LOUIS-FERDINAND CÉLINE – L’ART NOUS EST HOSTILE Interview avec Georges Cazal (1958)* [L’ARTE CI È OSTILE Intervista con George Cazal (1958)] – Traduzione di Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux

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Interview avec Georges Cazal (1958)*
[L’ARTE CI È OSTILE
Intervista con George Cazal (1958)]
TRADUZIONE DI
Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux
NOTE A CURA DI
Stefano Fiorucci
Route des Gardes, nel giugno 1958. Georges Cazal e due compagni, tutti e tre allievi dell’École supérieure des sciences économiques et commerciales, ottengono un appuntamento. Queste giovani persone «pratiche» (secondo Céline) volevano offrire un contributo paradossale alla festa di fine anno dell’ESSEC: un petardo più esplosivo del boom economico e del quale Georges Cazal ricorda le deflagrazioni:
«L’ESSEC pubblicava, ogni anno, in occasione del festival che si teneva in genere nella Sala Pleyel, un numero speciale del Figaro che veniva distrubuito in strada. L’intervista di Céline doveva costituire la pagina letteraria di quel numero. Ci siamo incaricati d’incontrare lo scrittore. Uno di noi tre era l’istigatore, il secondo aveva un’ottima parlantina per intervistarlo (il seguito ha mostrato che Céline non aveva bisogno d’essere interrogato…) e io disponevo di un magnetofono, apparecchio molto poco diffuso all’epoca. Sfortunatamente quell’intervista non fu mai pubblicata. Quanto ai membri di quella piccola equipe meudonese, si sono persi di vista dopo le vacanze o sono partiti per il servizio militare.
Mi ricordo che Céline ci ha ricevuti molto cordialmente, con il suo solito pellicciotto sulle spalle, e in un cafarnao indescrivibile. Si è interessato al nostro magnetofono. E, subito dopo, ci ha chiesto: ”Di cosa volete che vi parli?” Dato che uscivamo dall’ESSEC, era convinto che volessimo parlare di commercio. È partito su tutto quello che era pratico, deviando ovviamente i tre quarti del tempo su altre cose. Fu un monologo molto lungo. Non rispondeva alle nostre domande. Céline coltivava il lato ”disprezzato da tutti”, è quello che mi ha colpito di più. Era tre anni prima della sua morte. Pensava alla morte, credo che pensasse solo a quella. Avevamo l’impressione che Céline fosse in procinto di lasciarsi morire. La comunicazione era indescrivibile…»
Siamo allievi dell’ESSEC, Ci occupiamo innanzitutto degli affari…
CÉLINE: – È essenzialmente pratica, la gente è prevenuta in tutti i sensi. Non posso vantarmi d’essere tra le persone pratiche. È un vizio della civiltà occidentale. Il re degli scrocconi è un uomo pratico. Volete parlare di lettere? Non ho molte cose interessanti da dire. Il mondo è segnato dall’Enciclopedia. Si hanno idee. Un po’. Si inviano messaggi. Sono mal piazzato, mi raggrinzisco su quello che m’interessa. Del cinese. Non credo che quello appassioni nessuno, è come fare del vetro filato. Si può benissimo bere nel vetro comune, a rigore nel cristallo di roccia. Quindi passo anni a fare cose molto fini. È inutile nella pratica. La mia trovata è di fare del vissuto emotivo, faccio passare l’emozione nel linguaggio scritto.
La maniera in cui gli altri scrivono, francamente, non mi piace. Ho trovato un’altra maniera di stilizzare che mi soddisfa… Per appoggiare le mie cattive ragioni: i contemporanei, talentuosi colleghi, scrivono alla maniera di Paul Bourget, di Anatole France che a sua volta copiava Voltaire. Questa buona maniera di scrivere ben insegnata, è molto piacevole quando è ben fatta. Per rendere conto d’una certa situazione, d’una certa maniera di trattare i fatti, sia giornalistici, sia mondani, è bene. Ma non è emotiva, è arida. Ci sono due mancanze profonde: quella della novità a tutti i costi e quella del razionalismo. Novità a tutti i costi: …sconvolgente… è un nuovo Balzac, un nuovo Victor Hugo…i prodigioso… Maupassantii superato… È falso! E sa di menzogna. Perché? Non è dato all’uomo di fare molto di nuovo. Molto poco. La natura non ci dota per questo… per fare un piccolo cambiamento, non molto. Nel cuore di una vita è enorme. Brassensiii fa una nuova canzone, si sente che sa di vecchio. In Asia tutto quello che era pratico era scacciato come volgare. Noi, vogliamo che tutto sia pratico e artificiale. L’arte ci è ostile. Un palcoscenico di teatro è pratico, le donne per il loro didietro, gli uomini per la loro prestanza. Un palcoscenico è pieno di gente pratica che vi disgusta. Goetheiv diceva di Mme de Staël:v «Rappresenta quello che c’è di francese. Non prenderà niente di falso per vero. Ma non capirà tutto il vero». È un po’ quello che accade con il Francese: è furbo, non si lascia prendere, critica, ma passa oltre. Non si ha tutti i giorni un Lavoisier,vi un Becquerel…vii la pubblicità sostituisce tutto.
Guardate il teatro cinese. È un merletto. Si fanno cose da duemila anni. Ogni trecento anni si modifica qualcosa. Mia madre era riparatrice di antichi merletti. Bisogna che il tempo non conti, che i soldi non contino. Non si fanno più merletti… Nessuno ne vuole più… Non rende. Neanche il romanzo rende… La gente non è fatta per [questo]. I «non fatti per» si coalizzano e dicono: «Vinceremo». I «non fatti per» si fanno accademici, elaborano un sacco di trovate[,] poi diventano tirannici. E sono cattivi. I «non fatti per» primeggiano, hanno tutto per loro, dato che hanno la forza e il numero. Come diceva Péguy,viii niente è più feroce[,] per una persona che fabbrica delle trovate[,] delle persone intelligenti. Sono dei critici abominevoli.
La sanzione è che si deve avere soldi, questo è pratico. Quando non si ha bisogno di nessuno va tutto bene. Se avete bisogno di soldi va male. Siate ricchi ed è la felicità, altrimenti le persone intelligenti vi danno la caccia e voi crepate. Mi sono trovato coinvolto in delle storie e ho pagato, quello che è gratuito non vale niente. È la morte l’ispiratrice di tutto. Credo che bisogna pagare molto, il massimo, e comunque sfuggirne. Senza quello non c’è niente. Si deve camminare su una corda tesa, sopra l’abisso nella notte, è pieno di mostri disotto. Voltaire rischiava molto, sempre. Rabelaisix anche. Se siete braccati è una gioia, una condizione quasi essenziale, ma bisogna che la persona abbia delle possibilità tecniche, molto lavoro, dunque un’assiduità feroce… vale a dire che non vivete. Si è talmente documentati nel mondo attuale che non vedo molti scrittori insegnare qualcosa al mondo. Un tempo si imparava l’adulterio in Madame Bovary, il medico di campagna in Balzac. Ora d’interessante c’è solo lo stile. È come la fotografia, si è talmente fotografato che non c’è più bisogno di pittura descrittiva.
Nel romanzo attuale ci si sottrae a ogni sforzo. Lo scrittore è politico o si fa circondare dalla pubblicità. Ogni anno abbiamo ottocentomila novellini, quattrocentomila per ogni sesso. Ottocentomila giovani che giungono alla vita. Si entusiasmano per sapere chi è il migliore, ma altri ottocentomila arrivano. C’è un’età della spontaneità; ma questa età è presa dall’educazione, il diploma. Questi giovani sprofondano nel decadimento morale o nel commercio. Gli altri, prendono quello che gli danno: Sartre, Camus,x i Goncourt,xi gli intellettuali… Bevono, mangiano, si abbuffano bene, quello rimpiazza tutto. C’è il music-hall, lo striptease, questo non vuol dire che se ne intendano. Guardo con attenzione tutti questi piaceri… Questi striptease. Si vede che non se ne intendono per niente. Parlo dal punto di vista veterinario, me ne intendo un po’. A queste signore do 1 e ½ in generale, sono piene di difetti, delle cosce in stato pietoso… In generale valgono 2, 2½, 3, e poi perché vado ai corsi di danza. Non ho mai lasciato i corsi di danza. Me ne intendo. So che non dura. Il fiore non dura cinquant’anni, e io mi dico[:] è proprio biancospino questo.
Per far comprare bisogna rendere la gente ottismista… comprate una nuova macchina, nuovi mobili, firmate cambiali. Ottimismo dell’acquisto. Il tipo depresso o cinico, o scettico, non può comprare. Fottersene dei debiti, questo è l’ottimismo…
Allora di «formidabile» in «straordinario», in «stupefacente», si arriva a un’ampollosità che non ha più nome. Gli altri ottocentomila novellini rincareranno. Di superlativo in superlativo si avrà una banda di giovani che saranno felici e faranno andar bene il commercio. Non è comodo da dire, permette di fare il punto molto severo e molto ragionevole sull’epoca in cui viviamo.
Gli Americano non hanno scoperto niente, dipendono dalla civiltà romana. L’inglese è un francese mal pronunciato. Il novanta per cento delle parole sono francesi. È europeo tutto questo. Il Francese non parla la lingua che si addice alla sua forza. È costretto a prendere in prestito la sua sovranità dall’America, o dalla Russia. Non può intraprendere nulla nel mondo, viene fermato da una parola, da una telefonata. Velleità… questo finisce con l’igiene. Tutte le guerre terminavano con delle epidemie, compresa quella del ’14-’18. Ora si fanno delle guerre interminabili, tutti sono vaccinati, non ci sono più epidemie. Non c’è più niente da sperare da quel lato lì, questo cambia tutto. Nel corso dell’ultima guerra, dei medici tedeschi, molto altolocati[,] andavano a Lisbona a vedere se non c’erano delle epidemie in corso. Ma questo non dava più vaiolo, sifilide. Si è fatto tutto quello che si è potuto… nel ’14-’18. Francet d’Espereyxii sarebbe salito a Berlino se nei Balcani non ci fosse stato il Vaiolo.
Rifiutare la civilltà moderna, potrebbe essere una fortuna per il Francese?
CÉLINE – No, il fatto di rifiutare il mondo moderno non è una fortuna per il francese, è troppo piccolo. È un testardo ma è isolato. È il dipartimento di Deux-Sèvresxiii contro il Parlamento. L’inglese domina tutto. Dato che è una lingua di scambio si ha interesse a usarla. In tutto il mondo s’impara l’inglese. Sul mare: una bandiera francese ogni dieci inglesi.
Non c’è un notaio, non un ufficiale di marina che non abbia un manoscritto nel suo cassetto. Non scrive peggio di un altro. La Francia è un paese letterario, ma non è per questo che va lontano: si tira tremila [copie], si vende trecento. Quello che si vende, è quello che è molto popolare, è la merciaia che vende libri, le dispense Vergine e rossa, Satiro e malfattore. Delly:xiv centosessantamila copie all’anno. Lavoro, esercizi… La gente è troppo occupata, prima dalle Chiese, ora dalla politica. Questo paese perde di forza, d’influenza. Dopo il ’14-’18 prestigio della vittoria… ora… nulla… Si evita lo sforzo. Prestigio delle Lettere, delle Scienze, delle Arti… Non esiste. C’è solo il prestigio della guerra che si è appena vinta e di quella che si spera vincerete voi. Quel che conta è la forza. La mia conclusione disincantata… occorre un rifacimento completo della moralità delle persone. Un po’ di Savonarola.xv Io faccio quel che posso per sopravvivere… ho fatto la follia di ergermi contro la guerra. Porco Dio, quanto me ne hanno voluto! E quanto me ne vogliono ancora! È una follia… giovinezza persistente.
Ci sono cinque o sei autori che tirano più degli altri e di cui non si parla, che non hanno mai un rigo dalla critica. Delly: senza pubblicità se non dalla domestica o dalla padrona. Soldi e sesso. Montaigne,xvi ai suoi tempi, era letto solo da pochi. Molièrexvii non scriveva per i soldi ma per la Corte. Villon scriveva per la polizia, era un informatore. Un figlio di grossi commercianti ha delle chance in letteratura. Pochissimi hanno il gusto della ricerca per l’estetica. Da sei a ottomila persone sono interessate a un’opera moderna. Dullin… fabbrico un buon prodotto ma se solamente trecento persone lo comprano, chiudo bottega. Non è necessariamente ipocrita: Molière… Luigi XIV…xviii ma occorrono i soldi. E se i soldi sono alla base, niente sincerità. Zola aveva la politica per cavarsela. Vallèsxix se l’è cavata così ma l’ha pagata cara.
Viaggi… grandi viaggiatori… non s’impara niente nei posti così. Andate nelle prigioni, imparerete qualcosa. Mi sono liberato dalle lusinghe, eccomi tranquillo. Non si chiederà il mio parere. Ho avuto questo coraggio. Dal momento in cui si hanno rappresentazioni, applausi, è orribile. Proust: notevole ma viveva in una famiglia di clinici. Osservava bene le persone. Bene ma stile pesante! Architettura pesante. Scrittore potente: pagava: snob, mondano… Joyce:xx osservazione proustiana, naturalismo, puntinismo, ma meno interessante di Proust. E poi è un inglese! Pierre Louys:xxi un autore che si applicava allo stile, ma s’è tanto dedicato a storie che non valevano la pena.
Che pensate del jazz?
CÉLINE: – Il Negro è antimusicale, è ritmato. Ho vissuto con gli antropofagi… una piantagione di cacao. Cantare, per un Negro, è artificiale. Ama suonare il tam-tam… il ritmo. Con i nostri suoni, gli diamo sui nervi. Lotta dei Neri contro la musica dei Bianchi. I Bianchi hanno preso il ritmo, abbandonato la melodia. Verso il 1920-1925, i Neri arrangiavano la nostra musica. Gli Spagnoli anche hanno il ritmo. Le varianti del ritmo non ci vengono. Abbiamo cantato solo dai preti, il gregoriano. Siamo più pratici degli Americani, loro sono più provinciali di noi… romanticismo… gratuità… che non sono da noi. Il Francese è cinico: B. B., extra, ricco, etc. Vedovo che schiaccia due bambini sotto un camion. Diversità… contrasto. L’America è arciprovinciale, costumi molto severi, s’interessa all’Impero, al Consolato più di noi. Americani sanissimi, trovate di tutto là: uomini d’affari, filatelici, pederasti, maniaci, amanti della grana, presbiteriani. Da noi ci sono i gesuiti. «L’umorismo è la cortesia della disperazione»: in America, più profondità dell’umorismo che da noi. Shakespeare… Cornelianoxxii un po’ palloso. Profondamente triste.
State preparando qualcosa?
CÉLINE – Ho una reputazione solidamente costituita di immondo, sconcio, bisogna che mi serva. Se può darmi di che comprare tagliolini e patate… Sono un giocatore di birilli, ben più modesto di quello di Malherbe.xxiii Un guaio a sessantaquattr’anni: niente pensione… uscito dalla scuola comunale, non dal liceo… ho preso il diploma solo con i manuali. Smetterei subito se avessi una pensione. Questo farebbe piacere a tutti. Sono invalido di guerra al 75%. Non ho bisogni, non mangio niente… auguratemi la pensione… sessantacinque anni è la piramide dell’età… Cervantesxxiv a ottant’anni… Sofoclexxv a novant’anni…
Preferisco che non mi facciate foto, sono maomettano su questo. Una foto è una pietra tombale… buona per le belle donne… Mia madre è sepolta al Père-Lachaise, non hanno osato mettere il nome per paura che venisse insudiciata.
*«Un’intervista mai pubblicata con il reprobo di Meduon. 24 anni dopo la sua morte, Céline ci fa una sfuriata», Le Figaro magazine, supplemento de Le Figaro, n° 12782, 5 ottobre 1985, pp. 96-99. Trascritto da Georges Cazal e Jean-Marc Parisis.
i Victor-Marie Hugo (1802-1885). Eccelso scrittore, poeta e drammadurgo francese.
ii Henri-René-Albert-Guy de Maupassant (1850-1893). Scrittore francese.
iii Georges Brassens (1921-1981). Cantantautore, poeta, scrittore e attore francese.
iv Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832). Celebre scrittore, poeta e drammaturgo tedesco.
v Anne-Louise Germaine Necker, baronessa di Staël-Holstein (1766-1817). Scrittrice francese.
vi Antoine-Laurent de Lavoisier (1743-194). È stato il padre della chimica moderna.
vii Antoine Henri Becquerel (1852-1908). Fisico francese scopritore della radioattività.
viii Charles Péguy (1873-1914). Scrittore, poeta e saggista francese.
ix François Rabelais (1483-1553). Celebre scrittore e umanista francese.
x Albert Camus (1913-1960). Scrittore, filosofo e drammaturgo francese.
xi Edmond de Goncourt (1822-1896) e Jules de Goncourt (1830-1870). Per volere di Edmond, dopo la sua morte, è stata istituita l’Académie Goncourt che assegna dal 1903 il premio Goncourt “alla migliore opera d’immaginazione in prosa pubblicata”. La mancata assegnazione del premio al Voyage nel 1932 sarà motivo di rancore per il resto della vita dello scrittore.
xii Louis Félix Marie François Franchet d’Esperey (1856-1942). Generale francese della prima guerra mondiale.
xiii Dipartimento francese con una superficie di 5.999km² e 350.000 abitanti.
xiv Delly: pseudonimo dei fratelli de la Rosière, Jeanne-Mari (1875-1947) e Frédéric Petitjean (1876-1949)autori di circa 105 romanzi d’amore tra il 1903 e il 1943.
xv Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (1452-1498). Celebre religioso e politico italiano bruciato sul rogo come eretico.
xvi Michel Eyquem de Montaigne (1533-1592). Filosofo, scrittore e politico francese.
xvii Jean-Baptiste Poquelin (1622-1673). Drammaturgo e attore teatrale francese.
xviii Luigi XIV di Borbone (1638-1715), noto come Re Sole.
xix Jules Louis Joseph Vallez (1832-1885). Giornalista, scrittore e uomo politico francese.
xx James Augustine Aloysius Joyce (1882- 1941). Celebre poeta e scrittore irlandese.
xxi Pierre Louÿs (Pierre Louis, 1870-1925). Poeta e scrittore francese.
xxii Pierre Corneille (1606-1684). Drammaturgo e scrittore francese.
xxiii François de Malherbe (1555-1628). Poeta e scrittore francese.
xxiv Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616). Celebre scrittore spagnolo morto a sessantanove anni e non a ottanta.
xxv Sofocle (496 a.c.- 406 a.c.). È stato uno dei massimi autori tragici greci.