ERNESTO CHE GUEVARA – I GIOVANI


ERNESTO CHE GUEVARA – I GIOVANI
BALDINI E CASTOLDI – Collana I SALDI/TASCABILI n. 59 – 1996

DISCORSO INAUGURALE DEL I CONGRESSO LATINOAMERICANO DELLA GIOVENTÙ p. 7

CHE COSA DEVE ESSERE UN GIOVANE COMUNISTA (20/10/1962) p. 25

Per questo l’Unione dei Giovani Comunisti innalza i suoi simboli, che sono gli stessi simboli di tutto il popolo di Cuba: lo studio, il lavoro e il fucile. (p. 26)
L’Unione dei Giovani Comunisti deve definirsi con una sola parola: avanguardia. Voi, compagni, dovete essere l’avanguardia di tutti i movimenti. I primi nei sacrifici che la Rivoluzione richiede, di qualunque tipo essi siano. I primi nel lavoro. I primi nello studio. I primi nella difesa del paese. (pp. 26-27)
Se non c’è l’organizzazione, le idee, dopo il primo impulso, vanno perdendo efficacia, cadono nella routine, nel conformismo e finiscono per essere semplici ricordi. […]
[…]sono cadute nell’oblio per la mancanza del necessario apparato organizzativo per sostenerle e portarle a buon fine. […]
Appartenere all’Unione dei Giovani Comunisti deve essere il più alto onore di un giovane della società nuova. (p. 27)
Lo studio a tutti i livelli è anche oggi un compito della gioventù. (p. 29)
Questo compito è sicumile a quello dell’alfabetizzazione. È un compito di sacrificio che si svolge allegramente[…]. (pp. 29-30)
Ma la gioventù deve creare. Una gioventù che non crea è veramente un’anomalia. (p. 31)
Quando si osserva una Brigata di Lavoro Volontario e si suppone che vi siano dei Giovani Comunisti, in molti casi non ve ne sono. Non ce n’è uno. Il dirigente doveva andare a una riunione, l’altro era malato, l’altro non era informato. Il risultato è che l’azione fondamentale, l’azione di avanguardia del popolo, l’azione di esempio vivente che smuove e porta avanti tutti – come hanno fatto i giovani di Playa Giron – non si ripete nel lavoro. La serietà che deve avere la gioventù di oggi per affrontare i grandi impegni – di cui il maggiore è la costruzione della società socialista – non si riflette nel lavoro concreto. (p. 33)
Com’è possibile che voi, che già oggi avete questo nome, disdegnate il lavoro? Qui c’è una mancanza. Una mancanza nell’organizzazione, nella classificazione, nel lavoro. (p. 34)
Ma noi dobbiamo difendere la nostra Rivoluzione, ed è quello che facciamo tutti i giorni. E per poterla difendere bisogna costruirla, fortificarla con quel lavoro che oggi non piace alla gioventù, o che perlomeno è da essa considerato come l’ultimo dei suoi doveri, perché conserva ancora la mentalità antica, la mentalità del mondo capitalista, e cioè che il lavoro è sì un dovere, una necessità: ma un dovere e una necessità tristi. (pp. 34-35)
Oggi al ministero si è tenuta un’assemblea per discutere l’emulazione. […]
Il regolamento e la forma sono necessari per poter poi paragonare il lavoro svolto dalla gente entusiasta che si sta emulando. (pp. 35)
Quando due compagni, ognuno su una macchina, si emulano a vicenda per costruire di più, dopo un certo tempo cominciano a sentire la necessità di qualche regolamento per determinare quale dei due produce di più con la sua macchina, la quantità del prodotto, le ore di lavoro, il modo in cui ognugno lascia la macchina, in cui ne tiene cura… molte cose. (pp. 35-36)
Il regolamento dovrebbe essere la conseguenza dell’emulazione – che vuole essere attuata in modo anarchico ma entusiasta, straripante – per tutti i centri di lavoro di Cuba. In quel caso la necessità di regolare l’emulazione sorgerebbe automaticamente. (p. 36)
Senza il lavoro extra che crea più eccedenze per nuove fabbriche, per nuove installazioni sociali, il paese non avanza. […]
Io credo che la prima cosa che deve contraddistinguere un giovane comunista sia l’onore che prova a esserlo. […]
Insieme a questo, un grande senso del dovere verso la società che stiamo costruendo, verso i nostri simili come esseri umani e versgo tutti gli uomini del mondo. (p. 37)
Oltre a questo, una grande sensibilità di fronte a tutti i problemi, una grande sensibilità di fronte all’ingiustizia, spirito anticonformista ogni volta che sorga qualcosa che non va, chiunque lo abbia detto. Approfondire tutto ciò che non si capisce. Discutere e chiedere chiarimenti di ciò che non è chiaro. Dichiarare la gerra al formalismo, a tutti i tipi di formalismo. (pp. 37-38)
Il giovane comunista deve proporsi di essere il primo in tutto, lottare per essere il primo, e sentirsi infastidito quando in qualcosa occupa un altro posto, lottare per migliorare, per essere il primo, ma essere fra i primi, nel gruppo di avanguardia sì. Essere un esempio vivente, essere lo specchio dove si guardano i compagni che non appartengono alla Gioventù Comunista, essere l’esempio cui possano guardare gli uomini e le donne di età più avanzata che hanno perduto la fede nella vita eche di fronte allo stimolo dell’esempio reagiscono sempre bene. Questo è un altro compito dei Giovani Comunisti.
Poi un grande spirito di sacrificio, uno spirito di sacrificio non solo nelle giornate eroiche, ma per ogni momento. Sacrificarsi per aiutare il compagno nei piccoli compiti affinché possa svolgere il suo lavoro, affinché possa compiere il suo dovere nella scuola, nello studio, affinché possa migliorarse in qualsiasi modo. Stare sempre attento a tutta la massa umana che lo circonda. (p. 38)
In sostanza si impone al giovane comunista di essere essenzialmente umano, essere tanto umano da accostarsi meglio dell’uomo; purificare il meglio dell’uomo per mezzo del lavoro, dello studio, dell’esercizio continuo della solidarietà con il popolo e con tutti i popoli del mondo; sviluppare al massimo la sensibilità fino a sentire l’angoscia ogni volta che in qualsiasi angolo del mondo viene assassinato un uomo e fino a sentirsi entusiasta ogni volta che in qualsiasi angolo del mondo si innalza una nuova bandiera di libertà. (pp. 38-39)
Il giovane comunista non può sentirsi limitato dalle frontiere di un territorio: il giovane comunista deve praticare l’internazionalismo proletario e sentirlo come cosa propria. […]
[…]contro il colonialismo, contro il neocolonialismo, contro l’imperialismo, contro tutte le forme di oppressione dei sistemi ingiusti. […]
Questo è ciò che noi pensiamo debba essere un giovane comunista. (p. 39)

DISCORSO AL VII CONGRESSO INTERNAZIONALE D’ARCHITETTURA (29/08/1963) p. 42

Agli altri, ai discordi, agli scontenti onesti, a quelli che affermano che non sono né saranno mai socialisti, diciamo semplicemente: «Bene, nessuno le ha chiesto prima se era o no capitalista; lei aveva un contratto e lo rispettava; rispetti ora il suo contratto, lavori e si tenga le idee che vuole,; noi rispettiamo le sue idee».
Così ci stiamo dedicando alla costruzione, con molti problmei, con molti balzi all’indietro. Il cammino dela Rivoluzione non è fatto di successi continui, di avanzata sostenuta, di marce ritmiche. Ci sono momenti in cui subiamo battute d’arresto, perdiamo lo slancio rivoluzionario e cadiamo nel disorientamento. Dobbiamo riunire le forze, analizzar ei problemi, studiare gli errori e continuare il cammino.
Così si fanno le Rivoluzioni, così si consolidano le Rivoluzioni. Si comincia com’è cominciata la nostra: con un gruppo di uomini appoggiati da un popolo in una zona favorevole alla lotta. (p. 47)
Il vostro compito, compagni studenti, è mettere in pratica gli insegmaneti di Lenin: «Ogni rivuluzionario deve essere nel suo posto di lavoro, di lotta, il migliore». (p. 51)
Questa generazione, che ha reso possibile l’apparente miracolo del sorgere della Rivoluzione socialista a pochi passi dall’imprialismo nordamericano, deve pagare la gloria con il sacrificio. Deve sacrificarsi giorno dopo giorno per costruire con il suo sforzo il domani. (p. 52)
«Ogni vero yuomo deve sentire sula propria guancia lo schiaffo dato sulla guancia di qualsiasi uomo.»
Questa deve essere la sintesi delle idee della Rivoluzione nei confronti di tutti i popoli della terra. E così deve essere sempre la nostra gioventù: libera di discutere e di scambiarsi punti di vista, preoccupata di ciò che succede nel mondo intero, aperta alla tecnica del resto del mondo, ricevendo da tutto il mondo ciò che ci piò dare e sempre sensibile alle lotte, alle disgrazie, alle speranze dei popoli oppressi. (p. 53)

ALLA CERIMONIA DI CONSEGNA DEI CERTIFICATI DI LAVORO COMUNISTA (11/01/1964) p. 54

L’atteggiamento comunista di fronte alla vita è quello di mostrare con l’esempio il cammino da seguire, è di guidare col proprio esempio le masse, qualunque siano le difficoltà che si dovranno superare lungo a via. (p. 54)
Facciamo che l’esempio preceda le parole, facciamo che ognuno di noi sia una bandiera che i compagni debbano seguire per ottenere la costruzione del comunismo. (p. 56)

I GIOVANI E LA RIVOLUZIONE (09/05/1964) p. 57

BIOGRAFIA MINIMA p. 71