GIUSEPPE D’AMBROSIO ANGELILLO – CONTADINI E SQUATTRINATI

GIUSEPPE D’AMBROSIO ANGELILLO – CONTADINI E SQUATTRINATI
ACQUAVIVA – DICEMBRE 2012

Con fotografie, disegni e immagini a colori…

IL CONSIGLIO p. 8

[…] spartisci la pagnotta con il tuo fratello, e poi vedresti che nemmeno esisterebbero più i pezzenti, se tutti i ricconi pari tuoi facessero come te. (p. 10)

IL SALE DELLA VITA p. 94

Mica tanto, ma sarebbe ancora più fesso se corresse dietro alle cose che ha visto che già le ha[…]. (p. 94)

UNA PICCOLA STORIA p. 122

[…] Hai ancora questo piccolo spazio di blog che ti dà internet e google, e allora ti dico questa piccola cosa: la tua piccola vita non è più piccola del re dell’Inghilterra e dell’imperatore del Giappone. La tua piccola vita forse non significa proprio niente ma è bella lo stesso, proprio come quella del d’Ignhilterra e dell’imperatore del Giappone, e allora alzati pure al mattino come si può alzare un leone. Nessuno ti può bruciare come un piccolo pezzo di carta che non vale niente se tu non glielo permetti, e allora anche se sei solo non è proprio vero per niente che sei così piccolo, almeno non così piccolo come qualcuno che non esiste nemmeno a questo mondo così incredibilmente immenso per non avere un posto una dignità un futuro e una maledetta forza anche per te. (pp. 122-123)

LA TERRA DI NESSUNO p. 189

Sì, cara mia,
abitiamo tutti nella terra di nessuno
perché nessuno ci chiama,
nemmeno un libro.
Fuggire è la nostra migliore scienza,
e nasconderci
la nostra sbornia più amata.
Che farci?
Nulla.
La notte ci circonda il cuore
e la nostra lampada sciocca
se ne diventa questa pagina bianca
dove un po’ tutti ci inventiamo
una vita migliore.
Partire sempre:
piroscafi,
treni,
carrozze,
va bene tutto,
purché si levi sempre l’ancora
alla nostra natura di eterni fuggiaschi.
Ma da chi scappiamo
se non dalla nostra eterna paura
interiore, sempre zittita,
che ci vuole sempre zittita,
che ci vuole sempre bambini
a giocare sulla sabbia della spiaggia,
e mai marinai di alto mare? (pp. 189-190)

COME SI FA A PASSAR LA VITA SENZA MAI LAVORARE p. 199

[…] Per me invece se uno passa tutta la sua vita senza lavorare può significare solo una cosa.
Cosa?
Che è morto. E questa non credo proprio che sia una gran fortuna. (p. 199)

IL VERO RICCO S’ACCONTENTA IL FALSO MAI p. 285

Di troppe speranze
non è mai morto nessuno
anche se si vive in perdita,
di gelo nell’anima ne ho visti tanti invece
non arrivare nemmeno
al prossimo angolo. (p. 286)