LINA WERTMULLER – MIMÌ METALLURGICO FERITO NELL’ONORE

LINA WERTMULLER - MIMÌ METALLURGICO FERITO NELL’ONORE
LINA WERTMULLER – MIMÌ METALLURGICO FERITO NELL’ONORE

LINA WERTMULLER – MIMÌ METALLURGICO FERITO NELL’ONORE

MENU

FILM – SELEZIONE SCENE – EXTRA (Intervista al regista, Trailer originale) – CREDITS

Catania. Carmelo Mardocheo detto Mimì è un minatore comunista di solfatara che si rifiuta di votare per Don Calogero venendo così licenziato… Furioso, decide di emigrare a Torino, lasciando la giovane moglie Rosalia…

L’impatto con la metropoli del Nord è duro, in primis per via del clima… Ma anche lì si trova a che fare con un capò siciliano, cugino dei Tricarico già operanti in Sicilia, che trova lavoro a lui e ad altri emigrati, di fatto sfruttandoli…

Assunto in un cantiere, assiste a un incidente sul lavoro. I mafiosi caricano il cadavere su un autocarro sul quale sale anche Mimì che riesce a fuggire fermando un’auto in transito, lui che si era battuto per avvisare la famiglia dell’uomo… Recuperato, spacciandosi per affiliato e amico di Salvatore Tricarico, viene lasciato in pace, ottenendo anzi un buon posto da metallurgico con contratto regolare e assistenza sanitaria… S’iscrive inoltre al sindacato e al partito comunista… In Sicilia la notizia non è ben accolta e Rosalia è delusa di non poterlo raggiungere per motivi economici…

Nel mentre Mimì arrotonda lo stipendio facendo sesso con signore piemontesi…

Ma eccolo imbastire poi una relazione con una ragazza lombarda, Fiore, anch’ella attivista comunista ma trotzkista, che inizialmente lo aveva respinto per un approccio troppo aggressivo

La moglie, intanto, trova lavoro come operaia, mentre la gelosia di Mimì si scontra con quella di Fiore che gli vuole impedire di tornare a Catania…

I due finiscono per avere un bambino, mentre una sera, in un locale, durante un regolamento di conti tra malavitosi, Mimì rischia la vita… Negherà di aver visto in faccia il killer, Salvatore Tricarico, per evitare problemi…

Alcuni giorni dopo Mimì, accusato dai colleghi di essere diventato borghese, scopre di esser stato trasferito a una raffineria catanese, nonostante non abbia mai firmato la domanda di trasferimento… Con Fiore e il figlio torna così in città, celando il proprio aspetto per non farsi riconoscere… Contattato da un cugino di Salvatore Tricarico, Vito, che per gratitudine di non averlo denunciato, lo ha fatto trasferire alla raffineria dove potrà fare carriera… Infatti da subito è nominato caposquadra…

Mimì decide poi di tornare a casa, negando alla moglie di averla tradita ma senza farci sesso

Quando in paese si diffonde la voce della presenza di Fiore, viene informato da alcuni amici che, in sua assenza, sola e senza figli, la moglie ha avuto una relazione con un brigadiere, Amilcare Finocchiaro, del quale è incinta, lui sposato con cinque figli… Mimì non la prende affatto bene, deciso a vendicarsi… Picchia la moglie, costringendola a confessare tutto quanto fatto con il finanziere… Lui ribatte: non aveva più avuto rapporti con lei perché in relazione con un’altra donna con la quale ha avuto un bambino. Stavolta è Rosalia a passare all’attacco cercando di ucciderlo con un coltello. La questione finisce tra avvocati e Mimì è costretto a dare il proprio nome al bastardo

Vito Tricarico gli mette a disposizione un sicario, che, però, non accetta di incaricare dell’omicidio di moglie e brigadiere…

Per vendicarsi ha in mente un altro piano: sedurre Amalia, moglie del brigadiere e metterla in cinta per vendetta… La donna la prende male, convincendosi poi a collaborare rimanendo infine incinta…

Tempo dopo, una domenica, Mimì, all’esterno della chiesa, alla presenza della moglie, del figlio bastardo, di Fiore e del figlio legittimo, di fronte ai presenti affronta il brigadiere proponendogli lo scambio dei bambini per regolare la questione. Il brigadiere estrae la pistola. Mimì lo affronta invitandolo a sparargli. A farlo è il sicario che gli passa poi la pistola. È così incastrato…

Unica a scrivergli in carcere è Fiore…

All’uscita, grazie all’amnistia, ad attenderlo sono tante bocche da sfamare: l’amata Fiore e il figlio, Rosalia e il bastardo, la vedova del brigadiere e i sei figli… Per mantenere tutti è costretto a lavorare per Don Vito Tricarico… Delusa, Fiore decide di andarsene assieme a Peppino, vecchio amico e collega di Mimì che ne ha criticato la parabola discendente verso la connivenza con la mafia e i padroni