GIUSEPPE D’AMBROSIO ANGELILLO – REDUCI DAL FRONTE DELLA BELLEZZA

 

GIUSEPPE D’AMBROSIO ANGELILLO – REDUCI DAL FRONTE DELLA BELLEZZA

ACQUAVIVA – APRILE 2007

 

IL SEGRETO

 

Chi è solo ha sempre questo segreto:

un cielo puro immobile.

Pazzie di cuori monotoni.

E mai a svegliarsi

qualcosa cambi.

L’occhio del solitario

è gonfio di questo mondo. (p. 7)

 

GIOVENTÙ IN CITTÀ

 

In periferia i ragazzi rubano pensioni

mentre in centro le ragazze adescano.

I figli degli operai

spacciano droga

imbottiti d’orsi feroci.

I figli degli impiegati invece

si fanno licenziare dal padrone

e sputano sui tram che portano a casa. (p. 22)

 

I BORGHESI A PUTTANE

 

pozzanghere di grano caldo su letti d’asfalto.

Ristoranti ben tenuti

e i piatti da vomitarci dentro.

I borghesi a puttane,

quieti e distinti.

Guardando fin dentro il tempo nostro

tappare la vera immagine dell’Essere.

A descriverla

c’è chi ride come un demente

c’è chi piange come un disperato. (p. 24)

 

NON SPINGERE MACCHINE DI ALTRI

 

[…]

Tira un calcio alla ruota del padrone:

la tua fatica

a te t’aumenta il dolore

a lui la ricchezza. (p. 26)

 

LA BELLEZZA

 

La Bellezza in città:

chiusa in camera

a non saperne più niente

del mondo di fuori. (p. 28)

 

CIÒ CHE OGNUNO SI SCEGLIE PER SÉ

 

[…]

Non ci si salva:

siam soli anche in mezzo agli altri. (p. 37)

 

ONORE AL TRADITORE

 

La puzza sacra del denaro

sibila nel Gran Tempio

e onora

il traditore.

Per mille secoli

s’invoca un fantasma

con strascico di splendore.

Per diecimila secoli

si scambierà ancora

fumo di sigaretta

per una vita d’amore.

Una vita d’amore

che non comincerà mai. (p. 66)

 

PERIFERIA MILANESE

 

Il padrone dell’elemosina

versa il suo tributo

al nulla:

quelli vengono con macchine potenti

e ramazzano gl’incassi.

Il ragazzino, con la faccia nera,

guarda lo zero assoluto

che rimane a lui.

Stasera mangerà

un tozzo di pane secco.

Al mattino una sua amichetta

è bruciata nella sua misera capanna di legno,

la candela s’era  rovesciata nel sonno.

Con gli occhi per il freddo

guarda il Re dei Pezzenti

che governa con lo scettro di un ossobuco. (p. 70)

 

GLI STOLTI

 

Braccia forzute di muratori.

Maledetti del Demonio,

voi che case costruite

e ombre non avete.

Maledetti dal Delmonio e da Dio.

Miriadi di disgrazie

vi colpiscono,

da sopra e da sotto,

da destra e da sinistra,

mercenari e venduti,

voi che questo mondo distruggete

e ingrassate porci.

Retroguardia di Satana,

ingiustizia e Miseria per voi

e dannazioni e caos,

per la Casa di tutti.

Si vendono gli uomini

e arricchiscono Mefistofele sempre.

Mai se stessi.

Gli stolti. (p. 73)

 

NELL’OMBRA

 

La vera saggezza se ne sta nell’ombra.

Passa il potente e non ti vede.

E chi non ti vede non può mai colpirti.

Anche se è più grosso di tutti. (p. 83)

 

L’UOMO DI CITTÀ

 

All’angolo della strada

striscia piano l’anima dell’uomo di città.

Cerca impiego al di sopra di tutti

per finire miserabile sotto le

macchine dei più minuscoli borghesi. (p. 85)

 

RAGAZZI ALL’ASSALTO

 

I ragazzi all’assalto

facevano tremare

tutte le vecchie capitali.

Portavano sciarpe rosse

e sguainavano sogni veri,

di puro arcobaleno.

Questi son eleganti e signori

quando incontrano una troia

cortesemente chiedono:

“Scusi, signora,

ma quanto si prende lei?” (p. 86)

 

TROPPO

 

Si desidera sempre troppo.

Dopo la festa il piacere,

dopo il piacere le tre isole

della compiuta Felicità.

Ma la nostra Anima è triste

perché nessuno di quelli che conosciamo

ci ama per quello che veramente siamo. (p. 92)

 

GENTE TRISTE

 

Gente triste

odia facilmente.

E nera l’erba di città

lega l’occhio

al suo dispiacere.

Chi ama è sempre lontano.

E gli uomini

sono sempre più soli. (p. 118)

 

SCONOSCIUTO

 

Non è del tutto stupido

chi vive da sconosciuto.

Va al caffè e beve felice.

Ride

e non si contiene.

Chi vive da famoso

vive nella paura. (p. 120)

 

IL MENDICANTE

 

Il mendicante nella pozzanghera

alza la mano in segno di saluto.

Quel disperato è cortese con me

e io sorrido sconfitto.

La mia borsa di rape

me la sento così falsa

tra le mie mani.

Eppure sono anch’io così povero.

L’anima ci dorme dentro

così caliginosa.

Mi vergogna dei miei stessi persecutori. (p. 124)

 

COSE DA NULLA

 

Grandi promesse

come pietre,

belle aspettative

come macigni.

Potrei costruirci un castello,

ma son solo giorni amari

tutte queste cose da nulla. (p. 125)

 

UN GIORNO AL CAFFÈ

 

Al piano di un caffè sperduto di periferia

una volta mi son seduto

e mi son detto:

“non vado via

finché qualcuno non mi dice una parola”.

Passò l’umido del mattino,

passò la nebbia del pomeriggio,

passò pure la pioggia della sera.

Solitudine sconfinata intorno a me.

Dal pavimento coperto di segatura sporca

verso notte

emerse un cameriere dagli occhi chiari

che mi disse:

“Dobbiam chiudere, signore”. (p. 130)

 

GIORNO E NOTTE

 

Il cane del giorno

che t’abbaia nelle orecchie,

il gatto della notte

che ti aspetta sui tetti. (p. 209)

 

GIOCHI PROIBITI

 

Si mangia il verde prato

la città

che truce

gioca proibito.

Ci prova

e ci riesce.

E l’uomo, stupido mammalucco,

che si diverte ancora,

con le sue luride borse della spesa. (p. 215)

 

IL BENE GOVERNA IL MONDO

 

Eppure il bene governa il mondo,

perché l’oceano

o la ragazza

rimangono ancora un dolce mistero

vietato a qualsiasi spirito gretto. (p. 248)

 

LA FOLLA

 

La folla

è un mostro nero

che comanda con lo stomaco

senza testa

s’inventa un nuovo cervello:

il culo.

E nel cacatoio s’inquieta

e s’arrabbia senza requie

finché con calma

non gli piscia in testa

il gatto del padrone.

E allora d’incanto

tutto s’acquieta.

E non si sente ventilar

che qualche aristocratico peto. (p. 262)

 

STAGIONI

 

Pensa l’uomo

lungo la nera terra

che pigra

sgrana il suo rosario di lente stagioni.

Vola il sentimento

e poi precipita

sfracellandosi

in un amore morte. (p. 278)

 

LA GIOVENTÙ

 

Contro tutto l’universo

la gioventù

sempre conduce guerra.

Spietata e amorosa

là porta le sue armate.

Ma quelle tutte se ne vanno in cenere,

perché il mondo

a se stesso

con grande violenza

porge il suo nulla. (p. 286)

 

SUL RETTILINEO DEL FOLLE

 

Sul rettilineo del folle

anche la parola di colui che sta tranquillo

ascolta il suo cuore.

Votato alla fratellanza,

a rischio del manicomio. (p. 314)

 

OGNUNO VIVE SOLO

 

Ognuno vive solo.

E umilmente ne risponde

alla Terra e all’Inferno.

E spassato fissa la data

di quando la cassa chiodata

sparirà tra i neri flutti

di queste oscure colline.

Diecimila demoni allora

spargeranno dalle scarpe

posate sotto il letto

e banchetteranno

per mostrare a tutti

che solo i maligni

risorgono dalle loro ceneri.

Poiché alla fine

ognuno rimane solo.

Anche il santo. (p. 316)

 

LINGUELUNGHE

 

I ricchi son tutte linguelunghe.

Ma arriva la Morte

e gliela spunta.

Coglioni come tanti. (p. 324)

 

INFIDI COME SERPI

 

Infidi come serpi,

i denti stretti

come un muro.

Lo Stato difende i confini,

e i nobili

si mangiano tra di loro

come cannibali sballati.

Il giusto sorride,

quando tutto diventa amaro

non resta che questa cogliona.

Ma la forza

è nel Bene.

E decade chi lascia il fratello,

s’assassina da solo

chi segue il peggiore.

Nessun vantaggio

può venire dal malvagio,

meditino a lungo su questo

tutti gli idioti.

Tutti i frettolosi. (p. 359)

 

LA PAROLA DEL FILOSOFO

 

La parola del filosofo

solca i millenni,

l’idiota invece si bea

del suo ridicolo attimo di gloria. […] (p. 390)

 

ONORA IL TUO TEMPO

 

Onora il tuo tempo,

e felice o infelice,

combatti fiero

impugnando forte i tuoi anni.

Vera ricchezza

di ognuno. (p. 404)

 

GIUSTIZIA

 

Se t’accusano non restar mai zitto

ma travolgi chiunque

con le tue parole di fuoco.

Vince sempre, ricordati,

chi ha più benzina.

La giustizia degli uomini

non è altro che una guerra di parole

in un deserto sempre innocente. (p. 441)

 

AFFARI DI MALINCONIA

 

Affari di malinconia.

Si comprano bei vestiti

e si entra nella tenebra.

Si accende la luce

e si chiudono gli occhi. (p. 445)

 

VERITÀ DEL NICHILISMO

 

Se si vuole il Nulla

intimamente, proprio per questo,

si sente la mancanza del Tutto. (p. 488)

 

GUERRA

 

Penosa la nuvola

che combatte con il sole

eppure qualche votla l’oscura. (p. 509)

 

SI PASSA

 

Scivola via la vita

come un bacio nel vento.

Generazioni al macero

ormai del tutto fuori uso,

mentre bambini sconosciuti,

corrono nei nuovi cortili. (p. 541)

 

OSCURA

 

Oscura a noi stessi

la nostra vita.

Attorniata in assedio

da una amorfa moltitudine

la vediamo estranea

accontentarsi di un poco

di un niente

che mai veniamo a sapere

cosa veramente sia.

Mai del tutto nessuno la occupa,

mai del tutto

noi la abbandoniamo. (p. 551)

 

SE NE VA L’UOMO

 

Se ne va l’uomo

e lascia un vuoto

che innocente il tempo

piano piano sempre riappiana.

E nulla mai

sembra che accada. (p. 555)