PATRICK SUSKIND – IL CONTRABBASSO

PATRICK SUSKIND – IL CONTRABBASSO

TEA – Collana TEADUE n. 872 – III ed GENNAIO 2009

 

TRADUZIONE: Giovanna Agabio

 

Un contrabbassista ospita in casa un ignoto interlocutore di fronte al quale si cimenta in un lungo monologo…

Dapprima esalta lo strumento che suona, l’indispensabile quanto modesto contrabbasso…

 

Qualsiasi musicista le confermerà che un’orchestra può sempre fare a meno del direttore, ma non del contrabbasso. […]

D’altro canto, se c’è una cosa inconcepibile è un’orchestra senza contrabbasso. […]

Quello che voglio stabilire, è che il contrabbasso è di gran lunga lo strumento più importante dell’orchestra. Anche se non sembra. (p. 8)

Per cominciare volevo soltanto stabilire che il contrabbasso è lo strumento centrale dell’orchestra. In fondo lo sanno tutti. Ma nessuno lo ammette apertamente, perché l’oschestrale è un po’ geloso per natura. (p. 9)

 

Beve birra per idratarsi, s’infervora, declama, cita musicisti, suona per suffragare le proprie affermazioni…

Poi eccolo cadere nello sconforto, nella frustrazione… Il contrabbasso diviene così strumento goffo, antiarmonico… Nessuno può suonarlo o sceglierlo da piccolo…

 

Perché suonare il contrabbasso è puramnte una questione di forza, non ha niente a che fare con la musica. (p. 23)

 

No, in realtà non si è nati per il contrabbasso. Ci si arriva per vie traverse, per caso e per delusioni. (p. 26)

 

Amore e odio… Ecco cosa prova per lo strumento che suona…

 

E poi lo guardo. E poi penso: uno strumento orribile! […]

Il contrabbasso è lo strumento più disgustoso, tozzo, inelegante che sia mai stato inventato. Non è uno strumento, è un mostro. A volte vorrei fracassarlo. […]

No, proprio non posso dire di amarlo. E poi è orribile da suonarlo. (p. 32)

Nessuno può suonare sul contrabbasso qualcosa di bello, se questa parola ha un senso. (p. 33)

 

Frustrazione per la mancata considerazione e importanza…

 

Il contrabbassista – prdoni l’espressione – è a tutti gli effetti l’ultima delle pezze dei piedi!

Per questo dico che l’orchestra è una rappresentazione dell’umana società. Perché in entrambi i casi quelli che già fanno il lavoro più schifoso sono per giunta disprezzati dagli altri. L’orchestra è persino peggiore della società, perché nella società avrei la speranza – siamo alla teoria – di raslire prima o poi attraverso la gerarchia per poter guardare un giorno, dalla cima della piramide, quei vermi sotto di me… Avrei la speranza, dico… (p. 38)

 

Arriva a contestare il genio di Mozart, bambino sfruttato dal padre, finendo per confessare la propria ossessione per la soprano Sarah dalla quale tenta invano di farsi notare durante le prove. Lavori per contrabbasso e soprano ne esistono solamente due, e così per conquistarla, lui che la sogna di notte e la immagina anche di giorno, arriva a ipotizzare di poterne attira l’attenzione durante la prima prevista in serata chiamandola a gran voce interrompendo l’esibizione, fatto che potrebbe portarlo anche al licenziamento…

 

Una vita piatta che forse riscatterà con il succitato gesto, proclama prima di accommiatarsi per prepararsi per il concerto…

 

E adesso me ne vado. Vado all’opera e grido. Se ne ho il coraggio. Lo leggerà domani sul giornale. Arrivederci. (p. 61)