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Libro ricevuto in dono da Valentina Paolacci
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Manda quindi le centurie a presidiare il monte calvario, convocando al contempo il gran sacerdote Caifa. Questi deve scegliere chi lasciare libero tra Bar-Raban e Jeshua, tale facoltà consentita dalla festività pasquale. Il sacerdote sceglie a sorpresa Bar-Raban, sebbene rivoluzionario assassino, confermando per tre volte la propria scelta…
Più tardi Pilato annuncia alla folla il verdetto. Raban viene liberato, mentre gli altri tre saranno giustiziati al Calvario…
Nikanor Ivanovic Bosoj è incaricato dalla cooperativa di sistemare le stanze occupate da Berlioz ma è stressato da ogni tipo di richiesta e decide di salire, ma dentro ci trova non la cameriera ma l’aiutante alto di Woland. Questi si presenta come Korovev, interprete dello straniero, presente in casa su invito di Lichodeev, recatosi nel frattempo a Jalta. Bosoj vorrebbe vedere Woland, ma l’altro gli dice che non si può, poi lo convince ad affittargli la stanza di Berlioz. Ottenuto l’ok dall’ufficio turisti stranieri, i due firmano un contratto da 5000 rubli. Korovev gli regala anche due biglietti omaggio per lo spettacolo e un incarto. Uscito Ivanovic, Woland dice che quello è un meschino. Korovev allora, sotto il nome di Kvascov, fa una soffiata alla polizia: Bosoj conserva valuta straniera in casa. La polizia trova così i soldi, mentre dei rubli (che effettivamente l’uomo aveva nascosto credendoli tali, ma trasformatisi in valuta estera) e del contratto non c’è traccia. L’uomo è così portato via sotto gli occhi del vero Kvascov, uno spione, che riceve poi a sua volta la visita di un uomo misterioso al seguito del quale sparisce…
Al “Varietà” Rimskij, il direttore finanziario, e Varenucha, l’amministratore, ricevono un telegramma da Jalta: Lichodeev è stato fermato in stato confusionale. Varenucha replica dicendo trattarsi di un impostore, ma quello insiste pregandogli di credergli ed attribuendo il tutto alle macchinazioni di Woland. Telefonano allora a Woland, nella casa di Lichodeev, ma nessuno risponde. Lichodeev gli invia un terzo telegramma mostrante la sua calligrafia per farsi credere. È proprio la sua grafia, riconoscono sbalorditi i due. Ma, calcolando la distanza tra Molta e Jalta, è impossibile possa trattarsi veramente di lui. Rimskji manda allora un telegramma a Jalta confermando la grafia e comunicando di far controllare Woland. Telefona all’artista e Korovev gli dice che Lichodeev è andato via in auto. Pensano allora che Lichodeev si sia andato ad ubriacare alla rosticceria Jalta, appena aperta. Arriva un altro telegramma da Jalta con il quale il disperso chiede 500 rubli che Rimskij gli accorda, dicendo poi a Varenucha di andare a consegnare ai servizi segreti un plico contenente i telegrammi ricevuti da Lichodeev. Ma al telefono qualcuno gli dice di non farlo. Uscito, l’amministratore passa ai bagni pubblici per controllarne l’avanzamento dei lavori, ma lì finisce pestato e portato via da due aiutanti di Woland. Viene poi lasciato nell’appartamento n° 50 dove perde i sensi prima che una donna nuda, anch’essa aiutante di Woland, gli dia un bacio…
Ivan prova invano a scrivere un resoconto per la polizia. Scoppia una temporale e Stravinskij gli somministra un farmaco. Più tardi Ivan si trova sdoppiato, con un nuovo Ivan che si disinteressa di Berlioz e non ha astio per Woland e assistenti. Più tardi, quasi addormentatosi, un uomo gli appare sul davanzale…
Al Varietà, prima di Woland, si esibiscono bravissimi acrobati. Unico a non divertirsi è Rimskij: dopo Lichodeev è scomparso anche Varenucha! Alle dieci deve accogliere Woland che trova in camerino con i suoi aiutanti che gli mostrano alcuni trucchi… Poco dopo i tre entrano in scena estasiando il pubblico presente. In particolare, “Fagotto” Korovev li fa impazzire con una pioggia di banconote. Il presentatore, Bengalskij, li disturba e così, seguendo il suggerimento di uno spettatore, Fagotto gli fa staccare la testa dal gatto, Behemoth. Woland valuta con amarezza che l’avidità umana non è cambiata nel tempo ed ordina di rimettere la testa al presentatore che viene poco dopo, anche lui, inevitabilmente ricoverato per pazzia… Lo spettacolo prosegue con l’apertura di un negozio di articoli per signora, cambiando i vecchi vestiti delle donne presenti in sala con quelli alla moda. Poi sparisce… Arkadij Apollonovic Semplejarov, presidente della commissione acustica dei teatri di Mosca, chiede lo smascheramento dei trucchi. Fagotto dice che lo farà dopo un ultimo numero. Quindi sbugiarda l’uomo dicendo che la sera prima era stato con un’attrice amante, la nipote, anziché in riunione. Moglie e nipote iniziano a litigare, fino a che tutto il teatro cade nel caos. Woland e soci ne approfittano per dissolversi…
Il visitatore di Ivan è un altro ricoverato. Si mettono a parlare ed Ivan gli racconta tutto. L’altro ascolta e alla fine gli dice di aver subito gli effetti dell’incontro con Satana, lo straniero Woland. L’ospite è invece finito lì per aver scritto un romanzo su Pilato. È un “maestro”. Laureato in storia, lavorava in un museo, ma dopo aver vinto 100000 rubli alla lotteria si dedicò alla scrittura e al romanzo su Pilato. Una sera, uscito, incontrò una donna con la quale sembravano essersi amati da sempre pur non essendosi mai incontrati. I due iniziano una relazione e lei lo andava sempre a trovare, rileggendo quanto da lui scritto e tessendogli il berretto con la “M” che ora indossa… Terminato il romanzo, questo fu dattilografato in cinque copie. Ma la redazione letteraria gli rifiuta la pubblicazione mentre in un articolo il critico Ariman lo accusa di aver tentato un’apologia di Cristo. Il giorno seguente un altro articolo, a firma di Lavrovic e un altro di Latunskij lo stroncano. Gli articoli negativi si susseguono e l’uomo è sempre più angosciato e impaurito. Una notte, colto da pazzia, bruciò le copie dei romanzi nella stufa. Quando lei arriva, è ormai tardi per salvarne una copia… Lo incita a riscriverlo e se ne va dandogli appuntamento per l’indomani: rimarrà sempre con lui. Non la rivide più perché recatosi alla clinica, dove dimora ormai già da tre mesi. A mezzanotte se ne va…
Rimskij è nel suo ufficio con i soldi dell’ipnotizzatore. In strada c’è caos perché le donne si ritrovano senza vestiti. Vorrebbe telefonare ma una voce femminile lo sconsiglia di farlo. Il teatro è vuoto e così l’uomo, presi i soldi, se ne vuole andare ma nell’ufficio entra Varenucha. Questi racconta di Lochodeev, in realtà arrestato dopo essersi ubriacato in un locale di nome Jalta. Rimskij capisce però che l’altro sta mentendo, ha brividi ed è pallido. Si accorge inoltre che è privo di ombra. Varenucha lo spinge verso la donna cadaverica, ma l’alba fa fuggire i due assassini.Rimskij raggiunge la stazione a bordo di un taxi per lasciare la città…
Bosoj è interrogato e racconta di Korovev, negando di esser stato in possesso di valuta essere e dichiarandosi al contempo vittima di un inganno del demonio. Sragiona ed è portato da Stravinskij. Sedato, si addormenta iniziando a sognare, poi la Fedorovna lo sveglia per iniettargli altro farmaco. L’inquietudine coglie gli altri malati ricoverati, presto sedati. L’ultimo ad addormentarsi è Ivan che inizia a sognare il supplizio di Cristo…
Sul monte il caldo è insopportabile e solo i soldati restano sul posto. In realtà un uomo, che in precedenza aveva tentato di raggiungere i condannati tentando di superare lo sbarramento dei soldati, è in osservazione. Trattasi di Levi Matteo, unico fedele di Jeshua. A poco a poco i condannati perdono le forze e più tardi il boia li elimina dopo averli dissetati. Levi, con un coltello in precedenza rubato, taglia le corde che legano Jeshua, portando poi via il corpo del maestro…
Il giorno seguente fuori del Varietà si forma una coda di migliaia di persone giunte per l’acquisto dei biglietti. Ma Lichodeev, Varenucha e Rimskij non ci sono ancora. Più tardi giunge la polizia per indagare sulla loro scomparsa. Di contratti con Woland non v’è traccia, così come del mago del resto. Lo spettacolo della sera è annullato e la folla si disperde… Il ragioniere Stepanovic prende un taxi per andare a consegnare l’incasso del giorno prima, ma prima passa dalla sede della commissione per gli spettacoli. Là tutti sembrano impazziti per via di un vestito vuoto che scrive alla scrivania: ha la voce del direttore Petrovic!, scomparso in mattinata. A renderlo così è stato il gatto, Behemoth, assistente di Woland. Stepanovic se ne va allora a piedi verso la filiale per depositare l’incasso. I dipendenti cantano intanto pezzi d’opera. Stepanovic scopre che è opera di un altro collaboratore di Woland, Fagotto, giunto lì in compagnia del direttore la mattina stessa. Un dottore tenta di sedarli, ma invano: più tardi son tutti trasferiti da Stravinkij… Al momento di versare l’incasso Stepanovic si accorge di avere con sé valuta straniera, finendo così in arresto…
A Mosca arriva da Kiev il signor Poplavskij, zio di Berlioz, dal quale aveva ricevuto due giorni prima un telegramma che gliene la morte e il funerale. L’uomo è eccitato dall’idea di potersi traferire a Mosca nell’appartamento del defunto nipote. Raggiunto l’appartamento, gli viene aperto da non si sa chi. Si trova quindi di fronte a Korovev, che inscena un triste pianto per la tragica sorte di Berlioz. Se ne va a dormire lasciandolo con il gatto che, toltogli il passaporto, gli dice che non potrà partecipare al funerale e lo fa portare via da un altro degli assistenti di Woland: Azazello. Poplavskij è quindi buttato fuori dall’appartamento, ma resta in guardiana per vedere cosa capiti ad un omettino salito all’appartamento n° 50. Poi però se ne va folleggiante senza attendere l’omino, Sokov, che altri non è se non l’addetto al buffet del Varietà e che, accolto dalla ragazza cadaverica, Hella, si è poi ritrovato al cospetto di Korovev, Behemoth, Azazello e Woland. L’artista gli rinfaccia la bassa qualità dei prodotti del buffet, poi gli offre da mangiare e da bere. L’uomo lamenta all’artista un ammanco di oltre centonove rubli per via dei soldi falsi lasciati allo spettacolo. Woland gli rivela di non preoccuparsi, dato che morirà di lì a nove mesi per via di un cancro al fegato, sconsigliandogli di usare i soldi che ha da parte. L’uomo insiste e così Woland gli ritrasforma i soldi. Andato via, il barista torna indietro a riprendere il cappello lasciato nell’appartamento. Ma il cappello si trasforma in un gatto che gli graffia la testa. Sokov va quindi a farsi visitare il fegato dal professor Kuzimin, al quale capitano una serie di disavventure architettate dagli assistenti di Woland…
Margherita segue le istruzioni e la crema la fa ringiovanire, le fa scorrere nuova vita in corpo. Scrive una lettera d’addio al marito, lascia vestiti e profumi a Natasa e, ricevute le istruzioni per telefono, parte in volo su di una spazzola alla volta della dimora di Woland, dopo aver fatto perdere la testa all’invaghito vicino di casa Nikolaj Ivanovic…
A bordo della spazzola Margherita vola in cielo nella notte moscovita, ritrovandosi nel Dramilit, dove scopre l’appartamento del critico Latunskij, stroncatore dell’opera del Maestro. Con un pesante martello la neostrega comincia a danneggiare l’appartamento e i beni del critico. Lo allaga e quando la cameriera dell’appartamento di sotto giunge a suonare, lei esce iniziando e frantumare i vetri delle finestre dall’esterno. Tranquillizzato un bambino spaventato e solo, Margherita riprende il volo lasciando il palazzo in balia del caos. È in volo che la raggiunge anche Natasa, ora anch’essa strega, in groppa a Nikolaj Ivanovic, trasformato in verro con la crema di Azazello. Poi Natasa riparte… Poco dopo Margherita si ferma al fiume per farsi un bagno. Da lì vola poi verso Mosca a bordo di un’auto stregonesca procuratale da un essere caprino…
Azazello conduce Margherita all’appartamento di via Sadovaja n°50 dove ad attenderli, con un lume di candela, c’è Korovev, detto Fagotto. Korovev le spiega che dovrà fare la pardona di casa al ballo del plenilunio di primavera di Woland. Serviva una Margherita di Mosca e solo lei aveva tali requisiti. Korovev la accompagna quindi nella camera dove si trova Woland in compagnia di Azazello, Hella e del gatto Behemoth. Woland e Behemoth terminano la loro partita a scacchi, poi Woland le mostra una guerra sul suo mappamondo. Azazello dice che una donna e un verro sono entrati in casa. Sono Natasa e Ivanovic. L’ora del ballo è ormai prossima…
È quasi mezzanotte e così Margherita, alias regina Margot, viene preparata per il ballo, durante il quale non dovrà mostrare preferenze e salutare tutti allo stesso modo. Poi Korovev e Behemoth la accompagnano fin nella sua postazione, dove si palesa anche Azazello… Giunge la mezzanotte e il ricevimento degli invitati ha inizio… Con il passar del tempo Margherita inizia a provare fatica e il ginocchio che gli invitati le baciano inizia a gonfiarsi. Dopo tre ore il flusso di visitatori si esaurisce e solo con un bagno nel sangue la neostrega riprende le forze e vola nella sala da ballo. D’un tratto il ballo finisce e compare Woland con la testa di Berlioz che trasforma in coppa per bevande… Giunge poi il barone Meigel, addetto agli stranieri, delatore che Woland fa perire bevendone poi il sangue. Quand’anche Margherita ha bevuto, la sala e gli invitati si dissolvono…
Terminato il ballo, Margherita si ritrova con gli altri nella camera da letto dove ceneranno. È stremata, ma bevendo alcool riacquista le forze. Durante la cena chiede ad Azazello spiegazioni sull’assassinio del barone. Quello le dà ancora prova della sua abilità, invitato da Behemoth che però si diverte a sbagliare centro… A un tratto Margherita fa per andarsene, credendo peraltro di esser stata ingannata e di non ricevere ricompensa alcuna. Woland la fa sedere e lei, seppur con le lacrime agli occhi, non chiede nulla. Woland si compiace: ha superato la prova. Le darà dunque quello che vuole. Lei fa liberare dal tormento Frida, che tanto l’aveva impressionata al ballo. Woland le dà però un’altra possibilità e così Margherita chiede la liberazione del Maestro. Ed ecco l’uomo comparire nella stanza cui Woland dà da bere. L’uomo si rimette in forma all’istante e parla del romanzo su Ponzio Pilato che l’altro legge dopo averlo fatto recuperare da Behemoth… Il maestro chiede a Margherita di lasciarlo, ma lei implora Woland di farli tornare alla condizione precedente al suo ricovero… Bruciate le cartelle cliniche, fatto sparire Mogaryc che lo aveva denunciato per impossessarsi del suo appartamento, Mergherita e il Maestro ottengono nuove carte d’identità. Natasa chiede invece di restare strega, mentre Ivanovic è riportato a sembianze umane, liberato e munito di un attestato circa la sua presenza lì. Compare poi Varenucha, trasformato in precedenza in vampiro, che viene anch’esso liberato. Poi Woland resta solo con i due amanti. Parlano ancora un po’ e li lascia infine andar via dopo aver regalato loro un ferro di cavallo d’oro tempestato di diamanti. Hella e gli altri li accompagnano fino alla vettura, ma Margherita si accorge di aver perso il ferro, raccolto dalla spiona e ladruncola Annuska. È Azazello a recuperarlo… Accompagnati dal seguito di Woland, poco dopo il Maestro e Margherita rientrano nello scantinato dell’Arbat. Fortemente scossa dalle emozioni della giornata, insonne, Margherita ricomincia a leggere il manoscritto…
Jerushalajim è avvolta dalle tenebre e, più tardi, su di essa si abbatte una tempesta. Il procuratore mangia nel suo palazzo e a poco a poco il clima si placa. Dopo lunga attesa, ecco giungere l’uomo che Pilato aspettava. A quello chiede informazioni sullo stato dell’ordine pubblico in città e sull’esecuzione. Ordina inoltre che i tre corpi vengano seppelliti in fretta. Afranio, capo del servizio segreto, è interrogato anche riguardo Giuda di Kiriat che, secondo le informazioni, sarà pagato nel palazzo di Caifa per aver ospitato Hanozri. Pilato ordina quindi all’uomo di proteggere Giuda che si dice sarà assassinato da seguaci di Jeshua… Afranio se ne va e Pilato si accorge che il crepuscolo è nel frattempo sopraggiunto…
È la sera di pasqua e Pilato è inquieto presentendo sventura per le sue decisioni del mattino. A consolarlo c’è il solo fido Banga… Afranio, sceso in città, passa da una donna, Nisa, che lascia la casa poco dopo di lui… Nel mentre un giovane, Giuda, esce recandosi da Caifa, poi si imbatte in Nisa, donna della quale è follemente innamorato. Quella gli dice di seguirla fino al Getsemani. Ma è una trappola: raggiunto il luogo dell’appuntamento, Giuda viene pugnalato da due complici della donna, uno dei quali è lo stesso Afranio… Solo intorno alla mezzanotte l’inquieto Pilato riesce a trovar sonno sognando del predicatore che, ancora vivo, discorre con lui. Un uomo simile non poteva esser stato giustiziato. Poi si sveglia e l’Ammazzatopi gli annuncia l’arrivo di Afranio, latore della notizia dell’assassinio di Giuda. Cercherà l’indomani il cadavere fuori città, nel giardino dei Getsemani. Depista quindi Pilato: non è stato adescato da una donna, ma probabilmente ucciso per i soldi che voleva nascondere in quell’uliveto. Caifa nega intanto di aver pagato qualcuno. Pilato pensa allora che in città potranno spargersi voci sul suicidio di Giuda… Afranio narra poi della sepoltura dei corpi dei tre giustiziati. Quello di Jeshua era stato trafugato da Levi Matteo cui è stato permesso di partecipare alla sepoltura del maestro. Pilato chiede quindi di parlare con Levi Matteo, dal quale si fa mostrare la pergamena su cui l’uomo ha annotato parole e fatti concernenti Jeshua. Gli offre lavoro, cibo, soldi ma quello rifiuta. Il suo scopo è solo quello di uccidere Giuda. Ma giuda è già stato ucciso, gli spiega Pilato e così Matteo si quieta e, fattasi dare una pergamena nuova, se ne va…
È mattino e Margherita interrompe la lettura per mettersi a dormire… Le indagini sugli avvenimenti verificatisi in città dopo l’arrivo di Woland proseguono intanto senza sosta. Numerose, anche se vane, sono le perquisizioni dell’appartamento n°50 di via Sadovaja. Gli ispettori giungono alla conclusione che sia stata tutta opera della banda di ipnotizzatori. Alle ore 16 una nuova irruzione nell’appartamento porta all’avvistamento di Behemoth. Tentano, invano, di catturarlo, ma lui e gli altri, giunta la sera, lasciano la casa ormai in fiamme con il solo cadavere del barone Meigel a rimanere in terra…
Korovev e Behemoth entrano nel negozio per stranieri Torgsin. Behemoth, trasformatosi in grassone per entrare, mangia mandarini e aringhe scatenando il putiferio. All’arrivo della polizia Behemoth appicca un incendio e i due scompaiono ricomparendo all’esterno della casa dello scrittore, il Griboedov. Vogliono andare a mangiare lì, ma senza tessera non li fanno passare. Li fa però entrare il direttore Arcibald Arcibaldovic che li ha riconosciuti e li serve come re per non aver noie. Più tardi irrompono però tre poliziotti che sparano ai due ospiti. Quelli si dissolvono mentre anche il Griboedov va in fiamme…
Al tramonto Woland e Azazello osservano la città sul tetto di un antico e bell’edificio. Lì li raggiunge Levi Matteo che riferisce loro l’ordine di Jeshua di dare la ricompensa del “riposo” al Maestro. Woland incarica Azazello dell’esecuzione del compito. Giungono Korovev e Behemoth che, interrogati, danno il loro resoconto sull’incendio al Griboedov. Woland li congeda, prima dell’arrivo di un temporale la cui oscurità tutto avvolge…
Al tramonto, il Maestro e Margherita, appena svegli, iniziano a parlare di quanto successo la sera prima e del proprio futuro. La donna lo invita ad aver fiducia perché Satana li aiuterà. Lui pensa allora che anche lei sia pazza. Si apprestano quindi a mangiare, quand’ecco Azazello. Questi li invita ad andare con lui da Woland e gli regala una bottiglia di Falero, che sempre beveva Pilato. Li fa bere e i due muoiono così avvelenati per ricevere l’immortalità. Azazello si porta nell’appartamento di Margherita, dove fa morire di crepacuore una donna. Poi, tornato nello scantinato, fa rinvenire i due amanti. Incendiato lo scantinato, i tre partono al galoppo su tre cavalli… È ora di raggiungere Woland e la vita eterna. Piove e passano dalla clinica a salutare Ivan. Il Maestro e Margherita (che bacia Ivan) se ne vanno. Poi l’uomo chiede all’infermiera se il ricoverato della stanza 118, il Maestro, sia morto…
Il temporale è finito e, su un’altura fori città, Azazello, il Maestro e Margherita raggiungono Woland, Korovev e Behemoth. Ultimato l’addio del Maestro alla città, il gruppo dei cavalieri parte…
Durante il volo Woland e gli assistenti prendono le loro reali sembianze: Korovev è un triste cavaliere; Behemoth un gracile paggio-giullare; Azazello un demone assassino. Il Maestro si trasforma in un giovane demone… È la domenica di Pasqua e li conduce da Pilato che con Banga fissa da duemila anni la luna. È immortale e aspetta invano che Jeshua possa finire di parlargli. Espia l’aver mandato a morte un innocente. Margherita vuole che lo si liberi dal fardello, ma Woland le dice che spetta al Maestro farlo chiudendo il romanzo. Pronunciando la frase “sei libero! sei libero! Egli ti aspetta” (p.372), il Maestro concede così il perdono a Pilato che, seguito da Banga, si avvia verso Jeshua e una Jerushalajim che spunta dallo sgretolamento della montagna. Poco dopo la città, Woland e seguaci si dissolvono. Il Maestro e Margherita si avviano invece nell’eterno giardino loro destinato…
A Mosca restano solo le dicerie su quanto successo. I fatti insoliti sono attribuiti all’opera di Woland e dei suoi, inafferrabile banda di ipnotizzatori e ventriloqui, in particolare di Korovev. Uccisioni e catture di gatti neri si moltiplicano, così come i numerosi arresti ingiustificati… Passano gli anni e gli unici a ricordare sono Ivan, ora professore di storia, che durante le notti del plenilunio primaverile va agli stagni di Patriarsie a rimirare la luna. Poi si sposta a guardare un uomo che, in giardino, osserva la luna e impreca contro se stesso per non essere andato via con Natasa. Poi Ivan torna a casa a sognare inquieto del boia che uccide con la lancia Hesta sul Calvario. La moglie gli fa un’iniezione e lui inizia a sognare di un uomo che, con un giovane, si incammina su un sentiero illuminato dalla luna. Gli appare poi un donna seguita dal Maestro. I due gli dicono che è tutto finito, poi la donna lo bacia e la visione termina. Ivan può allora dormire sereno e vivere tranquillo fino al prossimo plenilunio, quando tutto si ripeterà…