DELIA FERGNANI – PICCOLA GUIDA PER FINIRE SOTTO UN PONTE

DELIA FERGNANI – PICCOLA GUIDA PER FINIRE SOTTO UN PONTE
ACQUAVIVA – MARZO 2008 – II ed

Raccolta di racconti, raccontini e poesie di Delia Fergnani che amplia il precedente “Ero un barcone e avevo un sogno” edito dalla Acquaviva nel 2005…
I testi sono molto scorrevoli e ottima risulta la scrittura, semplice, delicata, poetica e capace di far rivivere emozioni comuni a molti…

PICCOLA GUIDA PER FINIRE SOTTO UN PONTE p. 1

Il ponte, luogo simbolo per l’autrice che ritrova in essi quiete e libertà…
Sotto uno di essi si è fermata, un giorno, dopo aver deciso di andare in cerca di se stessa… Lì s’imbatte nella cagna Bionda… Saranno per anni compagne di scorribande, fino alla morte dell’animale… A seppellirla l’aiuta un forte e misterioso uomo, da allora altro suo fedele compagno che abita nel suo barcone, la “Pancia della Balena”…

LA QUERCIA DI ENEA p. 19

Enea era il padre della narratrice. Fantastico e misterioso l’albero di quercia presente nel suo studio, da piccola creduto vero ma poi rivelatosi una perfetta xilografia, realizzata da un compagno di studi del padre…
Quante storie, ricorda, il genitore le ha raccontato prendendo spunto da quell’albero…
Morto Enea, l’ormai donna porta la xilografia nella propria stanza, realizzando essere quello un ritratto simbolico del padre…

LA CAVALLERIZZA p. 31

La ricerca di una vecchia foto che ritrae il nonno, andato via di casa per seguire una circense di cui s’era innamorato a prima vista lasciando soli la moglie e due figli….

PENSIERINI p. 38

BUON COMPLEANNO p. 43

In occasione del cinquantesimo compleanno, la narratrice decide di seguire uno dei suoi riti preferiti: salire su un treno a caso per scoprire luoghi ignoti… Il convoglio si rivela essere diretto nella ben nota Ventimiglia, ma la riflessione sul tempo che scorre e su dettagli cui si fa caso con il passare del tempo, le danno comunque una grande soddisfazione…

E IN CUOR… p. 49

E in cuore le stelle dei dì futuri, citazione che colpisce la narratrice che se la ripete come un mantra…

COMPLICITÀ p. 52

L’autrice prende spunto da un racconto concernente la nobildonna Lucida Mansi, avvezza a specchiarsi in continuazione e trascinata all’inferno, per riflettere sul perché ci si specchia… Per ritrovarsi ogni mattino e rievocare giochi di bambina e ricordi d’infanzia…

QUEL FISCHIO p. 62

Struggente
la notte
il fischio
di un treno
che passa
come se la vita
corresse altrove
lasciandoti indietro. (p. 62)

UNO TIRA L’ALTRO p. 64

Nel flusso ininterrotto di pensieri si passa continuamente dall’uno all’altro. Seguire il filo logico delle loro connessioni è un gioco interessante che fa rievocare anche ricordi d’infanzia…

CHI VIENE ALZI LA MANO p. 71

In Chi viene alzi la mano, l’autrice narra del ritrovarsi dopo decenni con i compagni di classe. Emozionandosi per la storia di uno di loro, ultimo di dieci fratelli allattato dalla sorella maggiore, non può che riscoprire la gioia di vivere e la compassione per il genere umano capace di grandi gesti d’amore e altruismo…

GESTI p. 77

Il ricordo di una serie di gesti compiuti in vita… Atti che ci rappresentano, “un linguaggio figurato, privato e pubblico, che ci esprime e ci rappresenta”. (p. 85)

ERO UN BARCONE E AVEVO UN SOGNO p. 90

In Ero un barcone e avevo un sogno, il lettore s’immedesima in un barcone del Po che, un giorno, s’imbatte nella polena di una barca a remi innamorandosene perdutamente. Da allora vive il sogno e la speranza di poterla incontrare nuovamente… Finirà dismesso, incagliato su un prato dopo una prima piena e su di un altro per quella del Duemila, con una sola nutria come amica… Recuperato, viene infine utilizzato come struttura di ristorazione, ripensando sempre alla sua amata polena nell’unico giorno di chiusura del locale, in pace dal chiasso degli avventori… Gli gira sovente intorno una strana donna che scrive su di un quaderno…

LA PIUMA p. 103

In La Piuma la protagonista, una donna matura, riceve il commiato da Eros, addio che le lascia intatti i ricordi d’amore…

INSOLITE PIACEVOLEZZE p. 109

Una donna immagina di rilassarsi con pensieri di una giornata “diversa”, priva di stress e condizionamenti maniacali, concludendo, però, che quelle idiosincrasie fanno ormai parte del proprio essere…
Voce interiore e forza dell’abitudine la svegliano, facendole cambiare sogno…

SCENDERÒ QUELLE MIE SCALE p. 118

n Scenderò quelle mille scale si riflette sull’infanzia, età magnifica di fantasia, scoperte e spensieratezza, con la promessa di ritrovare in parte quello spirito in vecchiezza…

CIOCIO NON CAMBIARE p. 124
In Ciocio non cambiare l’autrice rende omaggio al regno animale, semplice, naturale e privo di parola…

E LA BORSA E LA VITA p. 130

Considerazioni sul profondo legame di una donna con la propria borsa e, nello specifico, con tutte quelle della propria vita, ricordate a una ad una dall’autrice…

PETIT – DEJEUNER p. 142

Un piacevole fugace incontro con il figlio in un locale…

A MODO MIO p. 147

L’omaggio alla madre morta, nel giorno in cui avrebbe compiuto cento anni, mediante il varo di una barchetta costruita con del polistirolo e una candela che le acque del fiume, nel buio, portano lontano…
QUELLI DI FAENZA p. 153

In Quelli di Faenza l’autrice ricorda una frase che le diceva sempre il padre per farle capire che non si può avere sempre tutto e che si può “fare anche senza come quelli di Faenza”… Una frase che l’ha sempre indispettita, da piccola, ma che poi ha fatto sua e ripetuto ai figli… Una banale rima, frustrante da bambina, d’ausilio in età adulta nei momenti di difficoltà o indigenza…
Un giorno ha preso il treno, ma, leggendo il cartello “Faenza”, commossa dai ricordi di una vita, s’è chiusa in bagno perdendo così la fermata… A Faenza non c’è poi mai stata…

MA IL MIO NOME È RIMASTO A RIVA p. 164

L’autrice ricerca le origini del nome “La Becca” assegnato al ponte e al luogo in cui si stabilisce. Varie le versioni, quella di una mondina giudicata la migliore. Ed ecco così la storia di Rebecca, giovane ragazza che, recatasi al fiume ghiacciato per incontrare i parenti partigiani e il futuro sposo, muore annegata e assiderata per la rottura di una lastra…

IL POSTER p. 176

Prendendo spunto da un poster, la narratrice considera la propria vita, non quella di una santa né quella di un’avventuriera. Eccola quindi a immaginarsi vite alternative…

LETTERA APERTA p. 182
Lettera aperta al pianeta Terra, sempre più maltrattato e rovinato dagli esseri umani…

TRE CRAVATTE E UN FARFALLINO p. 192

Durante una cena tra amici, nel sentir parlare di cravatte all’autrice tornano alla memoria tre cravatte e un farfallino, ciascuna legata a un ricordo speciale della propria vita (una nera che il padre indossava in memoria della madre morta; una rossa che la madre vietò al fratello d’indossare durante il Fascismo; quella anonima di un giovane recluso con il padre a San Vittore nel 1943 impiccatosi per non correre il rischio di “parlare”; un farfallino indossato al ristorante a dodici anni che la mostrava ancora bambina agli occhi degli altri, in particolare di un cameriere che le piaceva…)…

STUPORE p. 2018
Lo stupore di fronte alla neve che cade che sempre coglie chi assiste a tale spettacolo…

IL BOTTINO p. 206

Come nei giochi di bambina, quando accumulava “tesori” in cantina, l’autrice rivive momenti importanti della propria vita (come quando assieme al padre ascolta alla radio per la prima volta il jazz)…

TORNARE A BOMBAY p. 215

Dopo trent’anni l’autrice torna a Bombay assieme alla figlia. Una megalopoli dalle mille contraddizioni di cui trascrive alcuni ricordi…

DIO NON C’ENTRA p. 224

L’autrice s’immagina il proprio paradiso, un luogo in cui Dio non c’entra niente e che la vede incontrarsi con le persone amate nel corso della propria esistenza…

LA GIBIGIANNA p. 231
Un castello del piacentino attrae come un amato l’autrice…

EPILOGO p. 242

DI PAGINA IN PAGINA p. 243

Con le storie scritte lascia una parte di sé in ricordo ai figli…