LOUIS DESTOUCHES A SUO PADRE 16 Ottobre 1916

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LOUIS DESTOUCHES A SUO PADRE
[D’un’altramano:] 16Ottobre 1916
 TRADUZIONE
Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux
Ti mando il piccolo racconto allegato al Journal* che ho trovato tra le mie carte
Lo trovo meraviglioso
Ti può forse essere sfuggito.
RACCONTO DEL «JOURNAL»
LE PETIT BOIS
[IL PICCOLO BOSCO]**
[…] [Il sig. Panelard constata che, nel boschetto che frequenta anno dopo anno, alcuni drammi si formano: alcuni alberi, crescendo, soffocano gli altri che appassiscono e muoiono. Se ne addolora, non osando biasimare la «solida indifferenza di quelli che prosperano» nei confronti di coloro che s’indeboliscono. M afinisce tuttavia rivolgendosi a loro:]
Ah! miei piccoli amici! […] Dalla mia infanzia vi ritengo innocui; […] la vostra ombra verdeggiante, che riposa gli occhi e i cuori, mi appare come il classico simbolo della pace; e ora vi scopro in guerra, proprio come noi! La tragedia europea m’ha dunque aperto gli occhi su quella dei vegetali, esattamente come sulla nostra? Perché voi ci somigliate, amici miei, a meno che non siamo noi, invece, che vi rassomigliamo. Anche voi, combattete per la razza, e la differenza è che non ne sapete nulla. A parte questo dettaglio, ciascuno di voi, così come ognuno dei nostri, ha ricevuto nascendo l’inveterata missione, l’ordine oscuro e profondo di salvare se stesso e di perpetuare la sua specie, a scapito di altri, e sistematicamente uccidete tutti quelli che vi si avvicinano, senza nemmeno aver la scusa di essere malvagi.
— Cattivo? disse un’edera che strangolava una giovane quercia tranquillamente. Che cos’è questo, signore?
—É prendere piacere nel fare il male, amico mio.
— Ho provato piacere, dice la piccola quercia, quando ho ucciso un frassino, perché io respiro meglio da quando non è più al mio fianco.
—Ma ti divertiti a vederla soffrire per morire? No? Quindi, non c’è dubbio; sei una creatura decisamente inferiore. Perché è ben evidente ahimè! che l’istinto di conservazione, comune a tutti gli esseri, ha per corollario la necessità dell’omicidio; ed è altrettanto chiaro che la natura, per garantire con maggiore certezza il funzionamento degli istinti, si è presa carico di annettere a ciascuno di essi un godimento particolare; più le specie si raffinano, più questo godimento si precisa; gli animali ne fanno un piacere, che gli alberi non conosceranno mai, e gli uomini che spingono tutto all’estremo, ne fanno un vizio, che le bestie non conoscono ancora.
—Quindi, chiese allora il rovo, gli uomini sono i più malvagi?
— Non si può negarlo, ma sono anche i migliori, dato che hanno inventato parallelamente qualche correttivo: il rispetto per i deboli, la pietà, la giustizia, la devozione; vale a dire una legge morale che opponiamo alla legge di natura per limitare gli abusi. L’uomo è un animale terribile, ma è sublime al tempo stesso, perché è il solo al mondo che s’indigna davanti al crimine.
—A noi, dice il boschetto, non ce ne importa, siamo tutti neutrali.
EDMOND HARAUCOURT