MAX GAZZÉ – TRA L’ARATRO E LA RADIO, OTR, 2008



 

 

MAX GAZZÉ – TRA L’ARATRO E LA RADIO
 OTR – OTR25- 2008
A quattro anni di distanza dal precedente Un giorno, Max Gazzè torna con Tra l’aratro e la radio, album che raccoglie 11 canzoni e lanciato dal singolo “sanremese” Il solito sesso. Come spesso accade, ignorato a San Remo (non si è piazzato neanche tra i primi 10), il brano si è presto distinto come uno dei pezzi più trasmessi dalle radio e più amato dal pubblico.
I testi non sono scritti interamente da Francesco e Max Gazzè, ma in prevalenza da Gimmy Santucci (tranne tre a firma dei due fratelli). Nonostante ciò non mancano le rime e l’uso di termini poetici e non comuni (tratti magari dalle scienze), figure surreali e tanta ironia.
Le canzoni del disco possono dividersi in due filoni: da un lato quelle che concernono l’amore (siano la stupenda Il solito sesso o la delicata L’ultimo cielo, Elogio alla sublime convivenza o Tornerai qui), dall’altro quelle che trattano della condizione umana, delle contraddizioni che caratterizzano la società (Siamo come siamo), dell’importanza di non vivere una vita omologata, da cloni, di non essere Vuoti a rendere (si ascolti anche Crisalide: “Solo chi non ha visto ci crede davvero Perchè chi c’era Ancora si chiede se era. Resterà il mio ricordo?”), di disillusione per falsi dei (Il mistero della polvere, che rimanda a Gli anni senza un dio), con la musica che si fa più aggressiva, con predominio delle chitarre (su tutte in L’evo dopo il medio). Unica eccezione l’onirica e surrealista Mostri, con testo di Francesco Gazzè, che non è riconducibile a nessuno dei due filoni succitati.
Per quel che concerne la veste grafica del disco, questa è maniacalmente curata e propone ben due libretti di testi. Nel primo ci sono i testi delle canzoni e i crediti del disco, nel secondo una serie di foto e collage tra il dada e il surrealista, con messaggi di Max scritti ai suoi collaboratori, pensieri e riflessioni…
L’unica pecca che si può trovare è nella musica di alcune canzoni. La voce pacata di Max viene a volte superata da un “abuso di chitarra”. È il caso de Il mistero della polvere, L’evo dopo il medio e Vuoti a rendere.

Una curiosità… La canzone Il mistero della polvere –  Come in cielo così in terra ha un sottotitolo diverso nella titlelist: Così in cielo come in terra…)

Cd di pregevole fattura, dalla grafica e dai libretti dei testi curatissimi, consigliato ai fans di Gazzè ma anche a chi non lo segue assiduamente. Nettamente superiore al precedente Un giorno.
TITLELIST

01. L’evo dopo il medio (Santucci/M. Gazzè)

02. Il solito sesso (F. Gazzè/M. Gazzè)

03. Siamo come siamo (Santucci/M. Gazzè)

04. L’ultimo cielo (Santucci/M. Gazzè)

05. Crisalide (Santucci/Baldi/M. Gazzè)

06. Mostri (F. Gazzè/M. Gazzè)

07. Elogio alla sublime convivenza (Santucci/Gazzè)

08. Camminando piano (Santucci/M. Gazzè)

09. Tornerai qui (F. Gazzè/M. Gazzè)

10. Il mistero della polvere (così in cielo come in terra)
(Santucci/M. Gazzè)

11. Vuoti a rendere (Santucci/M. Gazzè)

 

L’evo dopo il medio

(G. Santucci – M. Gazzè)

Il secolo passato
Tra l’aratro e la radio
Lo scibile, lo scindibile e l’atomico
Cercando in un sistema di vita
Binario lo scambio

Tutto è andato avanti
E non si è mai raggiunto

Le orbite negli occhi
Sono satellitari
Se dirottano sono guerre stellari
Lo sguardo di traverso sviluppa
Un eclissi solare

Sgranando fra le dita
E pianeti come un rosario

La storia ha sempre
Il suo risvolto la storia
Un urlo un ansia una tasca della memoria
Leggendo tra le righe la storia
Si stropiccia si impiccia

E adesso tra le righe
Ci sono solo righe

L’evo dopo il medio
È più avanti o più indietro
Sarà l’indice oppure l’anulare
Che raccorda tutta questa fatica
Come i quartieri della capitale

La prossima onda
Sarà anomala davvero

Uno sbuffo di oceano maestoso
Ed il tempo infinito è finito
Il futuro sparisce
Si semplifica la grammatica
Rendendo superfluo il domani e i finali

I piaggiatori le fervide mani
Frenetiche e farneticanti
Daranno forma ad ogni goccia di pioggia
Per l’ultimo diluvio universale
Che sia più artigianale più cosmico del primo
Quasi sesquipedale
E le cicliche bibliche piogge
Saranno scoli di grondaia e spruzzi

Ad un tratto che vuol dire
Un bozzetto schizzato
O un improvviso e inatteso momento?
Ad un tratto tutto appare più chiaro
Ad un tratto tutto quanto scompare

E piovono plin plin
Le ultime gocce

L’evo dopo il medio
Cerca colo il rimedio
Per le inutili ed incaute previsioni
Metereologiche sempre le croniche
Allucinazioni

Le uniche a pervenire
Sono le temperature
Non si sa più come vestire

L’aratro e la radio l’atomo e lo stadio
La sconfitta la gloria la morale la storia
Galleggiato attonite e perse
Ed alquanto sommerse

I piaggiatori le fervide mani
Esauste ed estenuanti
Contenti del loro lavoro
Si vanno finalmente a riposare
Qualcosa rimane?
Che cosa rimane?
Rimane da fare che cosa?
Cosa?
Si asciugano bene le mani
Innaffiando una rosa
Innaffiando una rosa
Innaffiando una rosa.

Il solito sesso

Ciao, sono quello che hai incontrato alla festa,
ti ho chiamata solo per sentirti e basta…
si, lo so, è passata appena un’ora, ma ascolta:
c’è che la tua voce, chissà come, mi manca.
Se in quello che hai detto ci credevi davvero,
vorrei tanto che lo ripetessi di nuovo…
dicono che gli occhi fanno un uomo sincero,
allora stai zitta, non parlarmi nemmeno.
Posso rivederti già stasera?
Ma tu non pensare male adesso:
ancora il solito sesso!
Perché, sai, non capita poi tanto spesso
che il cuore mi rimbalzi così forte addosso,
ed ho l’età che tutto sembra meno importante,
ma tu mi piaci troppo e il resto conta niente.
Dillo al tuo compagno che ci ha visti stanotte:
se vuole può venire qui a riempirmi di botte!
Però sono sicuro che saranno carezze,
se per avere te un pochino almeno servisse.
Posso rivederti già stasera?
Ma tu non pensare male adesso:
ancora il solito sesso!
Chiuderò la curva dell’arcobaleno
per immaginarlo come la tua corona,
e con la riga dell’orizzonte in cielo
ci farò un bracciale di regina…
ma se solo potessi un giorno
vendere il mondo intero
in cambio del tuo amore vero!
Sai, qualcosa tipo “cielo in una stanza”
è quello che ho provato prima in tua
presenza…
dicono che gli angeli amano in silenzio,
ed io nel tuo mi sono disperatamente perso.
Sento che respiri forte in questa cornetta…
maledetta, mi separa dalla tua bocca!
Posso rivederti già stasera?
Ma tu non pensare male adesso:
ancora il solito sesso!
Correrò veloce contro le valanghe
per poi regalarti la fiamma del vulcano,
respirerò dove l’abisso discende
e avrai tutte le piogge nella tua mano…
ma se solo potessi un giorno
vendere il mondo intero
in cambio del tuo amore vero!
Posso rivederti questa sera?
Ma tu non pensare male adesso:
ancora il solito sesso!
Ora ti saluto, è tardi, vado a letto…
Quello che dovevo dirti, io te l’ho detto

Siamo come siamo

(G. Santucci – M. Gazzè)Il tempo ci costringe a fare misurazioni
di calendari,pendoli ,cronometri
c’è chi lo sfida,chi lo teme e chi lo nega
e c’è chi francamente se ne frega

Andiamo avanti solo per inerzie
giù per piani inclinati risparmiando le forze
intrappolati tra pretesti e contesti
nell’ufficio dei protesti

Se non è bello quel che è bello
è bello quello ke mi piace
allora è bello quel che vedo
e vedo quello ke mi pare e piace

Mi piace quel ke appare

La logica della vendetta è fallimentare
infatti come è noto il dente è perdente
un occhio per un occhio è sempre un occhio solamente

La frenesia di cogliere ogni particolare
di insistere e scoprire il più minuto dettaglio
diventa pornografia che restringe la visuale

Se non è bello quel che è bello
è bello perchè sembra bello
allora esisto perchè sono vivo
e sono vivo perchè l’ho deciso adesso

Vorrei vivere più spesso

Hanno tutti un amico ke fa prezzi migliori
giudici,tecnici,politici e dottori
chi disprezza e chi compra e chi apprezza non conta
e conta solo chi ha un prezzo

Poter vivere una vita sola
esclude la salvezza delle correzioni
e nel progresso torneranno ancora i nostri sbagli

Il gatto delle nevi,il bracco dei ghiacciai,
il deltaplano,le scarpe,gli occhiali e le parrucche,
per protesi dentale il ponte di Messina
e avrò un sorriso carrabile
Le favole di Esopo per coscienza collettiva
007 come vita alternativa
inabili inarresi in pròtesi protesi
Siamo come siamo

L’ultimo cielo

(G. Santucci – M. Gazzè)L’ultimo cielo
È dentro di me
E mi riscopro
Più anima che uomoNasce dall’emozione
Nuova armonia
Tempo che fugge
Svanisce e non mi distruggeEd è subito sera
Un tramonto più ad estPrimavera di mare di vele nel sole e il profumo di te
E sarà amore..
L’immenso respiro che è in noi
Quando siamo infiniti e sublimi

L’ultimo cielo
È il cielo più grande
Spande passione
E un nuovo senso di me

Ed è subito sera….
[…]
L’immenso respiro che è in noi
Quando siamo infiniti e sublimi

E sarà amore…
L’immenso respiro che è in noi
Quando siamo infiniti e sublimi
E noi siamo infiniti e sublimi
Noi siamo infiniti e sublimi

Crisalide

(G. Santucci – M. Gazzè)Di questi lacerti antropici
Sgretolati irreparabili
Di queste scaglie non più corporee
Arricciate come coriandoli
Stracciati per dispetto
Per essere un calcolo un fluido
Un sistema perfetto
Incompleto e provvisorioResterà un sogno? Un ricordo?Di queste scorie di cellule umori e passioni
Dell’ansimare tra coscienza e istinto tra sublime e minuto?Di questo odore di pane caldo
In questa notte d’estate cosi piena di stelle?

Di questo spasimo incontenibile chiamato amore?

Per l’ultimo umano esercizio del paragone
Per declinare il confronto di ciò che è stato
Comunque sia stato

Per vidimare il terrore dell’ignoto
Del non essere più e dover ancora diventare

Se questo ignoto stadio dell’essere
(se è)

Se questa forma di vita non informata
Sparisce con l’intuizione

Estranea e superiore
Della dialettica del cosmo
Del segreto del divenire
Quotidiano

Resterà il sogno? Il mio ricordo?

Di queste scorie di cellule umori e passioni
Dell’ansimare tra coscienza e istinto tra sublime e minuto?

Di questo odore di pane caldo
In questa notte d’estate cosi piena di stelle?

Di questo spasimo incontenibile chiamato amore?

Solo chi non ha visto ci crede davvero
Perché chi c’era
Ancora si chiede se era

Colo chi non ha visto ci crede davvero
Perche chi c’era
Ancora si chiede se era

 

 

Mostri

(F. Gazzè – M. Gazzè)

Il demone a volte,
ce l’hai stretto negli occhi,
fra le bocche storte
e dalla gola caccia
temporali secchi

in un minuto da pazzi
s’allarga la faccia
e quella bava
d’amore
che aveva
attecchito male
esplode in pezzi…
sei di casa all’ inferno!

Dopo l’imprevisto,
tu fai perno
e stai di schiena
a vomitare questo
rivolo in apnea..
una schiuma
di pensieri
che è in balia
di mostri vicini.

Il demone a volte,
fra voragini in petto
e tu costretto
su quel crepaccio
sei ponte
goffo
ma poveraccio
se cedi al tuffo!

E lì sotto
C’è uno scroscio
Brutto
Che ti chiama
Ad essere il rovescio
Di un’idea
Una schiuma
Di pensieri
Che in balia
Di mostri vicini

Sei di casa all’inferno

Dopo l’imprevisto
Tu fai perno
E stai di schiena
A vomitare questo
Rivolo in apnea

E li sotto
C’è uno scoscio
Brutto
Che ti chiama
Ad essere il rovescio
Di un idea…

Una schiuma
Di pensieri
Che è in balia…

Una schiuma
Di pensieri
Era in balia
Di mostri vicini.

Elogio alla sublime convivenza

(G. Santucci – M. Gazzè)Quindi superata l’ossessione
Della solitudine e della devozioneEmerge il fabbisogno esponenziale
Di incrementi demografici e di istinto materialeDopo un silenzio astrale esplodi il quesito
Sul vizio occulto e il desiderio proibitoMi assale un profano bisogno e preparo la cena

Quando verranno
Gli anni dei ricordi
Ci troveranno ancora uniti e forti
Sereni per quel che noi siamo stati
Per quello che saremo

E ci esercitiamo ad affinare l’equilibrio
Della reciprocità

Sei forte delle tue certezze esatte
Che si esprimono in pretese di stabilità

Riusciamo a mantenere la giusta distanza
Dal rischio quotidiano della ciclicità.
Adesso vieni vicino ti abbraccio che hai freddo alle mani

Quando verranno
Gli anni dei ricordi
Ci troveranno ancora uniti e forti
Sereni per quel che noi siamo stati
Per quello che saremo.

Camminando piano

(G. Cantucci – M. Gazzè)lo scatto teso
il gesto confuso
assente un fremito in concluso esitantee scie di traiettorie
indomite e casuali
migrazioni in massa e rotte individualispiega le tue braccia come fossero argomenti
e abbraccia il tempo dell’inizio e del finalestrabuzzi le tue iridi incomprese
tra un senso di sgomento e il guizzo dell’esilarare

una rantolo che graffia
beccheggia a mezza gola
trafitto dal gorgheggio dello sbuffo circolare

in questo cielo di preghiera
si solleva il madrigale
di campane nella sera

senza spiccioli di venti e di piogge
non si possono cambiare le bufere e i nubifragi

sorprende la certezza
del risveglio e del respiro
cresce l’estasi e svolazza nel pensiero

e richiudi le tue braccia sul segreto
più inviolabile dei giorni
per nascondere i tuoi rapidi e delebili sogni

camminando piano…

le gaie risatine e le corsette
tintinnano scroscianti inquieti ruscelletti

ci raggiunge improvviso
l’odore umido del bosco

verrà un battesimo un perdono passeggero
che lava il sintomo fecondo del presagio
tracciato appena sulla mano

camminando piano…

Stupisce la quiete gli afflati
E mi ritiro al riparo di sicuro
Nella tenerezza secolare
Del tuo smarginato sorriso.

Tornerai qui

(F. Gazzè – M. Gazzè)Ecco i primi giorni di settembre
Un mese passa presto..
Ti ho cercata disperatamente
Per quasi tutti agosto
E tu non eri mai distesa
Dove l’anno scorso hai detto
“non dimentichi qualcosa?”
e m’hai abbracciato stretto.Con i piedi a fondo nella sabbia
E riccioli di vento
Fino a quando non vedemmo l’alba
Navigarci piano incontro…
Cosa pensi di quel sole
A vederlo adesso
Senza l’altro pezzo
Che hai lasciato chissà dove?Tornerai qui! Avevo gli occhi di mare
E troppo dolore
Andando via
Io non lo so se dopo un anno l’amore
Possa valere
Una bugia!
Eppure noi due rive opposte e vicine
Due versi di rime…
E allora tornerai quiIo con le mie dita sempre in tasca
Per non essere il primo
Ad osare solo quanto basta
Col coraggio della mano
E tu facevi un po’ lo stesso
Con lo sguardo ed il sorriso
Ma ci sentivamo addosso
Come un fuoco acceso.

Poi è venuto il tempo di partire
E ho chiesto di vederti ancora
Mentre passeggiavi tra le file
Di ombrelloni verso sera
E quando me ne andavo
Perché rimanevi chiusa
Tu ti sei sdraiata con la scusa
di un bel cielo…

Tornerai qui! Avevo gli occhi di mare
E troppo dolore
Andando via
Io non lo so se dopo un anno l’amore
Possa valere
Una bugia!
Eppure noi due rive opposte e vicine
Due versi di rime…
E allora tornerai qui

Il mistero della polvere

(G. Santucci – M. Gazzè)noi figli della terra
la nostra madre terra
come in cielo cosi in terra
tutti giù per terra
dei misteri ipertestuali
resta sempre quello della polvereche fa la terra
se cade in terra
diventa terra
e resta terrachi cerca la sua terra
resti coi piedi in terra
e coglie i frutti della terra
e tutti giù per terraaspetta la promessa di una nuova terra
conosciamo rotazioni e gravità

prevediamo pure le orbite impossibili
e di tutti quei misteri imperscrutabili
è rimasto quello della polvere

che fa la terra
se cade in terra
diventa terra
e resta terra

la nave approda su un lembo di terra
se l’aereo ha compiuto il suo volo ora atterra

noi sudiamo corriamo ci alziamo e ricadiamo per terra
e padre nostro o di nessuno sei nei cieli
ma verresti un po’ quaggiù su questa terra?

Dei misteri imperscrutabili
Resta sempre quello della polvere
Che fa la terra

Cerco la mia terra
Voglio la mia terra
Amo la mia terra

Come in cielo cosi in terra
Come in cielo cosi in terra

Vuoti a rendere

Prendi forza
Datti fiato
Questo è il tempo di decidere
Vuoi davvero
Esistere
O soltanto sopravvivereQuante cose non ho mai fatto
Quante volte ho rimandato a un’altra volta
Quanti giorni non posso ricordare
Sottovuoti e vuoti a rendereNon cercare
Di capire
Se è fatica o è pauraSenza rabbia
Né ossessione
Senza impegno ed ambizione
Col coraggio di sbagliare

Con le mani aperte come il mare
E la voglia di imparare
Questa volta non c’è un’altra volta
Vuoi venire insieme a me

Cammino a piedi nudi e sento l’umido
Sperando di scoprirmi uomo sulla Terra
All’improvviso un vento gonfia l’onda
Si infrange su di me
(mi fa rinascere)
mi lascio esistere

spero di esistere
ogni attimo di questa vita immensa mi spalanca
spero di resistere
oltre il bisogno di essere una storia o una leggenda
e di resistere
esperienze
sensazioni
fanno il tempo sopportabile

prendi forza
datti fiato
per esistere e resistere

senza ruoli e senza costruzioni
al di là del dover essere migliore
e anche se non mi ricorderò di un giorno
io sarò sicuro che ho vissuto

cammino ancora a piedi nudi e sono io
sperando di essere sempre uomo sulla Terra
e da lontano vedo ancora l’onda
si infrange su di me
(mi fa rinascere)
mi lascio esistere

spero di esistere
ogni attimo di questa vita immensa mi spalanca
spero di esistere
oltre il bisogno di essere una storia o una leggenda

spero di esistere
di aver dentro sempre tutta questa vita immensa
e di resistere
vivendo la mia storia anche se non sarà leggenda
ma sempre insieme a te.
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