ROBERT POULET – IL MIO AMICO CÉLINE

 

ROBERT POULET – IL MIO AMICO CÉLINE

ELLIOT – Collana Raggi – I edizione Giugno 2011*

CASTELVECCHI – Collana Ritratti – Marzo 2015

A cura di Massimo Raffaeli

 Il mio amico Céline è un libro-intervista, pubblicato nel 1958 da Robert Poulet, in cui l’autore mette per iscritto quanto rimastogli impresso delle visite all’amico nella sua casa di Meudon tra il 1957 e il 1958. Il libro, dai neanche troppo celati intenti apologetici, spazia tra vari argomenti: le vicissitudine biografiche, lo stile, il rapporto con gli editori etc…
Completano il testo 14 foto in bianco e nero, fuori testo, su carta patinata.

N.B: L’edizione Castelvecchi, fresca di stampa, è identica a quella della Elliot, eccezion fatta per la dimensione dei caratteri (ridotta), la brossura priva di alette e le foto su carta non patinata (almeno poste a fine capitolo e non nel mezzo come nella prima edizione). Tra le due, meglio quindi la prima…

*Tutte le citazioni riportate nel post sono tratte da questa edizione

PREMESSA

di Massimo Raffaeli p.7

CÉLINE DI CÉLINE

di Massimo Raffaeli p.13

1

UN GIORNO DI FEBBRE p.21

Poulet suona al cancello e una muta di cani inizia a scatenarsi. Un uomo, forse il giardiniere, urla contro di loro. È Louis-Ferdinand Célin, che lo accoglie in casa dove inizia a lamentarsi per quanto capitatogli…

Sprofondato nella sedia, Céline ha l’aria d’un pachiderma malato che si lecca le ferite. Mentre enumera i suoi guai è tutto un brivido, un soprassalto; gli occhi volti a orrori e follie incomprensibili, che l’invasano. Gli risale in gola lo scandalo. Sbotta: «Ah! Mascalzoni!». […]
Céline rievoca i due anni passati in gattabuia a Copenaghen. (p.22)

Solo nel Céline del 1956 si avverte un tono di sconfitta. Ce l’ha con Gallimard, con Paulhan che si mette buffamente a imitare, dondolandosi sulla sedia e stirando buffamente le labbra; si lamenta della salute («Sono fottuto, ormai; sto crepando!») e della gente di Meudon e di quelli che gli infilano messaggi ingiuriosi nella buca delle lettere e di quelli che non vengono mai in ambulatorio; ma, se lo fanno, è Céline a non farsi pagare: «Ma non posso… Sono tutti più al verde di me». Impreca, vaticina, profetizza, prevede il crollo della civiltà occidentale e la degenerazione etnica […] (p.23)

Parlano quindi un po’ di stile…

L’idea, la mia scoperta, era venuta da sola: i tre puntini, l’emozione nella scrittura… (p.25)

Terminando con una solita menata sulla decadenza attuale…

Mi consolo perché presto moriranno tutti, i danesi; e pure gli occidentali, la razza bianca, la civiltà, e tutto il blablabla. Basta guardarli, che s’avvelenano a più non posso: l’alcol, la pappatoia, il fumo, l’esaurimento nervoso, l’infantilismo… Sì! Insomma… La fine di tutto, le dico, e se la saranno voluta, ‘ste carogne!». (p.26)

2

COME BISOGNA LEGGERE QUEL CHE SEGUE p.27

Poulet spiega il modus operandi utilizzato per la realizzazione del libro, fornendone al contempo una possibile chiave di lettura…

Ho sorpreso il vulcano-Céline in piena eruzione e ne ho annotato le diverse fasi. (p.27)

3

DIVERTIMENTO p.31

Altro giorno, soliti argomenti. I saccheggiatori, gli animali e i vicini molesti… le ballerine…
Céline gli legge anche un capitolo del venturo Nord

4

DOPO DI CHE BISOGNA TORNARE INDIETRO p.37

Robert Denoel, già editore di Poulet, ha con entusiasmo accettato il manoscritto di Viaggio al termine della notte, rifiutato invece dalla Gallimard… È stato lui a presentargli l’esordiente Céline…

«Stiamo per lanciare» mi fa Denoel «un libro straordinario, che farà epoca; l’opera di un ignoto che al primo colpo ha azzeccato un ritmo, uno stile, un linguaggio mai sentito prima. Il libro del secolo». (p.37)

Venticinque anni fa, nel grottino di Denoel, vidi un satanasso dalla faccia ferma e sprezzante, malvestito. Era il dottor Louis Destouches […] (p.47)

Un genio, che interpretazioni politiche hanno ridotto all’emarginazione…

5

DOVE SI DISCUTE DEL VOYAGE p.53

Poulet prova di continuo a carpire all’amico informazioni biografiche e sulle opere…

Ne approfittavo per fargli chiarire punti oscuri circa l’opera e la biografia di Céline-Destouches. (p.53)

Lo stile, la ricerca dell’emozione nello scritto…

Se leggevo? Moltissimo. Tutto ciò che capitava sotto mano. Romanzi e non romanzi, roba buona e cattiva. Ma i romanzi li odiavo, per come errano scritti.[…]
Una roba piatta, morta, come soufflé raffreddato. Io volevo d’istinto una scrittura diversa, da caricarla dell’emozione immediata, trasmissibile parola per parola, uguale al parlato. (p.55)

E poi, ripeto, mi dovevo mica scervellare tanto sul tema: raccontare la mia vita, mettere in scena il mio personaggio. Con le giuste modifiche. Si può solo modificare, in letteratura. (p.56)

Mi prendono per un primitivo, uno sbilenco, un rozzo. E invece sono aristocratico, raffinato… Lei ride? (p.59)

Io invece dico: “Al principio era l’emozione.” L’animale colpito dall’emozione s’irrigidisce; l’uomo fa versi, o musica… Ho voluto una prosa che nasce come la musica, senza ambage né mediazioni…».(p.57)

6

DOVE SI VEDE RIDERE CÉLINE p.63

Ma oggi aneddoti, solo aneddoti! Divertenti. Tanto divertenti che mentre li racconta siscompiscia e quasi si strangola dalle risate. Da non capisci più un’acca. ride di cuore, e singhiozza, batte i piedi va in crisi; poi sbuffa, e sospira a fondo. (p.63)

I rumorosi aerei che solcano i cieli ogni quarto d’ora, sono occasione per scherzare sui belgi (lo è Poulet). Poi numerosi aneddoti sui suoi esordi letterari… Le recensioni favorevoli all’uscita del Viaggio, la critica di sinistra, l’avversione dei colleghi medici… L’uscita di Morte a credit, i tagli per evitare la censura e la stroncatura della critica… I risparmi, spediti in Danimarca e mai goduti. La prigionia…

7

BARDAMU p.71

Dopo alcuni ricordi d’infanzia, nei quali l’autore rimembra l’estate del 1904 a Dieppe, quando con la madre girava per le spiagge nel tentativo di vendere merletti, eccoli a parlare dell’Église, mediocre tentativo di opera teatrale…
I libelli antisemiti poi, a suo dire […] contro la guerra. Un urlo ai francesi, pronti ancora una volta al tiro al piccione: voleva impedire la carneficina. (p.73)

La fuga da Parigi per evitare l’assassinio ad opera di partigiani, gli è costata la perdita di parte del manoscritto di Guignol’s Band e di Casse-Pipe. Céline parla anche di un’opera su Re Krogold…
Terminano discorrendo sui Balletti inseriti in Bagatelles e nell’École

Ma neanche per sogno! Louis-Ferdinand giura che sono sinceri, senza un grammo d’ironia. (p.76)

8

SU UNA POLEMICA, LA PUBBLICITÀ ECC. p.77

Nel periodo 1952-55, Céline appariva un uomo allo stremo. Il ritorno in Francia, nonostante il passagio alla Gallimard, non sembrava averlo riportato in auge. Una lieve ripresa, dopo i flop di Pantomima per un’altra volta e Normance, si è però avuta dopo il discreto successo di Da un castello all’altro. Molto ha influito anche il rilascio di interviste a riviste e quotidiani, come quella all’Express
Gli chiede delle letture del passato, del successo del Viaggio, la pubblicità che anestetizza le menti…

Cos’è che ci trova, il pubblico, nei miei libri? Nove lettori su dieci li stupro, io, mentre sono lì che leggono. Leggono controvoglia, per forza. La pubblicità obbliga la gente a volere il contrario di quel che vuole realmente. (p.81)

La decadenza della nazione, delle menti rovinate dall’alcol…

…Intanto il popolo in Francia è sempre più inguardabile! L’alcol, il fumo! Prima cosa da fare, in Francia: sradicare le vigne. […] Record del mondo della cirrosi, dell’abbrutimento, della demenza. Perdita di energie, poltroneria.  (p.84)
E intanto questi ti massacrano tutti gli avversari dell’alcolismo. Cattivi, i beoni, tanto da non crederci.  […]
E il fumo, buono quello! Altro flagello, altra gran scemenza… Mica s’immagina cosa diventa uno che marcisce nel tabacco… Perché fumi? Oh, ma è ovvio! Per sopportare l’esistenza; per riempire un vuoto interno; per darmi un’illusione di forza… (p.85)

9

CÉLINE BORGHESE p.87

Non si professa credente Céline…

Che Cristo è morto per me, proprio per me? Troppo bello per essere vero… (p.87)

La società si basa sul sadismo delle persone…

La radice pagana. Che bello veder sbudellare qualcuno! La voglia matta delle maggioranze, delle persone “bene”… Incredibile cos’è il sadismo popolare!. (p.89)

Autodidatta fino alla laurea… lavori saltuari… l’arruolamento dopo il diploma… il ferimento… le conferenze… la laurea… un periodo borghese, quello del matrimonio con Edith Follet, figlia di un barone universitario di medicina di Rennes…
Tutt’altro che rozzo Céline, capace di un linguaggio aulico…

Vediamo di capirci! Io parlo come un idraulico perché mi trovo meglio; ma sono una persona colta, io, un raffinato, uno che se volesse entrerebbe in qualsiasi salotto. (p.95)

10

CÉLINIANA p.99

Due pagine di temi e citazioni tratte dal Viaggio e da Morte a Credito

Per farmi campare, mia madre le ha fatte di tutte, ma è nascere che non ci voleva. (p.100)

11

ULTIME GESTA – ULTIME PAROLE – CÉLINE !!! p.101

Il rapporto tra Céline e il suo alter ego Bardamu…

Fra Céline e il suo eroe c’è come uno scambio di natura formale: in fondo sono uguali, hanno in comune qualcosa di brutale, di cruento, di vulnerabile. (p.101)

Il dottor Destouches è la parte “educata”…

[…] ha soprattutto liberato l’immaginazione della letteratura; mille volte più audace di chi è solo scettico e paradossale, ha voluto essere maleducato. Ha svelato l’imbroglio di una società fondata sul falso ottimismo, sull’autoritarismo strisciante. (p.106)

La morte, tema centrale della sua opera…

«…Ce l’ho sempre davanti, la morte» dice Céline. «L’ho vista e la vedo da sempre, dentro di me, di fronte a me. Uno che mi parla, già lo vedo morto; un morto in chiamata, se vuole; che vive per caso, e per un attimo». (pp.107-108)

E la mia morte, quella ce l’ho sempre davanti, dentro. (p.108)

In conclusione:

Concludo. In lui convivono tre personaggi: il plebeo, l’artista, il ribelle.
Il primo si lamenta, bercia, moteggia, improvvis. Il secondo crea la sua piccola musica. Il etrzo annienta la terra e bestemmi il cielo. Tutti e tre insieme incontrano il fantasma della morte. (pp.109-110)

NOTE p.113