LOUIS DESTOUCHES AI SUOI GENITORI 22 sett[embre] [1916]

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LOUIS DESTOUCHES AI SUOI GENITORI

Biko addì 22 sett[embre] [1916]TRADUZIONE

Stefano Fiorucci e Jeannine Renaux
Cari Genitori

Devo raccontarvi la fine del mio amico cercatore, Jim Eccles. Jim Eccles era un grande ragazzo roscio, sorridente, senza età, nativo di Bristol.

Fin dalla sua più tenera età, al servizio di varie compagnie, sotto i climi più diversi cercava in ogni terreno immaginabile tutti i minerali possibili.

Aveva acquisito in questo campo una certa notorietà, sapeva anche innumerevoli storie, in molte lingue diverse.

Ne sapeva diverse dal «masouna»[J che viene parlato solo da poche tribù antropofaghe e da rari missionari, sino al francese, la lingua d’uso comune, che parlava del resto molto bene, avendolo probabilmente appreso nella sua sintassi, mentre invece non si era mai preoccupato della propria lingua che parlava molto male, cosparsa di termini tecnici, decorata con un po’ di dialetto di tutti i paesi, al punto da renderla completamente incomprensibile.

Appresi dalla sua bocca, che a più riprese, aveva tentato la fortuna con altri mezzi, occupò così successivamente un posto di docente di Lingue Africane a Londra, di Esattore a L’Aia e anche d’ispettore dei Bar Bi[l]iardi a Parigi.

Mi ha anche aperto la mente su questa oscura professione dagli orizzonti  sconosciuti.

Consiste[,] sembra[,] nel prendere consecutivamente in tutti i quartieri e poi in tutti i Bar Bi[l]iardi di ciascun quartiere, uno stesso caffè nero da 0,10 F[ranchi].

Dopo il sorbimento coscienzioso del piccolo caffè nero, l’ispettore esibisce alla cassiera del bar una piccola carta colorata che attesta la sua qualità. Quest’ultima esibisce subito il suo registro di cassa, e il suddetto ispettore verifica con i propri occhi, le entrate in conto del piccolo caffè nero da 0,10 F[ranchi].

La mansione sembra facile, ma secondo Jim non è senza inconvenienti, ci ha contratto in particolare un disgusto profondo per il caffè, che ha mantenuto fino alla sua morte, sosteneva di aver sorbito consecutivamente, in una giornata d’ispezione in un quartiere eccentrico, e verificato l’entrata in cassa di 22 piccoli

caffè neri da 10 centesimi.

Metteva, con cognizione di causa, in dubbio, la credenza popolare che dice che il colore dei negri sia dovuto a un eccessivo assorbimento di caffè nero.

Tuttavia, dopo ognuno di questi tentativi, Jim Eccles riprendeva invariabilmente i suoi picconi e le sue foreste, e ritornava a esercitare la sua nomade professione

su un continente qualunque.

Era in questi ultimi tempi molto impegnato alla ricerca di giacimenti di carbone nei melmosi marigots [sic].*

Scortato da una squadra di neri, scavava qui, là, soffiando davanti la fitta nube della sua eterna pipa sciami di mosche di tutte le specie.

Aveva preso domicilio su una palafitta, in una piccola capanna di tavole rimovibili, che trasferiva secondo le sue necessità.

Ci ritrovavamo a Campo, a ogni arrivo di posta, immancabilmente, riceveva una voluminosa corrispondenza ornata con francobolli dei più vari.

Faceva lo spoglio metodicamente, cominciando dalle lettere provenienti dai paesi più lontani, perché sosteneva, che fossero più stanche. Poi[,] manifestando una suprema indifferenza per le istruzioni della sua compagnia[,] ne prendeva atto per ultimo, perché diceva, gli toglieva l’appetito e che se ne fotteva altamente tanto quanto una rana di un ferro arricciacapelli.

Ma un giorno, intorno alla sua capanna si abbatté una banda di grilli. Non so se vi rendete conto di che cos’è un grillo Africano, è una bestia spaventosa. Uno solo di loro fischia come dieci locomotive.

E non è mai solo, viaggia in gruppi compatti, e per di più fischia solo la notte.

Jim che li conosceva da tanto tempo, tentò con ogni mezzo conosciuto. Sfidarono tutto, i tam-tam, le nubi dalla sua pipa, ecc. ecc.

Jim lottò invano, per due notti non poté chiudere occhio, così capitolò. I grilli coalizzati facevano più rumore di cinquanta treni espressi. La sua capanna fu smantellata in un batter d’occhio, rimontata su una zattera e ancorata in mezzo al fiume. Il grillo non sa nuotare, e Jim rise a lungo del bello scherzo che gli aveva giocato, sentendoli laggiù, sulla riva, fischiare, fischiare…

Non ha riso a lungo il povero Jim: aveva posto la sua bacinella, su un tavolo, lungo la paratia delle tavole.

Una delle tavole aveva un nodo, il nodo era saltato, Jim non aveva visto il buco, è stata la sua morte.

Lo si è ritrovato, due giorni dopo in ginocchio, la testa nella sua bacinella piena di sangue.

Un lungo raggio di sole dorato s’infilava nel buco della paratia, striava l’ombra della stanza, passava nei capelli rossi di Jim Eccles, appena sopra il cervelletto.

Abbassandosi, per lavarsi la faccia, il sole aveva ucciso Jim.

Tuo figlio

Louis Destouches
* Marigot. In Africa indica il braccio morto di un fiume, di una riviera
o di uno stagno. Più in generale un piccolissimo corso d’acqua.