LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA SCUOLA DEI CADAVERI

LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA SCUOLA DEI CADAVERI
OMNIA VERITAS – 2018
TRADUZIONE: Gianpaolo Rizzo
TITOLO ORIGINALE: L’École des cadavres
I numeri di pagina si riferiscono all’edizione Soleil e non corrispondono a quelle della presente, pur recante la stessa traduzione, a causa di una differente e migliore formattazione del testo…
LOUIS-FERDINAND CÉLINE – LA SCUOLA DEI CADAVERI
Edizioni Soleil (traduzione di Gianpaolo Rizzo) nella collana del Nibbio Bianco (n° 2). 1997
È questo il più crudo dei pamphlet scritti da Céline. Parole dure, pesanti, incancellabili che lo vedono preconizzare la prossima discesa in guerra della Francia che, riprendendo le posizioni dell’antisemitismo di quel periodo, si ritrova in mano anglo-giudaica. L’ideale sarebbe invece per lui l’alleanza con la Germania per recuperare la nazione ormai allo sbando ed evitare così un’inutile e sanguinosa guerra tra ariani.

Il libro propone al suo interno le tematiche e le posizioni dell’antisemitismo di quel periodo con dure invettive da razzismo biologico che vanno ben oltre le semplici accuse di controllo economico, politico e sociale…
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L’inizio del libro è visionario, con Céline che si imbatte in una brutta e vecchia sirena con cui finisce per battibeccare…
È indeciso se continuare con le sue denunce e invocazioni di pace, quand’eccolo ricevere una lettera firmata da tale Salvador, un ebreo che lo insulta e minaccia dopo aver letto Bagatelle per un massacro…
Avevo già scritto cento pagine della mia supplica, venuta all’improvviso, lo affermo, assolutamente di primo brio, quando sono stato assalito dal dubbio… Una specie di avvilimento… «Ferdinando, ti odiano!… Ti metterai in tutti gli stati… Ti incaglierai… Ti accorcerai la vita… Lascia perdere… Hai perso in partenza… Non puoi permetterti altri nemici! Gente più ipocrita, più pederasta, più meticolosa, più assassina, più occulta, più implacabile, più attrezzata, informata, frenetica, la più crudele possibile?… Allora? Non sei ancora soddisfatto? Appagato? Colmato?… ». Forse stavo per lasciarmi convincere da queste dolorose ragioni, quando mi giunse una lettera, tramite corriere, espresso, urgente, anonima, e «personale>>… (p.5)
Un consiglio, stai attento, altrimenti uno di questi giorni ci sarà da ridere. (p.6)
Preannuncia l’ingresso in guerra, se la gusterà e denuncia gli scrittori pacifisti che in realtà ambiscono solamente al nobel…
Non drammatizziamo… Siamo per così dire in guerra… Non c’è bisogno di esagerare, siamo entrati nell’«ultima guerra»… Siamo già in ballo. Certo, mi si potrebbe rispondere «che cosa v’ìmporta? Sarete giustiziato molto presto. Non soffrirete molto a causa della guerra». […]
Quindi lascerò che le cose scorrano, le circostanze si aggravino, si avvelenino mano a mano… Non fiaterò una cediglia, aspetterò gli esiti fatali in tranquilla dignità, me ne starò rannicchiato, in qualche luogo, qualche angolo di cantina, per morire all’ultimo, per vedere prima morire tutti gli altri, goderne un pò, dirmi quanto avessi ragione… (p.9)
Osserverò la catastrofe, i suoi sviluppi, le sue perfidie in risoluta placidità, se il mondo facesse lo stesso, ma se ne frega! Ma non del tutto! Al contrario! Strilla! Petulante! Mai i partiti chiacchieroni furon così vaneggianti! Via spazio, cavo, paragrafi da sfida, clamori, propositi esagerati, tracotanti tumulti. Tutti gli spiriti forti dell’epoca peggiorano, si mettono in mostra, salvano, sbuffano, fanno giravolte, propagano. Le eco scoppiano, è la Fiera delle Parole che ronzano. Conosco una buona dozzina di romanzieri, gazzettieri, di colonnisti, cronisti mondani famosi che ogni settimana si vantano di averla estenuata, la Guerra, avvilita, dissolta, risolta, pugnalata, sbattuta nell’inettitudine di magnifiche stanze da mirabili istanze, annullato tutti i suoi conflitti, respinto le peggiori procidenze, di energie terribili, sanguinanti, nel tremendo fondo della trippa! dalla sola forza dei loro scritti! (pp.9-10)
I democratici, plagiati dalla propaganda ebrea, vogliono (e avranno) la guerra…
Andiamo subito in fondo alla cosa. I Democratici vogliono la Guerra. Finalmente i Democratici avranno la guerra. Democratici uguale a masse ariane addomesticate, taglieggiate, avvinazzate, divise, villanesche, smagate dai Giudei al saccheggio, ipnotizzate, spersonalizzate, fratricide. Paralizzate, sconvolte dall’infernale propaganda ebrea: Radio, Cinema, Stampa, Logge, brogli elettorali, marxisti, socialisti, larocquisti, euristi della venticinquesima ora, tutto ciò che può piacervi ma in sostanza: congiura giudaica, satrapia giudaica, tirannide corrompente giudaica. (p.13)
La Francia è ormai in mano di massoni ed ebrei…
La Repubblica francese massonica ora è solo una rivendita fraudolenta elettorale schifosa, una fantastica impresa di imbrogli per Francesi náifs, maltrattati, salassati, truffati centomila volte più crudelmente dai Giudei internazionali di quanto non lo siano stati sotto l’assoluto potere monarchico in 18 secoli. La scostumata Repubblica massonica, detta francese, totalmente alla mercè delle società segrete e delle banche giudee è entrata in agonia. […]
Comanda l’orgoglio giudeo! i soviet ovunque! In parole povere: cento per cento dominazione giudea. La cavalcata del Giudeo a cielo aperto. (pp.17-18)
Tutto è in mano loro. Oppressi e sottomessi i francesi…
Per ciò che riguarda la Francia è un’ostentazione superflua visto che i Giudei possiedono già tutto il potere. Banche, Industrie, Ministeri, Commercio, Immobili… Tutte le leve, tutti i profitti, tutti i privilegi, tutte le immunità; tutte le carte bianche. Puro pavoneggiamento negroide. Afro-vanità. Tam-tam. Questo stato giudeo-massonico costituisce la più ignobile truffa dei Patriottismo che neanche si possa sognare.
Noi siamo, Francesi di razza, sottomessi, oppressi, spogliati, minimizzati, ridicolizzati, a caldo, ammirevolmente, implacabilmente traditi bisogna aggiungere, minuziosamente, in maniera perpetua, instancabilmente, dai nostri fratelli di razza arrivista, i franco-massoni, cani volontari dei Giudei, arraffatori in tutte le pattumiere, dentro tutti i rifiuti giudei, branco in corsa, ora in bisboccia, in mezzo a tutte le cancrene d’agonia, terrorizzati al fischio giudeo. (p.18)
La razza ariana è ormai sempre più corrotta dagli incroci voluti da ebrei e massoni…
Tutto ciò è al vaglio degli studiosi. Forse avremo la sorpresa (se i bianchi esistono ancora) di riconoscere fra qualche anno che tutti i nostri tumori, nuove formazioni cancerogene, sociali e perfino chirurgiche derivano tutte dalla stessa origine, dallo stesso vizio genetico: la depravazione antirazziale, l’imbastardimento sistematico, la fornicazione antiariana, l’avvilimento delle razze ariane in rapporto ai negri, cioè tutto il processo di annientamento anano attraverso la contaminazione afro-asiatica, tutta la prostituzione razziale verso la quale ci impegnarno, accaniti nella nostra dissoluzione, grazie alle Logge del rnondo intero, i Giudei del Grande Oriente coperti d’Umanitarismo, i Franco-massoni, servi cretini dei laboratori kabalisti. Laboratori kabalisti dove non si fa altro che pensare alla nostra tortura, al nostro annientamento attraverso la servitù, l’inculare, il marxismo confusionario. (p.21-22)
La stampa è chiaramente in mano ebraica. Consiglia di leggersi allora alcuni volumi antiebraici…
Pure sarebbe meraviglioso, ma è forse chiedere troppo, se il proletariato la piantasse d’idolatrare, magari per l’agio d’uno sciopero, i venduti marci addomesticati che fungono da oracolo e si chieda da dove prendano, questi divini, la verità. Ma tutto questo in buona fede, solo un minuto prima che venga detto tutto e che tutto venga ingoiato.
E la nostra Borghesia? se per miracolo smettesse, per un mesetto, d’affaticare la trippa, lavorare di foie gras, strisciare durante le digestioni e invece riflettesse e pensasse a qualcos’altro che non sia la sua pancia (il borghese cag… e ha farne; piange e basta), forse scoprirebbe d’essere stata sfrenatamente tradita dai suoi scrittori servi. Colui che da destra diserterà più in fretta, perchè minacciato nel passare a sinistra farà bene a girare l’angolo. Il Borghese, cosi in colon, zulù, fecale, vile, non si accorge nemmeno che questi servi di classe, di pennino, lo disperdono, iniziano a dimenarsi, dondolarsi intorno al fuoco rivoluzionario mentre quegli crepiterà… il panico generale dei servi del pennino a meno cinque, il massiccio esodo verso la demagogia rinforzata, il comunismo benestante, il nuovo conformismo operaio cristiano-litvinoviano! Un affare! Ci si piazza, ci si sistema si prende posto appassionatamente.
È il panico a compromessi, a meno cinque.
L’ignominia, la bassezza nell’alimentarsi, l’ingordigia di questa gente non disgustano più nessuno, padroni e servi mescolati, disertori, disertati, spettatori, il cane che si sbroda nella sua zuppa, ecco tutto. Nessuno è più consapevole, tutti sono diventati insensibili a forza di marcire, come la carne andata a male che sente neanche più l’incisione del coltello. Tutto è stato detto.
Padroni e servi se ne vanno in cancrena, congiuntamente, gli uni negli altri, nel fango, nella melassa, senza nessuna fibra che ormai reagisca. Traditi e traditori, carogne, amalgamati, confusi.
Per concludere, procuratevi i libri anti-Giudeo che vi ho segnalato – non rimpiangerete d’aver speso 5, 10, 15 franchi. Farete vivere questi coraggiosi, i soli ancora al mondo che difendano la vostra pelle, la vostra razza, la vostra libertà.
Sacrificate il vostro aperitivo. Vi farete dei bene due volte. Avendo memorizzato l’essenziale di queste opere ne saprete quanto me sulla questione ebrea. Non è difficile. Erudizione a basso costo.
Gli abbrutiti vociferanti di marxismo imparano bene a memoria dei capitoli interi di teologia comunista con slogans giudeo-cretino-suicidi… e vedete bene come trionfano! Anche voi trionferete poco prima della vostra morte. È pur sempre un risultato, una conquista. (pp.23-24)
La propaganda ebrea esige l’ingresso in guerra della Francia contro la Germania…
Lo ripeto, mai, qui, laggiù, ovunque, le nostre strade sono state invase da ratti ebrei e così determinati. Tutte le rovine sono pronte. A noi i carnefici dai loro centupliimi fondi!
A cielo aperto: propaganda e mille volte propaganda giudea! Lirismo patriottico, suscettibilità nazionale. Ovunque l’onore! Ovunque trattati! Ovunque prestidigitazione giudea! arringa universale! False notizie. Nessuna possibile lotta per la conservazione delle vostre precarie ossa! (p.27)
Va a far l’allegra guerra! La Fratellanza del Giudeo! Celta testardo, venduto, inculato, rivenduto! ti si chiama! (p.29)
Gli Usa, ebreizzati, con la loro propaganda spingono per una nuova guerra franco-tedesca in chiave antifascista…
Si tratta della nostra morte, della nostra morte come Europei, come Francia e Germania, e di stupefacenti comandi, provvidenziali, molto ben anticipati dall’industria americana, così cupa e languida da 20 anni a questa parte. […]
Nel lungo e nel largo della fiera americana la Kermesse è perfettamente assordante, al miracolo, rigurgitante odi anti nazisti, anti franchisti, anti nipponici, anti mussoliniani, surriscaldati fino al bianco di un’esplosione. Tutto ciò che non è democratico, sia pure ebreo al cento per cento, è disperatamente disprezzato. Tutta la città ronza, grida, freme, straparla contro Dudule, contro Roma, contro Tartempion l’anti ebreo, contro le sete giapponesi… Tutti i mezzi immaginabili e inimmaginabili sono stati centuplicati per esortarci alle battaglie. Radio, cinema; teatri, periodici, quotidiani (25 pagine), falsi telegrammi, tutto contribuisce, si aggiunge, rafforza, erutta, propaga, attira, vulcanizza l’impaziente messaggio: «A morte gli antiebrei! » (p.32)
Certamente no! Vi si riconosce sempre in maniera leggendaria, instancabilmente coraggiosi! Non smentite la crapulona Leggenda dell’universo! Tutta l’America ebreo- gangsteristica sbigottisce al solo pensiero di rivedervi invasi! di qui l’improvvisa preoccupazione di mantenervi in allerta, in angosciosa salvaguardia; che non vi si possieda, vi si conquisti senza colpo ferire! come la palpitante Austria, così rothschildiana, la biccola badria berduta, la Sudeteria, il che sarebbe la suprema inespiabile infamia! Nessun ebreo americano si darebbe pace per venti secoli. (p.34)
Ah! le più crudeli, sbrindellate, lente agonie in tutti i reticolati del mondo, di tutti i Goyes dell’universo, non sono che dei peccatucci molto negligenti, se si pensa al risultato! La gangsteria americana ci vuole nelle trincee per aprile! Che mattinata! Non deludiamo ulteriormente i nostri grandi amici americani. Hanno i loro motivi per insistere. Democratici entusiasti della Democrazia la più negrificata, ebreizzata, petrolificata, banchizzata, intrigante, predatrice del mappamondo, loro non si fidano, ci sospettano d’indipendenza. Non ci possono più tollerare in questo modo, fannulloni, votati alle riflessioni, proprio alle porte dei grandi scannatoi. Non può più essere sopportato! Bisogna capirli. (p.35)
Al confronto con le invettive antifasciste dei democratici, quelle razziste contro ebrei e massoni risultano risibili. È per paura che voglio la guerra con gli stati fascisti…
Tutto ciò che strepitano, tamburellano, riaffilano gli hitleriani di Germania contro gli Ebrei, i franco-massoni, non va oltre il brontolio, il borbottio gentile in confronto alle trombe, alle tormente, ai cicloni d’insulti, alle sfide, vituperii, alle maledizioni, d’una virulenza folle, all’indirizzo di Roma, Berlino, Tokio, di cui tutta l’America ronza, spantega, sventaglia, dilaga a tutto giorno a tutta notte.
E soprattutto negli Stati Uniti che si osserva al meglio, che si gusta tutto il panico dell’Ebreo, la folle angoscia che lo strangola, l’arroganza camuffata, alla minima evocazione di un regolamento di conti generale, mondiale. Il terrore lo fa brillare, lo tetanizza, disossa come sulla sedia elettrica. «La guerra contro Hitler!» E subito! Adunata, parola d’ordine, magia precipitosa, evangelizzazione della giudaglieria americana, fantasticamente dernocratica. La guerra, capitemi bene, la guerra in Europa, in Asia, con tutte le smanie degli ebrei americani, di tutti i nuovi ricchi miracolati, sbalorditi, esauditi, colmi, transfughi esausti dei ghetti, in delirante scodinzolio da superprofitto, da Hollywood a Long Island. Dei cartelloni alti come grattacieli, con neon stupefacenti, per richiamare con una tal pena! i nomi dei più begli sbudellamenti dove sarete girati, bolliti «sconosciuti», democratici da ingrasso, rape, fermenti, ricordi. (p.37)
Propagandisti pagati dagli ebrei quelli che spingono alla guerra…
Samuel Cohen di Brooklyn, il piccolo viziato d’America, il democratico rotariano (il veridico Babbitt), è fissato nei nostri riguardi, straordinariamente informato com’è su tutto ciò che ci riguarda in virtù d’uno speciale ufficio detto delle «Informazioni Francesi». Non si può immaginare nulla di più ignobile, floscio, sornione, come impresa di spingi-al-crimine, sprona-alla-guerra, sotto il palco, dietro le quinte, il paravento democratico di questo incavo di letamai. E in piena New York funziona!
Ciò in ulteriore appoggio con tanta saliva quanta se n’ha all’impostura e alla sfrontatezza.
Piccolo ghetto di intellettuali, schiamazzanti gazzettieri, loggia escrementizia di retrovia di preparazione d’opinioni internazionali per la prossima prima linea. Ghetto di raccordo tra i nostri Ebrei di Francia, i quali ardono al potere, con gli Ebrei ancora più impazienti riguardo ai massacri di laggiù. D’altronde molto bene retribuiti sui vostri oboli d’imposta, gli zelanti officianti di questa spudoratezza, pernicioso fatale traffico di false notizie (dai 16 ai 30mila franchi al mese per ogni schifezza). A questi prezzi, così bene stipendiati, potete immaginare come questi informatori propagandisti rappresentino il fiore all’occhiello delle nostre Lettere, portino, diffondino in ogni luogo americano in modo ben alto il prestigio delle nostre Scienze, delle nostre Arti… Purtroppo! Non è niente.
Solo la cifra della loro paga è straordinaria. E ancora se non facessero niente, il male non sarebbe poi così grande, li pagheremmo volentieri che così almeno se la spasserebbero, ci sarebbero solo alcuni Ebrei in più e senz’altro contenti di giocare nelle alte fila della diplomazia. Io non ve ne parlerei se assumessero un comportamento decente, riservato, pudico, consapevole della loro nullità. Ma niente affatto! Questi ostili si fanno garanti, giurano sui loro prepuzi, del vostro valore nei combattimenti, della vostra esuberanza guerriera, passionale vendicatività, febbricitante, invincibile ossessione d’andare a sgranchire Hitler, sistemarlo per bene, nel modo più terrificante possibile… Di questo passo, diventerà realtà…
Impunemente, simili diavolerie sono secrete, smerciate malgrado tutto nei toni della cazzata dal famoso ufficio delle Informazioni Francesi di New York e ben amplificate da tutta la stampa americana a sua volta guasta, scipita, insulsa, potete credermi. (pp.41-42)
I Francesi vivono e muoiono in tutta fiducia, nella fiducia, per la fiducia. A loro è sufficiente. Se ne fregano di ciò che viene tramato, all’estero, in loro nome e a loro danno. Non ci tengono a viaggiare, verificare, diffidare, ci si occupa sufficientemente di loro nelle ambasciate. Le loro carni fluttuano ormai ovunque, è la bandiera più commovente, il più bell’emblema della Francia, il budello del soldato francese. Non c’è niente di piú puro, eccitante, rinvigorante, che ridoni fiducia al democratico della carne d’una recluta eroica. (p.43)
Anche il Cinema e le Arti sono al servizio della propaganda…
Nell’enorme baccanale propagandistico americano, il cinema newyorchese si esprime al massimo. Lo ci si potrebbe aspettare. I films traboccano di odio democratico, assolutamente dimostrativi della mirabolante schifezza fascista, irrefutabili; mentre invece vi conducono, trasportano all’ammirazione per le cavalleresche armate democratiche, paladine del diritto minacciato, protettrici degli oppressi, roccaforti delle libertà democratiche, repubblicane e massoniche. Il resto non sono altro che atrocità naziste, fasciste, giapponesi, spagnole, italiane, bimbi squartati, vecchi smascellati, martiri ansanti dappertutto dove la Bestia antiebrea è stata abbattuta. Efferate rapine, corse diaboliche. Tre ore di spettacolo ininterrotto.
Ci ingozzano di documentazione catastrofica. Fortunatamente, il rimedio è vicino al male! Ce lo mostrano. Sussegue… per salvare, proteggere i liberi democratici? Quale mezzo? quale rimedio? Ve lo chiedo? Su chi le democrazie possono contare? Piccoli fottuti! Ah! bruciate! Iniziate a conoscere la lezione… Ma sulla vostra pelle! Madonnina infilzata! Sulle eccellenti armate europee! Così ben animate da spirito difensivo e vendicativo! Così valorose! Con i loro altrettanto eccellenti marescialli! (p.47)
Personalmente trovo Hitler, Franco, Mussolini, favolosamente bonaccioni, ammirevolmente magnanimi, troppo alla mano, per così dire, dei belanti pacifisti, da 250 Premi Nobel, fuori concorso, per acclamazione! Forse non durerà per sempre! Gli scatacchi qualche volta ricadono! Vorrei che se li riprendesse in piana faccia, i miei, quel Roosevelt, e di grandi come l’Atlantico, e tutti al vetriolo.
Ma è chiedere troppo agli astri e ai venti di questo mondo. (pp.49-50)
I francesi poi, sono caduti talmente in basso, che gli ebrei possono raffigurarli nel peggior modo possibile senza reazione alcuna…
Entrate! ». Ora siamo caduti così in basso nella stima universale (l’universale coscienza di cui i nostri cancan sono pieni), che la gangsteria ebrea, che è già di per sé un’orribile merda, può permettersi il lusso d’insozzarci per soli 50 cents. Non oserebbero mai fare questo ai rneticci più deprezzati, i più mal sopportati, neanche ai Giapponesi, ai Messicani, ai peggiori rincoglioniti moudjikan. Temerebbero delle storie…
Ma con noi! Perchè farsi scrupoli? Non c’è forse il comitato Francia-America? I Maurois, Herzog, Pétain, Lebrun, Chambrun, ecc…. che avrebbero torto? Che quegli altri hanno veramente nulla da temere? È chiaro che siamo delle merde. (p.53)
Sono visti come mera carne da macello…
Non bisogna farsi nessuna illusione, gli ebreo-americani (cioè tutta l’America) avranno stima di noi, inizieranno a considerarci solo nel momento in cui la tromba adunerà le nostre carni, ormai così corrotte, verso le grandi macellazioni redentrici, i grandi scannatoi.
In queste particolari occasioni ci vengono perdonati tutti i nostri vizi, le nostre pazzie, la nostra leggendaria gagliofferia. Basta che la carne si lanci e tutto va bene, è l’amnistia. Tutto fa macello! Tutto fa carnaio! Tutto fa ordinativo!
La gangsteria del dollaro si mostra di colpo piena d’indulgenza. Strizza la spugna. Ci fiuta in tempo di guerra per riassumerci tali e quali. In tempo di pace ci sono le pinze, la permanente gogna.
A parte i Signori Benda, Maurois, Jouhaux, Max Lintran, e poi altri tre o quattro, Ebrei di nascita, o sintetici, qualche Maresciallo postulante, l’America ci considera solo dei magnacci, ruffiani, servi da cucina, mendicanti. Insomma pesati una volta per tutte. Le nostre donne più servili che mai, si danno per delle piccole mance, molto sgualdrine, vizze, chiacchierone, ventre marcio, molto felici quando viene fatto loro cenno.
Hanno ben poco da rendersi carine, hanno molto da fare per difendersi! Trattengono l’uomo solo nel succio. Sull’articolo, allora davvero imbattibili!(p.55)
È l’ebreizzata Inghilterra a dirigere la politica internazionale…
È Londra-l’ipocrita, che tiene alta la mano, il potere assoluto (attraverso l’Intelligenee Service) di guerra e di pace. Washington mira solo al traino con il suo divertente quartier generale di feudali della conserva e del reggiseno, sbalorditi dal dollaro, vecchi avventurieri, esibizionisti, analfabeti pensionati nei protocolli delle golosità.
Washington, la cogliona, non osa mai, sulla scena mondiale, prendere iniziative decisive. È sempre Londra che la guida nei suoi andazzi indiavolati, sornioni, sermonistici. (p.63)
Gli ebreo-americani si scuotono ai comandi della City, per riversare tutte le loro rigatterie, a piene mani, le loro chincaglierie, il credito, i loro puzzolenti olii, i loro baccani, le loro pellicole, dove gli vien detto qui, laggiù, al giusto posto…
Tutti gli scatti della Guerra, della Pace, sono a Londra. (p.64)
Quanto durerà la prossima guerra? Quanti morti provocherà?
Parliamo un pò seriamente. Parliamo un pò del nostro avvenire. Quanti anni durerà la prossima «ultima»? Ultima guerra?… Dieci anni sembrano un minimo.
Gli specialisti ci informano che son stati fatti degli splendidi progressi con le armi difensive, ma c’è d’andar meno fieri per quel che riguarda le armi d’attacco. Così al confronto, se migliorate le prime, nemmeno son peggiorate le seconde. Anzi. Le offensive non daranno tregua. È scritto. Guardate la Spagna… Le mitragliette del nuovo regime sono invincibili, insuperabili. Quindi delle ostilità molto protratte, costose, assassine, densissime, estremamente annientatrici, per così dire. La prossima ci costerà come minimo venticinque milioni di morti, fra militari e civili. È il minimo che si possa stimare, viste le armi leggere, tutti gli ordigni, le locali insurrezioni, le epidemie, ecc…
È il minimo ottimista per la Francia coraggiosa, cornutona e non eterna.
Avremo tre, quattro, cinque fronti per ostentare i nostri eroismi, una vera ghiottoneria. Che ne veniamo fuori vincitori o vinti, per noi il risultato sarà lo stesso. Strettamente ridotti a zero. La Francia annientata dalla scomparsa dei francesi! Hanno sanguinato parecchio i Francesi dall’89. In aggiunta, per maltusianismo, perdono centomila soldati all’anno. Non fanno più bambini. Una guerra in soprammercato? (p.67)
I francesi scompariranno…
Con la nostra natalità così meschina, di aztechi, risibili decadenti, la nostra biologia così malferma, degradanti meticciamenti, rattrappimento spirituale, alcolismo raggiante, non possiamo permetterci il lusso di pagare il caro prezzo di un’altra guerra. È scontato.
La guerra, per noi, qualsiasi guerra, vinta o persa, è lo stesso, è un suicidio.
Potremmo inquadrare molto bene la prossima mobilitazione, una di troppo, già che sarà il nostro «Faire-Part»! «Faire-Part-Nazionale»! nell’Unione Universale, per la Coscienza Universale. La nostra popolazione autoctona, cosi pericolosarriente imbastardita da incroci negroidi, da apporti di Ebrei ritardati, in scompiglio, confusione massonica, insomma tutto il tradimento razziale, la degenerazione eretta a religione sublimamente umanitaria, non resisterà per più di due anni a delle sistematiche uccisioni. (p.69)
La guerra porterà alla fine della Francia. Va evitata… ma ci si andrà lo stesso…
Al punto in cui siamo, nell’estremo pericolo razziale, biologico, bifolca cancerizzazione, in piena anarchia, dove sprofondiamo a vista d’occhio, stagnanti, ciò che dimora, sopravvive nella popolazione francese dovrebbe essere in realtà un patriota molto prezioso, sacro.
Da preservare, mantenere al prezzo di qualsiasi bassezza, compromesso, macchinazioni, trattative, imposture, bluffs, crimini. Importa solo il risultato.
Del resto ce ne freghiamo! Ragione di Stato! la più sorniona, la più astuta; la meno gloriosa, ma che può evitarci una guerra. Evitare la guerra sopra ogni cosa. Per noi, la guerra, così come siamo, è e rappresenta bene la fine della musica, ultima spinta al mattatoio ebreo.
La stessa testardaggine a resistere alla guerra che spinge gli Ebrei a farei precipitare nella stessa. Sono animati, loro, gli Ebrei, da una tenacità atroce, talmudica, unanime, da uno spirito d’inferno ininterrotto mentre noi opponiamo loro solo degli sparuti muggiti.
Andremo alla guerra degli Ebrei. Siamo solo capaci di morire. Eccoci giunti a questo grado di ebetudine, dove l’istinto di conservazione financo ci abbandona, forse che abbiamo disgustato pure quello? Non un solo patriota in Francia. Tutti venduti, codardi, marci, disperati di cosiddetto onore, paralizzati da fifa massonica, da tutte le paure, paura dei Giudei, paura di perdere un caramello, paura di perdere l’appetito, il sonno, la traspirazione, l’arnica, il portinaio, il portalettere, la giacca, l’amico, le tariffe dimezzate, frettolose civiltà, la coda sotto la pioggia al cinema, la propria piccola testa, una più grande legione d’onore. (pp.71-72)
Politici e intellettuali sono venduti, colmi di vane e futili parole, che obbediranno agli ordini di guerra…
Queste eminenze parlano di tutto, tranne delle cose che ci interessano… E con una tale eloquenza! con una tale pertinenza che alla fin fine parlano di niente!
Restano conformi al silenzio, alle grandi direttive del giudagliame, all’Intelligenee Service, il silenzio è il loro business. Parlano solo per non dire niente.
Sono pagati, viziati, rimpinzati per non dire niente. Le loro parole sono solo silenzio.
Battono capo tutti allo stesso telefono, e in fin dei conti concordi sullo stesso programma. Quando arriverà il momento della guerra, acolteranno il venire degli ordini. Li eseguiranno senza fiatare, integralmente, con zelo, sempre rumorosamente silenziosi, in sbalordimento di discorso. Segneranno gli invii di carne, le consegne degli effettivi con impeccabile coscienziosità, nell’Ora dei Combattimenti, finché potranno. Siamo buoni come la lombata, noi, nella bottega conformista. (pp.73-74)
Niente leaders o patrioti, solo arrivisti…
Nelle nostre democrazie servili, i capi patrioti non esistono più. In luogo, al posto vi sono degli impostori sfrontati, strombazzatori promettenti piccole e grandi gioie, dei magnacci di «vantaggi». Ipnotizzano l’orda dei bramosi, aspiranti sfrenati, in bollore di «vantaggi». Per l’adozione d’un partito, di un programma, ci si comporta come per la scelta di un articolo al momento dei saldi, si decide per il negozio che ci promette i maggiori vantaggi. Conosco delle persone, dei veri venduti, che sono marxisti, franco-massoni, croce-di-fuoco, iscritti al sindacato, molto unitari, e poi, nel contempo, malgrado tutto, partigiani del prete e che puntualmente fanno fare la comunione ai loro figli. Sono dei compagni ragionevoli, per niente matti, che non vogliono perdere dentro nessun quadro, che si difendono alla martingala, degli Ideologi della Lotteria, molto specificatamente francesi. Quando si diventa simile plebaglia, non c’è più bisogno di disturbarsi.
È tempo perso. Degli sforzi per la cacca… inutili… Nessuna più possibile mistica.
Nessuno immaginabile ripristino. È finita. Capitombolo. Dei resto, stesso tabacco, destra o sinistra. Ovunque delle budella avide. (p.75)
I nostri capi, salvo qualche rara eccezione, sono sempre stati alla merce degli stranieri. Mai dei veri capi nazionali, sempre più o meno massoni, gesuiti, papisti, ebrei, a seconda delle epoche, delle voghe del momento, dinastie, matrimoni, rivoluzioni, insurrezioni, trattative, ma in definitiva sempre dei traditori. I nostri capi non hanno mai avuto le mani molto pulite.[…]
In Francia quelli che sono riusciti sono i traditori, i saltimbanchi e i mazzieri.
Popolo infossato. (p.76)
I leader preparano il popolo ad andare in guerra, altro che patrioti…
L’irruzione dei mille ghetti del mondo su ciò che resta dell’Impero franco. Me ne darete notizie, comunisti! fermenti di giudaglieria! cancri estasiati! incoercibili della borraccia! pere babbee! se la scampate! Se sopravviverà uno soltanto a questi spaventosi vespri! e sarà un miracolo! me ne si dirà delle belle!… Giocheranno i vostri ossicoli alle Pulci, capitemi! i vostri sostituti, i vostri eredi superemancipati, i vostri grandi fratelli della Coalizione, i vostri ossicini antifascisti, di eroi liberatori. Alle pulci! (p.82)
Estinti, evaporati. E sono ancora parecchi milioni, e poi ancora altri milioni, ognuno uguale all’altro, e li dimenticate, nei vostri lirismi avariati, confuse perorazioni, ammucchiati, pigiati laggiù che si consumano… dei ratti frementi, pestilenziosi, chiassosi, riprovevoli, perseguitati, necrofagi, martiri democratici, rosi da mille invidie nei loro intimi, bessarabici, kirghizi, indù.
Pensate!… Pensate sempre a loro! Loro pensano sempre a voi! Tutte la valli urale, tartare, magiare, verminano, rigurgitano a profusione di questi oppressi! E che chiedono solo di sfondare, rompere, irrompere, torrentizi, di capovolgere le dighe, le parole, i pregiudizi! il vostro straordinario paesaggio! e voi l’uccello stupidino! annegato del tutto! Tutti i souks, tutti i brousbirs, tutti i khans, tutte la kasbahs, i sinedri, caravanserragli d’ogni sorta, i Comintern di tutti i più appestati delta da tutte le sifilidi del mondo riverseranno in un colpo solo tutta la loro devastante gleba, la valanga democratica dei loro miscredenti in carestia da 50 secoli sulle vostre ossa! Ah! così sarà! Questo sarà! Così andrà! Ci appenderanno tutti ai lampioni! Attenti, Francesi! Attenti! Eroi? Sì o merda? (p.83)
I massoni sono venduti filoebrei…
Francese!». Ecco che vi inganna! Un massone non è piú francese che siriaco, è un Ebreo volontario, un Ebreo sintetico. Ebreizzato fino all’osso, appartiene solo agli Ebrei, anima e corpo.
Ha cessato di essere Ariano, uno dei nostri, nel momento stesso in cui si è venduto alle Logge.
Nello spirito, nel cuore, nelle reazioni, è uno straniero, un nemico, una spia, un asino, un provocatore, datosi in pegno alla giudaglia mondiale. Nei segreti dell’Avventura, o niente affatto nei segreti, a seconda della sua posizione, predisposizione e talento, a seconda che sia vicino o lontano dal sole, è soprattutto un Ebreo. Un massone non può più capire, può solo obbedire a ordini occulti, ordini del giudagliame mondiale, della Banca mondiale ebrea, dell’Intelligenee Service ebreo.
Ha un bel daffare a rifarsi il ceffo da «nazionale», ciò non cambia il fatto che sia un venduto, un maledetto, infetto in ogni sua fibra, agli ordini assoluti dell’Internazionale giudea, di tutte le Logge, della Mattazione mondiale permanente.
Traditore inveterato, più o meno cosciente, perfido, vergognoso, terrorizzato, ritorto ma, per quanto ci riguarda, rimane un traditore, un invertito razziale, marcio, assassino.
Tutta l’attività massonica finisce, implacabilmente, nelle grandi mattanze di Ariani, ’93, ’70, ’14, la Spagna, la Grande Prossima. Opere del Triangolo. In toni superbi o dimessi, l’attività dei massoni consiste nel preparare, circonvenire, sollevare, infervorare le masse ariane in vista delle più folli ecatombi, sempre più patriottiche, vendicatrici, da crociata, rivoluzionarie, sempre più e di più, evidentemente, in ordito di bianco filo.
I Franco-massoni lavorano per gli Ebrei, in qualità di precursori, ordinatori, rabbiosi propagandisti della decadenza, della sparizione delle razze ariane per mezzo di ammazzamenti suicidi sempre più giganteschi, orrendi, spietati, impeccabili. Poco importa del massone che noi troviamo al comando, che sia Daladier, Frandin, Ribot, Jouhaux, o Viviani, per noi si tratta dello stesso mattatoio. Blum non farà nè più né meno. Stessa ganga appartenente alla stesso marciapiede. Colui che si occuperà dell’invio delle nostre carni crude, lui, all’ora prescritta, all’Ora Ebrea, alle uccisioni, ai fantastici abbracci, ai carnai del giudaismo più e sempre più sfarzosi, detti difensivi, detti umanitari, detti pacifisti, liberatori, progressisti, detti comunisti, antinazisti, detti, detti, detti, ecc…. (pp.85-86)
Gli Stati fascisti non vogliono la guerra. Non hanno nulla da guadagnare con una guerra. Tutto da perdere. Se la Pace potesse durare ancora tre, quattro anni, tutti gli stati d’Europa adotterebbero il fascismo, semplicemente, spontaneamente.
Perchè? Perchè negli stati fascisti si realizza sotto i nostri occhi, tra Ariani, senza oro, senza Ebrei, senza franco-massoni, il famoso programma socialista, di cui Ebrei e comunisti si riempiono continuamente la bocca e mai realizzano.
Nonostante rigurgitiate d’oro, rame, frumento, lana, petrolio, possediate tutte le più mirabolanti tecniche dei mondo, tutte le ricchezze, tutti i tesori immaginabili, la demagogia che lavora le vostre masse, non arriverete comunque a niente, tutto diverrà marcio mano a mano, creperete di materialismo, in gare, promesse all’elettorato. Niente potrà salvarvi. Non avrete il tempo di fare niente, tranne guerre e rivoluzioni. Le vostre masse non vi lasceranno tregua. Davanti a voi incontrerete solo bocche aperte con la lingua penzoloni. Non costruirete, combinerete mai niente.
Non avrete mai il tempo di edificare qualcosa, sarete scalzati dagli operai stessi, e ciò per la compiutezza della vostra stessa opera. Crollerete nei vostri propri cantieri, tirerete su soltanto rovine. Le vostre masse invidiose, zotiche, razionali, prosaiche, in accanimento, avidità di materialismo esigeranno sempre più materia di quanta i vostri meccanismi più produttivi permetteranno di distribuire loro, soprattutto in maniera eguale. Siete fritti. Niente vi salverà. Non arriverete mai a congiungere le due estremità. Potrete promettere, ripromettere, fino a esplodere di promesse, non accontenterete mai nessuno. Rimarrete distanziati da altre centomila fandonie. La rabbia, il ricatto il delirio materialisti avranno sempre il sopravvento eccome! Di centomila cubiti sui vostri peggiori miraggi, peggiori investimenti, quelli più spudorati, i più cazzoni, fanfaroni. Per finire, la stessa serranda del vostro negozio verrà saccheggiata.
I vostri sistemi di produzione della ricchezza, dalla fabbrica, dalla miniera, dalle cooperative, s’accasceranno, come il resto, sotto l’assedio del popolo, nella bulimia delirante popolare.
L’immaginazione materialista ci condanna all’infinito alla distruzione in distruzione, la filosofia materialista la poesia materialista ci porteranno al suicidio per mezzo della materia, nella materia. Tutti questi accanimenti prosastici non sono altro che dei trucchi della materia per dissuaderci, riprenderci. Gli uomini invaghiti della materia sono maledetti. Quando l’uomo divinizza la materia si uccide.
Le masse despiritualizzate, spoetizzate (martello, fucile e budella) sono maledette. Pasticci mostruosi, virulente anarchie cellulari, votate fin dai cromosomi a tutti i cancri precoci, il loro destino non può essere che una decomposizione più o meno lenta, più o meno grottesca, put o meno atroce. Le Mistiche delle Repubbliche non provengono da nessuna anima accettabile, sono i vergognosi prodotti di pure teste di cazzo, i succhi di qualche ebreo epilettico, di qualche camuffata satrapia kabalica, in complotto per distruggerci. (pp.89-90)
Disperati di materialismo, appassionati di «cose», di lusso, smaniosi di ponderabile, di ragionevole, imbrigati dal mangiabile, inghiottibile, digeribile, comprabile, vendibile, sostituibile, la materia ci ha invilianiti, avviliti, banalizzati, asserviti a tal punto da procurarci schifo a conoscerci. (p.91)
Il piccolo gatto disubbidiente, riottoso, tutto saltellante davanti la porta, vi si riconosce molto meglio nei diecimila segreti del mondo. Siamo diventati i più stupidi, i più scocciatori di tutti gli animali creati. Pesantezza materialista, anchilosi dogmatica pontificatoria a fini di utilizzo. Tutto ci condanna.
Non giochiamo più con niente, utilizziamo tutto, per poter distruggere tutto più in fretta. (p.93)
È l’ebreo a volere le guerre affinché l’Ariano a poco a poco sparisca… Duri gli attacchi mutuati dal razzismo biologico…
Tutte le guerre, tutte le rivoluzioni non sono in definitiva che delle criminalizzazioni di Ariani organizzate dagli Ebrei. L’ebreo negroide abborracciato, parassita fracassone, cretino virulento parodistico, si è sempre dimostrato fottutamente incapace di civilizzare il ben più piccolo cantone delle proprie porcilaie siriache. Quindici capanne abramiche ai margini del deserto bastano, considerata la loro stupefacente pestilenzialità, dannazione, capacità di contaminazione, per rendere l’Africa e tutta l’Europa inabitabili. […]
Gli Ebrei, dal punto di vìsta razziale, sono dei mostri, degli ibridi mancati che devono sparire. Tutto ciò che trafficano e maneggiano è maledetto. Nell’allevamento umano, scherzi a parte, sono dei bastardi cancrenosi, marci, devastatori. L’Ebreo non è mai stato perseguitato dall’Ariano. si è perseguitato da solo. È il dannato della sua stessa sostanza, dei crampi della sua ibrida carne. Di qui, questo stato di pavoneggiamento perpetuo, dervisceria, austerità compensatrice, questa stravagante sfacciataggine, questa ubriaca iattanza, sfrontatezza sbraitante, così schifosa, ripugnante. […]
Nonostante tutto, le razze poco nurnerose che popolano questo mondo, lontano dal fondersi, dall’amalgamarsi, dallo sparire, secondo la dottrina massonica, attraverso incroci e mescolamerifi, stanno al contrario affermandosi, caratterizzandosi, distinguendosi sempre meglio, sempre più nettamente le une dalle altre. Non andiamo verso la fusione delle razze, ma invece verso l’esaltazione delle razze, esaltazione biologica, più che naturale. Bisogna cedere a questa legge, a questa tendenza, noi uomini, o sparire. Nessun compromesso: «Divenire o sparire», legge naturale del «divenire» biologico. Le razze non sono, divengono. Gli Ariani, i virgulti ariani saranno sempre più ariani, i gialli sempre più gialli, i grotteschi ibridi Ebrei (guardate queste figure) sempre più irripossibili.
L’ebreo deve sparire. Attualmente si dibatte rivolta, riappende. Lungi dal cancellarsi s’accaparra, aí contrario, di tutto. Non vuole cedere niente, vuol prendersi tutto, se non può prendere tutto, vuol distruggere tutto. Non ammette niente al di fuori di se stesso. Vuole essere tutto. E un delirante impostore, un forsennato agonico, un tiranno tutto sporgente, condannato, avente il mondo come residenza del suo capanno. (pp.99-100)
Hitler non ha fatto altro che soffiare agli Ebrei il loro vertiginoso, mirabolante programma detto marxista (in verità di Engels, rubatogli da Marx). Li ha ancora battuti sulla questione del Razzismo.
Come? Come? Insolenza! Orrore! L’Ariano, questa natura di burro, cosi docile, plastica, sempre, in tutti i tempi sottomessa alle volontà Ebree, che il coltello ebreo sminuzza, trita, rivolta, tartina per l’eternità, la derrata perfetta del commercio, per eccellenza, per tutti i traffici di guerra e di pace, che qualunque giudeo affetta, smercia, specula, baratta, svilisce, merdifica a suo piacere, eccolo che in una sola volta si prende in massa la rivincita! La ribellione del burro! L’insurrezione degli eterni scremati! Non si era mai visto! ascoltato, supposto, mai! Il burro ariano che si riscopre razzista, coriaceo, ostile, intrattabile, nazi! Ah l’immondizia! Mai, da Tiberio, Israele aveva subito un tale affronto, sopportato sfida più atroce.
Prima dell’avvento di Hitler, gli Ebrei trovavano i metodi razzisti normali. Loro stessi non si facevano problemi ad esserlo, largamente, sfrontatamente, fraudolentemente. A questo proposito non più razza semita che burro nelle nuvole.
Ma una franco-massoneria di ibridi sornioni, parassiti, rivoluzionari, distruttivi, delle
luride amebe. (p.105)
Il razzismo ariano? Poush! Che scandalo! Chi aveva mai sentito parlare di una così stravagante pagliacciata? Che regressione! (p.107)
La Rivoluzione socialista è una rivoluzione ipocrita in cui il proletariato e il sottoproletariato vogliono sostituirsi al borghese…
Proletari, operai, contadini, smettete dunque un pò di grattarvi, tastarvi, gonfiarvi, di pretendere di essere i fautori dell’uguaglianza sociale fino alle fibre, socialisti, comunisti, fanatici egualitaristi, non siete niente di tutto questo. Non più del Sig. Jouhaux, non più del Sig. Blum, non più del Sig. Stalin, non più del Sig. Lebrun, non più del Sig. Bader, meno del carbonaio all’angolo.
Siete tutti, uno per uno, ferocemente personali, ipocriti, devastatori, astiosi.
Non aspettate che il segnale delle giornate emancipatrici per sfondare sul bazar e servirvi personalmente, regalarvi personalmente, regolando al passaggio alcuni piccoli conti personali, con dei nemici molto personali. Mai le rivoluzioni sono servite a qualcos’altro; questa, la prossima, la marxista, sarà ancor peggio di tutte le altre, perfezionata. (p.119)
Sognate solo di essere lui, al suo posto, nient’altro, essere lui, il Borghese! ancora più di lui! sempre più borghesi! Basta! L’ideale operaio è due volte di più di quello delle allegrotte borghesie solo e sempre per se stesso. Due volte di più in budella, due volte più grosso, due volte più lungo solo per sè (22 metri invece di 11).
Due, tre auto invece di una, quattro pasti principali al giorno, otto aperitivi e niente bambini, quindi tre volte in più di risparmio. Una superborghesia ancora più trippaiola, motorizzata, molto più velleitaria, sprezzante, conservatrice, più idiota, più ipocrita, più sterile della specie attuale: chi penserà più a niente, chi sognerà più niente salvo il menù della prossima abboffata, le bottiglie che si potrebbero bere, quei tre quattro bicchierotti in più a pancia piena? Poi allora «evviva i gendarmi!». Di colpo! evviva tutti i birri! e le guardie-mobili! e le Proprietà Fondiarie! (p.120)
Teste di spillo, non avete compreso nel vostro comunismo che l’ammirevole immediato modo di appagare, in ferocia, in nome di una nuova purezza, virtù proletaria, inesistente, tutti i vostri rancori di mancati abbienti, di sciacalli delusi. Il vostro intimo, personale progetto non va oltre. Vi conosco troppo bene. (p.121)
fratelli di classe! basta che voi, personalmente, troviate il filo per uscirne. Fate tutti, tutti i versacci del comunismo, ma dimorate ferocemente a mille miglia dai luoghi del comunismo. Le vostre convinzioni non vanno oltre la smorfia, il berciamento. I discorsi non costano niente. I bollettini neanche.
La coscienza di classe è una fantasia, una demagogica convenzione. Ogni operaio chiede solo di uscire dalla propria classe operaia, di diventare borghese, il più individualmente possibile, il più in fretta possibile, senza clamori di sorta se possibile, borghese con tutti i privilegi, i più esecrabili, pure negli stessi implacabili egoismi, pregiudizi, rinforzati, le stesse crudeltà, scimmiottature, stesse tare, identiche avidità e poi allora uno di quegli odi per la classe operaia! Il proletario, il militante più ardente, ha voglia di dividere con il suo fratello di classe un pò come colui che vince alla lotteria e che vuole dividere con tutti coloro che non hanno vinto.
Questo proletario vuole si dividere la merda ma non la torta. Darebbe volentieri tutta la merda ai suoi fratelli di classe e di certo si terrebbe tutta per sè la torta.
Dal suo panciuto potere d’ebreo, Jouhaux, prima di diventare imperatore alla C.G.T., ammette molto chiaramente di non essersi mai imbattuto nella coscienza di classe.
È quindi sorta da poco questa coscienza di classe? Mi stupirebbe, non ho visto niente. Non più comunismo nelle classi proletarie che margheritine nel Sahara. (p.122)
Non si diventa comunisti. Bisogna nascere comunisti, o rinunciare a diventarlo.
Il comunismo è una qualità dell’anima. Uno stato dell’anima che non può essere acquisito. Niente può modificare, attenuare, esaltare il tono, il valore, la gioia dell’anima. Propaganda, educazioni, violenze, interessi, sofferenze e lo stesso famoso Amore non raggiungono l’anima. L’anima se ne frega.(p.125)
L’anima dei proletari: una voglia…
L’anima dei borghesi: una paura.
Avete sempre e solo rispettato, venerato, gli uni come gli altri, il manganello, da qualunque parte quello vi rovinasse sulla testa.[…]
Osservate un pò le cose. Se siete gentili con un cane, forse vi capirà, forse non vi morderà. Potete rischiare. Ma con un uomo? Siete fritti in partenza. Lui capisce solo la violenza, il sangue, le batoste più atroci. E più ne riceve più è bello! Non trova mai che siano troppe. La prova: le guerre!… Occorrono centomila allevamenti, cento e centomila selezioni razziali, rigorose eliminazioni (fra cui quella dell’Ebreo) prima che la specie pervenga a un qualche comportamento decente, a delle possibilità sociali.
Tutti i vegetali, tutti gli animali sono passati per la selezione. Perchè non l’uomo? Ciò che è stato fatto per la barbabietola, per il maiale, per gli animali da cortile, non può essere tentato per noi? (p.130)
Attraverso la selezione razziale, la stretta eliminazione di tutti gli immondi, prima dell’ammaestramente, di tutti i confusi, i dubbiosi, gli ibridi nefasti, di tutti i soggetti troppo bastardi, recessivi.
Per braccare il diavolo nell’uomo, esorcizzare l’uomo, due soli mezzi coniugati: Allevamento e Manganello. (p.131)
A chi vi chiedo un pò ha giovato il Fronte Popolare? Agli Ebrei strettamente e ai massoni (ebrei sintetici). Gli Ariani hanno perso tutto. Borghesi, operai, contadini, piccoli commercianti, artisti, piccoli funzionari: ripassati. (p.133)
Chi dunque ha messo così Rothschild sotto chiavistello? per speculazioni?
Non è Schussnig, non è Cachin, non è Jouhaux, non è Blum, non è Chamberlain, non è Stalin, è Hitler. Chi è il vero nemico del capitalismo? È il fascismo. Il comunismo è un trucco degli Ebrei, un mezzo per assoggettare il popolo in maniera ancora più vacca, assolutamente a vista.
Chi è il vero amico del popolo? Il Fascismo.
Chi ha fatto di più per l’operaio? L’URSS o Hitler? È Hitler.
Basta guardare senza merda rossa negli occhi.
Chi ha fatto di più per il piccolo commerciante? Non è Thorez, è Hitler!
Chi ci preserva dalla Guerra? È Hitler!
I comunisti (ebrei o ebreizzati) pensano solo a mandarci allo scontro, a farci crepare in Crociate.
Hitler è un buon educatore di popoli, è dalla parte della Vita, si preoccupa della vita dei popoli, e della nostra. È un Ariano.
I «cani arrabbiati d’Europa» sono da questa parte del Reno, Maurras!
Le nostre guide, i nostri ministri sono solo dei servi degli Ebrei, inetti massoni, invidiosi abborraccioni, arrivisti insensibili, che se ne fottono delle nostre esistenze come del loro primo pannolino. Ci sacrificano dei tutto naturalmente, è la loro funzione naturale. Ci blandiscono e ci cacano. (p.135-136)
I borghesi questa loro serie di inquietudini, terribili asprezze al sentir gridare «Soviet dappertutto! Soviet subito! ».
Ci tengono alle loro carte di rendita. «Che se ne puliscano! ma che se le conservino! Fanculo! I graziosi!».
Ecco ciò che rispondono i massoni. Non distruggere niente, tutto lasciare marcire, è l’ultimo verbo delle Logge. Che tutto crolli ma senza fragore nè sommossa.
I Francesi di destra come di sinistra sono, prima di tutto, dei conservatori, temono i cambiamenti sociali peggio che la peste, peggio che la guerra.
Non ritrovare più le loro abitudini è la fine del mondo per i Francesi autentici, destra o sinistra. li popolo per le abitudini è ancora peggio dei naftalinati borghesi.
Una volta passato l’uragano, il Popolo, si precipita sulle rovine, salva tutto ciò che può essere salvato, raccatta tutto, rimette in piedi tutto, le peggiori puttanate, le peggiori frivolezze, imposture, pregiudizi, tutte le più luride morali, si solleva in aria fino alle nuvole imbottito di sole scemenze, risucchia il tutto, lo rabbercia, lo adotta. E il suo sentimento. Mica spregiudicato per due soldi.
Se il popolo fa delle rivoluzioni non è per liberarsi ma per reclamare delle Tirannidi più solide.
Se c’è una cosa che il popolo detesta, è la Libertà. Ne ha orrore, non la può vedere. Il popolo è un vero museo di tutte le coglionerie degli Annali, ingoia tutto, ammira tutto, difende tutto, non capisce niente. (pp.139-140)
Tutte le concessioni dottrinali, basta che il Piccolo Borghese non diserti l’Armata francese, riprenda il suo posto negli effettivi, si precipiti alla Stazione dell’Est, salti sui marciapiedi al primo rullare di tamburo, che fornisca, ancora una volta, i quadri alla mossa d’arme! Ecco l’essenziale! I quadri! La molto imperiosa condizione per la prossima carica! I Quadri! I piccoli quadri sono tutti borghesi! Attenzione! Niente divagazioni! Nessuna indoratura di pillola! È del tutto risaputo! Impossibile mobilitare senza i piccoli quadri piccolo borghesi! È mezzogiorno! (p.141)
La tenacia, la competenza, la testa di porco nella disgrazia, la fierezza del dovere compiuto, il senso astioso dei sacrificio, tutti questi sinistri bilancìamenti sono delle virtù piccolo borghesi parenti strette tradizionali del «molto bene sapersi privare», dei «mai prendere qualcosa a eredito», della «previdenza per l’indornatti», della «feroce econornia», dell’«esistenza povera ma onesta», del «chiedere niente a nessuno», del «fare onore alle proprie faccende».
Queste deprimenti dignità fanno meraviglie sui campi di battaglia. Valgono all’Armata francese i suoi straordinari piccoli quadri, ammirevolmente seri, valorosi, di tranquillo coraggio, senza limiti, infinitamente attenti a tutte le insidie, instancabilmente raddrizzatori di ogni situazione, la più precaria, la più tremenda, mai indeboliti, mai depressi, mai scomposti, mai chiassosi, mai esigenti per se stessi, mai sperperatori di uomini né di parole, sempre avari, sempre sospettosi delle dimostrazioni costose, mai spettacolari per il soldo, piccoli graduati perfettamente responsabili, mai spreconi di qualcosa, di un caricatore, di una gamella, di un uomo, solo generosi del proprio sangue e fino all’ultima goccia e per gli altri, per il loro drappello, la loro unità.
Sempre i primi alla carica, senza retropensieri di gloria o di ricompensa. Citazioni e medaglie non se le possono godere granchè data la loro predisposizione all’invidia, all’astio, alla denigrazione. Si trovano meglio nell’asciutto dovere. Gli onori per gli altri li offendono, gli onori per se stessi li disturbano. (pp.142-143)
È la piccola borghesia, in Francia, ad essere la classe seria, non mistica ma coscienziosa. Il popolo non è niente di tutto questo, non è altro che un baccanario di scansafatiche.
È la piccola borghesia che ha l’abitudine di privarsi, di negarsi ogni piacere, allo stesso modo di non desiderare mai qualcosa di gradevole, di prevedere sempre le peggiori catastrofi e m definitiva di ritrovarsi sempre buggerata, ancora responsabile.
Non è il popolo. (P.143)
Bisogna pur parlarne… È una solfa, ma non fa niente… La gravità della cosa… Chi trama, traffica, ordisce, provoca tutte le nostre rivoluzioni? Tutti i nostri disastri? Tutte le nostre guerre? Tutti i nostri massacri? La nostra perpetua ripugnante rovina? La Giudaglia! Signori, Signore! E soprattutto la giudaglia inglese! (P.149)
Una Francia sempre molto affacendata, politicamente molto grottesca, velleitaria, fanfarona, disordinata, sempre molto vicina alla disfatta, bilancio mai in pareggio, docile di fronte agli ordini delle banche, cioè ai grimaldelli di Londra, è una Francia estremamente malleabile, infinitamente simpatica ai Lords talmudici della City. (P.151)
La Potenza giudeo-britannica è una potenza di carognerie che si tiene, mantiene solo per mezzo della decomposizione di tutti gli Stati che domina. (P.155)
Ve lo dico, c’è del tornaconto, da farsi delle belle risate a scorrere i giornali di destra, centro e sinistra, da sbalordire, infischiandosene, e qualcosa di più, riguardo ai modi in cui possono mentire, prendere per il culo, mascherare, far risonare, esultare, ronzare, falsificare, sporcare il corso delle cose, annerire, colorare di rosa gli eventi in base al colore delle sovvenzioni, carpire, derubare, fare a pezzi, millantare, piroettare in base all’importanza delle bustarelle. (p.167)
I nazionalisti sono tutto fumo e niente arrosto…
I nostri raddrizzatori nazionali, gli uomini come La Rocque, come Doriot, Maurras, Bailby, Marin e seguito… non raddrizzano proprio niente visto che non parlano mai, prima di tutto, di mettere gli Ebrei alla porta. Davvero parlano per non dire niente. Sono dei blateroni, per nulla cattivi. Servono solo per annegare il pesce.
Intorpidiscono la purulenza, lavorano d’impacco, nel sotterfugio, nell’emolliente. Non debelleranno mai niente, neanche il più piccolo ascesso.
Insomma sono dei complici degli Ebrei, dei corruttori, traditori. Lasciano che il pus s’infiltri, il male si sparga, guadagni in profondità. Temono il bisturi. (p.173)
La Destra divora il denaro ebreo tanto avidamente quanto la Sinistra! I Raddrizzatori che stanno male sono quelli che arrivano un pò in ritardo, dopo gli altri, al mercato. Bisogna che caccino nei pianerottoli come i piazzisti di aspiratori, che inscenino delle dimostrazioni a tutti gli Ebrei che incontrano… Una clientela la si fa sul campo! non viene da sé. (p.175)
E la condizione vitale di tutti i partiti quella d’andare a beccare il grano dove si trova, nel culo degli Ebrei… Nessuno la scampa… prima o poi…
Tutti i partiti, tutti i giornali, salvo rarissime, stoiche eccezioni, in definitiva non sono altro che delle altrettante Logge di retrovia, culinarie giudee truccate, cocenti sotterfugi, specchi per allodole ariane. L’opinione democratica esce tutta calda da queste trappole, continuamente migliorate, rinforzate, sempre più febbrilmente ebree. (p.177)
I Soviet si sarebbero accasciati già da un bel pò di tempo senza il sostegno costante, l’affettuosa tutela di tutte le banche, di tutte le industrie, di tutte le propagande ebree, massoniche del mondo intero. (p.183)
I Soviet durano, si mantengono nella tirannide solo grazie agli eminenti appoggi, alle quotidiane complicità delle banche ebree di New York e Londra, alla perfetta comprensione dei governi democratici, alla collaborazione indispensabile dell’Antelligence», soprattutto in Oriente. (p.184)
Sono gli spiriti perversi che rendono la vita insopportabile. Trovano ovunque delle intenzioni. lo mi sento diventare così perverso fino a rimescolarmi in follia razzista. E non poco! Razzista 100 per 100! tanto quanto comunista, senza gli Ebrei!
Nell’ora in cui siamo, in circostanze così tragiche, l’indifferenza non è più ammessa. Bisogna scegliere, optare per un genere di perversione, non basta più dirsi cattivi, bisogna avere una terribile fede, un’intolleranza atroce, non c’è molta scelta, o l’ariana o la massonica, ebrea o anti-ebrea. Ciò ci regalerà vent’anni di baldorie.
Risento, talmente sono strano, delle cose ancora e ben più perverse. Dei veri sadismi. Mi sento molto amico di Hitler, molto amico di tutti i Tedeschi, trovo che siano dei fratelli, che abbiano tutte le ragioni d’esser razzisti. Mi farebbero una grande pena se mai un giorno fossero battuti. Trovo che i nostri veri nemici siano gli Ebrei e i franco-massoni. Che la guerra che viene sia la guerra degli Ebrei e dei franco-massoni, che non è per niente la nostra. Che sia un delitto che ci costringano ad alzare le armi contro delle persone della nostra razza, che non ci chiedono niente, che sia solo per far piacere ai predatori del ghetto. Che è il tracollo all’ultimo gradino di schifezza. (p.203)
Non divagare se possibile, trattenere molto bene l’essenziale e poi vociferarlo, fino a farsi scoppiare le corde, in tutti i toni. Innanzi tutto Razzismo! Razzismo prima di tutto! Dieci volte! Mille volte Razzismo! Supremamente Razzismo! Disinfezione! Pulizia! Una sola razza in Francia: l’Ariana!… molto normalmente adattata, installata.
Il resto son solo giulebbati, imposture, schifezze.
Tre gruppi ariani! Gli Alpini (i più numerosi), i Nordici, i Mediterranei: Ariani tutti. Ed è abbastanza, ed è tutto. È sufficiente. Molto facile da ricordare, ritenere.
Gli Ebrei, ibridi afro-asiatici, d’un quarto di negro, mezzo negri e quasi orientali, fornicatori scatenati, non hanno niente a che fare con questo paese. Devono sloggiare.
Sono i nostri inammissibili parassiti, rovinosi, disastrosi, sotto ogni aspetto, biologico, morale, sociale, dei marci succhioni. Gli Ebrei sono qui per la nostra rovina. Porteranno solo rovina. (p.219)
Il problema razziale domina, cancella, oblitera tutti gli altri. Relega alle fantasmagorie, agli accessori per balli e baldorie demagogiche tutte le congetture dette sociali, dette comuniste, dette socialiste, dette massoniche. (p.220)
Tutte le sociologie marxiste, razionaliste, non sono altro che ossequiosi imbonimenti, sotto i loro portamenti rigidi, scientifici, impersonali, prendono l’uomo dal lato della sua vanità, lo solleticano nel più basso narcisismo, alla peggiore soddisfatta vaccata, alla trippa beata. Tartuferie, chiacchiericci cosiddetti materialisti, ebreizzanti, acchiappa-merli per disperati astiosi imbudellati. (p.222)
La nostra Repubblica Francese non è altro che un’enorme impresa di avvilimento, di negrificazione dei Francesi sotto il comandamento ebreo. Abbiamo per governanti una banda di congiurati giudei sadici e di massoni cacasotto venduti la cui principale attività consiste nello svilirci, ulteriormante imbastardirci, portarci con ogni mezzo alla grottesca alluvione primitiva, mezza negra, mezza gialla, mezza bianca, mezza rossa, mezza scimmia, mezza tutto.
La grande fissazione di tutti i nostri governanti successivi al ’93 è quella di farci degenerare. Pensano solo a ebreizzarci, negrificarci, tutti i giorni un pò di più, in nome della civiltà. (p.223)
Le razze non si fanno da sole, non si difendono da sole: sono nel fondo d’ogni uomo in istanza, in «diverrire» al fondo d’ogni specie. E nient’altro.
Per durare, sostentarsi, esse esigono uno sforzo permanente, stoico, di ogni essere vivente, per vincere l’estinzione e la morte.
Sono in «divenire», sempre in pericolo, sempre minacciate.
Gli Ariani hanno ancora, forse, qualche possibilità di «compiersi» purificando la loro razza, denegrificandosi, degiudeizzan dosi, è pur tempo! che se sono troppo molli, troppo vili, troppo fannulloni, se si lasciano inculare in sovrannumero dai negriti, dagli asiatici, dagli ebrei, spariranno in modo ignobile.
Verranno altre razze, gialle senza dubbio, che li spazzeranno via, butteranno a mare. Francia Impero del Sol Calante.
I Francesi negroidi non se ne andranno senza dolori. Creperanno di schiavitù, guerre, rivoluzioni, mutue uccisioni, endemiche, rituali, ebeti, tortìate allo stato degli infernali, di irresistibili fisse. (p.225)
L’Ariano deve estirpare da sè il suo schifoso meticciamento, o sparire, e non in modo pacione, molto semplicemente, dolcemente, gentilmente… […]
Insomma la realizzazione di un gigantesco cancro mondiale, composto di tutte le nostre carni, per il godimento, la vendetta, il predominio dell’elureo. Lui, il bastardo, l’ibrido più ripugnante del mondo prenderebbe, a furia d’insozzarci, in comparazione, un piccolo aspetto integrale, autentico, prezioso, raffinato. Nel regno dei «caduti nella merda» i dementi sono i re.
Razzismo! Ma sì! Ma come! Ma piuttosto mille volte invece che una! Razzismo!
Basta con le nostre religioni trebentinate, mescolanze rimediate d’accatto! Siamo stati a sufficienza resi edotti dagli apostoli, Evangelisti. Tutti Ebrei, d’altronde, da Pietro, il fondatore, fino all’attuale papa passando per Marx!
Il nazionalismo è ancora un trucco ebreo per ulteriormente metamorfosarci, farei meglio uccidere gli uni con gli altri di canile in canile. Va bene! Basta! Evviva il Razzismo! Lo si è capito a forza di cadaveri. (p.226)
Beninteso, salvo rare e molto coraggiose eccezioni i dotti della Scienza ufficiale, quasi tutti ebrei o franco-massoni, negano puramente e semplicemente l’esistenza della razza ebrea. Per tagliare ancora più corto a ogni pericolosa controversia, trovano ancora più espedienti per negare puramente e semplicemente l’esistenza delle Razze e della Razza bianca ariana, certamente, in particolare. «Non più Ariani di quanto burro nel culo». Questo è lo slogan della Scienza ufficiale (Cioè ebreo-massone). (p.229)
durata. Bisognerebbe quindi ammettere, e la cosa è verosimile, che la SEGREGAZIONE E LA SOLIDARIETA DELL’EBREO HANNO ACCENTUATO, RINFORZATO LA MASCHERA CHE È LA SUA PROPRIA.
Si perverrà così alla seguente conclusione riguardo al problema antropologico giudaico. Coloro che dicono: «Non c’è una razza ebrea» oppure: «Gli Ebrei rappresentano un’etnia, non una razza!». GIOCANO CON LE PAROLE. Certo, prima di tutto esiste un’etnia ebrea; è l’etnia ebrea che gioca un ruolo nella storia. Si può pure dire, da un punto di vista antropologico: «Non c’è una razza ebrea», nel senso che la somma dei caratteri giudaici non è sufficiente per mettere questo tipo sullo stesso piano d’altri ai quali è conferita dignità razziale. Ma, se non c’è una razza ebrea in questo senso, C’È UN TIPO RAZZIALE EBREO che permette, in numerosissimi casi, di riconoscere gli Ebrei dal loro fisico. (pp.231-232)
Senza dubbio sapete che sotto il patrocinio del negrita ebreo Jean Zay, la Sorbona non è altro che un ghetto. Tutti lo sanno. (p.237)
Siete d’accordo?…
In questo mondo esiste una sola internazionale che funzioni e valga! L’Internazionale bancaria, politica, poliziesca, giudaica. Il mondo ha veramente un solo pensiero, una sola intelligenza: l’Intelligence Service.
L’Internazionale detta operaia, l’Internazionale di classe non è che un’illusione, una moina, un demagogico sotterfugio ebreo di cui gli Ariani si ubriacano e per il quale s’incazzano, Ariani drogati, sempre in posizione astiosa, sempre pronti a sproforidare nelle peggiori catastrofi, peggiori scempiaggini guerrafondaie, rivoluzioni, insostenibili crociate. Tutto l’accordo in «delirium» delle democrazie in azione.
Non esiste un «Intelligence operaio», esiste solo una docilità urlante operaia, un gregarismo ariano vantatore, vociferante, che diverte l’Ebreo, l’intrattiene, ch’egli sfrutta da 2.000 anni.
Esiste solo una fantastica gigantesca fesseria ariana, mondiale, che gli Ebrei utilizzano al meglio per i loro interessi. E che ben li comprendono, loro!
Tutti i nostri Trusts sono ebrei, i famosi «Trusts», terrore dei bimbi de L’Humanité! Tutti i nostri giornali (salvo rarissirne eccezioni) sono ebrei. Tutti i nostri banchieri sono ebrei. Solo il lavoro è ariano.
Tutti i profitti del lavoro vanno sempre agli Ebrei. È automatico. (p.239)
Tutto l’oro del mondo è periodicamente arraffato dagli Ebrei, a suon di crisi, inflazioni, rivoluzioni, guerre.
Tutte le decisioni su scala mondiale riguardanti guerre e rivoluzioni sono prese dagli Ebrei. (p.241)
Perdonatemi! Lapidatemi!
Ma dove vuole arrivare Maurras? Io non capisco, colgo niente in tutte queste finezze, dosaggi, magnifiche questioni di lana caprina e cavolerie varie della sua latinissima dottrina. Che cosa preconizza, ci raccomanda infine? Una latinità[…]
Può ciò riconciliare l’Europa? Unirla nell’amor di latino? Tutto lì? Non credo. Ci vogliono delle ragioni più solide, delle ragioni di forza, e di forza armata, di fede nuova, di razza, per unire.
Il latinismo è un legame liceale, un legame d’accadernico narcisismo, di mutua ammirazione fra brillanti diplomati dei Concorso generale. La Germania si è sempre tenuta fuori del latinismo. Ne ha fatto terribilmente a meno! (p.257)
«Nè Berlino! nè Mosca! ». Va molto fiero di questo adagio. Ci tiene come alle sue pupille. Vi prende con una piccola aria categorica… Una piccola aria soltanto…
Non dice la metà delle cose, il nostro petrarchista… Bisogna dire tutto Maurras!…
Bisogna dire tutto! Non è «nè Berlino nè Mosca»… È «Con gli Ebrei o contro gli Ebrei»… Con i tempi che corrono colui che è contro Berlino è con gli Ebrei, è puro e semplice. Maurras voi siete con gli Ebrei a dispetto delle apparenze. Ne Berlino ne Mosca non vuol dire niente! (p.258)
Perché invece non confessarselo, che gli Stati senza petrolio, senza rame, cotone, oro, non si appartengono? L’indipendenza per loro è una parola. Sono, saranno sempre degli Stati schiavi, degli Stati proletari, consacrati anima e corpo allo sfruttamento senza limiti per parte degli Stati ricchi, naturalmente privilegiati, dotati di rame, grano, cotone, petrolio. E poi ecco, e poi basta.
L’Inghilterra è in prima fila fra questi Stati avvoltoi, Stato avvoltoio eccome! Per eccellenza! Non esiste più un equilibrio europeo durevole senza che esista un eterno conflitto franco-tedesco.
Ciò che esiste è un eterno interesse della giudeocrazia inglese a mantenerci in un perpetuo conflitto francotedesco, con ogni mezzo, di secolo in secolo, mezzi formidabili, pestiferi come i cavoli ma meravigliosamente efficaci, la prova! «Felix cui potuit rerum cognoscere causas… » (Felice colui che ha saputo penetrare nelle cause segrete delle cose, Virgilio e sempre pagine rosa).
Gli Ariani d’Europa non hanno più trentasei carte con cui giocare, solo due! La «carta inglese», che li consegna una volta di più all’Intelligence Service e ributta ancora una volta nel massacro franco-tedesco, nella più strabiliante, folgorante, esorbitante folle mattanza che mai sia stata, nè sarà mai provocata nel corso dei secoli (proprio probabile per l’ultima volta! i gialli sono alle porte!). Oppure giocare la «carta tedesca», vale a dire che si ribellano, uniscono, sollevano contro l’Inghilterra, le intimano la resa, la suonano, la legnano, l’abbattono, la radono. Che non se ne parli più. Prendere o lasciare. Non più trentasei carte, solo due! «Video cartas et lupos!». Espressione molto latina (non nelle pagine rosa). «Vedo le carte e i lupi! ». Maurras è sprovvisto delle pagine rosa in casa sua. Lavora di memoria. «Ad memoriam». (p.260)
Insieme a chi Doriot andrà ad abbattere Hitler? Con i reggimenti francesi a figlio unico? Con quali alleati? La Francia non ha più alleati. E troppo prostrata, masturbata, rognosa, in avanzata cancrena, invero troppo contagiosa perché la si possa avvicinare. Ciao. […]
Allora con chi Doriot andrà ad abbattere Hitler? Con gli Ebrei del suo partito?
Vuole schiacciare Stalin nello stesso tempo? Bravo ragazzo! Perché no? Due bersagli con una sassata! E trallalà! là! là! E vinta! Siamo in piena stramberia, in piena bacata bislacca dissennatezza, spaccona, molto francese! Chicchirichi! Chicchirichi! Le primizie della generale paralisi, follia di grandezza!(p.261)
E poi ancora la bifolcheria di tutti questi cartelli! Notate! Bifolcheria tipicamente francese! Ma Doriot! Ma Maurras! Bisognerebbe in ogni caso fargli abbassar la cresta! a questi pavoneggiati! Ma è stato Hitler a salvarvi entrambi da Stalin e dai suoi boia ebrei! Ne più! Nè meno! Non sono state le vostre piccole smorfie! Gli dovete una fiera candela votiva, a Hitler! Vi avrebbero già fucilati tutti e
due (con tutti gli Ariani che straparlano) da un bel pò di tempo! […] coi tempi che corrono. Sarebbero finite le grandi arie, le pose plastiche terrificanti. È grazie a Hitler che ancora esistete, che potete dire ancora cazzate. Gli dovete la vita. (p.262)
Trovo l’antisemitismo italiano tiepido, per i miei gusti, pallido, insufficiente. Lo trovo pericoloso. Distinzione fra buoni Ebrei e cattivi Ebrei? Non significa niente. Gli Ebrei possibili, patrioti, e gli Ebrei impossibili, non patrioti? (p.265)
Succederà in Italia, in Francia, esattamente con i giudei ciò che è successo con la disastrosa pseudo-antisepsi. È facile da prevedere. Queste parvenze di degiudeizzazioni, questi antisemitismi attenuati, misurati, letterari, coperti di parole, felpati, non perverranno a niente. Se voleste deratizzare una nave, spulciare la vostra casa, la deratizzereste a metà, spulcereste solo il primo piano? Sareste per certo di nuovo invasi entro un mese a diecine per volta di ratti in più, a ventine per volta di cimici in più.
Le degiudeizzazioni all’italiana, alla Maurras, alla circonlocuzione non mi dicono nulla che valga. Sono solo disinfezioni letterarie, inefficaci, irreali. Sono peraltro persuaso che ciò agli Ebrei faccia più pro che contro. (p.268)
Razzismo! Gli Ebrei hanno paura solo del razzismo. Se ne fottono dell’antisemitismo. Possono sempre aggiustarsi con l’antisemitismo. Il nazionalismo è lì solo per far colpo! per il battesimo! Razzismo! Razzismo! Razzismo! E non poco, ma integralmente! assolutamente! inesorabilmente! come la perfetta sterilizzazione di Pasteur. (p.269)
Niente di più ebreo dell’attuale papa. Del suo vero nome Isaac Ratish. Il Vaticano è un Ghetto. Il Segretario di Stato Pacelli, altrettanto Ebreo quanto il papa. (p.271)
La religione cristiana? La giudeo-talmudo-comunista? Una cricca! Gli Apostoli? Tutti Ebrei! Tutti gangsters! La prima banda? La Chiesa! Il primo racket? Il primo commissariato del popolo? La Chiesa! Pietro? Un Al Capone del Cantico! Un Trotzky per mugic romani! Il Vangelo? Un codice del racket… La Chiesa cattolica? Una trufferia di buone parole consolatorie, il più splendido dei raekets che mai sia stato montato non importa in quale epoca per l’abbindolamento, incaponimento degli Ariani. Non si farà mai di meglio! Fin da Sesostris è il gran gioco! […]Ciò che uccide l’ebreo nel comunismo è che l’incredulo può andare a vedere, rendersi conto, in Russia, e tornare dicendo che non è vero!… Che non esiste niente del Paradiso… Che i prosciutti non cadono dal cielo. Ciò fa male. (p.277)
La connivenza giudeo-cristiana, preludio alla grande corsa giudeo-massonica ha tutta la sua origine nel trattato di Verdun (843). Il Trattato dello Scuoiamento, dello Smembramento. L’Impero carolingio diviso in tronconi. Sabotaggio dell’Impero, trinciamento dell’Impero in tre bocconi idioti di territorio. Francia-Germania-Italia. Sabotaggio dell’Europa. L’Europa affastellata in cinquanta assurde frontiere. Creazione dell’Europa impossibile. Creazione dell’eterno conflitto franco-germanico, dell’eterna carneficina franco-germanica, dell’inesauribile uccisione di Ariani francesi contro Ariani tedeschi. (p.278)
Tutto il denaro dei Francesi, cosi contadini, così tirchi, non è più nelle loro saccocce, è passato nelle tasche degli ebrei, negli scantinati della City. È bastato un buon piccolo secolo di trionfale democrazia, di prestigiosa massoneria perché si compisse questo miracolo, che ai soldini spuntassero le ali e che non torneranno certo più da queste parti. (p.285)
Io, voglio che si faccia un’alleanza con la Germania e subito, e non una piccola alleanza, precaria, risibile, fragile, palliatival del per mal che vada! Niente affatto! Ma no! Ma nol… Una vera alleanza solida, colossale, in calce e sabbial Per la vita! Per la morte! Ecco come parlo!
Non sto nascondendo le mie preferenze, i miei sentimenti. lo trovo che senza questa alleanza siamo, e rimaniamo, spossati, scassati, morti, e che sia l’unica soluzione. Siamo entrambi popoli poveri, sprovvisti di materie prime, ricchi solo di coraggio battagliero. Separati, ostili, ciò non serve ad altro che ad assassinarci.
Separati, ostili, vicinanti, saremo sempre miserabili, schiavi degli asini, dei provocatori massonici, i soldati degli Ebrei, il bestiame degli Ebrei. Insieme si comanderà sull’Europa. Val ben la pena di tentare. Gli si rifilerà una tale strizza al Giudagliame da farlo evaporare dal pianeta. Senza alcun bisogno di toccarlo, lo si farà ardere giusto un pò… le punte dei piedi… si risveglierà come in un incubo. Saranno già tutti partiti! per sempre! (p.289)
Ci vuole dell’odio negli uomini per vivere, e sia! è indispensabile, è evidente, è la loro natura. Devono averlo per gli Ebrei, questo odio, non per i Tedeschi. Sarebbe un odio normale, salvifico, protettivo, provvidenziale, come contro un vaiolo devastante, o la peste che invade, i ratti propagatori di morbo. Vorrebbe dire qualcosa. L’odio contro i Tedeschi è un odio contro natura. È un’inversione. È il nostro veleno, e mortale. Ci viene iniettato tutti i giorni in dosi sempre più tragiche. La Francia è latina per caso, per combinazione, per disfatte, in realtà è celta, germanica per tre quarti. Il latinismo piace molto ai meridionali franco-massoni. Il latinismo sta appresso alla Grecia. La Grecia è già Oriente. L’Oriente è in pieno della Loggia. La Loggia è già l’ebreo. L’ebreo è già il negro. Cosí sia. L’arabizzazione del bianco per persuasione latina, attraverso promiscuità massoniche. La Francia è ariana, per nulla ebrea, niente affatto negra. La parte solida della Francia, l’anti-chiacchierona, è sempre stata la parte celta e germanica. La parte che si fa uccidere, la parte che produce, la parte che lavora, la parte che paga, è celta e germanica.
Dieci dipartimenti del Nord pagano tanto di tasse quanto tutto il resto della Francia. I fucilati bretoni hanno avuto tanti più uccisi (1380) in una sola giornata a Dixmude che tutti gli Ebrei di Francia durante tutta la guerra.
La parte non celtica in Francia discorre e pontifica. Fornisce al paese i suoi Ministri, i suoi Venerabili, i suoi Congressisti, iper-sonori. E la parte vinacciosa della Repubblica, la meridionale, profittatrice, scroccona, politica, eloquente, vuota. (pp.290-291)
Mi sembra che sia abbastanza chiaro. Non sono un gran partigiano delle allusioni velate, delle mezze tinte. Bisogna dire tutto oppure tacere. Unione franco-tedesca. Alleanza franco-tedesca. Esercito Franco-Tedesco. È l’esercito che fa le alleanze, le alleanze solide. Senza esercito franco-tedesco gli accordi rimangono platonici, accademici, versatili, velleitari… Basta mattatoi! Prima un esercito franco-tedesco! Il resto verrà da se. L’Italia e la Spagna in soprammercato, del tutto naturalmente, si congiungeranno con la Confederazione. Confederazione degli Stati Ariani d’Europa. Potere esecutivo: L’esercito franco-tedesco. Un’alleanza franco-tedesca per la vita, per la morte.Tutti i nostri guai vengono da Londra, dalla Giudeo-Bretagna. (p.293)
Ciò che, sia detto incidentalmente, non ci è ancora mai capitato.
L’alleanza franco-tedesca significa la potenza giudeobritannica ridotta a zero. Il fondo stesso del problema colpito, infine. La Soluzione. Una sola forza antiebrea in questo mondo, una sola reale forza pacifica: L’esercito franco-tedesco. (p.294)
Questo franco paese, per dir tutto, e senza alcuna esagerazione, non è che una oltremodo bassa colonia dello sfruttamento ebreo, una sotto-Palestina di gran lunga più degradata. (p.298)
Posseduti? Assorbiti? Non lo saremo mai e più vergognosamente d’oggi.
In breve, la domanda che ci si pone è questa, ed è molto semplice: Rimarremo degli schiavi degli Ebrei o ridiverremo germanici? A scelta.
Che cosa abbiamo da perdere in un’alleanza francotedesca? Gli Ebrei.
È una catastrofe sopportabile. Consolabile. E poi abbiamo dei buoni esempi, perfettamente collaudati, validi, di matrimoni franco-tedeschi. L’abbiamo abbastanza esaltata l’edificante Confederazione Elvetica? Che cosa aspettiamo per tentare? (pp.298-299)
Sto per tarpare le ali a un’anitra. Volerà lo stesso. Da ogni parte mi si annuncia che ho preso formidabili somme da Hitler. là la classica anitra, se così posso dire. Me ne frego altamente che mi si accusi dei peggiori orrori. Ci ho fatto l’abitudine. È la stupidità della supposizione che mi ferisce. Mi sento totalmente deprezzato. Siete troppo coglioni, suppositori, per inventare qualcos’altro? (p.305)
Ciò che scrivo lo penso, da solo, e nessuno mi paga per pensarlo, ne mi stimola. Nessuno, o quasi nessuno, può vantarsi di poter fare altrettanto, di potersi pagare questo lusso. lo posso. È il mio lusso. Il mio solo lusso. E non è finita! Non ho smesso di lavorare. Mia madre, a 71 anni, insiste ancora nel non voler dipendere da nessuno.
Seguita a lavorare, si guadagna di che vivere. Farò lo stesso. Nessun fannullone in famiglia. A 71 anni romperò ancora i coglioni agli ebrei, ai massoni, agli editori, a Hitler in sovrappiù, se tiri provoca. Che lo si dica. Ch’io sia, debba essere, che ben vi credo, l’uomo meno accettabile del mondo. Orgoglioso come trentasei pavoni non attraverserò la strada per raccattare in coda un milione dal ruscello di fronte. Ecco Ferdinando, al pelo. Bisognerà ucciderlo. Non vedo altro mezzo. La disgrazia è che la gente vi giudica sempre in base alle proprie personali tendenze, riassunte in fondo nel principio che sono quasi tutti vendibili, in qualsiasi momento, in qualsiasi tempo. Pure i più ricchi, i più superbi. Non smettono d’offrirsi. Infatti, la loro vita non è che un perpetuo imputtanire più o meno decorativo, più o meno miserabile, più o meno smanceroso, sontuoso, pretenzioso.
E poi vi dirò ancora una buona cosa. I veri affari che fruttano si fanno a sinistra, non a destra.
È pure curioso, a tal proposito, l’Italia, la Germania, ecco i due soli paesi che non mi mandano un cicchetto per le mie traduzioni. Traducono e poi basta.
Credete che il mio piccolo pennino non valga niente per i compratori del Cremlino, dell’I.S., della Banca d’Inghilterra, raffrontato a quegli stessi che coprono costantemente d’oro, ai peggiori brocchi?
Ed è tanto più facile, più redditizio, più lecito scroccare dal lato massonico! Tutti gli onori!
Sono abbastanza informato. Ci pensate che, a prender tutto, pure in Francia mi riuscirebbe arduo l’appropriarmi di un milione al mese presso una qualsiasi piccola cassa? Con un pretesto o con l’altro. Riflettetici.
Piantatela di giudicarmi secondo voi stessi, secondo la vostra misura. (pp.306-307)