50 POESIE T’ANG

50 POESIE T’ANG
ACQUAVIVA – OTTOBRE 2004

Versione di Lin Dong Qiu e Giuseppe D’Ambrosio Angelillo

I PENSIERI DI UN COMBATTENTE
Se scegli un arco
Scegli il più lungo,
se scegli una freccia
scegli la più forte,
se uccidi gli uomini
uccidi prima i loro cavalli,
se fai prigionieri
cattura prima i comandanti.
C’è una misura nell’uccidere
Gli uomini,
un paese deve avere
i suoi confini,
deve difenderli.
Basta tenere lontani
Gli aggressori,
nel troppo ferire non c’è senso,
non c’è senso
nel troppo uccidere.
TU FU (p. 5)

ALL’ELETTO
Una collina vorrei per me
Per vivere solitario,
con tre sentieri…
ma m’intristisco in povertà.
Non sono le terre del nord
Quelle che amo,
io ho nel cuore il Tung-lin
e il mio maestro.
L’oro splendente è opaco
Davanti al fuoco dell’erba cassia,
la giovane volontà
se ne va con gli anni
nella spazzatura.
Giunge di sera,
col fresco del vento,
l’eco del canto delle cicale,
e s’allarga a macchia d’olio
la mia pena.
MENG HAO-JAN (p. 8)

ABBANDONATO
Me ne stavo seduto a bere
E non mi accorsi
Che era calato il buio.
Finché foglie cadenti
Non mi riempirono
Le pieghe dell’abito.
Ubriaco, mi alzai.
E mi misi a camminare
Lungo il ruscello della luna:
gli uomini ancora in giro
erano pochissimi
e gli uccelli erano spariti
tutti.
LI PO (p. 10)

GUARDANDOMI ALLO SPECCHIO

Passano gli anni
E se ne svanisce
La gioventù del volto,
a passi di dolore
s’imbiancano pure
i miei capelli:
stamattina
allo specchio
di quello scrigno aperto
mi son creduto un altro
ho incontrato uno sconosciuto.
LI CH’UNG-SSU (p. 15)

TORNANDO AL PAESE
Ho lasciato casa che ero
Ragazzino,
ora ritorno vecchio.
È sempre uguale
L’accento del paese,
ma i miei capelli sono bianchi
sulle tempie.
I giovani mi incontrano
E non mi conoscono.
Mi domandano sorridendo:
“Straniero, da dove vieni?”
HO CHIH-CHANG (p. 30)

A UN AMICO

Il mio amico abita in alto
Sui monti dell’est.
Gli piace la bellezza dei monti
E delle valli.
A primavera giace nei boschi
Disabitati
E dorme ancora
Quando il sole risplende
Già alto.
Un vento di pineta gli agita le maniche e il mantello,
un ruscello petroso
gli lava il cuore e la vista.
Amico mio, come t’invidio:
tu che lontano da discorsi
e litigi
hai la testa appoggiata
a un cuscino di nuvole azzurre.
LI PO (p. 31)

AMAREZZA DEL SOLDATO
Dappertutto queste lunghe strade
Ci portano laggiù,
dov’è l’armata,
l’armata dove tanti sono tristi
l’armata dove pochi sono felici.
Il nostro generale
È sempre fiero,
non si occupa mai di noi soldati.
E adesso lungo il fiume,
all’altra ponda,
sventolano alte
le bandiere del nemico.
Io non sono che lo schiavo
Dei padroni.
Che speranza per me
D’aver da loro amore?
TU FU (p. 32)

ADDIO ALLA PRIMAVERA
Invano s’invecchia
Giorno dopo giorno.
Ma anno dopo anno
Sempre ritorna la primavera.
Col vino nel bicchiere
Rallegriamoci di nuovo.
Perché piangere sui fiori
Che se ne volano via?
WANG WEI (p. 44)

NEVE SUL FIUME
Per mille monti si dilegua
Il volo degli uccelli.
Per diecimila vie sparisce
La traccia degli uomini.
In una barca solitaria,
un vecchio,
mantello di giunco
e cappello di bambù,
pesca da solo
nella neve
e nel gelo del fiume.
LIU TSUNG-YUAN (p. 46)

ADDIO
Sembra che siano tutti in guerra
Al mondo,
e così anch’io devo andare
lontano.
Gli amici mi stanno attorno
E piangono,
mentre metto la sella al cavallo
per partire verso lontane città.
È tempo di foglie cadute
Sotto i passi,
lungo i fiumi
troverò neve e gelo.
TU FU (p. 47)

AFFILANDO LE ARMI
Quando affiliamo le nostre armi
Il crepitare del ferro
Ci tocca sul veloce scorrere
Delle acque.
Ed ecco che il fiume si fa rosso,
l’ingorda lama ha tagliato
le mani,
noi dobbiamo far tacere
ogni dolore,
un soldato non deve lamentarsi.
Il nostro nome sarà certo scritto
Sul libro dell’orrore,
ma le nostre ossa
con altre ossa
si faranno polvere.
TU FU (p. 48)

SOLITUDINE

Un bicchiere di vino
In mezzo ai fiori:
bevo da solo
senza un amico di fronte.
Alzo il bicchiere
E invito la luna luccicante:
con lei e la mia ombra
siamo in tre.
La luna, ahimé,
non beve vino,
e la mia pigra ombra
mi scansa di lato.
Pure con la mia amica luna
E la mia ombra schiava
Dovrò far festa,
finché dura primavera.
Nelle canzoni che urlo
Saettano raggi di luna,
nel ballo che insceno
l’ombra s’impiglia e si spezza.
Prima da svegli
Ce la godevamo in tre.
Ora che siamo ubriachi
Ognuno se ne va per conto suo.
Oh, divertiamoci ancora a lungo
Con la nostra strana festa
Inanimata
Per ritrovarci alla fine
Tutti
Nel fiume di latte
Delle grandi nuvole delle stelle.
LI PO (pp. 53-54)

SALUTANDO UN AMICO
Dove il cero verde delle montagne
Chiude i sobborghi della città
A nord
E le candide acque si dipanano
Lungo le mura a oriente
È certo un bel posto
Per dirci addio.
E come solitarie piante di palude
Andarcene via
Per diecimila miglia.
La nuvola passa a immagine
Del tuo vagabondare.
Con il sole al tramonto
Viene il pensiero dell’amico
Diletto.
Diamoci qui la mano.
E ciascuno se ne vada via pure
Per la sua strada.
C’insegue il nitrito del cavallo
Che ognuno richiama.
LI PO (p. 57)