Max Gazzè – Contro un’onda del mare

MAX GAZZÈ – CONTRO UN’ONDA DEL MARE
VRIGIN – 1996 – 8403902
Contro un onda del mare è il primo album di Max Gazzè edito dalla Virgin nel 1996. Il disco, poco commerciale, si caratterizza per testi, atmosfere e sonorità cupe, accentuate dalla voce usata da Gazzè. Più vicino al rock progressive e al metal (tanta chitarra e batteria), il disco è in possesso della giusta dose di sperimentazione e mostra potenzialità, che l’artista romano ha poi sviluppato in direzione pop negli anni successivi divenendo uno dei più creativi artisti italiani contemporanei…
A trainare il disco sono brani come Il Bagliore dato a questo sole e Quel che fa paura, ma spiccano anche Sul filo, Gli anni senza un dio, L’eremita e Terra (la più psichedelica). Degna di nota anche Sono pazzo di te, la più pop e “leggera” del disco. Le Atmos (1-2-3-4) sono strumentali.
Molto curato il libretto testi.
Album consigliato dal costo limitato.
TITLE TRACK

 

Contro un’onda del mare

  1. Quel Che Fa Paura
  2. Sul Filo
  3. Gli Anni Senza Un Dio
  4. Il Bagliore Dato A Questo Sole
  5. Karbogha
  6. Sirio È Sparita
  7. Atmos 1
  8. L’Eremita
  9. Atmos 2
  10. Terra
  11. Il Viaggio Di Luna
  12. Atmos 3 (Come Fosse Ieri)
  13. Sono Pazzo Di Te
  14. Atmos 4 (Scherzo Di Un Do Minore)
  15. Quel Che Fa Paura (Tutankhamon Remix)*

*Traccia aggiunta dalla prima ristampa del disco e in precedenza contenuta nel singolo “Quel che fa paura”.

TESTI

 

Quel che fa paura

Quel che fa paura

come i tasti estremi del pianoforte

come le falangi delle dita

quando la mano è magra,

prima della morte

Quel che fa paura

come quelle strade in salita

sbarrate soltanto dal cielo

da quelle dita

Quel che fa paura

come le scale di legno di gialle cantine

come le statue di marmo nelle chiese

come le donne nude e distese,

viste dal rosa di tendine

Quel che fa paura

come la scia di un benzinaio aperto,

nelle strade di deserto americano

come i fulmini senza tuono

di primavera rumena

dove il povero è buono

e il cattivo non piega mai la schiena

Quel che fa paura

quel che fa paura…Quel che fa paura

come il giallo lampeggiante

dopo l’ora di cena

come l’ora di cena

quando il giallo lampeggia

e non hai neanche il pane da mangiare

Quel che fa paura

come un battesimo bianco

consumato nel fango

come una cresima dal sapor di buco nero

e di nozze ammazzate gridando

“non aver paura, non aver paura”

A un bambino queste cose son lontane

come salti di rane

dentro immense paludi

come sputi a gola secca

scagliati contro un’onda del mare.

 

Sul filo

Cannone spara fumo, un rimorso

che stordisce sul passato che castiga

nessuna pietà

Sono stato io, carezza e cenere,

un incendio delicato,

spirale di amore – odio

Come intruse, rifiutavo memorie

e dolcissime domeniche cantate

sulle panchine

Confusione, ed equilibrio fasullo

“Prigioniero: prego, si alzi in piedi!”

E lei rimane di vetro ed incespica

dicendo che è felice di partire

poi ritorno ad impegnarsi

su quella piega del vestito

non si accorge che cammino

in bilico sul filo.

Indago il tempo di noi, le stagioni

quando due colori estremi

lottavano dentro di me

Una prova: lo rifarei di nuovo,

ho sbagliato il giocattolo è stanco

o è meglio di no.

Non conviene dubitare all’indietro

sgomitare bolle d’aria

e uscirne con l’acqua alla gola

Ora glielo dirò, ora glielo dirò!Ma poi manca il coraggio, quasi casco dalle

nuvole dicendo che fa caldo

ed abbasso il finestrino

e lei si massaggia il sopracciglio

con un etto di matita

come una diva.

Vulcano s’è spento ormai

sento lava gelida sui fianchi teneri

un terremoto all’interno commuove

mi rapina, vita della vita,

e lascia il segno:

ora guarda che fai;

stringiti un pugno alla mano

ti consuma questa mimica di carta vetrata

Amala oppure vai via!

Si fruga nella tasca

trova un paio di forcine per capelli

e poi si tuffa dentro al mio retrovisore

anzi, lo piega verso la destra

ci controlla la vecchiaia

e guarda una ruga

 

Gli anni senza un dio

L’inverno cigola

come un carrello della spesa

a zonzo tra il pesante di noi corpi e le

anime

incastonate dentro cattedrali e panettoni

non torneremo, credo, polvere ma lievito.

Ringrazio Dio, che non mi ascolta mai

perchè sarei un diavolo per luiSintomi indecenti scorrono come asfissie

ho visto baci senza labbra

“addio Gesù bambino”

abbandonati poi, dall’altra parte,

tossi e smocciolio

verdetti logori di zie d’ingombro,

verso un neo.

Ringrazio Dio, sgomento e musica

perchè sarei acqua nelle vene

“Vedi figlio mio,

solo poi ti accorgerai,

che è meglio non capire

le miserie strane che ho capito io

Chiudi gli occhi, è solo un fulmine

che verrà il tuono ed io non ci sarò”

Ringrazio Dio, per gli anni senza un dio

perchè sarei un uomo per metà.

Rit…

Karboga

Croce di sangue sullo scudo

mano protesa per forte paura

mantello strappato dalla spada

custode del Santo Sepolcro

Karbogha, un urlo in mezzo al fumo

occhi stanchi per la sete

dove polvere e fatica

sono fangoPietà non scorre dal tuo sguardo

neanche dai pugni che serran le briglie

solo un miraggio, una gemma lontana,

navi inseguite, sparire nel mare

Stringere tesori al petto

e piangere un morto tra arazzi e tappeti

Forti odori d’incenso

dietro una tenda di velluto nero

Karbogha, un pugnale alla schiena

profeta offeso dall’orgoglio

La sua rabbia incide a ferro

come una tortura

Pazienza guerriero

con gli occhi stanchi

nobile promessa,

scivola giù dalla montagna

audacia non serve,

per la buona giustizia

Pazienza guerriero

con gli occhi fermi

torneranno le navi alle loro terre

ogni terra è Santa

ogni uomo guerriero

Karbogha sconfitto

avrà un figlio cristiano

e lui manterrà di suo padre

la parola data

Karbogha, un urlo in mezzo al fumo

occhi stanchi per la sete

dove polvere e fatica

sono fango

Sirio è sparita

Stella gigante

sola, lontana dalle altre

io sono qui

sono così

guardami bene indicarti col dito

sono stupito

dal bianco accecante che viene

Maga

portami al Nilo

Lascia che attinga al tuo vino

chiama l’Iside

nata dall’indicare d’Egizi

ai vizi di un Era

al bere che allevia

di un figlio nascosto, le peneSirio gigante

resta, ti prego, mia amante

quando all’alba mi sveglio

e il cielo con gli occhi, disegno

cercando il tuo viso

e, nudo mio corpo

trasporto

nel buio,

diviso dal faro

sparo di stelle

frecce di luna su pelle

volo ferito

e goccia il mio sangue sul mare

infrange silenzio il chiamare

d’uomo che sente

sparito di Sirio il lucente

L’eremita

Salutò aggrappato ad un abbraccio

e le mani, veloci, sulla valigia

un cartone, ignaro e sorpreso,

a chiudere il pane fra i libri

Amico curioso a strisce

come la camicia svogliata

e gli umori tremendi

colorati per ogni notte in bianco

L’eremita

è un vuoto scalzo che misura il tempo

L’eremita

cammina la sua vita da soloQuando decise di partire

e disse “addio” con volto non vero

e lui cammina piangendo storto

e nulla che rifletta il male

se non, acque immobili

a specchiare l’urlo del silenzio

oppure un occhio obliquo

che guarda e ti sorride male

L’eremita

un aquilone che volteggia nell’aria

L’eremita

un urlo che scolpisce l’anima

L’eremita coltiva la sua terra

e mischia il ricordo col fango

e l’uomo guarda il suo vestito

da tempo irriverente

rumore raro, di natura dormiente

che mi strappa la voglia di tornare

dove una folla di eremiti

organizza abbracci a vanvera

L’eremita

che conosco, è una memoria di schiena

che mi invita a pensare

che non voglio tornare

Terra

Mi sveglio stamattina

con un male al teschio

l’alito di un lama e la faccia distorta

mi infilo i pantaloni

sulle mutande sporche

la casa è abbandonata e fa un odore di

stalla

Accendo la T.V. sigaretta nella gola

vedo solo culi e sento voci stridenti

mi sciacquo le pupille

prima di uscire in strada

un rospo dentro al cesso

mi sorride alle spalleesco senza chiudere la porta di casa

piove, non ho ombrello

e ho la scarpa bucata

per strada schiaccio un verme

sull’asfalto interrotto

vedo un gatto secco

spiaccicato da un TIR!

vedo le immondizie accumulate da mesi

una faina mi abbaia,

gli schiaccio una zampa

Barista che mi guarda

mentre sbrano un cornetto

che faccia vuoi che abbia,

son due anni che non dormo…PER DIO!

Lo so che sono bianco

e sembro imbalsamato

sono anemico, puzzo

e ho sei denti cariati

Piante carnivore; polpette per cani,

tutti devono mangiare,

i bambini e gli animali

anch’io vorrei mangiare

ingrassare qualche chilo

arrossire le guanciotte come un Tedesco

o un Tirolese

Oggi non ho voglia di pagare e salutare

oggi non ho più la forza

di ascoltare le tue noie

fuggo e mi nascondo

sotto gli occhiali scuri

non vorrei farmi notare e farmi giudicare

così, al primo incontro,

vedo nero in tutti i modi

non riconoscerei mio padre

se lo incontrassi per strada.

Il viaggio di luna

Luna girava

era in cerca di se stessa

vestita a buccia d’arancio, passeggiava tra

le luci spente di comete

Ora si sentiva persa

E vide Plutone sospeso nel grigiore mite,

troppo buio

e riprese il suo cammino

Vide Nettuno sparire in fondo a un mare

stanco e fragile

Così fiera e coraggiosa

Luna pensò:Troverò prima o poi,

Terra mia?

si chiedeva invano, per la prima volta

Quale mano mi lanciò, quanti anni ho?

Tempo di un attimo

E c’era già Saturno antico

sembrava quasi invitarla dentro al giallo

calmo dei suoi anelli magici

ma si accorse del pericolo

E vide lontano, immenso, Giove illuminato

a bande di colore

Troppo grande il peso e il trono

E Marte vicina gocciolava guerra, sangue e

rabbia, fradici

Così fiera e coraggiosa

Luna pensò:

Troverò prima o poi,

Terra mia?

si chiedeva invano, la seconda volta

Quale mano mi lanciò, quanti anni ho?

Poi un giorno: Terra mia,

e finì la sua corsa cieca

e se ne innamorò.

Quale mano mi lanciò, quanti anni ho?

Sono pazzo di te

Come farò a capire quel che sai di me?

se non hai mai capito che sono pazzo di te

E come potrò ascoltare solo gli occhi tuoi?

se non hai mai capito che sono pazzo di teE non capirai che è difficile per me

perchè non hai mai capito

che sono pazzo di te

Come farò a guarire dalle tue bugie?

se non hai mai capito che sono pazzo di te

Ma come vorrei che tu fossi qui con me

anche se non hai capito

che sono pazzo di te.