LOUIS DESTOUCHES A SUO PADRE 11 ottobre 1916

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LOUIS DESTOUCHES A SUO PADRE

Bikobimbo, addì 11 ottobre 1916

TRADUZIONE

Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux
Caro padre,

E da quasi 1 mese che sto alla piantagione, e che non ho visto nessuno, da quasi 30 giorni che non ho parlato, realmente, eppure, mi sento ancora molto in forma per adempiere ancora i 19 mesi di soggiorno che mi restano da passare qui.

Ho ricevuto ieri, un piccolo messaggio dell’R. P. Cadiou,* che è il mio vicino più prossimo, a Ebonda in riva al mare, nella Guinea Spagnola, è quello che non può viaggiare che con la bassa marea, e tra le maree, perché sulla costa d’Africa, la savana arriva fino al mare e la sola via del paese consiste nella piccola laguna che il flusso lascia libero, mi avverte che verrà a trovarmi, il mese prossimo. Mi ha detto che molti bianchi sono morti in Guinea a causa dell’umidità della stagione delle piogge, mi ha anche detto che sta entrando nel suo 12° Anno di soggiorno ininterrotto, che si sente molto anemico e che rientrerà molto probabilmente [a] rue L[h]omon[d]** alla fine dell’inverno.

Il poveretto ha ottenuto nella regione solo ben scarsi risultati, gli indigeni sono irriducibilmente selvatici, poligami, feticisti e poco o in nessun modo migliorabili.

Fa tuttavia questo faticoso mestiere, in condizioni deplorevoli, in quanto riceve come solo sussidio dalla Diocesi del Congo, la modica somma di 95 F[ranchi] al mese; questo implica una percentuale elevata di cibo indigeno poco invitante, macabou, radici di manioca, etc.

E vero che è assistito, e quasi supportato da tutti gli scapigliati erranti della costa, cercatori d’oro, cacciatori, contabili, proprietari, militari e io stesso.

E semplice ma molto interessante. Ve lo invierò. La settimana prossima, arriva la piccola bagnarola, e preparo la mia spedizione di cacao, se ti dico che ne ho spedito 1.200 chili questo mese, questo ovviamente non ti dice niente, ma quello

che significa molto di più per me è di incassare 0,10 F[ranchi] per chilo raccolto.

Mi è impossibile inviare soldi in altro modo che a piccole quantità, data la mancanza di fiducia, ispirata dai miei messaggeri, capitani, contabili, etc… brave persone ma volubili, volubili… e alla bisogna…

Sai forse che il cacao si spedisce in chicchi, che viene trasformato in cioccolato, a seguito di manipolazioni che mi sono totalmente sconosciute e delle quali mi sono sempre curato molto poco, ma cresce su un albero di medie dimensioni, un po’ somigliante alla magnolia, so per sentito dire che ha delle radici a fittone, e so per visto che ha anche il tronco che produce delle specie di zucche che hanno delle costole sui lati come le cucurbitacee, dalle quali i negri estraggono, rompendoli, i famosi chicchi, detti cacao, che mi fruttano con la loro spedizione 0,10 F[ranchi] al chilo, la mia soddisfazione cresce quindi, in proporzione diretta con il numero di chicchi raccolti.

Ma la cosa non è così semplice come sembra, una volta raccolti questi granelli, i negri li accumulano in scatole e versano il contenuto di queste scatole in una vasca detta di fermentazione, il cacao ci rimane 3 giorni, dopo questi tre giorni è

accuratamente lavato e poi steso su essiccatori molto costosi, costruiti dai Tedeschi, e rimane così più di 2 mesi al sole, ma… dato che le docce*** si succedono senza interruzioni, questi essiccatori sono a rotelle e si piegano gli uni sotto gli altri in un hangar centrale; là, subentra la necessità di una sorveglianza

attiva e costante, perché l’essiccatrice non conta meno di 200 vassoi a rotelle; 25 neri sono in sorveglianza permanente per sorvegliare le piogge e mettere il cacao all’asciutto alla prima goccia, ma non si può contare su di loro, ed essendoci permanentemente 35.000-40.000 chili di cacao sull’essiccatrice, e che 3 gocce d’acqua sono sufficienti per rovinare tutto, e che un chilo di cacao vale 3 F[ranchi] e 50, è bene aprire gli occhi; come Ruy Blas****  io sono nato per comandare e me la cavo molto bene, sono rimasto del resto e rimarrò credo per tutta la mia vita, un po’ sottuff[iciale] di cavalleria – come Milon***** resterà e rimarrà eternamente un raschietto della fantasia.

Queste cose qui restano indelebili, sono ingerite a caldo.

Penso che è del resto l’unica cosa della mia vita che mi ha lasciato una certa impronta, le vicissitudini[,] siano anche fantastiche[,] non lasciano mai nessuna traccia su di me, né fisica, né morale, la solitudine stessa non mi influenza affatto, mi adatto sempre, di conseguenza fondamentalmente avventuriero[,] perché i cambiamenti di un individuo consecutivi al suo stato creano la costanza, e a mio avviso l’abitudine è in fondo l’unico e grande cemento della vita sociale, ma niente fa presa su di me, io sono profondamente asociale, posso adattarmi in qualsiasi ruolo da un giorno all’altro senza che la mia natura si trasformi, così sono da quando sono diventato uomo, come lo sarò tra dieci anni, i miei amici sono essi stessi sorpresi, la mia faccia non è cambiata da 3 anni e tuttavia… non cambierà mai,c’è solo un argomento su cui sono inflessibile, è sul mio regime corporale, perché è il solo punto debole di qualsiasi uomo; quanto al resto non mi importa molto, mi conosco, non posso cambiare, domani, se necessario, riprenderò la mia piccola borsa, e farò il giro dei piccoli gioiellieri del B[oulevar]d des Ternes, andrò a suonare a tutti i piani di Rue Demour, dopo domani prenderò il comando d’un plotone, e il giorno dopo ancora, mi muoverò in un’ambasciata qualsiasi con disinvoltura, tratterò sia il prezzo di una perla di 14 grammi a 6 volte il peso, che un mulinello su e giù e a destra e a manca, sia un cambio di piedi al galoppo, che le virtù del chiodo Serpollet, e posso subito aggiungere al fascio delle mie conoscenze, una competenza recentemente acquisita sul cacao e il suo utilizzo[,] la cui esistenza mi era stata rivelata finora solo dalle immagini che ornano le tavolette di cioccolato Planter, e che rappresenta un colono barbuto, a sorvegliare la partenza di un panciuto vaccaro, che trasportava molto probabilmente un carico grande e redditizio, alla sua sinistra un piccolo albero porta grandi cucurbitacee che ho a lungo considerato come limoni, e di cui ho

appreso più tardi l’esatta natura, infine alla sua sinistra, un selvaggio ricoperto di penne ostenta un atteggiamento rispettoso.

Queste memorie datano al tempo in cui andavo a raccogliere i frutti delle lezioni di padre Ladévèze a rue d’Argenteuil, che ha presieduto come sai alla brillante conclusione della mia laboriosa educazione.

In un lontano passato, ho anche un vago ricordo d’innumerevoli pezzi di cioccolata che girano instancabilmente su grandi piatti rotanti, di metallo, questi penso datino ai miei primi anni, 6 anni dopo la mia nascita, che illustra l’Esposizione.******

Infine, alcune indigestioni nelle vicinanze in generale, consecutivamente, al Primo dell’anno.

Ho da allora provato, nella mia piantagione[,] a convertire il mio cacao in cacao commestibile, ho ottenuto solo informi risultati, dubito quasi che questo sia lo stesso che si mangia a Parigi.

Come vedi, mi abituo a tutto ma non prendo l’abitudine di nulla.

Hai molto probabilmente, un’idea molto inesatta delle nostre colonie africane, se ti interessano più o meno, sappi che esistono solo sulla carta, perché suppergiù l’Africa è grosso modo simile a quello che era il primo giorno del nostro arrivo.

Quando ti si parla di Dakar, t’immagini senza dubbio che si tratti d’una grande città, ma Dakar è grande appena quanto Ablon; è altrettanto vero che questa sia la più grande città d’Africa, ad eccezione naturalmente di Algeri, che è quasi in Francia.

I nostri possedimenti sono divisi in due Governatorati; L’af[rica] Occid[entale] Fr[ancese] di cui fanno parte la Guinea, Senegal, Costa d’Avorio etc., questa parte dei nostri possedimenti africani è la più bella, grazie alla sua vicinanza con la Francia, tuttavia, regioni intere sono tuttora prive di qualsiasi strada, come la

Guinea, la Costa d’Avorio soprattutto, e infine completamente desertica la Mauritania la cui intera popolazione conta un capitano e tre sottuff[iciali] che sono sulla costa in un piccolo ufficio, non si sa perché e non si saprà mai, visto che la Mauritania è la parte costiera del Sahara, dove i Tuareg stessi non arrivano mai.

La nostra colonia più antica, il Senegal, mostra un lieve miglioramento, ma le nostre istituzioni liberali l’hanno rovinato, abbiamo subito creato elettori senegalesi, i diritti dell’uomo e del cittadino, etc. etc. etc.

Altrettante cose la cui applicazione è pericolosa per i bianchi, e fatale per i neri.

I Territori del Ciad sono purtroppo molto lontani, sono i più sani e i più ricchi.

II nostro secondo possedimento si chiama Af[rica] Equatoriale] Francese, comprende il Congo, Medio e Alto, il Gabon, infine l’Alto Oubangui-Tchari-Tchad. Lì, poesia.

E difficile immaginare una cacofonia più completa, sfogo di tutta la plebe della burocrazia coloniale già ben debole, clima d’inferno, soprattutto la costa, non una sola ferrovia, non una sola strada. La malattia del sonno è allo stato permanente, ecco qui il Congo.

Sono state piazzate in fretta piccole linee del telegrafo militare ma se dalla X alla Z si può telegrafare in 3 minuti[,] si può andare da X a Z solo attraverso incredibili difficoltà e da 40 o 50 giorni di strada attraverso la compatta savana.

Regioni intere sono rese inabitabili dalla tse-tse, il Loango******* per esempio, ospita il rifugio di 5 o 6 funzionari impenitenti, che costituiscono l’intera popolazione, oltre 500.000 neri sono morti là di tripanosomiasi.

Presto il Camerun sarà aggiunto a queste brillanti conquiste, quale sarà il suo destino, ho troppa paura a indovinarlo!!

Avremo presto un Governatore nato nel Congo, si chiama Fourneau,********

è famoso sembra, per una rozzezza, che ha fortemente favorito il suo avanzamento, questa qualità che lo ha reso famoso in Congo[,] sarà una virtù in Camerun che garantirà sicuramente la sua fortuna.

Mi rendo conto che ho quasi riempito la mia carta informe, non ho niente di molto nuovo da raccontarvi tranne che presto parlerò la lingua dei selvaggi di qui che si chiama la maquina. Prova a pronunciare la frasetta seguente piena di dolci eufonie:

Ma gnoulé, ka kouarré, douar.

Vedi che è la lingua degli dei, i miei studi tardivi mi fanno ricordare al riguardo i celebri versi di Chenier:*********

«Perché questa lingua armata, d’ostacoli indocili

Lotta e si piega solo in mani esperte.»

Affett[uosamente]

des Touches

Allego alcuni francobolli ottenuti al prezzo di difficoltà

pazzesche.

* Nome del missionario del posto. Come dice Céline, è l’uomo bianco a
lui più vicino.

** Sede parigina dei Padri Spiritani.

*** Céline si
riferisce ovviamente alle frequenti e copiose piogge.

**** Protagonista
dell’omonimo dramma di Victor Hugo rappresentato per la prima volta nel
1838.

***** Personaggio del racconto Le pére Milon di Guy de
Maupassant.

****** Esposizione Universale di Parigi del 1900.

*******
Regno di Loango.

******** Lucien Fourneu. Governatore del Congo francese e poi, dal 1916, del Camerun.

********* André Marie Chénier (1762-1794). Céline cita approssimativamente due versi del suo poemetto L’invention.