LEONARDO SCIASCIA – IL GIORNO DELLA CIVETTA

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LEONARDO SCIASCIA – IL
GIORNO DELLA CIVETTA
A cura di Anna Baglione
INTRODUZIONE p.VII
LEONARDO SCIASCIA p.XI
IL GIORNO DELLA CIVETTA p.1
AVVERTENZA p.3
In un grigio sabato mattina un uomo corre verso il bus in partenza per Palermo. L’autista si ferma per farlo salire ma l’uomo viene assassinato prima di riuscirci. L’autista va a chiamre i carabinieri mentre il bigliettaio inizia a bestemmiare. All’arrivo dei carabinieri i passeggeri scendono tutti dileguandosi per le strade del paese. Autista e bigliettaio sono omertosi così come i passeggeri e il panellaro successivamente rintracciati. L’ucciso è Salvatore Colasberna, titolare di una ditta edile impeccabile nell’esecuzione dei pochi appalti che riesce ancora a vincere. Dagli interrogatori il maresciallo non ricava nulla. Le indagini sono poi condotte dal capitano parmigiano Bellodi che convoca i fratelli e i soci del Colasberna. Da loro non ricava ovviamente nulla ma, in base a una segnalazione anonima, sembrerebbe un delitto legato alla mafia. Salvatore aveva infatti sempre rifiutato la “protezione” e la “promozione” da parte della cosca mafiosa del paese. Già sei mesi prima aveva subito infatti un attentato. Bellodi li rilascia dopo avergli fatto scrivere su un foglio indirizzo e generalità. Confrontando la calligrafia trova che la lettera anonima sugli appalti è stata scritta dal fratello dell’assassinato. Una donna intanto denuncia la scomparsa del marito, assente da casa da due giorni. Il capitano consiglia al maresciallo di iniziarne le ricerche…
Due uomini a Roma parlano in un bar. Uno dei due, proprietario di una solfatara, si lamenta di Bellodi e delle sue indagini, l’altro, un onorevole, lo tranquillizza…
Bellodi convoca il confidente del paese, Calogero Di Bella detto parrinieddu, che è legato al clan del paese che controlla gli appalti edili. Con la sua pacatezza e gentilezza Bellodi riesce infine a fargli fare due nomi…
Un onorevole dice che l’inchiesta va chiusa in breve e il movente individuato in una questione di corna, delitto passionale. Bisognerà indirizzare pertanto altrove le indagini, magari affidandole a qualcun altro…
Paolo Nicolosi, il potatore scomparso da quattro giorni, risiedeva in via Cavour, angolo piazza, da cui presumibilmente il killer è fuggito dopo aver ucciso Colasberna. Il Nicolosi era incensurato e sia il maresciallo che la moglie lo ritengono ormai morto. Il capitano interroga la moglie che alla fine racconta che il marito, tornato a riprendere le sigarette, le aveva detto di aver visto passare un conoscente subito dopo gli spari. Il nome non lo ricorda, ma alla fine dice “zicchinetta”, un soprannome. Il maresciallo va dal barbiere per cercare di sapere chi possa essere Zicchinetta, ma nessuno con quel nome sembra esistere in paese. Però tale Passerello sembrerebbe essere amante della donna. Il capitano porta il maresciallo di S con sè da quello di B, per indagare sulla scomparsa di Nicolosi. Lì c’è la pratica di Diego Marchica detto zicchinetta, amnistiato, giocatore incallito della zicchinetta, pluripregiudicato e con troppi soldi di dubbia provenienza. Il Marchica risulta essere inoltre vicino all’onorevole Livigni e al boss Calogero Guicciardo…
L’anziano capomafia parla a un giovane affiliato dicendogli che il capitano non andrà da nessuna parte con le sue indagini. Nelle società il popolo è cornuto e preti, politici e mafiosi vivono sulle sue “corna”. Parrineddu ha esagerato e sarà eliminato, mentre Diego Marchica dovrà lasciare il paese per un po’. Ma il Marchica è arrestato…
Parrinieddu intanto vede la morte ovunque dopo la sua soffiata, presentandosi come colpevole agli occhi di tutti. Incontra pure il boss, fingendo di non vederlo. Eppure Bellodi quei due nomi, per proteggerlo, non li aveva neanche usati. Ma con il suo fare terrorizzato aveva dato a tutti l’idea del traditore. Più tardi, dopo aver spedito una lettera con due nomi a Bellodi, è ucciso sulla porta di casa… Profondamente scosso per l’ultima rivelazione di parrinieddu, Bellodi è per un attimo irato e vorrebbe far piazza pulita. Va poi a S dove il cadavere di parrinieddu è rimosso e zicchinetta posto in camera di sicurezza. Con il maresciallo arresteranno Rosario Pizzuco e l’altro nominato da parrinieddu. Il maresciallo prevede grane per il secondo arrestato: Don Mariano Arena…
Un potente onorevole esponente siciliano difende Mariano Arena…
 Il capitano interroga prima Marchica che nega di conoscere Nicolosi. Ma a poco a poco il capitano lo fa ricordare. Grande trucco poi quello di fargli vedere nell’altra stanza l’interrogatorio del Pizzuco che il reo crede stia confessando. La finta deposizione del Pizzuco è poi letta al Marchica (lui avrebbe ucciso sia Colasberna che Nicolosi). Marchica, che la crede vera, decide di confessare per inguaiare anche l’infame. Lui ha ucciso Colasberna dietro pagamento di 300000 lire dategli dal Pizzuco. Nel fuggire è stato però riconosciuto dal Nicolosi. Dettolo al Pizzuco, quello gli disse di non preoccuparsi che avrebbe sistemato tutto lui. Esclude ovviamente che Pizzuco agisca per conto di altri. Firmata la confessione è mandato in isolamento in attesa del processo. Il capitano interroga poi Pizzuco cui legge la confessione di Marchica che lui sconfessa.
Una telefonata informa intanto il capitano del fermo del cognato di Pizzuco che stava per andare ad occultare l’arma del delitto nella pietraia di Gràmoli. È lì che il capitano ordina di avviare le ricerche del cadavere di Nicosi. Il Pizzuco dà infine la sua versione: ospitato il Marchica, questi gli aveva preso il fucile con il quale aveva ucciso Colasberna. Aveva quindi incaricato il cognato di farlo sparire e, temendo una vendetta di Marchica, non aveva denunciato il fatto…
Sui giornali nazionali appaiono foto dell’onorevole Livigni in compagnia di Don Mariano. L’inchiesta va dunque fermata…
Nella pietraia i carabinieri rinvengono il cadavere del potatore…
In procura il capitano è assalito dai giornalsti che vogliono conferma su eventuali rapporti tra Don Mariano e il ministro Mancuso e l’onorevole Livigni…
Negli ambienti romani si pensa di trovare un alibi falso per Marchica e così le paure dell’onorevole che Don Mariano possa parlare andranno in fumo. Inoltre, stando ai giornali, una pista non è stata seguita dai carabinieri. La pista è ovviamente quella passionale…
Il capitano inizia ad interrogare Don Mariano che va leggermente in difficoltà solo riguardo la provenienza delle ingenti somme che lui e la figlia hanno depositate in vari conti correnti bancari. L’omertà di Don Mariano è inattaccabile…
Due siciliani, invitati alla camera da un onorevole, assistono alla discussione sui problemi di ordine pubblico in Sicilia. Per il governo nessun politico è coinvolto e nessun fatto di mafia si è verificato. L’onorevole li vede e li saluta sorridendo…
Parma. Bellodi è licenza dove apprende che la sua ricostruzione è stata smontata con un falso alibi di Marchica, la cui confessione sarebbe stata indotta dai carabinieri con una falsa confessione di Pizzuco che poi, a sua volta, aveva mentito per vendicarsi di Marchica. Faranno ricadere la colpa dell’omicidio di Nicolosi sulla vedova e sul suo presunto amante. Sebbene scosso dalle incredibili vicende siciliane, Bellodi si ripromette di tornarci…
NOTA p.133
LEGGERE IL
GIORNO DELLA CIVETTA p.134
IL GIALLO PER
PARLARE DEL POTERE p.179
IL GIORNO
DELLA CIVETTA PER PARLARE DEL POTERE E DELLA MENTALITÀ MAFIOSA p.187
MAFIA.
Riccardo Marchese P.191

 

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