Max Gazzè – Max Gazzè (Gadzilla) – 2000

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MAX GAZZÈ – MAX GAZZÈ (GADZILLA)
VIRGIN – 8489712 – 2000

 

“Gadzilla” è il cd che consacra Max Gazzè tra i protagonisti del panorama musicale italiano bissando il successo del precedente “La favola di Adamo ed Eva”. Terzo album in studio, lanciato dalla partecipazione a San Remo 2000 con la hit Il timido ubriaco, si caratterizza per sonorità semplici (tendenti alla sperimentalità e, spesso, al rock come negli album precedenti) ma accattivanti e testi estremamente ricercati e poetici (numerosi i richiami esplici a poeti e poesia) con “storie” ambientate in un mondo fantastico, ironico e a volte malinconico. Hit di successo si alternano a brani meno noti ma altrettanto eccellenti, dando al disco una qualità complessiva elevatissima. Uno dei migliori. Consigliato anche ai non fan.

 

TRACKLIST

 

Max Gazzé (Gadzilla)

  1. Poeta minore
  2. Su un ciliegio esterno
  3. Il timido ubriaco
  4. “A”
  5. Se piove
  6. L’uomo più furbo
  7. Del tutto personale
  8. Preferisco così
  9. Elemosina
  10. La tua realtà
  11. Adesso stop*

*Adesso stop dura 5’30”. Seguono minuti di silenzio e dal minuto 8 e 13 secondi comincia la ghost track strumentale che dura 7’30”.

TESTI

Poeta minore

io musico te soltanto perché tanto hai musicato

quel che gli altri han solo scritto

sazi del parlato

spinto a malapena nelle pagine di Arcadia

come sabbia nell’arena

tu per me maggiore

la poesia non è brandire scettro

non ti ho letto ma cantato

di note senza fiato

rese vive dal ricordo dell’accordo stipulato

fra l’Apollo e le sue rime

io musico te soltanto e mentre canto

la mia pelle sembra frigger come burro

dentro suoni di padelle

questa è un’arte tua e del tuo bell’eroe francese

lui altro mai non chiese che una donna da salvare

e invece è me soltanto che ha salvatoio musico te soltanto perché solo fosti vivo

solo quanto adesso chiuso fra parentesi di un rigo

lascia che ti dicano minore o sconosciuto

come fa il minuto quando passano le ore

io musico orfei ed alcesti perché questi hai musicato

perché fanno dire a me con dire delicato

cosa mi è dato a vivere e cosa da morire

qual’è il rischio e qual’è il fine

io musico te soltanto e mentre canto

la mia pelle sembra frigger come burro

dentro suoni di padelle

questa è un’arte tua e del tuo bell’eroe francese

lui altro mai non chiese che una donna da salvare

e invece è me soltanto che ha salvato

io musico te soltanto…

Su un ciliegio esterno

[Dedicata ad Alessandro Tecchiati]

Il ventisette di agosto Gianni Sergente ha preso un altro stipendio

Una cifra alla volta come nel poker sono in tutto un milionequattrocentotrenta

S’aggiusta il sorriso sguscia via dall’ufficio e corre a più non posso verso il primo bar

Buonasera signora volevo duemila liquirizie da portare su un ciliegio esterno

Povero Gianni Sergente vestito elegante

A pensare su un ciliegio esterno

A pensare su un ciliegio esternoMaledetta pigrizia maledetta pazzia per cercare differenze tra giorni uguali

Ridotto a succhiare quel nero che nero rimane su un ciliegio esterno

Il venti settembre gli ho portato un regalo e senza dire niente me l’ha tolto di mano

Sono le poesie di Mallarmé esclama contento su un ciliegio esterno

Povero Gianni Sergente vestito elegante

A pensare su un ciliegio esterno

A pensare su un ciliegio esterno

Guardati bene

Tu sei sbagliato e fuori moda

Capelli lunghi

Hai sempre addosso quel vestito

Guardati bene

Ma come fai a non sentirti un idiota

Che ti rimane

Se non l’immagine che dai

Ma lui aveva dentro qualcosa che non mi potevo spiegare

Come un sollievo una pace interiore

Il suo paradiso è su un ciliegio esterno

Dopo quel giorno l’ho visto che sembrava un frutto più grande con gli occhiali scesi

Rrapito dal gusto di liquirizia e dalla sua lettura su un ciliegio esterno

Il ventisette settembre Gianni Sergente ha preso un altro stipendio

Una cifra alla volta come nel poker sono in tutto un milionequattrocentotrenta

Povero Gianni Sergente vestito elegante

A pensare su un ciliegio esterno

A pensare su un ciliegio esterno

Il timido ubriaco

sposa

domani ti regalerò una rosa

gelosa d’un compagno non voluto

temuto

stesa

caldissima per quell’estate accesa

fanatica per duri seni al vento

io tento

tanto

quell’orso che ti alita accanto

sudato che farebbe schifo a un piede

non vede

dorme

tapino non le tocca le tue forme

eppure è ardimentosa la sua mano

villano

potranno mai le mie parole esserti da rosa

sposa

potranno mai le mie parole esserti da rosa

sposachino

su un lungo e familiar bicchier di vino

partito per un viaggio amico e arzillo

già brillo

certo

perché io non gioco mai a viso aperto

tremendo il mio rapporto con il sesso

che fesso

piango

paludi di parole fatte fango

mi muovo come anguilla nella sabbia

che rabbia

rido

facendo del mio riso vile nido

cercandomi parole dentro al cuore

d’amore

potranno mai le mie parole esserti da rosa

sposa

potranno mai le mie parole esserti da rosa

sposa

pare che coppie unite solo con l’altare

non abbian mai trovato le parole

da sole

forse

domani che pianissimo le morse

del matrimonio ti attanaglieranno

potranno

potranno mai le mie parole esserti da rosa

sposa

potranno mai le mie parole esserti da rosa

sposa

potranno mai…

A

Alessandra che porta gli occhi azzurri come occhiali da sole

pensa un po’ a se stessa e un po’ alla piega del vestito

Alessandra ride di gusto se le giuro che la voglio sposare

fa una piroetta strana ma io sotto sotto ci rimango male

Anna invece è piccolina si conta in cielo le sue lune

e sotto quelle ciglia scure si nasconde il segreto

l’allegria sensazionale che ha trafugato al padre

per amare vostra figlia cosa devo faresì

d’accordo eri fatta così e non poteva andare altrimenti

sono cose inspiegabili

è la natura dei sentimenti

è forse colpa di quel maledetto vuoto

o perché mi credevi diverso

ma qui amica mi hai lasciato

con un dolore immenso…

Ambra con le sue sottili confidenze

mi scommette sempre di non stare molto bene

e io che la conosco e quasi ci sorrido

la ricordo quando aveva meno anni

Ambra si fa offrire passaggi e sigarette

che poi sbucano bionde dai suoi capelli

vietato innamorarsi o parlare di quelle cose

troppo peso il mio sulle sue ossa leggere

d’accordo eri fatta così e non poteva andare altrimenti

sono cose inspiegabili

è la natura dei sentimenti

è forse colpa di quel maledetto vuoto

o perché mi credevi diverso

ma qui amica mi hai lasciato

con un dolore immenso…

con un dolore immenso

con un amore immenso…

Se piove

Se stai scivolando

allora scivola per bene

con impegno cadi giù

e non ti aggrappare a niente

tocca terra

se qualcuno ti ha ferito tu parla con lui

sbattigli il cuore in faccia

non evitarlo perché hai bisogno di un’altra ferita

ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello

aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di megliose ami una donna

cercane un’altra da non amare

ti sentirai meno fragile

e più capace di amarle allo stesso identico modo

se ti sfugge il motivo

e la ragione delle cose

molto probabilmente

c’è un motivo e c’è una ragione ma non fanno per te

ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello

aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio

se ascolti una canzone

sai bene quando è vera

e quando certe volte

è solo un pretesto per fare vibrare l’aria

ma soprattutto se piove non aprire l’ombrello

aspetta il tuo giorno di sole non puoi fare di meglio

L’uomo più furbo

L’uomo più furbo del mondo

Conquistatore instancabile e attento

Ha avuto donne di tutti i paesi

Donne che aspettano il ritorno

L’unica donna che ha tanto amato

Gli ha voltato lo sguardo

Un incontro all’ultimo bacio

Con lei non poteva rifarlo

Negli occhi di tutte le donne del mondo

Quando le accarezza

Cerca lei

Che non vuole più l’uomo più furboL’uomo più furbo del mondo

Fuma tre pacchi di sigari al giorno

Gli bruciano gli occhi dal fumo e dal pianto

Come il pianto che non scenderà mai

Per lei con cui non può più stare

Per lei con cui non può parlare

Perché lei uccisa dal rancore

Gli ha negato per sempre l’amore

Negli occhi di tutte le donne del mondo

Quando le accarezza

Cerca lei

Che non vuole più l’uomo più furbo

L’uomo più furbo del mondo

Può avere tre o quattro donne al secondo

Quella sera torna a casa da solo

Scaccia gli sguardi come scaccia le zanzare

E rinuncia al suo amore di sempre

Che non potrà mai scordare

Negli occhi…

Del tutto personale

Oggi sono stanco dormo ancora

Nel pomeriggio il sonno mi giova

Lentamente giungono i segnali dell’immensità

Settembre riposa

Ho giocato a vivere così

Bevendo il passato a sorsi brevi

Delle poche cose che conosco

Farò mare pescoso

Dove l’esca dei miei ricordi

Troverà sempre qualcosa

Lascerò quello che non conosco

Alla curiosità degli altri

Ora che la mia dignità è del tutto personaleIo sono felice di una felicità

Cresciuta a poco a poco

Una musica che sento senza vedere

Come un incanto sorpreso dal sogno

Delle poche cose che conosco

Farò mare pescoso

Dove l’esca dei miei ricordi

Troverà sempre qualcosa

Lascerò quello che non conosco

Alla curiosità degli altri

Ora che la mia dignità è del tutto personale

Forse è meglio non andare mai oltre le mani

O perdere tempo con le illusioni

Forse un giorno mi sono distratto

E perso la vista la fede e una preghiera a memoria

Delle poche cose che conosco…

Preferisco Così

Povere vecchie sbandate

Perse nella mia chitarra

Percorsi paralleli di comune accordo

In cerca di suoni speciali

Attenzione attenzione

Vi presento il numero delle corde musicali

Povera piccola vocale

Si difende come può

Dall’oltraggio di troppe consonanti amareggiate

Dal miele minore

Di voler far poesia

Per sfuggire alla violenza della mia immaturitàPoveri pennelli abbandonati dietro la televisione

Non vi scorderemo mai

Con le vostre impertinenze di macchie colorate

Rimaste sulle dita

Una sublime eredità

Non vi scorderemo mai

Povero viso segnato dalla smorfia del sorriso

O dalla scena finale

Sei bravo lo stesso non badare al silenzio

Quando il pubblico scalcia

Scalcia e se ne va

Tu non puoi fare di più

Portami oltre il vedere

Dalla parte del clamore

Che fanno le cose inanimate quando l’uomo è voltato

Ecco la mia vita di lavoro e di antipatica sapienza

Te la cedo volentieri

Non fa proprio per me

Io preferisco così…

Elemosina

Prenditi questa borsa mendicante tu accorto non l’hai toccata

Antico lattante a poppa avara

Per trarne goccia a goccia il tuo rintocco a morto

Cava tu dal metallo qualche colpa bizzarra

E vasta come noi la stringiamo sul cuore soffiaci che si torca

Un’ardente fanfara

Chiesa e incenso che tutte queste dimore sui muri

Quando culla un’azzurra chiarezza il tabacco in silenzio dilati

E le preghiere e l’oppio onnipossente ogni farmaco spezzi

Stracci e pelle vuoi tu buttare il cappottino

E ber nella saliva una felice inerzia

E nei caffè sontuosi attendere il mattino

I soffitti arricchiti di naiadi e veli

Si butta il mendicante di vetrina un festinoQuando esci vecchio dio

Tremante sotto i teli d’imballaggio

L’aurora è un lago di vino d’oro

E tu giuri di avere nella tua gola i cieli

Non avendo contato il lampo del tuo tesoro

Almeno puoi ornarti di una piuma

E a ricordo portare un cero al santo in cui tu credi ancora

Non pensare che io vaneggi in parole discordi

La terra si apre antica a chi muore di fame

Odio un’altra elemosina

Voglio che tu mi scordi fratello

E innanzitutto non comprare del pane.

La tua realtà

Pensa se domani quando sarai sveglio

Nessuno ti dirà quello che devi fare

Pensa ancora a come inizieresti meglio

Ad organizzare il tuo giorno

Intorno duemila soldati

In abito bluForse riusciresti ad ammucchiare il tempo

Nel buco che lascia il loro sguardo vuoto

E ti diranno sbrigati sei troppo lento

Ma non devi muovere un dito

Fin quando non l’avrà deciso

La tua volontà

Pensa se di colpo tutte le paure

Finissero a terra come fanno le mele

Qualcuno le ha spinte o le ha lasciate cadere

Oppure è soltanto che tu

Intanto avrai maturato

La tua realtà

Tu dormi

Dormi quanto vuoi…

Adesso Stop

Dato il vistoso stato di shock

Ai richiede un motivo orecchiabile

Mah… non so

…Un semplice giro di do ?

Vengano a grappoli tutte le note del mondo e bendate i tamburi

Ma occhio alla differenza

Fra la musica e il casinoUn intero secolo di malgoverno e assoli di batteria

Non se ne può più

La rullata di metà assomiglia a un capitombolo per le scale

Ma che senso ha?

Un impertinente baccano spartisce

Ad ogni timpano lo scoppio superfluo

Ccome se il cuore che batte

Non fosse il solo maestro

E invece le botte a picchiare sul tempo

La violenza di due bastoni

Dividono lo stesso gesto

Che fa i lividi alle schiene arrese

Un intero secolo di malgoverno e assoli di batteria

Non se ne può più

La rullata di metà assomiglia a un capitombolo per le scale

Ma che senso ha?

Stop

Adesso stop