LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LETTERE A EUGÉNE DABIT

[banner][banner size=”300X250″][banner][banner size=”120X600″]LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LETTERE A EUGÉNE DABIT
TRADUZIONE
 Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux
I rapporti di Dabit con Céline erano sprattutto incontri,
mangiate, passeggiate e discussioni interminabili. Céline andava spesso
all’Hotel du Nord. Demoliva tutto, proprio tutto, e lasciava Dabit
inquieto, demoralizzato, sorridente però e a dire (è un ricordo vivo) :
« Ma Céline[,] resta la pittura »…
Credo in effetti che Céline non potendo attaccare la pittura[,] lasciava l’argomento intatto…
Questa corrispondenza è scarna, ma c’è lì tutto. Ho
numerato queste lettere, ma non è un ordine cronologico. È in effetti
impossibile mettere delle date precise.
Béatrice Appia-Blacher
1
Caro collega.
Ho tardato molto a leggere il vostro ultimo libro e ve ne chiedo perdono.
Mi è piaciuto quanto gli altri!
Verrò a farvi visita prossimamente e a ringraziarvi delle vostre gentili attenzioni.
Ho ricevuto recentemente Villa Oasis. È un libro
di lavoro, voglio dire un libro in cui il tono forza al lavoro,
catalizza tutti i sentimenti turbati d’un certo ambiente.
Rappresenta un tono che è indispensabile non dimenticare, per andare, se possibile, più lontano.
Tutto questo per farvi comprendere che la mia grande
stima per la vostra produzione non è simulata, ma reale ed eccezionale e
profonda (elimino le parole opera ed ammirazione, che orrori!)
Sinceramente vostro, [con molta simpatia, molto simpaticamente]
L.-F. Céline,
2
Caro Dabit,
Mi rassicurate. Avevo timore di darvi pena in qualche modo per via di questo articolo. Mi ci rimetterò al momento opportuno.
Ma in questo momento c’è un non so che, nell’aria, d’isterismo e d’urgente che rende il tono quasi impossibile.
Ci sarà bisogno di un certo distacco. Tutto quello che
avete fatto è ambientato in una’altra epoca da sogno. Lo sentite ? C’è
di meglio. È una barca che si allontana. Le persone dell’Hotel du Nord
non fanno più parte di quello.
E tuttavia, è ancora impossibile parlarne al passato.
Non si sa ancora. È l’ingrato momento.
Credo che è la loro dolcezza relativa che è prossima alla fine, la loro rassegnazione.
Arriviamo alla violenza. È vicinissima.
Bisognerà parlare dell’insieme che faremo quando saremo ben sicuri; tra un po’ di tempo.
Volete cenare con me mercoledì prossimo ? Andremo sulle sponde della Senna dopo cenato.
Molto affettuosamente.
Destouches.
3
Vecchio mio,
Perdonatemi. Rinuncio ! Tutto quello che imbratto è esecrabile.
Ho paura di farvi più male che bene.
Non riesco a produrre niente nei tempi impartiti.
Ci ritornerò ma più avanti, molto più avanti, quando avrò
trovato il tono giusto, e quando vi conoscerò meglio, quando le parole e
gli anni avranno dato a tutto ciò una vera forma.
È ancora troppo presto.
Tutto ciò è prematuro, da cui questo disagio estremo. Capirete certamente.
Conoscete il mio desiderio di esservi utile se possibile e in questo caso mi sento molto incerto e maldestro.
Affettuosamente e a presto,
Destouches.
4
Vecchio mio,
Mi affretto a rispondere alla vostra lettera, perché sono
molto felice di ricevere vostre notizie. È davvero un vero peccato che
non possiate recarvi negli Stati Uniti.
Non conosco nulla di più violento nel campo dell’oblio.
Niente di quanto costituisce il nostro orgoglio esiste laggiù ed è
soprattutto quello di cui abbiamo bisogno, di umiliazioni, cioè di
umiltà spirituale.
Provinciali come siamo ! Piccola grottesca impostura.
Tuttavia sicuramente se ci faccio attenzione. Ma mai abbastanza – mai
troppo.
Alle Baleari avete una splendida solitudine, ma la solitudine non è contraria alla paura.
La aumenta piuttosto (mi capite, non sono critico, parlo per noi due).
In America tutto è insolito per noialtri, ci si sente « raffinato letterato cinese » alla festa di Neuilly.
Niente di più enormemente lapidario. È la grande pulita. Da cui Duhamel ! Mi capite.
Ma l’Inghilterra vi darà di già turbamenti molto gradevoli. Mi darete notizie e vi ci verrei senz’altro.
Bisogna che veda la luce uno spezzone della mia URSS [mea culpa N.d.T.].
I consigli che mi date mi sono utilissimi. Siete il solo
in verità che conosca bene queste cose e la loro intimità. Questo genere
d’amico che possa essere un vero consulente. Ho già fatto tesoro del
vostro primo consiglio riguardo la leggenda [la leggenda di re krogold
[N.d.T.].
Ho dovuto anche rimontare fortemente il tono sul piano
del delirio. Quindi le cose si legano naturalmente. Tale è la mia
certezza. Come vivere in questo cinema ? Quanto al successo ! È
tutt’altra cosa. Se non lo si raggiunge[,] è che vi è mancato qualcosa,
delirio lavoro, riposo, piacere, sesso, prove ? Qualcosa. Viaggio ?
Gli spettatori non fanno la pièce. Che paghino e ci
lascino in pace. Vedete come sono, se dovessi andare al sud, andrei in
Marocco. Mi se ne dice un gran bene riguardo alle comodità che mi sono
care.
Per me, vecchio mio, il viaggio e la vita è un’orgia, lo confesso, che finisce più o meno bene. I miei cari saluti, etc.
Louis Destouches
5
98, rue Lepic.
Caro Dabit
Mi chiedevo dove scrivervi e dove bisogna indirizzarvi la
lettera al quai Jemmapes e ho ricevuto la vostra che mi ha fatto molto
piacere.
Tutto al sole e alla creazione. Vedo quello di qui Heureux Menorquin ! Bisogna dunque finire l’Histoire de mort. Sapete che sono specialista del cadavere. Vedrò come ce lo rappresentate. Gioisco in anticipo.
Sapete in quale ammirazione mi tiene il vostro charme.
L’ho detto dappertutto in Europa Centrale da dove torno. Non per farvi
piacere ma per piacere.
La mia fidanzata è dovuta ritornarne in America. È pure una fervente e molto comprensiva ammiratrice di quello che fate.
Niente timidezza dunque, è un libro ancora migliore del solito, che ci è dovuto.
Non c’è abbastanza gente a Maiorca affinché impariate lo spagnolo ? Si può disertare ?
Ecco alcune questioni della mia età.
A proposito, ritorno dal Danubio convinto del peggio.
Si preparano laggiù (e per qui) altre infezioni, altre immondi diversivi sadici mostruosi.
Interi popoli affamati e masochisti…
Ah ! Amico moi, uccidere senza l’essere ?
Vostro
ben sinceramente
L.-F. Céline
6
Caro Dabit,
Sono stato molto felice di ricevere vostre notizie.
Il vostro libro sarà[,] ne sono certo[,] molto notevole.
Non cercate come me ahime ! Sempre a superarvi, non siete pieno d’orgoglio come me.
Suppongo d’esser stato umiliato, così tanto a lungo, così
terribilmente e tanto scioccamente da così tanti uomini che la malattia
d’orgoglio ha finito per venirmi.
Perché giocare a fare i modesti ?
Ma sono lucido, è la mia redenzione. Mi vedo più
severamente ancora di chiunque. Innanzitutto la nostra letteratura[,]
vecchio mio[,] non esiste più. È ‘archeologia. Domenica per far piacere a
Descaves, sono dovuto andare a chiacchierare su Zola a Medan. Queste
occasioni mi sono sempre odiose.
Ma ho avuto la consolante impressione – l’assoluzione che la letteratura non significa più niente nella vita d’oggi.
È un’antica città – capitale – come Digione – abbandonata
ai pensionati al rinvio… alle automobili di terza mano – agli svaghi
amputati… La vita non passa più da lì.
La TSF [radio N.d.T.], il cinema, detengono le sue botteghe d’usato.
È finita vecchio mio.
A noi i berretti dei guardiani di museo…
Vi ho inviato l’Église a Parigi.
A presto vecchio mio,

L. Destouches.

7
Sannois, 1° settembre.
Caro vecchio,
Rientro, Parigi. Evidentemente tutto questo è conforme !
Ma che si può fare da uomini ? Niente. Esattamente niente.
Sarebbe fatto da tempo se avessero altro in loro che omicidio.
In fondo niente gli ha mai impedito di diventare migliori…
Niente… Ci sono solo degli alibi di cattiva fede, dei cavillatori di giudizi.
Povero Barbusse ! Ha finito la sua vita nella confusione – un grandissimo cervello – un uomo.
Disertare per l’artista è lasciare il concreto.
Sono finiti deputati ! Fannulloni! Non si votava ai tempi di Cervantes, ai tempi di Breughel, ai tempi di Villon.
È un bollettino che taglia le palle.
Parlare del bene, sconfiggere queste ultime assemblee di
bavosi rivoluzionari fu un’orgia di consigliati [testo mal decifrabile
N.d.R.].
Nessuno tra loro è più leggibile.
Bisogna vivere alla SDN qualche tempo per comprendere
tutto il marciume nei banchi e le « commissioni » ; l’evirazione con la
parola – la fuga verso la teoria.
O ammirevole Breughel ! Creperò due volte per mano dei carnefici, delle vittime. Che branco infetto !
Attendo molto febbrilmente la vostra prossima.
Perché non Goncourt, N de D. assolutamente! Guardate le
masse duecento volte ! Del resto questo non è più che un consiglio
d’amministrazione – Hachette ci domina per forza.
Com’è la vostra opera ? Sono certo dagli indizi che è assolutamente sostenibile.
Perché non lo pubblicizzate ? È necessario.
Conto molto di andare a dicembre a Londra insieme. Avrò
finito il mio credo. È un mostro questa volta. Parlo seriamente!
Un’enormità – 800 pagine!
Sarà sicuramente l’ultimo da come vanno le cose! Ma
tuttavia, mi sembra che per l’esplosione finale bisogna ancora aspettare
che Hitler si lanci sull’Ucraina.
Ancora due anni senza dubbio.
Ma profetizzo ! Scrivetemi vecchio mio. Scusate,
perdonate la mia apparente assurdità. Crollo spesso per la fatica – ma
vi penso e molto affettuosamente,
L.-F. Céline.
8
Senza data.
Vecchio mio,
Sono in piena Zone Verte. Ho il piacere di leggervi e di leggere, cosa che non mi capita spesso.
Sapete quanto vi ammiro e quale affetto ho per voi. Sono
dunque parziale in senso cattivo, se oso dire. Sono debole. Trovo tutto
ciò così triste. Perché non Goncourt N de D ecco quel che ci vuole, ci
tengo !
L’argomento è capitale. È d’epoca. È critico. È tutta la
nostra povera sfortuna. Eccomi, è l’esempio, fissato a Saint Germain.
Lascio rue Lepic. Non resisto più. È il cuore anche senza dubbio che
molla. È l’età.
Vado ogni giorno a Parigi, faccio vedere la mia ruota…
Ma tutto avrà un termine spero… Che orrore, questa infame soggezione
del lavoro. Me la porto dietro da 31 anni ! Giorno per giorno ! Ne ho
abbastanza, assolutamente.
Ritornerete presto spero. Scrivetemi presto, scrivete
sempre a rue Lepic 98. Traslocherò solo ad agosto. Sto qui in pensione.
Questo conflitto si trascina, scacazza pure; spero. Sarà per un altro
mese, un altro anno.
Vi parlerò di Zone Verte. Ho dei rimproveri e
grandi resistenze. Ma tutto ciò seduce perfettamente… Avrei preferito
foste rimasto più vicino, più interamente della musica… Che ci
allietate di più con questi ammirevoli elementi. Proteggete un po’ il
vostro animo, dopo l’Hotel Nord, la vostra lingua è diventata un po’
straniera anche per lo straniero.
Conosco bene questo fenomeno così dolce dei contratti…
Si paga. Il fascino non passa più completamente. Lo charme è miseria. Ma
voi sentite tutto ciò molto meglio di me[,] povero rozzo ! C’è anche,
mi sembra un pochino di confusione nell’esposizione.
Insomma un po’ di pigrizia. C’è a volte più di raccontato che di vissuto. Ma faccio l’imbecille.
Ho i miei tic soprattutto, e mi accecano senza dubbio.
A presto spero,
L.-F. Céline.
9
Caro Dabit,
siete tornato ? Mi paicerebbe vedervi, fatemi un segno !
Telefonatemi per esempio al dispensario Péreire, 15-71, tutti i giorni dalle 5.30 alle 6.30…
Mangeremo insieme.
O Saint-Germain-en-Laye dove sto accampato ormai :
Pavillon Royal, rue des Arcades, vicino alla stazione. Parto per Londra
il 12 fino alla fine di novembre. Mi raggiungerete ?
Meraviglia la fine di « Zone ». Sinceramente ammirevole. Che dicono i lettori ?
È tutto lì.
A presto,
L.-F. Céline
10
Alla Vedova di Eugène Dabit
Cara amica,
Ho pensato spesso di venire a far visita a voi e ai poveri parenti ! Ma sono stato sommerso da problemi al mio ritorno.
Passerò sicuramente per pranzo nei primi giorni della prossima settimana.
Saluti a tutti ben affettuosamente,
L.-F. Céline