SINTESI DI STORIA GRECA (PT. 2)

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2) LA NASCITA DELLA GRECIA “CLASSICA”: LA POLIS (VIII sec.)

Il passaggio dalla fase storica micenea a quella della Grecia classica si ha con la comparsa della polis. Punto d’incontro tra la civiltà palaziale e la civiltà dorico-ionica, la polis caratterizzerà l’intero arco della storia greca (mai infatti ci sarà un’entità statuale greca). Era formata dall’Acropoli, parte alta della città e sede del polo religioso; dall’astu la città vera e propria, e dalla chora, il territorio circostante. Siamo nell’VIII secolo ca.[1] Inizialmente i “cittadini” erano i soli aristocratici ma, lo vedremo più avanti, con il tempo la cittadinanza fu allargata con riforme fino a comprendere anche le fasce più umili della popolazione (schiavi esclusi). I suddetti cittadini avevano tre diritti:

1) partecipare alla vita politica;

2) far parte dell’esercito;

3) possedere terre.

Si autogovernavano con un’assemblea, la magistratura e il consiglio. L’attività politica si svolgeva, all’interno dell’astu, nell’agora, mentre la sede del culto era posta nell’Acropoli, la parte alta della città. Ogni polis aveva una o più divinità protettrici cui erano riservati specifici culti e festività. La scrittura divenne infine di uso comune e non più solamente appannaggio degli scribi e con usi di archivio e catalogazione (elenchi di nomi e di oggetti, di tributi). Basato sull’alfabeto fenicio, presentava, in aggiunta alle consonanti, anche le vocali.

[1] Attenzione! La polis dell’VIII-VII secolo è la forma comune di polis. Le prime forme di polis si erano avute già dal 1.000 ca. A tal riguardo ci sono diverse ipotesi (sulle quali, per motivi di spazio, non ci soffermeremo) sui luoghi di origine, se in territorio metropolitano o in Asia Minore. Dal V secolo poi, le poleis assumeranno una dicotomia: da un lato le poleis oligarchiche (Sparta per intenderci), dall’altra quelle democratiche (Atene).

3) LE GRANDI MIGRAZIONI (VIII-VII sec. a.C.)

A partire dall’VIII secolo la storia greca si caratterizza per altri due fenomeni, oltre alla diffusione della forma comune di polis. Il primo di questi sono le migrazioni.

La crescita economica della regione aveva portato a un conseguente ingente aumento della popolazione. Ma questa nuova situazione non era sostenibile e pertanto l’emigrazione ricoprì la funzione di valvola di sfogo per la popolazione eccedente e per le tensioni sociali derivanti, nonché di diffusione della cultura greca lungo le coste occidentali del Mediterraneo. Un aristocratico (l’ecista=fondatore) guidava la spedizione colonizzatrice dando vita a una nuova polis che restava poi in contatto con la madrepatria. Il fenomeno fu notevole in particolare per quel che concerne l’Italia meridionale che assunse, non a caso, il nome di Magna Grecia. Importanti insediamenti sorsero infatti in Sicilia (Leontini, Catania, Nasso, Siracusa, Gela, Agrigento), Campania (Pitecussa, Cuma), Calabria (Reggio), Puglia (Taranto). Ma colonie sorsero anche in Asia Minore, Spagna, Francia, Egitto.

4) LE TIRANNIDI E LE LEGISLAZIONI CITTADINE (VII-VI sec.)

Altro elemento distintivo della storia greca di questo periodo sono i mutamenti politici che concernono alcune poleis. Da un lato infatti sorgono tirannidi (Argo, Sicione (gli Ortagoridi), Corinto (i Cipselidi), Megara, Mileto, Efeso), tirannidi che si presentano come una mera degenerazione delle monarchie e che infatti non durano mai più di tre generazioni (max 60 anni), dall’altro si avviano riforme e legislazioni nelle principali poleis, sorte per porre fine alle tirannidi o per evitarne l’instaurazione: si veda il caso di Sparta. E proprio della riforma di Sparta ci occupiamo ora.

A) SPARTA
Capitale della Laconia, zona meridionale del Peloponneso, Sparta nacque dall’unione di cinque villaggi. Tra l’VIII e il VII secolo Sparta conquistò e sottomise il territorio della Messenia (743-724 I guerra messenica; 684-668 II guerra messenica), dimostrando una tendenza all’espansione opposta a quella delle altre poleis: mentre infatti gli ellenici si espandevano all’estero con le migrazioni, Sparta lo faceva a livello regionale, nel Peloponneso, tanto che la sua unica colonia sarà Taranto. Per quel che concerne le istituzioni e gli ordinamenti cittadini, la tradizione assegna a Licurgo[2] il merito di averli fissati e di aver così dato stabilità alla città, evitando la tirannide (degenerazione della monarchia) e instaurando un modello di eunomia (buon governo) sicuramente più rigido e severo di quello delle altre poleis greche ma senz’altro efficace ed efficiente. La riforma di Licurgo prevedeva infatti la DIARCHIA, l’esistenza di due re appartenenti alle famiglie degli Agiadi (discendenti di Euristene) e degli Euripontidi (discendenti di Procle). Il loro ruolo era quello di guidare gli eserciti in battaglia.

[2] Come per molti altri personaggi della storia greca, Omero su tutti, anche Licurgo è probabilmente un individuo non esistito realmente.

La GERUSIA (30 membri: 28 ultrasessantenni, più i due re), il consiglio, ricopriva di fatto il ruolo politico principale: avanzava proposte che l’apella poteva solo approvare. L’APELLA era l’assemblea dei cittadini di pieno diritto (gli Spartiati). Dai poteri limitati, poteva solamente approvare le proposte della gerusia. Il numero degli spartiati, dei cittadini di pieno diritto, era limitato per legge e tradizionalmente fissato a 9.000. Lo scarso numero dei cittadini rappresenterà indubbiamente un limite allo sviluppo e alla crescita della città. Ad occuparsi della terra e dell’artigianato erano infatti rispettivamente gli Iloti (i servi) e i Perieci. [3]Società chiusa, oligarchica, ordinata e disciplinata (popolazione divisa in fasce d’età, militarizzata, pasti comuni), sostanzialmente pacifica, “provinciale”, non attaccò città al di fuori del Peloponneso. Quando lo farà, sarà per rispondere alle provocazioni di Atene.
[3] A differenza degli iloti, i perieci (abitanti delle zone circostanti) possedevano e coltivavano terre proprie, erano vincolati a Sparta per i rifornimenti e i commerci, ma non erano servi.
B) ATENE
Capitale dell’Attica, Atene era sede di un palazzo miceneo non andato distrutto. La tradizione vuole che Teseo abbia condotto il processo di sinecismo, ossia l’unificazione dell’Attica intorno a un unico centro: Atene. Retta da una monarchia, questa istituzione con il tempo si trasformò dapprima in Arcontato a vita (1049-753), poi in decennale (753-683) e infine in annuale (dal 683). Gli arconti erano nove e il più importante era l’arconte eponimo (che dava il nome all’anno). Con il tempo poi gli arconti persero molte delle loro prerogative venendo declassati a responsabilità nel campo giudiziario. Gli altri arconti erano il basileus, il polemarco e i sei tesmoteti (custodi delle leggi). Terminato il mandato annuale, gli arconti decaduti entravano a far parte dell’Aeropago, il Consiglio. Questi ordinamenti furono rivisti allorchè il verificarsi di una grave crisi agricola che colpì l’intera Grecia sul finire del VII sec., spinse gli aristocratici di Atene ad affidare a Solone l’incarico di riformare le istituzioni per evitare una guerra civile con i teti (i braccianti agricoli). Arconte eponimo e “conciliatore”, nel 594/3 Solone annullò i debiti (in realtà con la riforma monetaria li ridusse); rimise in libertà i teti che, in base alle leggi di Draconte, erano stati resi schiavi per morosità; fissò un limite al quantitativo di terre che un singolo individuo poteva possedere; vietò l’esportazione di prodotti agricoli (olio escluso). Ma soprattutto divise i cittadini in quattro classi in base al censo (riforma timocratica):

1)PENTACOSIOMEDIMNI: Cittadini le cui terre producevano almeno 500 medimni [4] di cereali o una misura equivalente di olio. Potevano accedere all’Arcontato e alla Tesoreria. Potevano essere eletti alla Bulè.

2)CAVALIERI: 300-500 medimni. Facevano parte della cavalleria e potevano essere megistrati. Potevano essere eletti alla Bulè.3)ZEUGITI: > di 200 medimni. Erano opliti.

4)TETI:

[4] Un medimno equivale a 51,8 l o 51,8 Kg.

Furono inoltre introdotte l’ECCLESIA (Assemblea popolare), nella quale i teti eleggevano i magistrati, e l’HELIAIA (Tribunale del popolo) che decideva sui ricorsi dei cittadini alle sentenze degli arconti (che presidevano vari tribunali). L’Aeropago, fu declassato a mero “custode delle leggi”; il suo posto è preso dalla Bulè (Consiglio) di 400 membri, appartenenti alle due classi superiori. Nominati dall’ecclesia, elaborano le leggi da sottoporre all’ecclesia stessa. I 400 membri erano eletti in numero di 100 per ciascuna delle quattro tribù genetiche di Atene. Ogni tribù era poi divisa in 3 trittie e in 12 naucrarie (distretti).

Terminata la sua opera Solone si trasferisce in Egitto e così ad Atene riesplodono i conflitti politici (staseis) e le tensioni che portano, tra le altre cose, a 10 anni di anarchia (mancanza di arconti) e a vari tentativi di colpi di mano da parte degli appartenenti alle 3 fazioni politico-territoriali ateniesi: i proprietari della pianura (Pedion), della costa (Paralion) e della zona interna (Diakroi). È all’interno di questa caotica e conflittuale situazione che emerge la figura dell’ex-arconte polemarco Pisistrato. Abile a manovrare tra i vari schieramenti politici (meglio dire “fazioni”, visto che nell’antica Grecia non esisteva nulla di simile agli attuali partiti politici) e ad accaparrarsi il consenso dei ceti più umili come di quello di artigiani e opliti, Pisistrato riuscì a installare una tirannide. Tirannide invero anomala la sua (se non altro perchè sorta all’interno di un ordinamento non più monarchico), visto che si attuò compiutamente solo dopo due tentativi falliti e che proseguì con i figli, degenerando in forme assolutistiche e personalistiche solo con questi ultimi. Di Pisistrato infatti la memoria storica cittadina lascia commenti positivi in tutti campi, da quello economico-sociale a quello delle arti e della cultura. Ma andiamo per ordine. Pisistrato fu al potere una prima volta dal 561 al 555, esiliato (555-549) torna dal 549 al 542, ancora esiliato (dal 542 al 532) tiene infine il potere fino alla morte, dal 532 al 527. Durante il suo governo, non furono cambiate leggi e la moderazione la fece da padrona. La degenerazione in chiave assolutistica della tirannide avviene solo con i figli Ippia e Ipparco che non a caso sono osteggiati dalla popolazione: nel 513 Ipparco viene assassinato e nel 510 Ippia viene deposto. Un forte contributo alla deposizione di Ippia fu dato da Sparta che, pensando a un ritorno dell’oligarchia dopo anni di riforme ad Atene, favorì il rientro della famiglia aristocratica degli Alcmeonidi. Ma le vicende successive concrettizzeranno l’esatto opposto di quanto auspicato da Sparta. La riforma di Clistene ne è l’emblema. Aristocratico “illuminato”, Clistene attua una coraggiosa riforma gettando le basi della “democrazia” ateniese e facendone un paradigma per le future generazioni. Come prima cosa, il territorio dell’Attica fu diviso in 30 distretti (trittie, 10 urbane, 10 dell’interno e 10 della costa) distribuiti a 10 tribù ognuna delle quali con una trittia urbana, interna e della costa. Ciascuna tribù, oltre a fornire cavalieri e opliti per l’esercito, eleggeva 50 membri da inviare al Consiglio dei 500 (Bulè) che gestiva la politica estera, preparava proposte da sottoporre all’ecclesia, controllava l’operato dei magistrati e l’integrità delle casse pubbliche. Ogni mese (i mesi erano 10), a rotazione, 50 consiglieri (pritani) di ciascuna tribù presiedevano le sessioni (10 mesi, quindi 10 sessioni, pritanie). L’ecclesia (Assemblea) era aperta a tutti i cittadini ateniesi (anche se ovviamente non tutti vi partecipavano, in quanto non obbligatorio o perchè impegnati nel lavoro o perchè residenti lontano dal luogo delle riunioni) e si riuniva all’aria aperta, generalmente nell’agora. Approvava, respingeva o modificava le proposte del Consiglio. L’assemblea poi poteva ostracizzare persone sospettate di voler agire contro la democrazia (per instaurare una tirannide o magari per ripristinare l’oligarchia). L’ostracizzato doveva lasciare la città per 10 anni ma manteneva la cittadinanza e i beni.[5] L’assemblea eleggeva i 10 strateghi (uno per tribù) che comandavano l’esercito e si riunivano per le decisioni in un Collegio presieduto dall’arconte polemarco. Il sistema timocratico introdotto da Solone restava tuttavia in piedi e infatti, mentre la maggior parte delle cariche fu resa sorteggiabile, i posti di maggiore responsabilità restarono eleggibili e quindi appannaggio dei soli ricchi (su tutti l’arcontato).[5] Ostracismo: da ostrakos il pezzo di coccio su cui si scriveva il nome della persona. In realtà la votazione avveniva in due tempi, durante la 6° e l’8° pritania. Nel corso della prima fase si denunciava che qualcuno stava agendo contro a democrazia, poi, nella seconda fase si scriveva il nome della persona. Il primo ostracizzato fu Ipparco di Samo nel 487. L’ostracismo sarà sempre più utilizzato nel V secolo come strumento di lotta politica, degenerando dalla sua funzione originaria.

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