MARINA CVETAEVA – L’ANIMA IN FIAMME

MARINA CVETAEVA – L’ANIMA IN FIAMME
ACQUAVIVA – 2007
Traduzione di Marija Antipova
A cura di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo

Oh. I treni partono nella notte
E portano i nostri sogni lasciati in stazione… (p. 7)

Essere ciò che nessuno vuol essere
Oh, diventare di ghiaccio! –
Senza sapere ciò che fu
Né ciò che sarà,
dimenticare il mio cuore che si frantuma
e si rincolla in seguito
dimenticare le mie parole, la mia voce
e dei cavalli il nitrire.
Dimenticare l’antico turchese
Che orna la mia mano
Questo stelo
Stretto e lungo…
Dimenticare la piccola nuvola
Abbozzata lontano
Dalla stilo di madreperla
Afferrata dalle mani,
dimenticare le mie gambe
che passano al di là della siepe
dimenticare la mia ombra
che corre sulla ruota.
Dimenticare l’azzurro fiammeggiante,
le giornate di silenzio,
le bambinate, i temporali
e così tutti i miei versi!
Compiuto il mio miracolo
Il riso cesserà.
Rosa eterna, io sarò
La più pallida.
E non si apriranno – ve n’è bisogno –
Oh, pietà!
Né per l’alba, né per uno sguardo
Né per i campi –
Le mie palpebre abbassate
Non per i fiori!
Oh, mia terra perdonami
Per l’eternità!
E le lune si fondono
E fonderà la neve,
quando gocciolerà, affascinante,
questo secolo adolescente.
1913 (p. 13)

Oh, pianti d’amore, furori!
Da loro stessi – gemmano!
Oh la Boheme in lacrime!
In Spagna: il sangue!
Nero, oh monte che estendi
La sua ombra al mondo intero!
Al Creatore: grandi tempi
Per rendere il mio biglietto.
Rifiuto d’essere. Di seguire.
Asilo di non persone:
io rifiuto di vivere.
Con i lupi che regnano
Nelle strade – urlare: rifiuto.
Quanto ai pescecane di pianura –
No! Sdrucciolare: io rifiuto –
La lunghezza delle spalle in catene.
Orecchie ostruite,
e i miei occhi vedono in modo confuso.
Al tuo mondo insensato
Io di senz’altro io mio: rifiuto.
15 marzo-11 maggio 1939