SYLVIA PLATH – ATTRAVERSANDO L’ACQUA[CROSSING THE WATER]
ACQUAVIVA – MAGGIO 2002
Traduzione di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo
Con testo originale a fronte
Giungo ai solchi delle ruote, e l’acqua
È limpida come la solitudine
Che mi sfugge dalle dita. (p. 9)
SONO VERTICALE
Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con le sue radici a terra
Che succhia minerali e amore materno
Così che ogni Marzo possa scintillare in foglia,
e non sono neanche la bellezza di un’aiuola
che si attira la sua parte di “Ah”
e dipinta meravigliosamente,
senza sapere che presto sboccerò.
Al mio confronto, un albero è immortale
E la capocchia di un fiore non è alta,
ma più sorprendente,
ed io desidero la longevità dell’uno
e l’audacia dell’altra.
Stanotte, la luce infinitesimale delle stelle,
gli alberi e i fiori hanno cosparso
il loro fresco aroma.
Cammino lì in mezzo, ma nessuno
Sembra accorgersene.
A volte penso che mentre dormo
Devo assomigliargli molto –
Poi i pensieri sbiadiscono.
È più naturale per me, giacere distesa.
Allora il cielo ed io potremo avere
Una conversazione diretta,
ed io finalmente risulterò utile stesa supina:
allora gli alberi potranno toccarmi per una volta,
e i fiori avranno tempo per me. (pp. 45-47)
PREOCCUPAZIONI
C’è il muro bianco, al di sopra del quale
Ha origine il cielo – Infinito, verde,
assolutamente intoccabile. Gli angeli vi nuotano
dentro, e le stesse pure, con indifferenza.
Loro sono il mio tramite.
Il sole si dissolve su questo muro,
lasciando gocciolare la sua luce come sangue.
Un muro grigio ora, armato di artigli
E insanguinato.
Non c’è nessuna via d’uscita dalla mente?
Dietro di me passi che precipitano in un pozzo.
Non ci sono né alberi né uccelli
In questo mondo, c’è solo dolore. (p. 125)