GIUSEPPE UNGARETTI – L’ALLEGRIA È IL MIO ELEMENTO. TRECENTO LETTERE CON LEONE PICCIONI

GIUSEPPE UNGARETTI – L’ALLEGRIA È IL MIO ELEMENTO. TRECENTO ELTTERE CON LEONE PICCIONI
GIUSEPPE UNGARETTI – L’ALLEGRIA È IL MIO ELEMENTO. TRECENTO ELTTERE CON LEONE PICCIONI

GIUSEPPE UNGARETTI – L’ALLEGRIA È IL MIO ELEMENTO. TRECENTO LETTERE CON LEONE PICCIONI

MONDADORI – Collana OSCAR SCRITTORI MODERNI n. 2055 – 2013

A cura di Silvia Zoppi Garampi

Con una testimonianza di Leone Piccioni

POETA DELLA SPERANZA. RICORDI IN FORMA DI FRAMMENTI

Di Leone Piccioni p. V

INTRODUZIONE

Di Cerco un paese innoncente

Di Silvia Zoppi Garampi p. XI

NOTA p. XXXI

1946 p. 3

A

[Lettera di Ungaretti ad Alcide De Gasperi]

Roma, il 7 luglio 1946

Signor Presidente,

mi permetta di esporLe per dovere alcune osservazioni, prima che venga presa dal Consiglio dei Ministri una decisione nei miei riguardi

1) La questione fu posta, e doveva essere posta, dalla Commissione d’epurazione. Essa si chiese: era avvenuta la mia nomina a professore nell’Università di Roma per ingerenza indebita delle gerarchie fasciste, oppure era essa realmente dovuta ad alta fama? (pp. 4-5)

2) Sulle mie doti di insegnante[…]non si pronuncerebbero diversamente gli studenti romani[…]. (p. 5)

3) L’istituzione della mia cattedra fu richiesta per pressione dell’opinione pubblica. Essa è sorta a somiglianza di quelle già esistenti in Università straniere, e che dovunque hanno dato ottimi risultati. […]

4)Non ho fa insistere sulla mia alta fama di poeta. (p. 6)

[…]può recare giovamento all’Italia diminuire moralmente e danneggiare, nella difficile vita economica della sua famiglia, un uomo che da molti critici nel mondo è considerato come forse il maggior poeta vivente. Ho fede nella sua giustizia e in quella del Consiglio dei Ministri.

[Giuseppe Ungaretti] […]

2

[Roma; 7 luglio 1946]

Caro Leone,

ecco alcune altre indicazioni che potranno essere utili.

La mia cattedra è cattedra che va data per chiara fama, o non può essere data. Non potrà essere messa a concorso, e se mi venisse tolta dovrebbe essere data ad altro scrittore di chiara fama, od abolita. È cattedra d’insegnamento complementare[…]. (p. 7)

1947 p. 13

1948 p. 15

1949 p. 16

1950 p. 24

1951 p. 35

26

[Roma, 20 settembre 1951] p. 35

Sono – si voglia o no mi si usino o no sgarbi in Patria – con Claudel, l’unico poeta moderno di primissimo rango vivente in Europa e nel mondo. (p. 36)

1952 p. 37

27

[marzo 1952]

[…]

Ho letto, con dispiacere, lo scritto di Flora. Pieno di boria, di spacconate e d’insulsaggine (chi c’è dietro? Quello scimmiotto di quasimodo che non ha saputo fin qui se non rifare malamente il Sentimento (perfino traducendo i Lirici greci) e poi (ora) il Dolore (uscito in gran parte in riviste, durante la guerra). (p. 37)

30

[23 novembre1952]

[…]

È morto anche Croce. La morte lascia sempre desolati, ne sentiremo la notizia. Ma non credo che per le lettere, il pensiero, e tutto il resto, sia la gran perdita che dicono. Sono sicuro che il tempo mi darà ragione. Cattiverie ne ha commesse più d’una, e inutili cattiverie. Iddio gli dia perdono e pace. (p. 41)

1953 p. 44

1954 p. 47

37

12/05/1954 p. 51

Potrei morire, dopo questo discorso, di vanità; ma non sono vano; ma so che tra i pochi viventi di valore nelle arti, sarei tra i pochissimi nel mondo a meritare il premio Nobel, se il premio Nobel vorrà ricompensare il merito.

Un abbraccio dal Tuo

Ungaretti (p. 51)

1955 p. 81

1956 p. 88

1957 p. 103

1958 p. 106

1959 p. 116

1960 p. 138

1961 p. 152

1963 p. 164

150 p. 181

[…]

A Milioni si pagano le barzellette dei Fo, Bramieri, e che so io. Fior di milioni si dà a qualsiasi cosa diseducante; ma un poeta vale, naturalmente, meno di una cicca. Si lamenta solo per dire che esiste anche il senso delle proporzioni, e amen. (p. 181)

1963 p. 183

172 p. 214

Sono vecchio, e vorrei terminare presto questo lavoro per me fondamentale, e per i posteri: dopo Valéry c’è stato nel mondo un sòlo poeta: Ungaretti, e tutto il restosono giuochetti a nascondino, paraventi che si smorzano e altri espedienti cretini per nascondere una filosofietta panzacchiana.[…]

Sono stanco di questa Italia dove gl’Ipocriti non hanno saputo a mio riguardo che commettere le più

vergognose ingiustizie. (p. 214)

174 p. 216

23 maggio 1963

Poi in Giugno e Luglio andrò a riposare, o meglio a lavorare in pace, a Santa Marinella. (p. 216)

175

Roma, il 24/6/63

Caro Leone, parto domani, martedì, per Santa Marinella, e, se tutto andrà bene, ci rimarrò fino alla fine del mese di Luglio.

Ecco il mio indirizzo di là:

Villini Astuto

3, via Nino Bixio

Santa Marinella

Roma (p. 217)

176

Santa Marinella (Roma)

Via Nino Bixio, 3 (Villino Astuto)

il 28/6/1963 p. 218

178

Roma, il 2/X/1963

Caro Leone,

parto domani giovedì per S.ta Marinella – Albergo La Scogliera – dove rimarrò pochi giorni – fino all’8 sera. (p. 220)

1964 p. 225

[…]

Insomma avrò avuto una vita durissima, ma non spesa invano: sono ilprimo poeata vivente nel mondo e ho aggiunto parecchie novità all’interpretazione della poesia degli altri. Amen. (p. 226)

197

Roma 24/6/1964

[…]

In Italia trionfa sempre la merda, nelle lettere, e in tutto. (p. 241)

1965 p. 244

Roma, il 10/1/1964 [1965]

1 via della Sierra Nevada

Caro Leone,

l’altro giorno ero a Venezia, e Carnon, venuto per un’intervista, mi dice che da Zanzotto avrebbe saputo che tutte le carte erano pronte per la firma del decreter cli nomina a Senatore a vita di Montale. Non dico che Montale non abbia meriti, e ha avuto grossi riconoscimenti: il premio Feltrmnelli, per esempio. Ma nessuno si accorge dell’ingiutizia che, per intrighi, si sta commettendo, non per la prima volta, a mio riguardo? Sono, e dovrebbe essere indiscutibile, il maggior poeta italiano vivente, e, forse, il maggiore del mondo. (p. 245)

208

Santa Marinella, il 10/6/1965 p. 251

222 p. 262

In tutto il mondo mi onorano come un campione della libertà e. della giustizia, e da parte d’Italiani avviene questo, per portarmi via riconoscimenti che mi erano dovuti: essi, senza timore di mettermi in uno stato d’uomo profondamente moralmente offeso, mi dichiarano, 8 soffiando negli orecchi creduli di chi poteva, che ero stato Accademico d’Italia, e peggio, e ottengono premio Nobel, Senato, premio Feltrinelli, ecc. Va bene. Va benone. Dei premi e del Senato me ne frego. E l’atto che è insopportabile, e sommamente cattivo. Probabilmente me ne andrò via da questo paese. Sono amareggiatissimo. Soffro per questo nuovo insulto come un cane, un povero cane frustato. (p. 262)

1966 p. 266

240

Roma, il 1/7/1966 p. 279

[…]

A Venezia, la sala stupéndà di Burri, l’ultimo pittore rimasto nel mondo. Morandi è piccino, piccino. Boccioni era ricco di idee, ma che brutta pittura. Fontana ha una purezza unica. Il resto o è vecchio o è stupido. La pittura è morta. La poesia è morta. Tempi allegri! (p. 280)

1967 p. 293

1968 p. 314

276

[1968]

Caro Leone

in me, non c’è Valery, uomo eccezionalmente dotato, e costruttore di macchine di poesia formidabili, Valéry non c’è in nessun modo. L’uno e l’altro, per idolo – avevo ed ho più d’un idolo – abbiamo eletto Mallarmé. Per il resto, c’è più Leopardi, tutto sommato che Mallarmé, nella mia poesia. Ma c’è soprattutto il miracolo d’mia nuova lingua poetica italiana, lingua italiana del 20° secolo, non somigliante ad alcun’altra, popola- re tanto che resiste al tempo e ha, per sempre, forza parlata, ieri come oggi, come fosse nata oggi tutta con la sua spontaneità, la sua semplicità, la sua naturalezza, dalla prima parola del 1914 alle recenti parole del Dialogo: lingua parlata. Difficile a volte per complicatezza psicologica da manifestare poeticamente e per il naturale inalterabile segreto (dono) della poesia, se è poesia, segreto anche per lo stesso poeta: l’ispirazione è segreto, segreto è. ciò che nella poesia resta la fonte: l’ispirazione vera. Ripeto c’è Jacopone, c’è Dante, c’è il Petrarca, c’è il Leopardi, ci sono io: il resto, in Italia, Zero. Il resto: pupupù pupùppu! Meritava il laticlavio. Per il Pappagallo, c’è stato addirittura il Premio Nobel.

Ti abbraccio forte

Ungà (p. 320)

1969 p. 338