How do you spell “coglioni”?, Pascal Ifri

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How do you spell “coglioni”?

Trasporre Céline in un’altra lingua è una grossa sfida – soprattutto se si è pudibondo e tentato dall’edulcorazione.

La prima traduzione americana del Voyage lo testimonia.

Di Pascal Ifri

TRADUZIONE

Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux

«Ricevetti così vicino al culo di Lola il messaggio d’un nuovo mondo”, scrive l’eroe-narratore del Voyage au bout de la nuit che diviene, a causa della sua amica americana, “tutto curioso degli Stati-Uniti” e soddisfa questa curiosità passando qualche mese nel paese di Lola. Quanto a Céline, effettua una missione in America del Nord nel 1925 come medico igienista prima di vivere un legame di diversi anni con una californiana, Elizabeth Craig, alla quale ha dedicato Voyage e per la quale fa un secodo viaggio oltre atlantico nel 1934 nella vana speranza di riconquistarla. L’interesse di Céline per gli Stati-Uniti è reciproco, poiché i suoi due primi romanzi vi sono stati pubblicati solamente due anni dopo la loro uscita in Francia e che, ad eccezione dei tre pamphlets antisemiti, la totalità della sua opera vi è ora disponibile, anche se si è dovuto attendere il 2003 e il 2009 per poter leggere in inglese i due volumi di Féerie pour une autre fois.

Piccola musica scaltra

Céline offre una sfida particolare ai suoi traduttori, specialmente a causa delle sue numerose innovazioni stilistiche, difficili da rendere in un’altra lingua, dei differenti piani lessicali che utilizza, i quali non hanno sempre degli equivalenti esatti, e del ritmo talmente distintivo della sua scrittura, che chiama la sua «piccola musica». È del resto su quest’ultimo punto che porta il consiglio dato da Céline al primo traduttore del Voyage in inglese, John Marks: “Cercate di immergervi nel ritmo sempre danzante del testo.” Il consiglio è stato ignorato, e Ralph Manheim giudicò giusto, diversi anni dopo, di ritradurre i due primi romanzi dello scrittore al fine di “rendere un’idea dello stile di Céline”.

Una breve comparazione delle due traduzioni in inglese del Voyage, il romanzo più classico di Céline, offre un scorcio delle difficoltà stilistiche e non solo incontrate dai traduttori. Il secondo ha così dovuto correggere vari errori del primo, che si spiegano spesso per lo stile particolare dell’opera, ma non sempre, dato che, per esempio, per Marks, «turbamento del di dietro» significa «malattia dell’ano». Nello stesso registro, quando Princhard spiega a Bardamu, riguardo i poveri, che Luigi XV «se ne imbrattava la zona perineale», Marks pensa ch’egli voglia dire che «non si preoccupava neanche di dargli un calcio in culo». Altrove, quando il narratore scrive che il governatore della Bambola-Bragamance «si sorbiva Vichy ogni anno», intende, come pensa Manheim, che lui «andava a Vichy in cura ogni anno», e non, come lo traduce Marks, che «si faceva inviare uno stock di Vichy ogni anno», senza precisare del resto se si trattasse di pasticche o di acqua minerale.

Manheim ha pure americanizzato il testo, rimpiazzando l’inglese britannico di Marks con quello americano, più vicino alla lingua di Céline. E soprattutto, sbarazzato della censura, meno delicato di Marks, ha provato a rendere più fedelmente la moltitudine d’espressioni e di forme, a volte crude e spesso divertenti, che conferiscono al romanzo una buona parte del suo sapore e della sua originalità. Così, per tradurre «coglioni trasudanti», piattamente trasformato in «abbondantemente traspiranti» da Marks, Manheim utilizza “palle” [couilles NdT], certo più banale di «coglioni» [rouspignolles NdT], ma questo termine non ha equivalente inglese. Allo stesso modo, il saporito «in questo mestiere d’esser ammazzato», tradotto quasi letteralmente da Manheim, diventa sfortunatamente in Marks qualcosa come «in questa storia di suicidio».

Manheim traduce anche più correttamente le numerose parole, popolari, argotiche e anche sconce che Marks aveva sistematicamente edulcorato. Per esempio, per «crepare», «bastardi» e «merda», che si trovano in una stessa pagina del romanzo, Manheim ha scelto dei termini appartenenti più o meno allo stesso registro mentre Marks utilizza le traduzioni come «morire», «porci» ed «escrementi». Altrove, «L’entusiasmo ahimé! Non è altro che per noi, questa puttana!” diventa in Marks «L’entusiasmo, ahimé, era la nostra bella prerogativa, a noi riservata!», mentre Manheim resta in un registro vicino: «L’entusiasmo, questa schifezza, ci era riservato!» Quanto all’insulto «inculati», che quest’ultimo rende con un termine differente ma altrettanto osceno, Marks lo traduce con un’espressione che significa «deficiente».

Lo stesso fenomeno si verifica per il vocabolario a connotazione sessuale. Così, l’espressione «vagine impazienti», divenuto in Manheim «vagine frustrate», era in Marks «femmine insoddisfatte». Come pure, «il pene formidabile» e il «fissato famoso» di Pomone, che Manheim traduce con degli equivalenti, sono trasformati da Marks in «sviluppo muscolare fantastico» e in «dono di Natura».

Non va diversamente con i verbi. Per esempio, quando è il caso «di farsi scopare a delle profondità indimenticabili e di godere come un continente», che Manheim rende quasi letteralmente, in Marks non si ha nient’altro che «formidabili delizie» e dei «piaceri nei più profondi recessi». Altrove, nel passaggio sulla ritirata di Russia vista da Parapine, in cui si dice che Napoleone va a Varsavia per «farsi spompinare […] dalla polacca del suo cuore» e dove «se ne va a scopare», Manheim scrive che va a «farsi succhiare» e «si fa mandare al settimo cielo» mentre Marks parla di «fare baldoria» e di «precipitarsi a letto». Ancora meglio, quando il narratore spiega che i soldati europei di Fort-Gono passano il loro tempo all’ospedale «a masturbarsi sulle lenzuola ammuffite», che Manheim rende letteralmente, Marks elimina del tutto queste poche parole.

Detto questo, il vocabolario è solo un aspetto, e Manheim ha giudicato soprattutto necessario di ritradurre Céline per «dare un’idea» del suo stile nel senso più specifico del termine. Tuttavia, numerosi elementi che segnano l’originalità della scrittura di Voyage non possono semplicemente essere resi in inglese, come la soppressione del «ne» in una frase negativa o l’uso di «ça» per «cela», di «que» al posto dell’inversione o di «soye» per «soit». È del resto il caso di costruzioni particolari, come «voilàt-y pas», o ancora «La sua Robinson d’infanzia», che può essere tradotto solo come «L’infanzia di Robinson». Al contempo, la tecnica della rievocazione («lei si dava da fare la vecchia Henrouille») rende molto meno bene in inglese, e i due traduttori generalmente lo evitano.

Attenti al gorilla

Tuttavia, Manheim rispetta di più la punteggiatura particolare del testo originale, soprattutto quando comprende delle frasi brevi, spesso esclamative e senza verbo, che Marks rende in maniera più tradizionale. Così, Manheim traduce «Infelici ma liberi cavalli!» con “Infelici, si, ma liberi!», mentre Marks aveva scritto: «In quest’affare erano infelici ma liberi». Il passaggio seguente fornisce un altro esempio tipico: «Scena di grossa carneficina, in cui le sue ovaie sgualcite prevedevano un risveglio. Questo valeva uno stupro da gorilla.» Manheim e Marks lo trasformano così, rispettivamente, in «Scena di grossa carneficina, in cui le sue ovaie stanche si ripromettevano un risveglio. Piacevole come essere violentate da un gorilla», e: «Dal profondo delle sue viscere appassite, lei era scossa al pensiero di qualche scena magnificamente sanguinolenta. L’idea era così eccitante per lei quanto quella d’essere violentata da un gorilla.»

Anche se la versione del Voyage di Manheim non è ideale, quella di Marks, che è stata la traduzione di riferimento per cinquanta anni nel mondo anglofono, dà un’idea molto imperfetta dello stile di Céline. È dunque tramite la sua visione del mondo e non per via della sua scrittura che quest’ultimo ha influenzato tanti scrittori americani, mentre lui si considerava prima di tutto come uno «stilista» e che contenuto e forma erano ai suoi occhi indissociabili. Conoscendo bene l’inglese, lui che era così puntiglioso per la correzione delle sue opere e che un giorno ha scritto che la minima virgola lo appassionava avrebbe certo potuto scoprire le manchevolezze della traduzione del suo romanzo, ma, come dimostra la sua corrispondenza con il suo editore americano, gli interessava solo il denaro che poteva venirgliene. Ad ogni modo, si sa che Céline faceva veramente poco caso alla letteratura degli altri quando era stata tradotta.