FRIEDRICH NIETZSCHE – POESIE

FRIEDRICH NIETZSCHE – POESIE
ACQUAVIVA – 2005

A cura di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo

POESIE DELL’ADOLESCENZA E DELLA PRIMA GIOVINEZZA p. 5

SENZA PATRIA

Fuggitivi cavilli mi portano
intrepidi ed impavidi
attraverso la vasta distanza.
Chi mi vede, mi conosce;
chi mi conosce, mi chiama
il signore della patria. […]
Nessuno deve osare
di chiedermi
dov’è la mia patria.
Io non sono mai stato legato
a luoghi né ad ore fugaci;
sono libero come l’aquila.
Urrà! (p. 5)

DISPERAZIONE

Di lontano squilla il rintocco
della campana
che nella notte echeggia sordamente.
Io non so che cosa posso fare:
la mia gioia è finita,
il mio cuore è oppresso.
Le ore fuggono silenziose come spettri;
lontano risuona il tumulto
e lo strepitio del mondo.
Io non so che cosa voglio fare:
il mio cuore è oppresso,
la mia gioia è finita. […]
io non ho tregua né riposo,
io cammino muto verso la spiaggia,
verso i flutti, verso la tomba:
il mio cuore è oppresso,
la mia gioia è finita. (p. 17)

RITORNO

I
Io sono ritornato
stanco come un viandante,
cui la terra natia sommessamente
canta il suo canto vespertino.
O cuore, sempre eguale,
irrequieta foglia,
ora scendi a terra,
trova la tua tomba. (p. 20)

ORA E UNA VOLTA

Il mio cuore è tanto oppresso,
la stagione tanto triste,
e non sono mai pago:
mi trascinan lontano nel vortice
tristezza, dolore e piacere.
Non posso più vedere il cielo,
l’azzurro cielo di maggio.
Un selvaggio dolore ora mi assale
con voluttà e fastidio.
Ho infranto il retaggio
del tempo passato,
che mi richiamava alla memoria
la felicità dell’infanzia.
Ho spezzato ciò che mi legava
alla fede infantile.
Ho giocato col mio cuore
e quasi me lo son lasciato rapire.
E che cosa troverà? Ciò che è perduto,
è perduto!
Restano soltanto le lacrime! (p. 31)
Sono vecchio come una moneta
coperta di verde patina,
di muschio, di rughe sulla figura
che un tempo la fregiava.
I profondi e duri solchi del dubbio
la solcano;
il grigio e torbido fango della vita
tenta di avvilupparla. (p. 32)

SILS-MARIA

Io sedevo aspettando qui… nulla
aspettando,
al di là del bene e del male, godendo
ora della luce ora dell’ombra; tutto
era solo gioco,
tutto lago, tutto meriggio, tutto tempo
senza meta.
Allora, d’improvviso, o amico, l’uno
diventò due
…e Zarathustra mi passò vicino. (p. 73)

DELLA POVERTÀ DEI PIÙ RICCHI

[…]
Una volta ingiunsi alle nuvole
di andarsene dalle mie montagne;
una volta dissi: “Più luce,
o tenebrose!”
Oggi le invito a venire:
“Fate il buio intorno a me
con le vostre mammelle!” (p. 133)