”. (p. 43)

Raramente i suoi pensieri tornano al mondo terreno, volto principalmente alla ricerca della perfezione e al modo di manifestarla, come da insegnamento degli altri e di Sullivan in particolare…

“[…]finché non abbiamo cominciato a capire che esiste la perfezione, e altre cento ancora per capire che il nostro scopo nella via è trovare quella perfezione e manifestarla”. (pp. 44-45)

Un giorno ha modo d’avvicinare l’anziano maestro Chiang al quale chiede di poter essere addestrato all’uso del teletrasporto, del superamento dello spazio e del tempo… La velocità perfetta… Liberarsi dei condizionamenti della mente e della prigionia di un corpo limitato…

“Raggiungerai il paradiso, Jonathan, nel momento in cui raggiungerai la velocità perfetta. che non vuol dire volare a mille miglia all’ora, o a un milione, o alla velocità della luce. Perché qualunque numero è un limite, e la perfezione non ha limiti. La velocità perfetta, figliolo, è esserci”. (pp. 46-47)
“Puoi andare ovunque desideri andare, nello spazio e nel tempo” rispose l’Anziano. “Io sono andato in ogni dove e in ogni quando”. (p. 47)
“Il trucco, secondo Chiang, era che Jonathan smettesse di vedersi intrappolato in un corpo limitato[…]. Il trucco era sapere che la sua vera natura viveva ovunque nello stesso momento[…].” (p. 48)

Gli allenamenti sono difficili e, inizialmente, non sortiscono effetto alcuno. Poi, un giorno, Jon riesce finalmente a spostarsi con la mente e a impadronirsi della tecnica per farlo… Chiang parte per un più alto cielo, lasciandolo come maestro… Ma Jon continua a pensare alla Terra e al desiderio d’insegnare a volare ai pochi gabbiani che, come lui un tempo, sono dagli altri considerati reietti per volersi elevare dalla condizione materiale… E così, un giorno, prende congedo da Sullivan e dai discepoli che nel mentre si era preso cura d’istruire, per far ritorno sulla Terra…
Subito s’imbatte in un giovane gabbiano, Fletcher Lynd, appena dichiarato reietto per le sue posizioni teoriche e i suoi pericolosi voli (“Volare è molto più che limitarsi a sbatacchiare le ali da un posto all’altro!” p. 57). Lo affianca, divenendone il maestro…

PARTE TERZA p. 63

Jonathan raccoglie in breve altri sei abilissimi allievi che, però, sono più interessati alla tecniche che alla ragione che c’è dietro… “Tutto ciò che ci limita dobbiamo metterlo da parte”, è la sua massima principale, assieme alla lode alla libertà… “Spezzate le catene del pensiero e spezzerete anche le catene del corpo” (p. 67)

Un giorno gli otto eccellenti gabbiani volanti arrivano presso la scogliera dello stormo Bonappetito, suscitando l’ammirazione dei giovani e l’interdizione degli anziani che minacciano di scacciare come Reietti chiunque si unisca loro o semplicemente gli rivolga la parola… E così, mentre gli otto migliorano sempre più, “lo Stormo restava accoccolato al suolo della sua miseria”. (p. 75)
Un mese dopo, però, ecco che il primo gabbiano dello Stormo, presto seguito da altri, decide d’apprendere l’arte del volo, la legge di essere se stesso, la Legge del Grande Gabbiano… “L’unica vera legge è quella che conduce alla libertà” disse Jonathan. (pp. 77-80)
Estimatori e denigratori aumentano di giorno in giorno, divisi tra l’idolatria e la demonizzazione…

“La folla aumentava ogni giorno, e veniva a dubitare, a idolatrare, a schernire”. (p. 80)
“O ti chiamano diavolo, o ti chiamano dio”. (p. 80)

Un giorno Fletcher rischia di colpire un cucciolo e di schiantarsi contro uno scoglio dopo averlo evitato per miracolo. A sorpresa il gabbiano si ritrova affiancato da Jonathan in un mondo superiore che un provvidenziale cambio di stato di coscienza gli ha permesso di raggiungere evitando lo schianto. Ora deve scegliere se tornare sulla Terra e dimostrare le capacità dell’arte del volo o dare il destro agli anziani sui rischi di quella stessa arte. Dovrà amare i buoni che imparerà a riconoscere… È tempo che diventi maestro a sua volta scoprendo se stesso ogni giorno un po’ di più, a guardare con gli occhi dell’intelletto…

“Povero Fletch. Non credere a ciò che ti dicono i tuoi occhi. tutto ciò che vedono è limitato. guarda con l’intelletto, scopri ciò che già sai, e troverai il modo di volare”. (pp. 86-87)

E così ecco Fletcher maestro di volenterosi allievi…

QUARTA PARTE p. 93

Per anni, dopo la partenza di Jon, lo Stormo si rivela essere il più strano del mondo per via dell’elevato numero di gabbiani volanti. Fletcher e i di lui allievi ne diffondono gli insegnamenti tramite lunghi viaggi sulla Costa…
Ma il periodo d’oro è di breve durata e i nuovi allievi si mostrano via via più attenti ai racconti e alle parole che ai voli pratici, con Jon in breve elevato al rango di un idolo da venerare, San Gabbiano Jonathan…

“Le lezioni cambiarono, con gli anni, all’inizio erano altissime poesie di volo, poi conversazioni sussurrate su Jonathan prima e dopo le esercitazioni, poi ancora lunghe, appassionate declamazioni a terra sul tema del Divino Uno; e nessuno volava più. (p. 98)
Venivano coperti di onori, peggio, venerati, ma non venivano più ascoltati, e gli uccelli che si esercitavano nel volo erano sempre di meno. (p. 99)

Dopo la partenza di Fletcher, durante una magnifica sessione solitaria di volo, che lo porta a smarrirsi nella perfezione del proprio gesto, la situazione degenera… Al termine di un’iniziale costernazione e smarrimento, s’inizia ad elaborare un vero e proprio culto del Gabbiano Jonathan Livingston e dei suoi Divini Studenti Dotati, con soppressione delle lezioni di volo sostituite dal trasporto di rami d’albero nel becco… Poi “il simbolo dell’insegnamento di Jonathan divenne un ciottolo liscio”, con declamazioni che ben presto “si sedimentarono in un dogma granitico (p. 102)”, sviluppandosi infine una vera e propria idolatria…
“In meno di duecento anni ogni elemento degli insegnamenti di Jonathan fu sottratto dall’esercizio quotidiano in base alla semplice affermazione che era Cosa Sacra” (p. 103) e così i gabbiani tornano a restare a terra come in passato…
La rinascita avviene grazie a un gruppo di giovani gabbiani insofferenti ai rituali e decisi a sperimentare qualcosa di nuovo, pur rifiutando di usare anche il termine volo, ignari di mettere in pratica il messaggio di Jonathan, creduto frutto della fantasia… Un giorno, infatti, uno di essi, Anthony, si avventura in prove di velocità, deciso anche a morire pur di sottrarsi a una monotona futile vita, ritrovandosi affiancato e superato proprio da Jonathan dal quale potrà apprendere l’arte del volo da insegnare poi a sua volta ad altri allievi…

“Il Gabbiano Anthony andò per la sua strada, come facevano sempre più numerosi giovani uccelli, rifiutando i riti e le cerimonie che incrostavano il nome del Gabbiano Jonathan, tristi per la futilità della vita ma almeno sinceri con se stessi, abbastanza coraggiosi da affrontare il fatto che fosse futile”. […]
Presto o tardi doveva morire comunque, e non vedeva ragione di prolungare la dolorosa noia del vivere”. (p. 109)

ULTIME PAROLE p. 115

Mera spiegazione dell’autore sulla decisioni, ai tempi, di lasciare la quarta parte del libro…