NICCOLÒ MACHIAVELLI – BELFAGOR ARCIDIAVOLO


NICCOLÒ MACHIAVELLI – BELFAGOR ARCIDIAVOLO
ACQUAVIVA – II ed AGOSTO 2003

A cura di Mauro Sinigaglia

NOTRA INTRODUTTIVA p. 5

Leggesi nelle antiche memorie delle fiorentine cose, […]di alcuno santissimo uomo,[…] che standosi astratto nelle sue orazioni, vide, mediante quelle, come andando infinite anime di quelli miseri mortali che nella disgrazia di Dio morivano all’ifnerno, tute o la maggior parte si dolevano, non per altro che per aver preso moglie essersi a tanta infelicità condotte. (p. 9)

Plutone vuol dunque dirimere la questione e appurare se siffatte lamentele e dicerie siano vere…

Perché, dicendo tutte l’anime degli uomini, che vengono nel nostro regno, esserne stato cagione la moglie, e parendoci questo impossibile[…] (p. 10)

Decidono di mandare uno di loro e, non essendoci volontari, di estrarlo a sorte. L’incombenza spetta a Belfagor Arcidiavolo che dovrà recarsi in una città terrena con centomila ducati, prendere moglie, non usare i propri poteri e tornare a riferire dopo dieci anni…

E non si trovando alcuno che voluntariamente prendessi questa impresa, deliberorno che la sorte fussi che lo dichiarassi. La quale cadde sopra Belfagor arcidiavolo[…]. (p. 11)

[…]che subito a colui che fussi questa commissione deputato fussino consegnati centomila ducti, con i quali doveva venire nel mondo, e sotto forma di uomo prender moglie e con quella vivere dieci anni, e dipoi, fingendo di morire, tornarsene, e per esperienza fare fede ai suoi superiori quali sieno i carichi e le incommodità del matrimonio. (pp. 11-12)

Si sistema a Firenze, con il nome di Roderigo di Castiglia, sposando la bella Onesta Donati, figlia di un nobile impoverito dalla numerosa prole…

Presa adunque Belfagor la condizione e i danari ne venne nel mondo, e ordinato di sua masnade i cavagli e compagni, entrò onoratissimamente a Firenze; la quale città innanzi a tutte l’altre elesse per suo domicilio, come quella che gli pareva più atta a sopportare che con arte usurarie esercitassi i suoi danari (e che la fussi o di poca religione o di altri simili vizi ricolma). E fattosi chiamare Roderigo di Castiglia prese una casa a ficto nel borgo d’Ognisanti. (p. 12)
Intra le quali tute Roderigo scelse una bellissima fanciulla chiamata Onesta, figliola di Amerigo Donati[…]. (p. 13)

Riesce perfino a innamorarsi della superba, insolente, dispotica e capricciosa Onesta che con i suoi vizi a poco a poco corrode i beni di Roderigo, dissipati non solo in feste, abiti, lussi e gioielli, ma anche per sistemare i fratelli della sposa… Abbandonato dai collaboratori demoniaci che non sopportano la donna, terminati i soldi, Roderigo è costretto a prendere soldi in prestito. Poi, non potendo far ricorso ai propri poteri, tenta la fuga. I creditori, che da tempo lo spiavano temendone la fuga, lo inseguono prontamente… Giunto nei pressi di Pretola, viene nascosto dall’operaio di una fattoria, tale Gianmatteo del Bricha previa promessa di ricompensa… Roderigo riesce così a salvarsi, dichiarando a Gianmatteo di presentarsi in città per curare una rampolla indemoniata e da lui stesso posseduta… La trovata riesce e per far guadagnare una ancor più lauta ricompensa a Gianmatteo prima di dirsi addio, Roderigo informa il giovane di tenersi pronto per la figlia del re Carlo di Napoli. Gianmatteo, convocato a Napoli, esegue la bisogna, promettendo di non farsi mai più vedere da Roderigo… Qualche tempo dopo, però, è costretto a recarsi a Parigi per tentare di esorcizzare la figlia di Re Ludovico. Belfagor s’infuria per il suo arrivo, deciso a far morire impiccato Gianbattista per l’insuccesso. Ma l’abile operaio convince il re a radunare prelati e nobili per la domenica, su un palco assieme alla banda. Sfruttando la confusione, riesce a confondere e spaventare Belfagor che fugge via temendo di doversi nuovamente confrontare con la moglie. Meglio tornare negli Inferi…

[…]tutto spaventato, se ne fuggì, lasciando la fanciulla libera, e volse più tosto tornarsene in inferno a rendere ragione delle sua azioni, che di nuovo con tanti fastidii, dispetti e pericoli sottoporsi al giogo matrimoniale. E così Belfagor, tornato in inferno, fece fede de’ mali che conduceva in una casa la moglie. E Gianmatteo, che ne seppe più che il diavolo, se ne ritornò tutto lieto a casa. (p. 25)