DINO BUZZATI – LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA

DINO BUZZATI – LA FAMOSA INVASIONE DEGLI ORSI IN SICILIA
EUNAUDI – Collana LA BIBLIOTECHINA – 2004

Disegni di Dino Buzzati
A cura di Tina Piccardi

I PERSONAGGI p. 7
LE SCENE p. 13

CAPITOLO I p. 10
Un tempo la Sicilia era ricoperta di altissime e impervie montagne abitate da orsi. Un giorno il loro re, Leonzio, va in cerca di funghi con il figlioletto Tonio che, in sua momentanea assenza, viene avvicinato da due cacciatori umani che lo rapiscono conducendolo a valle… Per l’onta di essersi fatto sottrarre Tonio, Leonzio ne annuncia la morte per caduta in un dirupo a Corte…
Per anni il re medita su come potersi recare tra gli umani a cercare il figlio, fino a che, a causa di un inverno terribile che riduce gli orsi alla fame, è ben felice di accettare la proposta dei sudditi di invadere la pianura per trovare cibo e riparo…
Tra gli umani regna il borioso Granduca che, avvertito dall’astrologo e profeta di corte, il professor De Ambrosiis, di una prossima invasione dalle montagne, si limita a far frustare e cacciare l’uomo e a inviare soldati a massacrare qualsiasi essere vivente ivi presente… La spedizione ha successo, peccato che gli orsi si fossero rintanati nelle loro grotte, principiando la discesa poco dopo… Avvistati, il Granduca gli manda contro l’esercito, ben armato ma impotente contro le palle di neve scagliate dall’alto di un picco dal gigantesco orso Babbone che costringono i soldati alla fuga, spaventati dalla presenza di quel che credono lo Spirito della Montagna…

CAPITOLO II p. 25

Ad assistere alla battaglia, pronto a intervenire con la sua bacchetta magica dotata di due soli incantesimi, c’è il professor De Ambrosiis. Proprio quando sta per usare la prima magia per far vincere il Granduca ed esser riammesso a corte con tutti gli onori, gli orsi sfondano costringendo alla ritirata gli umani. Il professore decide così di sfruttare l’occasione e di tentare di farsi amico degli animali…
Scesa la sera, il vecchio raggiunge gli orsi accampati in una radura, intenti a banchettare, presentandosi a re Leonzio. Questi accetta di buon grado i suoi servigi, incaricandolo di ritrovargli Tonio. De Ambrosiis lo implora allora di non fargli sprecare una magia, avviando una discussione che si protrae ininterrottamente fino al mattino seguente, allorché le sentinelle li avvisano dell’approssimarsi della terribile armata di cinghiali del principe di Molfetta, cugino del Granduca. La stragrande maggioranza degli orsi dorme ancora, e così, impaurito, il vecchio spreca una magia facendo involare gli attaccanti…
CAPITOLO III p. 35

Per vendicarsi dell’incantesimo speso, De Ambrosiis decide di condurre gli orsi presso il castello abbandonato e in rovina di Rocca Demona, certo che gli spiriti e le apparizioni notturne possano provocare la morte per spavento degli animali. Li precede altresì per avvisare i fantasmi con la scusa di voler preparare il castello all’arrivo degli ospiti…
Ma i suoi piani vanno in fumo, giacché i semplici animali non provano spavento alcuni di fronte ai fantasmi, tra i quali, peraltro, risultano esserci Teofilo e altri eroici combattenti caduti durante la battaglia del mattino… Teofilo sta per informare il re del luogo in cui si trova Tonio, ma, pronunciata appena una “T”, svanisce assieme agli altri per la fine dell’incantesimo, alle tre di notte, che consente agli spiriti di mostrarsi per una sola notte all’anno…

CAPITOLO IV p. 47

Leonzio si arrovella per trovare un indizio sul luogo di detenzione del figlio, fino a che alcuni orsi parlano del castello di Tremontano, sito sui monti Peloritani, dimora dell’orco Troll… Questi è ormai vecchio e per nutrirsi sfrutta il Gatto Mammone, da lui rinchiuso in una gabbia, che uccide cacciatori, viandanti e bambini che hanno marinato la scuola attirati fin lì da falsi cartelli…
Un corvo sveglia il Troll avvisandolo del prossimo arrivo di De Ambrosiis, suo vecchio conoscente. L’uomo lo informa del prossimo arrivo degli orsi, consigliandogli di liberare il Gatto. Il Troll è costretto a farlo, con il Gatto ha seminare il terrore tra gli avanzanti. Tra di essi, però, a risolvere la situazione è Smeriglio. Presa una bomba sottratta ai militi del Granduca, si fa infatti ingoiare dal Gatto accendendo la miccia nel di lui stomaco. Squarciato dall’esplosione, il gatto muore, mentre Smeriglio, seppur malconcio, resta vivo… Leonzio si precipita al Castello, trovandolo però vuoto. Fuggiti De Ambrosiis e Troll, mai stato presente Tonio… Tanti morti per nulla…
CAPITOLO V p. 59

Gli orsi proseguono la marcia verso la capitale, difesa dall’inespugnabile Fortezza del Cormorano al cui interno si trova il Granduca che, certo di facile vittoria, organizza un galà in Teatro…
Il primo assalto è agevolmente respinto, ma, il giorno seguente, grazie alle trovate dell’inventore Frangipane, gli orsi riescono a superare le mura volando sparati su palle di cannone e da catapulte, o arrampicandosi mediante scale… Complice l’alcool distribuito dal Granduca, gli umani si danno alla fuga…
CAPITOLO SESTO p. 69

Ignaro della disfatta, il Granduca si gode i festeggiamenti di quella che crede una facile vittoria al Grand Teatro Excelsior, dove si esibisce come equilibrista anche l’orsacchiotto Goliath… Proprio durante il suo numero, ecco irrompere in sala re Leonzio e i suoi soldati. Il re riconosce Tonio nell’equilibrista, commosso di poterlo riabbracciare. Ma il perfido Granduca spara al piccolo, presto crivellato a sua volta di colpi dagli orsi. L’atmosfera si fa tesa e Leonzio piange sul corpo in fin di vita di Tonio…

CAPITOLO SETTIMO p. 79

La colomba della pace entra in sala, in ritardo invero per festeggiare il ritrovamento di Tonio. Spaesata per la tragedia in atto, decide di posarsi sulla tuba di De Ambrosiis, presente in incognito, picchiettandoci sopra. Commosso dalla scena, turbato e pentito delle cattiverie commesse ai danni di Leonzio e degli orsi, osservato da tutti i presenti, il vecchio decide di usare l’ultimo incantesimo disponibile nella sua bacchetta magica. Tonio si ritrova così guarito, seppur debole per il sangue perso… Del professore non c’è invece traccia, allontanatosi di soppiatto…
L’indomani gli orsi festeggiano per le strade fino al mattino seguente…

CAPITOLO OTTAVO p. 89

Dopo tredici anni Leonzio, re della Sicilia, osserva continuamente, tristemente, le montagne lontane, nostalgico dei semplici tempi passati contrastati dall’attuale decadenza dei suoi sudditi, sempre più simili ai vanesi e litigiosi umani. Ha inoltre l’oscuro presentimento che qualcosa di brutto si sita appressando…
Poco tempo dopo, De Ambrosiis subisce il furto di una nuova bacchetta magica, meno potente della prima, creata dopo il salvataggio di Tonio…
Sconcertato dal furto, mai verificatosi a palazzo, Leonzio convoca i sudditi umani intimandogli la restituzione della bacchetta a pena del pagamento di due marenghi a testa. Il professore gli fa notare che il furto può ben esser stato perpetrato dagli orsi, apprestandosi a raccontargli cosa combinino gli animali nel parco delle globigerine…

CAPITOLO NONO p. 97

De Ambrosiis racconta di come una sera, passando per il bosco, vi abbia scorto un fastoso palazzo illuminato e, in un locale scantinato adibito a taverna, orsi intenti a gozzovigliare… Da quelle parti abita il ciambellano Salnitro… Incredulo a quanto udito, volendolo verificare di persona, il re esce furente con alcune guardie. Nei pressi del bosco scorge il palazzo ma, avvicinandosi, questo scompare lasciando spazio a un’umile dimora al cui interno rinviene Salnitro… Con il dubbio irrisolto, il re s’allontana. In fin dei conti con la bacchetta trafugata si potrebbe far di tutto…
Un terzo fatto scuote il regno: il saccheggio della Banca Universale… Salnitro ne accusa il professore che viene così arrestato…
Sul luogo del delitto si aggira il curioso poliziotto Gelsomino che trova in terra alcuni peli d’orso decidendo d’informare con una lettera il re sui veri colpevoli…

CAPITOLO X p. 109

La lettera mette in guarda il re sulla presenza di un traditore a corte, invitandolo a presentarsi di sera in via La Bruyère 5… Lì si trova un villino al cui interno gli orsi sono dediti al gioco d’azzardo. Con sommo dolore, tra di essi il re scorge Tonio, ormai indebitato, che trascina via di peso fino a palazzo…
L’indomani Leonzio ordina l’adunata generale, ma ogni problema svanisce non appena il subdolo Salnitro lo distrae con un monumento a lui dedicato da edificare… Il re ordina l’avvio dei lavori che giungono in breve quasi a ultimazione, rappresentando invero la statua forse più Salnitro che lo stesso Leonzio, incapace tuttavia di sollevare il dubbio… Alla vigilia dell’inaugurazione, ecco tuttavia giungere alcuni pescatori trafelati con la notizia della comparsa di un terribile serpente di mare gigante…

CAPITOLO XI p. 121

Re Leonzio, Gelsomino e altri re affrontano il serpente a bordo di un’imbarcazione, sulla quale si trova anche Salnitro. Questi, approfittando dell’arpione conficcato dal re nelle fauci del mostro, avvia una sparatoria che gli consente di ucciderlo. Svanito il fumo e svelatosi il delitto, Gelsomino lo decapita… Seguiva da tempo le mosse del vile traditore, pur non avendo mai trovato il coraggio di denunciarne il furto della bacchetta e le altre malefatte, eccetto la rapina in banca… Il corpo del re viene trasportato a palazzo, ma le sue condizioni sono disperate…

CAPITOLO XII p. 131
In punto di morte Leonzio chiede al figlio e agli altri orsi di tornare sulle montagne e abbandonare i beni superflui e corruttori degli umani…
L’indomani gli orsi lasciano così la città, senza che nulla della loro presenza rimanga a memoria dei posteri. Della statua di Salnitro non s’hanno al giorno d’oggi che poche pietre celate in un giardino. Chiedendone a un vecchio, il narratore ha così appreso la storia che ha appena finito di raccontare, quella degli orsi siciliani…